“Su Porceddu” di Sardegna verso il riconoscimento dell’Indicazione Geografica

di Gaetano Locci
  • 09 April 2025

La Sardegna non è solo una meta famosa per le sue acque cristalline e le antiche rovine nuragiche, ma è anche una terra ricca di tradizioni culinarie uniche, dove il cibo racconta la storia e la cultura di un popolo. Oltre alla bellezza naturale e alla storia millenaria, la Sardegna è un viaggio anche nei sapori, un’esperienza sensoriale che affonda le radici nella terra e nel mare.
Tra i suoi simboli gastronomici più rappresentativi, il porceddu è senza dubbio l’emblema della cucina sarda. Questo piatto, preparato con maialino da latte cotto lentamente alla brace e aromatizzato con foglie di mirto sardo è il cuore della tradizione rurale, un piatto che racconta la convivialità, l’importanza delle feste e il legame profondo con la terra. La sua preparazione, rigorosamente artigianale, è un rito che unisce le famiglie sarde, mentre il suo sapore unico, ricco di aromi e tradizione, è un’esperienza che va oltre il semplice pasto, diventando un momento di identità condivisa.
È un posto davvero importante, che “Su porceddu sardo” si è guadagnato accompagnando la storia dei sardi praticamente da sempre. Abbiamo le tracce degli arrosti nuragici, dell’allevamento e del commercio durante la dominazione romana.
Il semiologo Franciscu Sedda nel suo libro Su porceddu. Storia di un piatto, racconto di un popolo mostra come il maialetto sardo sia un potentissimo strumento per raccontare la storia di un intero popolo e come rientri in quei processi socioculturali transnazionali di costruzione identitaria attraverso il cibo. Dalla Sardegna del Medio-evo sino agli anni ’60 del ‘900 il maiale- “su mannale”- era una presenza fissa quasi “domestica”, in quanto veniva allevato all’interno delle case.
Il suo ruolo nell’economia dell’Isola era talmente rilevante che i più importanti documenti dell’epoca come la Carta de Logu e gli Statuti sassaresi dedicano vari capitoli alle regole per l’allevamento del maiale. Ma se a “Su mannale” si attribuiva un ruolo vitale per le scorte di cibo della famiglia il porceddu rappresenta un vero e proprio simbolo dell’identità sarda. Sono numerose le statuette votive trovate all’interno dei nuraghi che raffigurano il porcetto come offerta dal carattere sacrale ed è ormai noto che i nuragici arrostivano il porcetto su spiedi infissi al suolo, esattamente come si usa fare nelle grandi feste e nelle sagre di oggi.
La dominazione spagnola segnerà un periodo complesso per l’agricoltura e l’allevamento in Sardegna. Tuttavia, anche in questa fase, non mancano importanti segni del ruolo che il maialetto svolge nei vissuti e nell’immaginario dei sardi e sui sardi.
L’elemento che comprova nella maniera più forte il legame fra il porcetto sardo e l’area geografica interessata dal riconoscimento del marchio IGP è certamente l’esistenza di una razza suina autoctona che sino agli inizi del Novecento è stata prevalente sull’isola. Il quantitativo di porcetti da latte prodotti attualmente in Sardegna si attesta dunque intorno a un valore medio di 220.000 capi per anno.
Sono ormai tantissime le persone provenienti dalle più svariate parti del mondo che avendo visitato la Sardegna per motivi di svago o di lavoro, hanno avuto modo di apprezzare la prelibatezza ed il gusto particolare e unico delle carni del porcetto sardo da latte, meglio noto nella lingua locale come “su porceddu”.
In termini di valore economico attuale la produzione di porcetti del sistema suinicolo regionale si possono considerare come valori di riferimento quelli che si ottengono dal numero di capi macellati presso gli stabilimenti di macellazione regionale negli ultimi anni.
La protezione dell’origine del Porcetto di Sardegna, con la conseguente iter di riconoscimento del marchio IGP e il supporto di una buona attività di promozione, potranno favorire la commercializzazione del prodotto dando un significativo impulso al valore della produzione zootecnica, e suinicola in particolare, della regione. La certificazione IGP oltre a garantire l’origine del prodotto ne assicura il controllo dell’intero processo produttivo, con un disciplinare chiaro, e quindi garantisce il consumatore rispetto alle caratteristiche estrinseche ed intrinseche del prodotto.
Il legame con la terra è forte, e ogni prodotto racconta di antiche tecniche di lavorazione tramandate di generazione in generazione.
Insomma, la Sardegna è una terra dove il turismo non è solo mare e archeologia, ma anche un autentico viaggio gastronomico che celebra la semplicità e la ricchezza della cucina contadina, ne esalta la sua Agricoltura che, ancora oggi, rappresenta il vero cuore pulsante dell’isola.