Si consideri che la spesa per interventi di prevenzione può essere inferiore di 10 volte rispetto a quella per interventi post-catastrofi (3 miliardi all’anno, secondo la Commissione Demarchi istituita dopo l’Alluvione di Firenze del 1963 e poi confermata anche dal programma Italia Sicura, rispetto agli oltre 8 miliardi spesi annualmente per ri ristori e la ricostruzione). Intervenendo “a monte” possiamo avere ulteriori vantaggi in termini di servizi ecosistemici (ad es. trattenere e rallentare l’acqua garantisce anche accumulo di riserve per i periodi siccitosi e ravvenamento di falde e sorgenti).
Il colore rosso nel vino non solo è bello ma anche salutare, soprattutto oggi quando nei vini rossi si vuole togliere l’alcole mantenendo tutti i loro fattori benefici dovuti ai polifenoli e flavonoidi delle piante, abbondanti nell'uva e che si modificano nella vinificazione e durante la conservazione e l’invecchiamento del vino.
Questo potrebbe essere il possibile titolo del saggio che verrà pubblicato a testimonianza dei notevoli progressi compiuti in chiave radicale e nell’interazione con gli invisibili del terreno. Aumentando le conoscenze dei numerosi fenomeni biologici che incidono sul miglioramento quali-quantitativo delle produzioni primarie, la sostenibilità ambientale verrebbe quindi realizzata. L’obiettivo principale è raggiungere un nuovo livello di conoscenza orientata al conseguimento del riequilibrio dei terreni agroforestali. Il riequilibrio tra le caratteristiche chimico-fisiche, il rinnovo della sostanza organica e l’attività del microbioma del suolo rappresentano dunque il nuovo traguardo da raggiungere con finalità produttivistiche.
Gli studenti frequentanti i corsi di studio di Ecologia microbica, Microbiologia ambientale e Microbiologia del suolo, Agronomia e Coltivazioni erbacee, Coltivazioni arboree, Scienze forestali e ambientali, Biologia naturalistica potranno trovare tra queste pagine il giusto completamento delle loro conoscenze in tema di rigenerazione del sistema primario suolo.
I procarioti sono stati i primi viventi del nostro pianeta (i primi resti fossili datano 3,7-4,2 miliardi di anni), ben prima della comparsa di piante ed animali. Durante il corso dell’evoluzione, i microbi hanno maturato mezzi di comunicazione molto raffinati. Questi tipi di comunicazione si sono basati innanzitutto su “parole” chimiche: il sistema di quorum-sensing dei batteri, i fattori della micorrizazione (Myc) nella simbiosi tra funghi micorrizici e radici delle piante, i fattori della nodulazione (Nod) nella simbiosi tra leguminose e rizobi del terreno sono solo i casi più noti.* (*da M. Nuti: La biodiversita nel terreno agrario. Firenze, 19 novembre 2010).
Il ruolo strategico della radice ha sempre destato una notevole curiosità in quanto essa è coinvolta in numerosi processi che incidono sia sul miglioramento quanti- qualitativo della produzione vegetale, sia sulla sua sostenibilità ambientale.
Frusciante: La sicurezza alimentare è una delle sfide più urgenti per nutrire una popolazione in crescita. Tuttavia, i cambiamenti climatici mettono a rischio le produzioni agricole. I ricercatori devono quindi incrementare le rese senza aumentare la pressione antropica sugli agroecosistemi. La soluzione più efficace è il miglioramento genetico delle piante attraverso programmi mirati.
