Notiziario




C’è un futuro per le produzioni ovine e caprine della Sardegna?

Le produzioni di latte ovino e caprino sono crescenti un po’ovunque. L’Italia è una delle poche nazioni che invece mostra una decrescita delle produzioni, soprattutto per quanto riguarda il latte ovino. Il mercato mondiale è caratterizzato da prezzi medi del latte ovino più elevati di quelli prevalenti in Italia. In particolare, il prezzo del latte in Sardegna è in assoluto fra i più bassi.
Diversa è la situazione del prezzo del latte di capra in Italia, ed in particolare in Sardegna, in linea e talvolta superiore a quello delle principali nazioni europee. La riduzione del valore del latte ovino è stata attribuita principalmente alla debolezza organizzativa di molte aziende casearie, in particolare di quelle cooperative, che continuano a produrre formaggi poco attrattivi per il mercato moderno ed a venderli senza il supporto di adeguate figure professionali.

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Parassiti delle piante: lotta senza fitofarmaci?

Una chimera dell'agricoltura mondiale è rappresentata dalla possibilità di eliminare o quanto meno ridurre drasticamente i numerosi trattamenti antiparassitari necessari nella grande maggioranza delle coltivazioni, per poter contenere le perdite quanti-qualitative delle produzioni,  dovute alle varie avversità di tipo biotico.
Si potranno mai rendere immuni le piante coltivate dai vari attacchi parassitari?
.....
Una piccola molecola di RNA sembrerebbe alla base della "memoria ereditabile" della malattia che potrebbe suggerire nuove strategie di difesa dai parassiti. Per dirla con il linguaggio fiorito di  Andrei Alyokhin, ricercatore dell'Università del Maine, è come dare un vaccino ai genitori e riscontrare l'immunità nei figli.

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Drosophila Suzuki (Matsumura): un nuovo temibile nemico della frutta

Delle oltre 1500 specie del genere Drosophila comunemente definite mosche/moscerini dell’aceto o della frutta, D. suzukii, nota fin dal 1916 in Giappone, è una delle poche in grado di attaccare i frutti integri di numerose piante coltivate e spontanee

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L’agricoltura rimane un settore strategico

Il settore primario si sta sempre più affermando a livello internazionale con un ruolo strategico essenziale per la sopravvivenza dell’umanità. La FAO ha evidenziato la necessità di raddoppiare la produzione complessiva di alimenti entro il 2050 aumentando le rese unitarie con l’ausilio della genetica molecolare, anziché con l’ulteriore incremento dell’impiego di mezzi tecnici inquinanti e costosi.
Il mercato globale attualmente è caratterizzato  da un grave squilibrio tra domanda e offerta che tende ad allargarsi per la crescita economica dei paesi asiatici e il miglioramento delle condizioni di vita che comporta crescenti richieste di cereali e proteine animali, con conseguenti pressioni e volatilità  delle principali commodities agricole.
Questa situazione è causata anche dalle speculazioni finanziarie e dalle misure protezionistiche dei principali paesi esportatori, ma anche dai  frequenti eventi climatici negativi. In questo contesto mondiale l’UE ha tracciato le linee della Politica Agricola Comunitaria per il 2020 che riguardano innanzitutto la sicurezza alimentare e la tutela delle risorse naturali e del territorio.
La sicurezza alimentare ritorna ad essere l’obiettivo primario della PAC e in questo contesto  la modernizzazione e la riaggregazione della filiera agroindustriale  è strategica per aumentare e migliorare le produzioni locali, concorrere a rafforzare la tipicità del Made in Italy a competere sul mercato globale  e incrementare le esportazioni di produzioni italiane di qualità.
Il mercato globale regola disponibilità e prezzi e marginalizza le produzioni agricole locali soprattutto dove non si è in grado di competere sul piano dei costi, l’agricoltura pugliese avrebbe innanzitutto bisogno di organizzazioni di commercializzazione più efficienti ,capaci di valorizzare l’origine dei propri prodotti e aumentare i ricavi. Si stima infatti che gli agricoltori italiani abbiano perso nel periodo 2000-2009 il 36% del loro reddito con una ulteriore flessione nel 2010, mentre in Europa ,nello stesso periodo, si è registrato un incremento medio  del reddito agricolo del 5% annuo.

