Notiziario






2012: anno nero per il Fagiolo di Lamon

I prodotti tipici con produzioni locali non ancora industrializzate rappresentano una risorsa di rilevante importanza economica, ambientale e soprattutto culturale.
Il fagiolo di Lamon, IGP, coltivato da secoli nella provincia di Belluno, secondo rigorose tradizioni che sono state inserite nel disciplinare di produzione, è certamente un esempio tra i più conosciuti ed è apprezzato ben oltre i confini regionali e nazionali.

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Il ficodindia e la mosca della frutta

Il ficodindia, Opuntia ficus indica, è stato introdotto, alla fine del ‘500, dall’America in Italia dagli Spagnoli allo scopo di allevare la Cocciniglia del carminio (Dactylopius coccus) dalla cui emolinfa si ottiene un pregiato colorante naturale. La Cocciniglia non si è acclimatata nei nostri ambienti mentre la sua pianta ospite si è ampiamente diffusa divenendo uno degli elementi più caratteristici del paesaggio siciliano. Le bacche spinose, di colore bianco, giallo o rosso, delle tre varietà coltivate, un tempo destinate prevalentemente ai mercati locali, trovano attualmente sempre più ampi consensi anche nei mercati internazionali. Pregiati sono i frutti, denominati “bastardoni” o “scozzolati”, ottenuti dalla seconda fioritura indotta con la eliminazione meccanica della prima fioritura dalla quale derivano i meno pregiati frutti “agostani” o “latini”. La polifaga Mosca mediterranea della frutta (Ceratitis capitata), che infesta i frutti di oltre 250 specie vegetali, nel periodo di maturazione dei “bastardoni”, raggiunge le più alte densità di popolazione e gli adulti si trasferiscono in massa sulle piante di ficodindia, soprattutto in prossimità di pescheti, ovvero di piante di kaki o di fico.

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Prodotti alimentari. Scomparsi i redditi per gli agricoltori

Il problema generale e più urgente da risolvere per la nostra attuale agricoltura è rappresentato dalla difficoltà di conseguire un reddito sufficiente a sopravvivere. Lo stesso Ministro Catania ha recentemente riconosciuto che questa è oggi la battaglia prioritaria da vincere. Nessuno può pretendere che gli agricoltori continuino a svolgere i loro vari ed importanti ruoli multifunzionali di interesse pubblico (non soltanto produttivi), senza trarne un reddito proporzionato al proprio impegno. Né si può pretendere, a queste condizioni, un ritorno al lavoro dei campi, neppure di coloro che lo avevano lasciato per migrare nei centri industriali e che oggi si ritrovano disoccupati.
Un’importante iniziativa è stata avviata dalla UE per concordare e realizzare una organizzazione regolamentata dalle filiere agro industriali. Si pensa che il valore aggiunto finale dell’intera filiera possa essere distribuito in modo più equo, per riequilibrare i redditi di tutti gli addetti alle diverse imprese che la compongono, appunto dal campo al consumatore. Cito questa iniziativa, solo come un esempio di ciò che una lungimirante visione del futuro dovrebbe suggerire a tutte le componenti delle filiere.
Naturalmente, si dovrebbero cercare anche altri possibili interventi immediati, a cominciare da una revisione delle imposizioni fiscali insostenibili, quali l’IMU sui terreni coltivati, come se fossero beni patrimoniali da rendita, anziché strumenti indispensabili per conseguire un reddito da lavoro produttivo.
Tutto ciò dipende dall’atteggiamento che il mondo politico riserverà all’agricoltura e dalla nostra capacità di far capire l’importanza strategica del settore, destinata a crescere nel prossimo futuro globale.

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Gli insetti utili in agrumicoltura

Delle oltre 180 specie di cocciniglie segnalate su agrumi, alcune sono dannose in molte aree di coltivazione. Circa venti sono quelle presenti in Italia, ma il loro numero è destinato ad aumentare per l’accidentale introduzione di specie esotiche sia originarie dell’area d’indigenato degli agrumi che da altri ambienti in cui i Citrus sono stati diffusi.