Batelli: Nel corso del XX secolo, la Rivoluzione Verde, grazie al ruolo cruciale del miglioramento genetico, ha determinato un notevole incremento delle rese agricole, soprattutto per colture come riso e frumento. Questo progresso, particolarmente evidente nei Paesi in via di sviluppo, ha ampliato l'accesso agli alimenti per una crescente parte della popolazione mondiale. Tuttavia, la rapida crescita della popolazione mondiale, che si stima raggiungerà un picco di 10,3 miliardi entro il 2080 (fonte: Nazioni Unite), insieme all’aumento della frequenza e intensità di eventi atmosferici estremi – come siccità, alluvioni e temperature elevate – pone sfide senza precedenti per la sicurezza alimentare. Inoltre, la crescente competizione per le risorse naturali e la necessità di rendere l'agricoltura più sostenibile e meno impattante sull'ambiente rendono indispensabile un cambiamento di paradigma, volto a migliorare la produttività e la stabilità delle rese, anche in condizioni ambientali imprevedibili e con un uso ridotto di risorse idriche, nutrizionali e di pesticidi. In questo scenario, il miglioramento genetico riveste un ruolo fondamentale. Fornire agli agricoltori varietà ad alta produttività, maggiormente tolleranti agli stress ambientali e meno dipendenti da interventi esterni è essenziale per adottare strategie di gestione integrata. Tali strategie sono cruciali per sviluppare sistemi agricoli resilienti, efficienti e sostenibili, capaci di garantire elevate rese con un impatto ambientale ridotto.
L’Accademico dei Georgofili Generale Giuseppe Vadalà è il nuovo commissario unico per la Terra dei Fuochi , ovvero una parte del territorio della Campania, compresa tra la provincia di Napoli e quella di Caserta, caratterizzata dall'interramento di rifiuti tossici, dalla presenza di discariche abusive e roghi di rifiuti che hanno determinato altissimi livelli di inquinamento. L'area è recentemente finita nel mirino della Corte europea dei diritti umani (CEDU) che ha condannato l'Italia per non aver fatto abbastanza per tutelare la salute dei residenti.
Generale Vadalà, il governo le ha affidato il compito di coordinare la bonifica dei territori ed entro sessanta giorni: Lei è tenuto a trasmettere alla presidenza del Consiglio una relazione sullo stato dell'arte e sulle azioni che intende intraprendere per arrivare all'obiettivo di bonifica e ripristino ambientale. Ha già un’idea della situazione in essere, dal momento che già dal marzo 2017 è “Commissario Unico per la realizzazione degli interventi necessari all’adeguamento alla normativa vigente delle discariche abusive presenti sul territorio nazionale” (sanzionate sempre dall’Ue)?
La missione del marzo 2017 prevedeva la messa in sicurezza e l’adeguamento alla normativa vigente di 81 siti sul territorio nazionale, inseriti in una procedura di infrazione Ue di cui alla Causa 196-13, per la quale l’Italia era stata sanzionata per 200 siti irregolari ed aveva pagato oltre 150 €mil per il periodo dal 2013 al 2017, ben 200mila € per semestre a sito in infrazione. Ad oggi, degli 81 siti commissariati e dopo 8 anni di lavoro ininterrotto con i territori, con gli stakeholder locali e nazionali, siamo prossimi alla chiusura della sanzione avendo bonificato 78 siti e, da crono programma, completando le bonifiche degli ultimi 3 entro la fine dell’anno. Questi 81 siti in infrazione erano su tutto il territorio nazionale e 14 erano in Campania (nelle province Avellino, Benevento e Salerno) con la quale abbiamo collaborato in modo stretto ed efficace per la risoluzione dei casi. Relativamente alle province di Napoli e Caserta attueremo lo stesso metodo dell’ampia collaborazione con tutti gli enti territoriali poiché l’ampiezza delle aree è certamente superiore a quella di cui fino ad ora ci siamo occupati. Il Decreto del Governo, ancora in fase di definizione, ha dato mandato al Commissario di predisporre una relazione che evidenzi la situazione complessiva, ponga i target da raggiungere, indichi una quantificazione delle risorse e possa avanzare idonee proposte.
Tra dazi annunciati, minacciati, rinviati, applicati e poi sospesi, la guerra commerciale globale è solo agli inizi. E nessuno sa quando e come finirà. Grande è la confusione sotto il cielo, diceva Mao. Se Trump alza i toni verso l’Europa su dazi e altro, se le minacce crescono di intensità oltre la buona educazione e i tradizionali rapporti di partenariato, un vantaggio c’è per l’Europa: metterla con le spalle al muro, togliere qualunque alibi per una reazione altrettanto decisa (e magari sgarbata).