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LO STATO DISTRUGGE LA RICERCA SCIENTIFICA PUBBLICA IN ATTO

Martedì 12 giugno è iniziata la distruzione di alberi di olivo, di ciliegio e di kiwi, oggetto di studi genetici presso campi sperimentali dell’Università della Tuscia. Le ricerche erano state formalmente autorizzate dal Ministero dell’Agricoltura ed erano iniziate da quasi 30 anni, rispettando le misure di sicurezza previste dalla legge. Alla scadenza dell’autorizzazione, il Ministero dell’Ambiente (al quale era stata trasferita la competenza) non ha accolto la richiesta di proroga avanzata dall’Università della Tuscia. La comunicazione del Ministero è pervenuta in data 1 giugno e l’Università, a partire dal 12 giugno, ha dovuto applicare un protocollo di distruzione che prevede un trattamento con un disseccante , l’espianto e poi  l’incenerimento degli alberi. Le ricerche avrebbero consentito di selezionare varietà resistenti a diversi agenti patogeni, portando quindi ad una auspicata riduzione dell’uso di antiparassitari chimici in agricoltura. Sembra che il diniego sia stato sollecitato da una denuncia presentata dalla Fondazione Diritti Genetici di Mario Capanna ai Ministri dell'Ambiente e dell'Agricoltura e alla Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, per decadenza dell’autorizzazione.

Si riportano  alcuni commenti che ci sono pervenuti, in merito all’accaduto.

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LIBRI VIOLENTATI

“Perdere un libro significa perdere un po’ della propria storia …” .
Così si scriveva a pochi mesi di distanza dall’attentato di via Georgofili del maggio 1993. L’occasione era la mostra Libri violentati allestita nel mese di ottobre 1993 nelle due sale del pianterreno della sede accademica, sopravvissute alla furia sconvolgente dell’ordigno che aveva devastato la medievale Torre dei Pulci, trascinando sotto le macerie vite umane, la biblioteca e l’archivio dell’Accademia dei Georgofili.

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Economia reale e agricoltura per uscire dal tunnel

Si complica lo scenario e si smarriscono le certezze nel labirinto della crisi, nata da politiche finanziarie disinvolte e poi  estesa a tutta l’economia. Ne sono  colpiti tutti i settori, compresa l’agricoltura che produce nuova ricchezza e non si limita a compravendere prodotti finanziari. La produzione agricola non si è arrestata, ha subito forti scossoni per le due ondate al rialzo e poi al ribasso dei prezzi. Anche la contrazione dei consumi alimentari è stata modesta e inferiore a quella generale.
Gli Italiani hanno modelli di consumo da Paese ricco e l’alimentazione non è sentita come un problema prioritario, ma rimaniamo deficitari di prodotti agricoli e alimentari. La produzione non perde terreno, ma da almeno un decennio le rese non aumentano. Ci stiamo incamminando su una strada che non considera l’esigenza di incrementarla perché preferiamo privilegiare altre valenze dell’agricoltura.
Diamo per scontato che qualcuno, nel mondo, produrrà per noi gli alimenti e le materie prime per ottenere i grandi prodotti della nostra tradizione.

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SALVARE L’AGRICOLTURA

Nell’ambito di un convegno svoltosi a Pisa il 23 maggio u.s. per celebrare il 170° anniversario di quella Facoltà di Agraria, la prima nata nelle Università italiane (per iniziativa di Cosimo Ridolfi, allora Presidente dell’Accademia dei Georgofili), il prof. Franco Scaramuzzi ha tracciato un quadro realistico dell’attuale situazione della nostra agricoltura (testo su www.georgofili.it), mettendone in evidenza le crescenti difficoltà in un clima di incomprensione e di sempre più scarso interesse da parte della opinione pubblica e di riflesso dal mondo politico, erroneamente, come se oggi fosse meno importante d’un tempo.
Le sintetiche argomentazioni del Presidente dei Georgofili hanno espresso e trasmesso il drammatico disorientamento e scoraggiamento che il mondo dell’agricoltura sta vivendo.
Il prioritario ed essenziale problema è rappresentato dalla crescente difficoltà di conseguire reddito dalle attività agricole. Allo stesso tempo, gli agricoltori avvertono, più che mai, la mancanza di attenzione e di prospettive.

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TASSA PATRIMONIALE SUI TERRENI COLTIVATI?