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Cambiamenti climatici e zootecnia

Il bacino del Mediterraneo è considerato una delle zone maggiormente vulnerabili ai cambiamenti climatici e, in assenza di strategie di mitigazione e adattamento, subirà gli effetti più pesanti del riscaldamento globale dell’atmosfera.
Numerose ricerche hanno peraltro già stabilito che in Europa la stagione primaverile-estiva si è allungata, oltre ad essersi anticipata di 2,5 giorni rispetto al passato e questo determina degli effetti anche sulle attività agropastorali ed in particolare sulla zooteecnia. Le temperature elevate infatti influenzano negativamente sia l’attività produttiva che le performance riproduttive, soprattutto degli animali di grande mole come bovini e suini, in quanto una buona parte dell’energia derivante dagli alimenti viene spesa per mantenere costante la temperatura corporea e non viene, quindi, destinata alle altre attività (produzione di latte, accrescimento, gravidanza, ingrassamento etc.).
Esistono peraltro molti indici biometeorologici che possono essere utilizzati per valutare gli effetti del caldo sul bestiame e tra di essi il più utilizzato è il Temperature Humidity Index (THI) che combina i valori di umidità e temperatura per fornire delle scale di rischio. Studi recenti evidenziano come nel 2040 si registrerà un deciso incremento di tale indice sulle regioni che si affacciano sul mediterraneo, in particolare Francia meridionale, Italia, Spagna e Grecia ma tale aumento riguarderà anche parte dell’Europa Centrale.

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Ulteriori conoscenze di base su Pseudomonas syringae pv. actinidiae (PSA)

Da una collaborazione tra il Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (C.R.A.) -Unità di ricerca per la Frutticoltura di Caserta (Milena Petriccione, Ilaria Di Cecco, Marco Scortichini) e il Consiglio Nazionale delle Ricerche -I.S.P.A.A.M di Napoli (Simona Arena, Andrea Scaloni), è stato recentemente pubblicato sul prestigioso Journal of Proteomics un importante studio di base sull’interazione tra Pseudomonas syringae pv. actinidiae (PSA), agente causale del “cancro batterico” del kiwi, e la pianta-ospite (Actinidia chinensis).

Lo studio evidenzia, per la prima volta, quali proteine sono coinvolte durante l’infezione sistemica del batterio all’interno del ramo.

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Corsa alla terra

L’attuale crisi alimentare, con tre impennate dei prezzi in soli cinque anni, è un fenomeno complesso e a cui il mondo giunge impreparato e, sostanzialmente, con strumenti interpretativi ed operativi inadeguati. Ad una componente endogena al sistema agricolo mondiale e che trova la sua espressione più facilmente rilevabile negli squilibri fra domanda e offerta, si sovrappongono fatti e comportamenti che tendono ad offuscare i problemi di fondo per metterne in evidenza altri, incidenti sull’agricoltura, ma generati da fatti ad essa esterni.
Il fenomeno dell’accaparramento di terreni agricoli nei paesi del terzo mondo è evidente in particolare in Africa, dove paesi emergenti come la Cina, la Corea del Sud e paesi produttori di petrolio vincolano grandi estensioni di terre produttive, acquistandole o con contratti di lunga durata, per assicurarsi un’offerta alimentare dimensionata sui prevedibili fabbisogni a breve termine.  Un fenomeno che, insieme alla volatilità dei mercati ed alle incursioni della speculazione finanziaria, dà luogo ad interpretazioni contrastanti ma emette segnali inequivocabili.

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La ricerca genetica per la sicurezza alimentare

La Scienza genetica è impegnata a studiare e scoprire i meccanismi biologici con i quali gli organismi viventi si sono evoluti naturalmente, producendo quella ricca biodiversità della quale siamo lieti di poterci avvalere. Di fronte alla immanente esigenza di raddoppiare le complessive produzioni mondiali di alimenti, entro la metà di questo secolo, non possiamo rinunciare ad usare queste nuove conoscenze, cercando di imitare la natura, per creare al più presto nuovi organismi capaci di adattarsi ad ambienti pedoclimatici più difficili e di resistere alle avversità sanitarie, offrendo allo stesso tempo prodotti maggiori e migliori. Forse siamo già in ritardo per riuscire in tal modo a garantire per tempo la sicurezza alimentare globale.
I Paesi più lungimiranti, destinano alla ricerca scientifica maggiori investimenti. Nel nostro Paese, invece, anche i princìpi della “precauzionalità”, concettualmente ineccepibili, vengono applicati in modo inaccettabile. Questo è il caso degli OGM, nei confronti dei quali viene adottato un eccezionale ostracismo preconcetto, dichiaratamente mirato a impedirne comunque la coltivazione e giungendo persino a vietare la prosecuzione delle ricerche in corso. Tutto ciò sapendo bene che queste piante stanno ormai diffondendosi con successo in tutto il mondo, anche in Paesi europei a noi vicini, che importiamo e usiamo notevoli quantitativi di loro prodotti e che la Scienza, libera ed universale, continuerà comunque a progredire altrove, anche in questo settore della genetica, con lo sviluppo delle sue applicazioni tecnologiche, sempre sotto il razionale ed etico controllo “precauzionale”.
Ogni nuova acquisizione scientifica può essere considerata valida solo se ripetibile. Ha avuto molto risalto mediatico una recente ricerca francese (cfr. nota di Amedeo Alpi sull’ultimo numero di Georgofili.INFO del 24 ottobre u.s.) pur non avendo ancora questo requisito essenziale.