Siamo abituati da tempo a leggere gustosi e intelligenti racconti del nostro Accademico prof. Rolando Guerriero, ma questa volta ha sorpreso gli amici con un libro di 500 pagine, scritte con la maestria di sempre, ma dense di insegnamenti per tutti noi. Voglio sottolineare l'appartenenza di Rolando all'Accademia dei Georgofili perché, in più occasioni, ci siamo ricordati come il motto dell'Istituzione sia "Per il bene pubblico" esattamente come dovrebbe operare ogni agronomo.
Comincio dalla parte più facile. Il caro amico Rolando mi ha scritto, nella dedica sul risvolto di copertina "...una piccola testimonianza delle ragioni per le quali si nasce agronomi... ". Potete solo figurarvi la mia curiosità, stimolata anche da un titolo che sembra estraneo a quella dichiarazione. Il libro si intitola infatti "Tutto passa e si scorda" accompagnato dal sottotitolo "Piccole cronache del tempo di guerra". Questo romanzo, edito da Giovane Holden Edizioni e finito di stampare nel novembre 2024, ha un potere di seduzione che va ben oltre i fatti narrati ancorché essi ne siano l'indispensabile substrato emotivo.
L'ineluttabilità della Grande Storia erompe sin dalle prime pagine; comunque i grandi fatti sono l'indispensabile cornice della vita per tanti cittadini come per il piccolo Rolando (Pippo nel testo) che è, di fatto, l'io narrante dell'intero romanzo.
Così si è trascinati e coinvolti, nello sfondo degli avvenimenti destinati a sconvolgere l'Italia e buona parte dell'Europa e del mondo, in tutta una serie di ricordi che il giovane Pippo ci narra con la lucidità e la perizia di una memoria attenta e sensibile, accompagnate da una rara sensibilità umana.
Si passa così dall'uso del "caffè" d'orzo, così diffuso nell'Italia del tempo e dalla lettura del Corriere dei Piccoli (ancora ricordiamo in tanti il Signor Bonaventura, così come Bibì e Bobò), ai più intriganti vecchi garibaldini della "famiglia allargata" di Pippo, atei e liberi pensatori, malvisti dal prete della Parrocchia di via Santa Marta.
Il 3 novembre di ogni anno si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale di One Health, una iniziativa che richiama l’attenzione sulla necessità di un approccio olistico per affrontare le sfide sanitarie condivise nell’interfaccia uomo-animale-ambiente. One Health può affrontare un’ampia gamma di problemi che oggi minano la salute pubblica a livello globale, come la resistenza agli antimicrobici, la salute ambientale e quella mentale, la sicurezza alimentare, le malattie trasmesse da vettori e quelle zoonotiche, e molto altro.
In un recente articolo pubblicato su La Stampa (leggi qui) il "re del Barbaresco", Angelo Gaja, distingue tre tipologie di alcol: l'alcol da fermentazione, l'alcol da distillazione e l'alcol da addizione.
Abbiamo interpellato a questo proposito due accademici dei Georgofili: il dott. Francesco Cipriani, per dare un parere autorevole dal punto di vista medico ed epidemiologico, e il prof. Vincenzo Gerbi per un approccio di tipo enologico-scientifico.
Ecco che cosa ci hanno risposto.
Dal suo primo rilevamento in Trentino, ormai quindici anni fa, Drosophila suzukii, specie invasiva originaria dell'Asia orientale, è diventata il principale insetto dannoso per una vasta gamma di fruttiferi, in particolare per piccoli frutti e ciliegie. Grazie alla sua polifagia e alla grande mobilità, riesce a riprodursi massivamente negli habitat naturali che circondano gli appezzamenti coltivati, ricchi di piante ospiti che offrono frutti da infestare lungo quasi tutto l'arco dell’anno. Lo spillover di adulti da habitat semi-naturali e boschivi verso le coltivazioni è uno dei fenomeni che maggiormente complicano il controllo delle infestazioni.
In questo contesto, le sole strategie di gestione basate sull’uso di insetticidi per il controllo degli adulti si sono rivelate inefficaci e devono essere integrate con opportune pratiche agronomiche e tecniche di controllo biologico.