Terra (capitale fondiario), lavoro e capitale (di esercizio) sono stati considerati i fattori di produzione indispensabili per svolgere attività agricole e hanno costituito per secoli le fondamenta della mezzadria. Oggi, come tutte le imprese produttive, anche quelle agricole (grandi, medie o piccole che siano) tendono a riconoscere un crescente fabbisogno soprattutto di due elementi essenziali: capitale umano (fatto di conoscenze, a cominciare dal know how produttivo, manageriale e di mercato) e capitale finanziario (per procurarsi l’uso di tutti gli strumenti necessari, compresa terra, macchine, ecc.).
Conoscenza e finanza rappresentano un binomio sempre più necessario per ogni attività imprenditoriale e quindi anche per il rilancio dell’agricoltura. In tutto ciò, il capitale fondiario è, e rimarrà, un importante punto di partenza e di garanzia. Ma la terra utilizzata per attività agricole assume ormai e sempre più carattere di bene strumentale produttivo, così come ogni bene immobile e mobile indispensabile per qualsiasi attività manifatturiera, sia a livello industriale che artigianale.

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Sostenibilità produttiva di colture energetiche dedicate

Esiste un progetto finanziato principalmente dal MiPAAF, nell’ambito del programma OIGA per i giovani imprenditori agricoli, che ha l’obiettivo di mettere in evidenza criticità e limiti alla produzione di biomasse destinate alla filiera dei biocarburanti, sui seminativi di un’azienda agricola di medie dimensioni.

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Alzare la testa e lo sguardo!

In apertura  dell’ultima assemblea della FIDAF (Federazione Italiana Dottori Agronomi Forestali), ho ritenuto opportuno citare la relazione svolta dal Presidente Scaramuzzi in occasione dell’inaugurazione del 259° anno accademico dell’Accademia dei Georgofili, in particolare soffermandomi sull’appello con il quale ha richiamato tutti ad un atteggiamento meno passivo nei confronti del ruolo marginale attribuito al settore primario.
La relazione del Prof. Scaramuzzi era dedicata allo “Sviluppo razionale per l’agricoltura europea”. Oltre ad approfondire i temi della produttività agricola nella realtà globale, inclusa naturalmente la tutela ambientale, con un appello il Presidente dei Georgofili ha richiamato tutti ad “alzare la testa e lo sguardo per verificare dove porti la rotta e riconsiderare anche l’efficienza della PAC, come forte politica agraria europea, dinamica e attenta al cangiante contesto globale....."

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Sul Pistacchio

La relazione bio-agronomica del Prof. Tiziano Caruso e quelle entomologiche del Prof. Santi Longo e del Dott. Pompeo Summa, hanno evidenziato le seguenti peculiarità: la coltura di questa importante specie arborea da frutto, oggi relegata in massima parte nei secolari “pistacchieti naturali” delle pendici dell’Etna e nell’Agrigentino è caratterizzata da lungo periodo improduttivo, bassa produttività e alternanza di produzione.
Questi ed altri problemi agronomici dissuadono gli imprenditori agricoli siciliani dall’intraprenderne la coltura.
Oggi, però, la disponibilità di nuovi portinnesti (P. integerrima, P. atlantica e ibridi tra le due specie); lo sviluppo di tecniche vivaistiche che consentono di approntare piante innestate; la selezione di “impollinatori” con fioritura contemporanea rispetto alle cultivar femminili; l’adozione di tecniche colturali che possono contribuire ad attenuare largamente il fenomeno dell’alternanza di produzione, costituiscono i presupposti agronomici per il rilancio della pistacchicoltura in Sicilia, che dovrà avvenire in aree irrigue e meccanizzabili.

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L’agricoltura sociale, una risorsa per la comunità

“Agricoltura sociale” comprende quelle attività che impiegano le risorse dell’agricoltura per promuovere o accompagnare azioni terapeutiche, di riabilitazione, di inclusione sociale e lavorativa di persone svantaggiate o a rischio di esclusione sociale.
Seguendo la definizione si può affermare che pratiche di agricoltura sociale sono da tempo attive in Italia ed in Europa. Imprese che conducono terreni, comunità terapeutiche, tenimenti agricoli volti alla riabilitazione e reinserimento sociale di detenuti ed ex-detenuti, iniziative agricole all’interno di ospedali psichiatrici, laboratori protetti di orticoltura o di floricoltura, rappresentano soltanto alcuni esempi di  agricoltura sociale de facto. Tali iniziative, spesso venivano condotte senza un’esplicita consapevolezza di contribuire al conseguimento delle finalità sociosanitarie o sociali.
Data l’estrema varietà delle esperienze riconducibili all’ambito dell’agricoltura sociale e dato anche che molte di queste tendono a non rivelarsi pubblicamente come iniziative di agricoltura sociale, non si è in grado ancora di tracciare un quadro preciso dell’agricoltura sociale in Italia.
Esse sono, tuttavia, collocate pienamente nella prospettiva dell’impresa agricola multifunzionale ovvero di un’impresa in grado di erogare, accanto ai tradizionali beni agroalimentari ed agro-industraili, una pluralità di servizi in prevalenza indirizzati alle persone e alle comunità locali.