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Le macchine a vapore in agricoltura

La pentola a pressione di Denis Papin (1679) ha consentito di concepire le soluzioni meccaniche atte a utilizzare l'energia che si sviluppa nel passaggio di stato dalla fase liquida a vapore; è però allo scozzese James Watt che va il merito, dopo circa novanta anni, di avere ideato il motore a vapore. Motore che, nel corso del 1800 ha trovato applicazioni nel trasporto (su strada, per ferrovia e per acqua) e nell'industria (del tessile e delle fonderie)
In agricoltura l'800 è il secolo in cui si ha il graduale passaggio dal lavoro manuale e animale a quello meccanico fornito dall'energia del vapore, dando così l'avvio al processo di meccanizzazione agricola che si svilupperà nel secolo successivo, con altri sistemi di propulsione.

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OGM: sensazionalismo o ponderatezza?

Talora "filtrare" la notizia con grande serietà, dovrebbe rappresentare la prima preoccupazione dei "media", ma non sempre le cose di questo mondo vanno nella maniera auspicata.
Infatti, durante le ultime settimane molte notizie, forse troppe, sono state fornite dai più diversi organi di comunicazione, circa la  sperimentazione effettuata da un gruppo francese sulla presunta tossicità di una pianta transgenica per il carattere della resistenza all'erbicida glifosate.
L'impatto di tali notizie sull'opinione pubblica di tutta Europa è stato enorme. Questa volta, però, c'è stata una immediata risposta da parte della comunità scientifica. L'autorità competente per l'Europa, l'EFSA, ha avviato una lunga procedura con la quale si ripromette di verificare ogni fase della sperimentazione francese, perché le prove eseguite hanno incredibili difetti sul piano procedurale.

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La produzione di alimenti primari

La nostra agricoltura continua a perdere consistenza e considerazione, senza che nessuno manifesti preoccupazione. Neppure per come potremo assicurarci il futuro approvvigionamento degli essenziali prodotti alimentari primari. Sottovalutare l’agricoltura è un errore che stanno commettendo in molti, non solo chi crede (per condivisibile fede nella Provvidenza) che gli alimenti primari nascano come funghi e siano sempre disponibili sul mercato mondiale.
La forte crisi, non soltanto economico-finanziaria, che stiamo attraversando coinvolge l’agricoltura così come tutte le attività produttive per le quali si sta cercando di riavviare una “crescita” del reddito, puntando sulla innovazione e la competitività. Ma le disattenzioni e le discriminazioni nei confronti specifici dell’agricoltura risalgono ormai a diversi decenni e continuano a persistere. Richiedono quindi un esame più profondo, che consideri anche le sue cause ideologico-politiche.
Nessuno può ignorare che, di fronte al previsto forte aumento della popolazione mondiale e delle sue esigenze nei prossimi decenni, la FAO ha autorevolmente evidenziato la necessità di raddoppiare l’attuale complessiva produzione mondiale di alimenti entro il 2050. Tutti i Paesi, nessuno escluso, sono quindi chiamati a tutelare almeno la propria attuale superficie agraria disponibile e incrementarne le produzioni unitarie. Allo stesso tempo, devono sentirsi eticamente impegnati a ridurre le proprie non indispensabili importazioni alimentari dal mercato globale, oltretutto inaffidabile ed inquinato da speculazioni, già dimostratesi capaci di generare perniciosi “tsunami” finanziari.

