Notiziario




Come ottenere energia pulita dai residui dell’agroindustria

L’interesse dei biotecnologi si è recentemente indirizzato verso la produzione di idrogeno per via microbica.

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Potremo resuscitare i semi antichi?

Gli attuali progressi della ricerca genomica e cellulare vegetali potrebbero fornire le tecnologie adatte per poter far rivivere quanto i nostri progenitori avevano coltivato agli albori delle varie civiltà agricole passate, inserendo il loro DNA in cellule delle stesse specie oggi viventi.

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Biomasse da energia: luci e ombre

Le riflessioni in atto sulla produzione di biocarburanti e/o, in genere, di biomasse da colture dedicate a destinazione energetica (energia termica e/o elettrica), prendono lo spunto da alcuni “elementi” che da anni caratterizzano l’agricoltura dell’U.E., del nostro Paese, e di gran parte del mondo occidentale; da un lato, essa è chiamata ad acquisire un ruolo più “multifunzionale” nella gestione del territorio rurale, anche attraverso una migliore valorizzazione degli usi “non alimentari” delle produzioni agricole e forestali; dall’altro lato, il crescente bisogno di energia (possibilmente “pulita”) della nostra società, l’ulteriore presa di coscienza del fenomeno dei cambiamenti climatici e la necessità di ridurre le emissioni di gas-serra, assieme al perdurante aumento del prezzo del petrolio, suggeriscono un maggiore impiego delle fonti rinnovabili di energia, dei diversi possibili biocarburanti e, quindi, delle diverse biomasse agroforestali.
Soprattutto nell’ultimo decennio, numerose sono le ricerche e la sperimentazione condotta in questo settore e dalle conoscenze finora acquisite si può affermare che la produzione di biomasse a destinazione energetica presenta indubbiamente molti aspetti positivi, ma non pochi sono ancora quelli negativi che necessitano di ulteriori e approfonditi studi.

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Multifunzionalità agricola e diversificazione del reddito

Si è svolto recentemente (18 aprile 2013) un convegno presso l’ISTAT a Roma, sul tema L’agricoltura che cambia: una lettura dei dati del Censimento
Lo sforzo statistico che ogni 10 anni fotografa il settore, si confronta con un ambito – l’agricoltura italiana – decisamente eterogeneo, date le interrelazioni con tutti i localismi possibili. La ricchezza potenziale del settore è infatti connessa a questa variabilità. Una delle conclusioni del Convegno è stata proprio che non esiste un’agricoltura unica e univocamente rappresentabile; viceversa ne esistono tante, ciascuna con propri modelli di riferimento e con impostazioni e orientamenti propri.

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Più agricoltura e meno disaccoppiamento

Gli ambientalisti si domandano mai quale sia la componente essenziale del nostro cibo? 
Ebbene, si tratta del carbonio, che viene assimilato dalle piante sotto forma di CO2, che è l’unico stadio grazie al quale il carbonio passa dallo stato fisico a quello vivente.
Milioni di anni addietro la presenza della CO2 sul nostro pianeta era venti volte maggiore dell’attuale, e in quel periodo apparvero le prime piante, capaci di assimilarlo ma poco efficienti nel farlo per la sua presenza massiccia. 
La progressiva riduzione della CO2 nell’atmosfera fece sviluppare piante dotate di apparati fogliari più efficienti nell’assorbimento di questo elemento vitale, ma la presenza della CO2 nell’aria è arrivata, pochi decenni addietro, ad un livello così modesto da mettere in pericolo – se fosse scesa ancora – la stessa sopravvivenza delle piante, primo elemento della catena alimentare che culmina nei cibi che mangiamo ogni giorno.

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La Festa dell’Europa in una mostra ai Georgofili

Europa, espressione geografica e “Unione” politica; Europa, che assume un volto che si rinnova e si riscrive ad ogni momento.
Il 9 maggio di ogni anno dal 1985, si celebra la Festa dell’Europa per ricordare l’inizio di un processo di integrazione fra Popoli e Stati saldati fra loro dal motto “Uniti nella diversità”. 
Europa dunque come unione politica, economica, monetaria  e che trova la sua fonte di ricchezza nella multiformità dei Paesi che la compongono, ognuno con un suo profilo, un suo timbro, una sua identità.
L’esposizione organizzata dall’Accademia dei Georgofili in occasione della Festa dell’Europa, intende, con il suo contributo,  presentare i tanti volti di questa Europa attraverso una scelta di foto tratte dalla sua fototeca e di illustrazioni presenti in alcuni volumi della sua biblioteca.

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Casi teratologici nelle popolazioni del Punteruolo rosso delle palme

Nell’ambito di specifici progetti di ricerca, a partire dal 2005, sono stati esaminati un totale di circa 40.000 adulti di Rhynchophorus ferrugineus la metà dei quali catturati nelle trappole innescate con il feromone sintetico di aggregazione e circa 20.000 sfarfallati, in laboratorio, da camere pupali prelevate, soprattutto, da palme delle Canarie in Sicilia. 
Da circa un quinquennio, in un numero progressivamente crescente di esemplari neosfarfallati, sono state osservate malformazioni, soprattutto nel capo e nel torace. In particolare nel capo si ha frequentemente un rostro deforme e di ridotto sviluppo con apparato boccale non funzionante, il che impedisce l’alimentazione con conseguente ridotta sopravvivenza. Nel torace, oltre a restringimenti del primo segmento, le ali anteriori (elitre) sono spesso di ridotte dimensioni e arcuate; le posteriori sono deformi e non in grado di distendersi.