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Sul batterio agente del cancro del kiwi

Uno studio sviluppato dal Gruppo di Fitobatteriologica del Dipartimento di Scienze e Tecnologie per l’Agricoltura, le Foreste, la Natura e l’Energia (DAFNE) dell’Ateneo di Viterbo e coordinato dal Prof. Giorgio M. Balestra e dal Prof. Boris A. Vinatzer della Virginia Tech University (USA), ha svelato l’origine del batterio che dal 2008 sta devastando in Italia, come in Europa, Asia e Nuova Zelanda, le coltivazioni di kiwi.
Lo studio ha previsto il sequenziamento dell’intero DNA di questo batterio da isolati della Cina, Italia e Portogallo; sono inoltre stati analizzati anche isolati batterici ottenuti in Nuova Zelanda, nostro principale competitor nella produzione ed esportazioni dei frutti di kiwi.
Per trovare l’origine della malattia, il team internazionale di ricercatori ha confrontato ed esaminato in dettaglio il DNA per verificare se, da un unico “antenato”, poteva essersi determinata un’evoluzione genetica in grado di permettere a questo patogeno, di causare le infezioni recenti.

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Gli orti in vaso

La Fondazione Campagna amica di Coldiretti,insieme a Italia Nostra e Anci ha lanciato a fine 2011 il PROGETTO NAZIONALE ORTI URBANI ‘per sostenere e valorizzare le esperienze di orti gestiti da cittadini presenti sul territorio nazionale’.
Nell’ambito di questa iniziativa è nata anche l’idea di un personal trainer (cioè una sorta di tutor, consulente in grado di accompagnare nelle diverse fasi della coltivazione).
Esiste un interesse sempre maggiore da parte degli italiani dal Nord al Sud del Paese di dedicare parte del proprio tempo libero alla cura dell’orto, sia per raccogliere ortaggi ed erbe aromatiche autentici, sani, sia come misura antistress o anche semplicemente come gratificazione personale, o ancora come metodo per ripristinare un contatto con la natura divenuto sempre più precario per chi vive in città.
In altri momenti di crisi come l’attuale erano sorti i cosiddetti orti di guerra.
Accanto al desiderio di orto c’è tutto un fiorire di siti informatici che raccontano esperienze, forniscono consigli, incitamenti cosi che anche il pollice più nero, invece di infilarsi i guanti da chirurgo della spesa per prendere i pomodori insacchettarli e premere il tasto 31, li raccoglierà sul proprio balcone. Non avrà più scuse!

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Tempi difficili per la ricerca in agricoltura (anche in USA)

Purtroppo, anche per gli USA,  provvedimenti sfavorevoli al comparto agricolo non sono una novità ma sono accolti con un certo disappunto da tutti coloro che hanno a cuore l'agricoltura e che la considerano centrale per lo sviluppo ordinato della società.

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Importanza economica della presenza di alberi

È sempre più diffusa, sia fra le pubbliche amministrazioni sia fra i cittadini, la consapevolezza che la presenza di spazi verdi, pubblici e privati, aumenta non solo la qualità della vita, ma anche il suo tenore, e produce una ricchezza anche materiale, magari non immediatamente tangibile, ma, come dimostrato da una mole consistente di lavori presenti nella letteratura internazionale, calcolabile con relativa facilità e con un’approssimazione piuttosto elavata.
È altrettanto chiara l’importanza di cercare di tutelare e migliorare l’esistente e, soprattutto, di incrementare le superfici destinate al verde.
.... La presenza di piante non solo aggiunge valore alle abitazioni direttamente interessate dalla presenza degli alberi, ma anche a tutte quelle poste nelle zone adiacenti. Interessante appare un recente lavoro che ha analizzato i prezzi di case e terreni in relazione alla loro prossimità ad aree verdi urbane o a boschi, evidenziando come l’aumento di prezzo non sia solo dovuto a ragioni estetiche, ma anche alla percezione di vivere in un ambiente più salubre.

