Riforestazione urbana: soluzioni reali o propaganda verde?

di Francesco Ferrini
  • 09 April 2025

Negli ultimi anni, la riforestazione urbana è diventata un tema centrale nelle politiche ambientali, spesso accompagnata da annunci trionfali e titoli altisonanti. L’idea di piantare alberi nelle città per combattere il cambiamento climatico e migliorare la qualità della vita è fondamentale, ma anche innegabilmente affascinante; tuttavia, queste iniziative si rivelano spesso essere poco più che operazioni di marketing prive di una reale pianificazione a lungo termine.
Prendiamo, ad esempio, l’ultima iniziativa che promette di riforestare tredici città metropolitane con migliaia di nuovi alberi (in totale 4,5 milioni nel progetto presentato dal MASE). A prima vista, potrebbe sembrare un passo avanti verso la sostenibilità urbana, un progetto lodevole. Ma scavando un po’ più a fondo, emergono le solite criticità:
1. Dove verranno piantati questi alberi? Le città hanno spazi limitati e complessi, spesso già impermeabilizzati o non adatti ad accogliere grandi impianti arborei. Senza un’attenta progettazione, il rischio è di piantare alberi in luoghi inadatti, compromettendone la sopravvivenza e trasformando un’azione potenzialmente benefica in uno spreco di risorse.
2. Chi si occuperà della gestione post-impianto? Piantare alberi è solo il primo passo. Senza un piano di gestione che includa irrigazione e monitoraggio continuo molti di questi alberi finiranno per seccarsi o diventare un pericolo per la sicurezza pubblica.
3. Quali specie vengono scelte? Troppo spesso si piantano alberi, solo sulla base della provenienza (solo specie autoctone) senza considerare la loro adattabilità al contesto urbano o al clima locale. L’uso di specie inadatte può ridurre l’efficacia dell’intervento e causare più problemi di quanti ne risolva, dalla sensibilità alle malattie, fino all’incompatibilità con l’ambiente urbano. Ma il vero problema è un altro: la cieca applicazione di linee guida generali, senza un'analisi approfondita del contesto locale. Non si può imporre un elenco rigido di specie valide per ogni città, ogni quartiere, ogni condizione climatica. Serve flessibilità, capacità di adattamento e una conoscenza approfondita delle specificità ambientali. Le amministrazioni spesso si rifugiano dietro linee guida astratte, senza voler affrontare la complessità della scelta caso per caso, con il risultato di interventi inefficaci o addirittura dannosi.
4. C’è un’integrazione con una strategia più ampia? Le vere soluzioni per migliorare il verde urbano richiedono piani del verde ben fatti, investimenti continui e un’integrazione con altre politiche urbane (trasporto, gestione delle acque, mitigazione del calore urbano). Le piantagioni estemporanee non risolvono il problema: lo aggravano.
Queste operazioni, presentate come soluzioni miracolose, rischiano infatti di ottenere l’effetto opposto. Senza una strategia chiara e una gestione attenta, si moltiplicano i casi di alberi piantati e poi dimenticati, condannati a morte prematura per incuria o posizionati in luoghi inadatti, con il risultato di spazi urbani degradati e risorse pubbliche sprecate.
Se vogliamo davvero rendere le città più verdi e resilienti, dobbiamo abbandonare la logica delle iniziative spot e adottare una visione a lungo termine. Serve un coordinamento tra amministrazioni locali, esperti di “forestazione urbana” (e non solo) e cittadini, con progetti che non si limitino alla piantagione, ma che garantiscano la crescita e la gestione sostenibile del verde urbano.
La riforestazione urbana non può essere un’operazione di facciata: è una sfida complessa che richiede competenza, pianificazione e impegno costante. Senza questi elementi, ogni nuovo annuncio di migliaia di alberi piantati rischia di trasformarsi in un fallimento annunciato.