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In crescita la produzione in vitro di piante di qualità

Un recente censimento, condotto dal CNR-IVALSA in occasione del 2° Convegno Nazionale sulla Micropropagazione, ha evidenziato come, nel nostro Paese, la produzione annuale di piante da micropropagazione (propagazione in vitro) sia in costante crescita; aspetto questo felicemente in controtendenza rispetto a quanto accade per altri comparti del settore vivaistico. L’attuale produzione sfiora i 29 milioni di piante acclimatate, con un progressivo incremento negli ultimi 4 anni di oltre un milione di piante per anno. I fruttiferi micropropagati, in particolare, superano oggi i 20 milioni di piante, tra portinnesti e varietà, con un incremento di oltre 3 milioni di piante prodotte nell’ultimo quinquennio

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Il pomodoro senza segreti

Il genoma del pomodoro coltivato e del suo antenato selvatico, Solanum pimpinellifolium, è stato sequenziato dal Tomato Genome Consortium (TGC), composto da un gruppo di oltre 300 scienziati provenienti da quattordici paesi che dopo circa nove anni di lavoro, e comunque in anticipo sui tempi programmati, ha svelato la mappa del suo Dna.  L’Italia ha fatto parte del TGC fin dalla sua fondazione (2003) e ha fornito un contributo fondamentale per la guida del progetto internazionale per la produzione e l’analisi dei dati di sequenza nonché la stesura del manoscritto.  Questo importante risultato avrà un grosso impatto nel miglioramento genetico di questa specie sia per quanto riguarda la produzione sia per quanto riguarda le resistenze agli stress.
L’ottenimento di nuove conoscenze nel settore della regolazione delle risposte della pianta di pomodoro a differenti stimoli ambientali, quali stress biotici (funghi, insetti, virus, ecc.) ed abiotici (siccità, alte temperature, ecc.), nonché la comprensione delle interazioni geniche che controllano la qualità, la maturazione e la conservazione della bacca, sono solo alcuni dei risultati che potranno essere conseguiti.
Il pomodoro rappresenta una specie molto importante per l’agricoltura nazionale e mondiale ed è, allo stesso tempo, anche una pianta modello per studi di genetica e genomica in quanto, appartenendo alla famiglia delle Solanacee (che comprende la patata, il peperone e la melanzana, ma anche piante ornamentali o medicinali come la petunia, il tabacco, la belladonna e la mandragola), consentirà di utilizzare la sequenza come riferimento per le altre Solanacee coltivate, per studi di genomica comparativa sia all’interno della famiglia sia con altre piante di interesse agronomico.

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Nella meccanizzazione del futuro c’è spazio anche per i droni

Le macchine agricole che vengono oggi costruite per i paesi industrializzati, oltre ad avere prestazioni e capacità di lavoro elevati, sono più confortevoli e sicure non solo per l’uomo ma anche per l’ambiente.
Ciò a partire dalla macchina principe che è la trattrice. L’introduzione dell’ ISOBUS, il sistema di comunicazione standard a norma ISO 11783, ha portato all’inserimento nella cabina di veri e propri computer di bordo che supervisionano la macchina e supportano il conducente. Ogni attrezzo (spandiconcime, seminatrice ecc.), compatibile con lo standard, può così essere controllato automaticamente.
Anche l’introduzione della robotica sta avanzando. Si va dagli ormai affermati robot di mungitura che non si limitano ad eseguire questa operazione ma sono anche in grado di rilevare i calori, calcolare alcune caratteristiche del latte, pesare gli animali, ai robot impiegati nelle serre. Si tratta di soluzioni dove i confini d’azione sono ben definiti, ma anche per i lavori di pieno campo si è sulla buona strada. In un futuro non lontano si potrebbero avere unità operative costituite da unità volanti, i droni, e robot a terra che vengono da questi comandati.

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Il difficile governo del territorio

Gli ultimi decenni sono stati fecondi di neologismi, di nuove locuzioni, di ridefinizioni  nominalistiche  che hanno interessato il passaggio dalla disciplina urbanistica alla pianificazione territoriale, al “governo del territorio”.
Il procedere per normative additive (in beffa al singolare ministero per la semplificazione che si volle qualche tempo fa), quella concertazione responsabile delle competenze per governare il territorio è ancora ben lontana da esprimere linee chiare, applicabili e oggettivamente percepibili.
Il “governo del territorio”, frantumato fra stato, regioni, province, comuni, si è fatto sempre più inutilmente complesso, insidioso, malcerto. Ora si guarda alle “città metropolitane”, ma il pericolo è che si rischi l'ennesima addizione di competenze e di norme, il cui ultimo esito potrebbe fatalmente essere la conflittualità permanente fra soggetti pubblici, con la paralisi irreversibile di ogni prospettiva di conduzione organica, cioè di governo del territorio.
L'ultima voce, nella desertificazione ontologica della nostra “terrestrità” - per usare un termine caro a un grande poeta come Mario Luzi – è l'ipotesi del ministro delle politiche agricole alimentarie forestali che, ancora una volta, mi pare, sembra peccare di ingenuità rispetto all'aggressività e al permessivismo edificatorio di gran parte dei soggetti pubblici preposti alla programmazione/interdizione dell'edificazione in terreni agricoli.