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Agricoltura vuol dire futuro dell’umanità

Forse non ci siamo resi conto, noi fiorentini, di quello che accadeva a casa nostra, proprio di fronte all’ingresso degli Uffizi, là dove ha sede l’Accademia dei Georgofili. Pensavamo che fosse un luogo dove si rimescolava il passato, autocelebrandosi perfino, come spesso fanno le accademia. O che fosse un luogo per storici, studenti e categorie simili. Ci eravamo dimenticati, per esempio, che sì, Firenze è la culla dell’arte, ma anche nelle scienze, e soprattutto nelle scienze agricole, ha dettato legge per secoli e continua a farlo.
Dimenticati della bonifica delle Maremme o del motore a scoppio, del catasto agricolo o del ruolo che i Georgofili ebbero nel Risorgimento. Ma se anche non ci eravamo dimenticati del passato, forse non sapevamo che le scommesse dell’oggi, quella di nutrire l’umanità, difendere l’ambiente, restaurare il clima globale, sviluppare le energie rinnovabili, creare le condizioni per una diversa realtà sociale, insomma la nostra sopravvivenza, tutto questo è possibile solo con l’agricoltura. E di questa sfida, che riguarda l’umanità intera e il suo futuro, la nostra Accademia, forte di oltre 500 studiosi di ogni parte del mondo, è la punta di diamante quanto meno in Europa.

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L'Ue punta sull'agricoltura a km zero

Bruxelles sostiene l’agricoltura locale e la vendita diretta. In una conferenza, il Commissario europeo responsabile, Dacian Ciolos, si è detto pronto a valorizzare questo schema di produzione e commercializzazione, anche per andare incontro a quello che emerge da diversi studi: i consumatori nutrono grandi aspettative nei confronti dei circuiti agricoli corti.
“I cosiddetti servizi di approvvigionamento alimentare locale hanno un potenziale enorme
– si dice convinto Ciolos – perché permettono di evitare i trasporti su lunghe distanze, favoriscono lo sviluppo economico dei territori, rendendone protagonisti i consumatori”.

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Il mais Mon810 supera l'esame dell'Efsa

Il mais geneticamente modificato Mon810 non ha effetti negativi né per l'uomo, né per l'ambiente.
Questo è il parere scientifico dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare, Efsa, riguardo alla relazione sul monitoraggio ambientale post-commercializzazione (Pmem, Post-marketing environmental monitoring), relativo alla coltivazione nel 2010.
Nella sua valutazione della relazione, il gruppo di esperti scientifici sugli Organismi geneticamente modificati dell'Efsa ha concluso che la coltivazione del mais Mon810, nella stagione di coltura 2010, non ha avuto effetti negativi sulla salute dell'uomo e degli animali, né sull'ambiente e ha inoltre concluso che i risultati della relazione Pmem avvalorano quelli della precedente valutazione della coltivazione del mais Mon810 effettuata dall'Efsa per la stagione 2009.
Il monitoraggio è un obbligo previsto dal quadro legislativo relativo alle piante geneticamente modificate e viene svolto successivamente a una rigorosa valutazione del rischio ambientale pre-commercializzazione e a una serie di decisioni in materia di gestione del rischio relative all'autorizzazione della coltura geneticamente modificata.

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Eucalipto: storia e fitofagi

Gli eucalipti vantano una lunga storia nel nostro Paese; erano già presenti infatti in Campania all’inizio dell’'800 nel giardino botanico annesso alla regia di Caserta e fu proprio l’Hortus Camaldulensis a dare il nome all’Eucalyptus camaldulensis una delle specie più diffuse in Italia e nel Mondo.
I primi impianti in Italia vanno fatti risalire al 1869 ad opera dei monaci della “Abbazia delle Tre Fontane” a Roma.
Le ragioni iniziali della diffusione degli eucalipti vennero legate alla idea che potessero rendere salubre l’aria e contrastare la diffusione della malaria per la capacità dell’eucalipto di prosciugare rapidamente le aree paludose riducendo e annullando la capacità dell’anofele di moltiplicarsi. Per questa ragione l’espansione dell’eucalipto è intimamente legata alla diffusione delle ferrovie.

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