La giornata di studio, promossa dalla sezione Nord-Est dell’Accademia dei Georgofili con il patrocinio della Fondazione Edmund Mach, e ospitata nell’auditorium della Cooperativa Sant’Orsola a Pergine Valsugana (TN), è stata l’occasione per aggiornare tecnici e produttori sull’efficacia delle modalità di controllo attualmente implementate e sulle prospettive offerte dall’applicazione del controllo biologico.
Si è ribadito che non esiste una sola soluzione tecnica in grado di garantire l’efficacia del controllo di D. suzukii, ma che è indispensabile integrare i diversi mezzi tecnici a disposizione, dai trattamenti insetticidi alle pratiche agronomiche, fino all’organizzazione del cantiere di raccolta.
Mercoledì 26 febbraio 2025, durante lo svolgimento nella sede accademica del convegno “Il contributo dello spazio per l’agricoltura”, in cui si analizzavano le odierne applicazioni del telerilevamento nel settore primario, con la partecipazione di relatori esperti e rappresentanti degli ordini professionali di agronomi, agrotecnici e periti agrari, hanno fatto irruzione nel salone delle adunanze tre energumeni, sedicenti attivisti di non si sa quale organizzazione, i quali hanno interrotto con urla sguaiate la relazione della dottoressa Maria Libera Battagliere dell’Agenzia Spaziale Italiana, hanno consegnato dei dépliant e di fatto hanno impedito lo svolgimento dell’incontro, blaterando poche idee ma molto confuse su OGM, TEA e potere delle multinazionali.
Di fronte alla costernazione dei presenti, sono intervenuto personalmente cercando di placare gli animi, ma non è stato possibile instaurare alcun tipo di dialogo con queste persone, che si sono allontanate soltanto in seguito all’intervento solerte delle forze dell’ordine, che ringrazio a nome dell’Accademia dei Georgofili.
Questo fatto, mai avvenuto prima - a mia memoria - nella sede della nostra Accademia (luogo di dibattito, idee e confronti civili dal 1753), desta non poca preoccupazione soprattutto in aggiunta ai recenti atti di vandalismo contro la sperimentazione di piante ottenute con TEA (tecnologie di evoluzione assistita): ricordiamo nel giugno 2024 la devastazione di un piccolo campo di riso resistente al brusone, studiato dall’Università di Milano, e soltanto poche settimane fa la distruzione di un vigneto sperimentale dell’Università di Verona.
Occorre evidenziare che gli autori di questi atti, con i quali è assolutamente impossibile ragionare perché hanno la mente obnubilata da deliri e farneticazioni sconclusionate, danneggiano la società e qualificano con le azioni violente loro stessi. Ricordiamo che la sperimentazione e la ricerca scientifica sono da sempre servite all’umanità per migliorare la qualità della vita, sconfiggere malattie, scoprire nuove terapie e metodi di cura. Analogamente, lo studio delle TEA si propone di selezionare piante più resistenti agli stress biotici e abiotici, oggi in aumento a causa dei cambiamenti climatici, e dar vita quindi a un’agricoltura più sostenibile con minori input chimici, ridotto utilizzo di acqua e, se possibile, più produttiva, a fronte di un incremento della popolazione su scala mondiale.
Il Regolamento (UE) 2024/1143 introduce il principio che la qualità dei prodotti a indicazione geografica non sia monodimensionale perché limitata alla qualità organolettica, ma tetradimensionale: oltre alla qualità organolettica sono rilevanti anche la sostenibilità sociale, economica e ambientale che deve caratterizzare non solo l’attività produttiva, ma anche tutte le attività svolte a sostegno dell’offerta dei prodotti a indicazione geografica.
Nel 1897, Francis Pharcellus Church, in risposta alla letterina della piccola Virginia, scrisse un editoriale passato alla storia con la celebre frase: "Yes, Virginia, there is a Santa Claus". Un capolavoro di retorica che invitava a credere nella magia, nei sogni e nelle speranze. Dopo quasi 130 anni, verrebbe da chiedersi cosa scriverebbe oggi Church se dovesse rispondere non solo a una bambina curiosa, ma a un'intera società che sembra essersi smarrita in una foresta di credenze bislacche e narrazioni improvvisate, in special modo sui temi ambientali, e in particolare sugli alberi.