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Aumentare la produttività del riso: si può, grazie alla genetica

Un team di ricercatori dell'Università Statale di Milano, in collaborazione con ricercatori nelle Filippine e in Giappone, ha individuato il gene che aumenta del 20% la produttività del riso. Il lavoro è stato pubblicato su Nature.

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L’impiego degli idrolizzati proteici di origine vegetale nei vigneti della Valpolicella

Nel comune di Fumane in Valpolicella sulla varietà Corvina, importante vitigno base per la produzione del vino Amarone, sono stati utilizzati quattro idrolizzati proteici a base vegetale di nuova formulazione. I diversi idrolizzati proteici hanno consentito di incrementare in maniera ridotta la produzione, considerato peraltro effetto positivo per un’uva destinata a produrre un vino di eccellenza, ma di aumentare la dotazione in polifenoli e antociani e di ridurre lo stress idrico, cui le piante di vite erano affette .

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Estate 2012: non solo caldo e sete ...

Se queste possono essere considerate le ‘prove generali’ del cambiamento climatico in atto, vi sono motivi di forte preoccupazione. Infatti, i futuri scenari climatici, con aumento delle temperature e riduzione della piovosità estiva (e, quindi, incremento di radiazione solare), possono compromettere le faticose iniziative messe in atto dai decisori politici per ridurre l’emissione di inquinanti precursori dell’ozono: la nostra collettività dovrà prepararsi ad affrontare situazioni critiche di inquinamento dell’aria sempre più pericolose.

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TROPPO POTERE, ECCO LE CONSEGUENZE


I gravi scandali delle Regioni impongono un’impennata etica, ma anche una riflessione sui poteri delle Regioni che sono stati ampliati a dismisura dalla riforma costituzionale del 2001. Infatti, lontani dalle mode e dai preconcetti, occorre valutare l’esperienza dell’applicazione più che decennale del nuovo ‘Titolo Quinto’ della Costituzione che ha rivoluzionato i rapporti tra Stato e Regioni. In particolare va riesaminato l’art. 117 della Costituzione che ha ribaltato il principio dell’originario testo della Carta fondamentale della Repubblica dove venivano elencate le competenze delle Regioni, lasciando tutte le altre allo Stato.

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Attività e terre agricole: solo il reddito può tutelarle

Il disegno di legge sulla valorizzazione delle aree agricole e il contenimento del consumo dei suoli, pur accolto dal consenso quasi unanime, suscita qualche riflessione meno immediata, a partire dal fatto che non è un decreto legge, ma di una norma che sarà legge con i consueti tempi parlamentari, difficilmente prima delle elezioni. Le riflessioni sono di diverso genere. La prima nasce dalla logica ispiratrice che ritenevamo estinta: quella delle leggi sulle terre incolte e mal coltivate, impregnata di un vetero statalismo che non diede alcun risultato concreto né potrebbe farlo ora. Senza dubbio il problema è incrementare la produzione agricola, ma il risultato non si ottiene vincolando i terreni all’uso agricolo, ma puntando agli incrementi di produttività, tutt’altra logica come si può intendere. Un altro aspetto attiene alle competenze sul territorio che non sono statali, ma delle regioni e da queste delegate alle istituzioni locali, giustamente in una logica di sussidiarietà. Come possa lo Stato decidere l’ammontare dei terreni agricoli e poi ripartirlo rimane molto incerto, anche perché il riferimento alle aree classificate agricole non esaurisce tutte le situazioni ed, anzi, unito al resto, fa prevedere un colossale e paralizzante contenzioso ad ogni livello. Ci si chiede chi e perché  possa decidere dove fare agricoltura in un sistema economico come il nostro, con la proprietà privata tutelata dalla Costituzione, e certamente la risposta è incerta e quindi opinabili le misure. Il vincolo ex post sui terreni di chi ha ottenuto sovvenzioni diventa una gigantesca camicia di forza, incompatibile con i meccanismi della Pac basati sulle persone e non sui suoli. Ma la conclusione è ancor più paradossale: insieme ai terreni, vincoleremo anche gli agricoltori condannati a proseguire un’attività anche se vogliono cambiare.

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