La nuova riforma della PAC, che pure è stata accompagnata da documenti
della Commissione che si sono preoccupati di raccogliere le molte
istanze provenienti dal “basso” che hanno
evidenziato la necessità di non abbandonare la
food security, perno
indispensabile di ogni politica agricola, non sembra, in realtà,
muoversi in questa direzione, dato che il nuovo progetto di regolamento
ha posizioni che non si discostano troppo, sotto questo profilo, da
quelli del 2003 e 2009, anzi sembra essere ancora più ambientalista e
meno interessato alla produzione.
Invece, l’UE, grande potenza economica, anche se con i piedi politici
d’argilla, è nella necessità di praticare una politica agricola che
favorisca le eccedenze, considerando almeno tre problemi che colpiscono
gli Stati membri, anche se apparentemente non tutti in modo egualmente
diretto:
1) la necessità di affermarsi come forza
stabilizzante di un pianeta che, fra guerre e lotte intestine a molti
stati per il potere, è ben lungi dall’essere in pace;
2) la
necessità di evitare di essere occupata da una massa pacifica, ma
irrefrenabile, di disperati che con ogni mezzo cercano di raggiungere
territori nei quali non si patisca la fame e la sete;
3) la necessità di promuovere uno sviluppo interno per dare occupazione ai suoi giovani, in particolare.
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