L’avvento di Trump alla guida degli Usa ha portato con sé un’improvvisa ventata di novità che non finisce di stupire il resto del mondo. Da un lato la sua personalità, la modalità di affrontare problemi mondiali irrisolti da decenni, la fulmineità delle sue reazioni, dall’altro la “sventagliata” dei cento provvedimenti urgenti e che sono azioni di governo già decise e preparate, enfatizzate dai riflettori della comunicazione. La novità scuote un quadro stagnante dominato da uno stile molto più formale e prudente. Saltano vecchi schemi, regole obsolete, punti fermi di una diplomazia più convenzionale in un mondo che sta perdendo la capacità di gestire in tempi brevi situazioni tanto complesse.
Seguendo un’abile regia, l’offensiva trumpiana si è mossa da iniziative destinate a suscitare un grande clamore come la guerra dei dazi subito scatenata in maniera, però, dichiaratamente flessibile e che colpisce Paesi e casi di particolare impatto sulla sensibilità interna degli Usa e su quella esterna dei principali partner, come i Paesi confinanti (Canada e Messico), quelli vicini territorialmente (Panama, Colombia e Groenlandia), quelli affini nello scacchiere politico mondiale ma lontani geograficamente come i Paesi europei, o quelli “politicamente” avversi come Russia e Cina. La miscela di casi lascia intendere che le misure concrete, come i dazi in via di applicazione, in realtà abbiano un forte contenuto di politica economica e anche siano parte di una strategia mondiale tout court. Che siano solo l’indice di un volume più ampio, quello della politica Usa dopo l’era chiusa da Biden e iniziata con la fine della Seconda Guerra e la pace successiva.
In sintesi, la traccia di un nuovo ordine mondiale che Trump intenderebbe costruire, sostituendo quello precedente in forte affanno nelle grandi emergenze di questo decennio con l’obbiettivo di dimostrare che se il resto del mondo è debole non lo è altrettanto l’America.
Ferrucci: Ormai è consolidata negli studi di settore ed è acquisita sul piano giuridico la consapevolezza del ruolo multifunzionale del bosco, economico, ambientale, paesaggistico, sociale, al quale è strettamente collegata l'affermazione crescente della gestione forestale sostenibile come leading concept delle più recenti Strategie dell'Unione Europea in materia di foreste e di biodiversità, e, sul versante italiano, della Strategia forestale nazionale e dello stesso Testo Unico in materia di foreste e filiere forestali. La Terapia forestale o Forest Bathing sembra ampliare questo orizzonte nella direzione del moderno paradigma del One Health, che unisce sinergicamente la salute del pianeta e la salute umana e animale. Potresti spiegarci, tu che ad essa hai dedicato studi approfonditi, la genesi e la dinamica di questa nuova terapia?
Meneguzzo: La terapia forestale nacque sotto altra denominazione (“Shinrin-Yoku”, traducibile come “immergersi nell’atmosfera forestale”, o più semplicemente “bagno di foresta” o, in inglese, “forest bathing”) in Giappone nei primi anni ’80 del secolo scorso, quale pratica di salute individuale particolarmente orientata alla riduzione dello stress da superlavoro. La concomitante diffusione, con la globalizzazione dell’economia, dei sovraccarichi di lavoro, e la crescita delle evidenze scientifiche sui benefici delle immersioni negli ambienti forestali, ha portato negli ultimi due decenni e soprattutto da dieci anni a questa parte a un tumultuoso sviluppo della pratica dei bagni di foresta, fino all’avvio della transizione da pratica di salute a terapia di rilevanza medica e sanitaria: verso, appunto, la “Terapia Forestale”.
Il settore agroalimentare presta sempre più attenzione ai criteri ESG (Environmental, Social and Governance), condivisi sia dai consumatori che dalle aziende produttrici, le quali devono adeguarsi a un quadro normativo sempre più stringente. La transizione verso pratiche più sostenibili richiede investimenti significativi e una riorganizzazione delle catene del valore. L’adozione dei criteri ESG implica anche un cambiamento culturale: è fondamentale comprendere il valore della sostenibilità e trasformarlo in azioni concrete e misurabili. Per questo, è necessario investire in formazione, aggiornamento continuo e strumenti adeguati per monitorare e rendicontare i progressi.
Frusciante: Nel dialogo precedente abbiamo discusso l’importanza storica del miglioramento genetico del grano duro in Italia, partendo dal lavoro pionieristico di Strampelli fino alle moderne tecnologie di evoluzione assistita (TEA). Spostando ora l’attenzione sul grano tenero, una coltura fondamentale per l’alimentazione umana, con oltre 760 milioni di tonnellate prodotte annualmente nel mondo, è interessante riflettere sui principali fattori che ne hanno determinato il successo.
Tuttavia, negli ultimi anni il tasso di crescita della produttività del grano tenero sta rallentando in molte regioni. Tale fenomeno è attribuibile all’esaurimento della diversità genetica disponibile e agli effetti del cambiamento climatico. Quali strategie possano essere adottate per affrontare queste sfide e garantire una maggiore resilienza e sostenibilità nella sua coltivazione?
De Vita: Il successo del grano tenero è il risultato di una combinazione di innovazioni genetiche e miglioramenti nelle pratiche agronomiche, che hanno consentito di soddisfare la crescente domanda alimentare a livello mondiale. Negli ultimi decenni, il miglioramento genetico ha portato a un guadagno annuale nelle rese di circa l’1% a livello globale, con tassi di incremento ancora maggiori in alcune aree. Anche in Italia, l’introduzione di varietà migliorate ha contribuito all’aumento delle rese e alla stabilità produttiva: in un secolo, la produzione di frumento è più che raddoppiata, mentre la superficie coltivata si è ridotta a meno della metà.
Tuttavia, mantenere questo ritmo di progresso genetico rappresenta una sfida, soprattutto in quelle aree dove le condizioni ambientali stanno diventando più estreme. Si stima che ogni aumento di 1°C della temperatura globale possa causare una perdita del 4-6% in resa. In questo contesto, emergono conflitti tra le priorità di resistenza agli stress ambientali e l’incremento del potenziale produttivo, i cosiddetti “trade-off”. Per superare questa impasse, è fondamentale approfondire la conoscenza dei meccanismi genetici che regolano i vincoli fisiologici delle colture.
La presenza della vite è diffusa su un ampio areale, che nell’emisfero nord va da 30° a 50° di latitudine. In molti di questi territori, la coltivazione avviene storicamente in vari ambienti considerati “difficili”, quali le zone ad elevata pendenza o montane.
Le problematiche di gestione dei vigneti in queste aree sono comuni a molti territori italiani, tanto che nel 2020, su sollecitazione del CERVIM (organismo internazionale creato nel 1987 sotto gli auspici dell’O.I.V.) è stato emanato un Decreto interministeriale che definisce questa tipologia di viticoltura, definendola “eroica”. Il D.M. 30.06.2020, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 27 settembre 2020 riporta all’art. 3 i requisiti per la definizione di viticoltura “eroica”, cioè:
- coltivazione su terrazzi e gradoni;
- altitudine superiore a 500 m (esclusi gli altipiani);
- pendenza superiore al 30%;
- vigneti nelle piccole isole;
Le caratteristiche che accomunano le zone sulle quali si fonda il riconoscimento delle "viticolture eroiche" sono di fatto le seguenti:
• condizioni orografiche che creano impedimenti alla meccanizzazione;
• vigneti dalle ridotte dimensioni, non sempre contigui e in molti casi con presenza di terrazzamenti o significativi dislivelli tra i filari;
• aziende agricole con superfici aziendali contenute e prevalenza di imprenditorialità non a titolo principale;
• condizioni climatiche talvolta limitanti;
• tipologie produttive spesso fuori dai modelli di riferimento (prodotti di nicchia);
• vigneti situati in aree geografiche ad alta valenza paesaggistica e turistica.
La questione dei dazi, opposta alle logiche di apertura agli scambi commerciali, costituisce molto di più di una semplice guerra commerciale e per questo va affrontata con maggior ponderazione di quanto stia avvenendo ma per questo occorrono la volontà e l’umiltà di porre mano al disordine del mondo ed alla costruzione di un nuovo ordine su basi multilaterali condivise, magari proprio ripartendo dall’agricoltura.
Qualsiasi prodotto che un consumatore mangia, beve o inala nel corso della sua vita può potenzialmente causare danni. Le leggi che regolano la sicurezza dei prodotti mirano a prevenire tali danni. Questo documento si rivolge ovviamente ai consumatori ma ed allo stesso tempo a tutti coloro che sono coinvolti nelle industrie alimentari e farmaceutiche.
In un periodo di crescente interesse per le piante, nonostante i noti e documentati problemi di “cecità vegetale” specialmente nelle aree urbanizzate, una delle principali sfide consiste nel comunicare in modo efficace l’essenza della Botanica: di cosa tratta questa disciplina? Chi sono i botanici? Come si differenziano i giardini botanici dagli altri tipi di giardini? Secondo il Cambridge Dictionary, la Botanica è definita come "lo studio scientifico delle piante", mentre il Dizionario Treccani la descrive come "la branca della Biologia che studia gli organismi vegetali". Tuttavia, poiché la ricerca contemporanea sulle piante presenta una grande varietà di specializzazioni, lo studio delle piante può manifestarsi in forme diverse, spesso coinvolgendo l’uso delle piante o dei loro estratti in studi che spaziano dalla ricerca di base alla ricerca applicata in ambito agronomico o medico, talvolta definita come “Botanica applicata”.
Questa complessità risale certamente all’origine della Botanica stessa come scienza separata dalla Medicina durante il Rinascimento, fino alle sue origini più remote nell’antica Grecia, quando la parola ‘botanica’ venne coniata da Omero nell’Iliade, nell’VIII secolo a.C. Il legame profondo con la coltivazione delle piante per scopi alimentari e estetici è ancor più antico, risalendo ad almeno 11.700 anni fa. Questa stessa complessità è riflessa anche nell’organizzazione accademica, in cui la Botanica pura viene insegnata sempre meno frequentemente. Infatti, la ricerca di base è sempre più rara a causa delle limitazioni di fondi, con la ricerca applicata che attrae finanziamenti enormemente maggiori. Tutti questi problemi hanno portato alcuni a dichiarare “la fine della Botanica” e altri a sottolineare come concetti di base e fondamentali, come la nomenclatura, vengano sempre più trascurati dalla comunità scientifica dei biologi vegetali. I termini “botanica” e “botanico” stanno diventando sempre più rari in ambito accademico, a favore dei più accattivanti “biologia vegetale” e “biologo vegetale”. Parallelamente, al di fuori dell’ambito accademico, questi termini sono ancora di largo uso, ma sempre più spesso vengono applicati a qualsiasi figura professionale o amatoriale che si occupi delle piante a qualsiasi livello e per qualsiasi motivo, comprese Agronomia (agronomi, arboricoltori, giardinieri, ecc.) e Medicina (erboristi, fitoterapisti, farmacologi vegetali, ecc.). Da queste premesse è scaturita la proposta che ho di recente pubblicato sulla rivista “Italian Botanist”.
L’ambizioso programma mirato al ripristino della natura forgiato dall’Unione Europea con il Regolamento (UE) 2024/1991 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 24 giugno 2024, ispirato all’obiettivo quasi utopistico di arginare la deriva, attestata da report dai toni sempre più drammatici della Commissione e della Corte dei Conti, della perdita e del declino della biodiversità, habitat e specie sul territorio europeo, non poteva escludere dal suo ampio raggio di azione il ripristino degli ecosistemi urbani. Sotto il profilo scientifico è infatti ormai da tempo consolidata la qualificazione del verde urbano, in tutte le sue componenti chiaramente enucleate dalle Linee guida per la gestione del verde urbano e prime indicazioni per una pianificazione sostenibile, redatte dal Comitato per lo sviluppo del verde pubblico, tra le Nature Based Solutions che concorrono a limitare le emergenze ambientali dalle quale le città europee (e non solo) sono indistintamente colpite: dall’inquinamento dell’aria, a quello acustico, ai fenomeni della c.d. isola di calore, tutti generati da uno scellerato esponenziale consumo di suolo, potenziati dagli effetti nefasti del climate change, in una sorta di perverso gioco di reciproche interconnessioni in cui l’uno è causa ed effetto dell’altro, fino ad incidere in maniera pesante sulla stessa salute dei cittadini. E tale ruolo del verde urbano è espressamente riconosciuto dalla lunga teoria di strumenti di Soft Law, comprese le diverse Strategie unionali, sia attuative del Green Deal che più risalenti, alle quali il Regolamento espressamente dichiara di dare attuazione. Nei suoi Considerando il Regolamento espressamente motiva il suo intervento in materia di ecosistemi urbani sulla base della considerazione che questi ultimi, che rappresentano circa il ventidue per cento della superficie terrestre dell'Unione ed ospitano al loro interno la maggioranza dei cittadini europei, costituiscono, come gli altri ecosistemi destinatari di misure di ripristino, habitat importanti per la biodiversità, in particolare per le piante, gli uccelli e gli insetti, compresi gli impollinatori, oltre a fornire molti altri servizi ecosistemici essenziali, tra cui la riduzione e il contenimento del rischio di catastrofi naturali, ad esempio per le inondazioni e gli effetti «da isole di calore urbano», il raffrescamento, le attività ricreative, la depurazione dell'acqua e dell'aria, nonché la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici.
Pagliai – Carmelo, tu nel 2010 in occasione della giornata mondiale del suolo organizzasti un workshop a Palermo su “La Percezione del Suolo in Italia”. Ricordo che scopo del workshop, come da te dichiarato, era quello di ascoltare da “non addetti ai lavori” come il suolo era da essi percepito in modo da ricavare utili indicazioni per stimolare la diffusione della cultura del suolo in Italia. Ascoltare il modo in cui viene percepito il suolo da studiosi di altre discipline poteva certamente servire a meglio comprendere le ragioni sottese alla difficoltà che gli scienziati del suolo hanno sempre sperimentato nella diffusione della cultura del suolo in Italia.
Si è riusciti nell’intento? È cambiato qualcosa da allora?
Dazzi – Marcello caro, la tua domanda mi porta indietro nel tempo di 15 anni, e anche di più. Ricordo che l’idea di organizzare un workshop nel quale a parlare di suolo erano chiamati esperti di discipline anche molto diverse dalla scienza del suolo, nacque dalla consapevolezza che tutti i convegni che, a partire dal 1952 (anno di fondazione della SISS - Società Italiana della Scienza del Suolo), sono stati organizzati fino ad oggi, hanno visto “scienziati del suolo” che parlavano di suolo ad altri “scienziati del suolo”. Così era accaduto anche nel convegno nazionale organizzato sempre a Palermo nel 1997, sul tema “Per una Cultura del Suolo in Italia”. E così, purtroppo continua ad accadere.
Noi sappiamo che il suolo è una risorsa fondamentale per la vita sulla terra, che svolge numerose funzioni e fornisce servizi essenziali per le attività umane e per la sopravvivenza degli ecosistemi. Siamo inoltre consapevoli che oggi il suolo è sottoposto a pressioni ambientali ed antropiche sempre più forti che danneggiano per sempre la capacità del suolo di fornire servizi ecosistemici. È quindi imperativo intervenire per proteggere il suolo al fine di garantire la sua funzionalità alle generazioni future. Il non perseguimento di questo obiettivo mina fortemente la sostenibilità ambientale ed economica della nostra società, ancor di più nel nostro fragile, complesso e tanto maltrattato paesaggio italiano. Nonostante l’importanza di queste tematiche e l’urgenza di una strategia di interventi (politici, economici, sociali) per la difesa del suolo, si registra una scarsa percezione da parte della società civile. È in un contesto così problematico che si è inserito il workshop cui tu facevi riferimento che, tramite un focus sulla percezione del suolo mira ad affrontare il nodo cruciale culturale della diffusione della Scienza del Suolo e della Pedologia in Italia. Ma la vera innovazione è stata quella di farlo a ruoli invertiti invitando economisti, bancari, architetti, dirigenti d’azienda, giornalisti, forze dell’ordine, insegnanti di scuola, colleghi di altri settori a parlarci della loro percezione sul suolo.