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Le nuove frontiere della difesa delle piante dagli organismi nocivi

La difesa delle piante dagli organismi nocivi è un argomento di stringente attualità per numerosi motivi. Da un lato i crescenti scambi commerciali (e movimenti turistici) favoriscono la diffusione di patogeni e parassiti, complicando sempre più il quadro sanitario delle nostre specie coltivate e forestali. I ritmi di importazione di agenti alieni sono cresciuti negli ultimi decenni in maniera impressionante. Le conseguenze sono devastanti sia per gli aspetti economici (ne sono drammatici esempi recentissimi l’introduzione della batteriosi dell’actinidia (“cancro” daPseudomonas syringae pv. actinidiae), quella del “cimicione” del pino (Leptoglossus occidentalis) e quella della Diabrotica del mais, sia per le conseguenze sul paesaggio, come nel caso del “punteruolo rosso” delle palme (Rhynchophorus ferrugineus) e del “cancro colorato” del platano (Ceratocystis platani), che stanno portando a rischio di estinzione i loro ospiti da vasti territori. Le modalità di “trasporto” di questi nemici sono infinite e non si limitano al “semplice” trasferimento di piante infette o infestate. Il tutto va letto anche nell’ottica dei profondi mutamenti che stanno caratterizzando il “global change”.

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Il fenomeno dei cambiamenti climatici influenza la fisiologia delle piante

Con il passaggio nell’epoca industrializzata attraverso l’invenzione della macchina a vapore, l’anidride carbonica nell’atmosfera è cresciuta da un valore di 280 parti per milione (ppm) a quello di 392 ppm. Gli esami del prelievo delle “carote di ghiaccio” ci rivelano che adesso tale dato supera di molto il ventaglio ordinario registrato negli ultimi 650 mila anni. L’attività dell’uomo è alla base dell’aumento di altri gas atmosferici e quello del naturale effetto serra, cioè a quella capacità dei gas e del vapor acqueo di assorbire la radiazione termica degli infrarossi emessi dall’estensione terrestre. Il cambiamento climatico in atto sta variando la fisiologia delle piante e il complesso rapporto che avviene tra gli spazi del loro suolo.

Ciò è conseguente all'aumento del grado di calore, alla maggiore ampiezza delle fluttuazioni della temperatura intorno al valor medio, intesi come massime e minime delle temperature giornaliere, all’interazione di tale accrescimento con i livelli di CO2 atmosferica, all’alterazione del regime pluviale e del più severo manifestarsi di eccessi atmosferici quali, ondate di caldo, uragani, allagamenti. Ci sono ormai verità che avvalorano la migrazione, indicato dal codice scientifico come “trasgressione”, verso i poli e le alte quote, di diverse specie vegetali e animali. Gli studiosi ritengono che avvenga una trasgressione di circa 125 km a nord e di 125 m a quote più elevate, di animali e piante alla ricerca di condizioni climatiche più adatte a ogni grado centigrado d'aumento della temperatura media dell'atmosfera.

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Amaranto cibo del futuro?

La riscoperta e valorizzazione di alcuni pseudocereali anche esotici per i nostri ambienti, ha comportato l’individuazione di specie rimaste neglette per lungo tempo. Si possono citare in proposito il grano saraceno (Fagopyrum esculentum Moench.) e la quinoa (Chenopodium quinoa Willd.). Altra specie che recentemente è riuscita a conquistare una discreta fascia di mercato è l’amaranto (Amaranthus spp.), genere originario del Messico e del Centro America che, insieme al mais, al fagiolo, alla stessa quinoa e alle varie specie di zucca, è stato uno dei principali alimenti dei Maya e degli Aztechi. 
La riscoperta di questa pianta come preziosa risorsa alimentare, risale agli anni Settanta, quando, alcuni studi avviati da Dowton (1973), misero in evidenza le sue notevoli proprietà nutritive delle specie più diffuse: Amaranthus cruentus L., A. hypocondriacus L., A. caudatusL. e A. edulis Speg. 

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Inaugurato il 260° anno accademico dei Georgofili

Si è inaugurato ieri 16 aprile 2013 a Firenze, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, il 260° Anno Accademico dei Georgofili. La cerimonia ha avuto come tema portante quello di evidenziare la continuità delle disattenzioni ormai da tempo rivolte all'agricoltura, a tutti i livelli.
La relazione annuale del Presidente ha offerto una sintesi delle valutazioni emerse dal lavoro dei Georgofili, che documentano come l'agricoltura sia sottovalutata, trascurata e penalizzata, non solo per effetto della attuale grande crisi, ma già a partire dal secolo scorso. Il settore ha ormai urgente bisogno di essere riconsiderato e di un "Patto nazionale di emergenza", per non scomparire. Ha detto Scaramuzzi: “Nessun Paese può  oggi mirare ad un proprio sviluppo senza assicurare al popolo una dignitosa qualità della vita, a cominciare dalla disponibilità del pane quotidiano.  Papa Benedetto XVI, il primo gennaio di questo anno (in occasione della 46° Giornata Mondiale della Pace), ha giudicato “la crisi alimentare ben più grave di quella finanziaria”. Ma la nostra attuale politica agricola (europea, nazionale e regionale) sembra non preoccuparsene, nonostante che la FAO abbia autorevolmente e ripetutamente evidenziato la necessità di raddoppiare l’attuale complessiva produzione mondiale di alimenti primari entro la metà di questo secolo.  La stessa Unione Europea (quindi anche il nostro Paese, che ne è fondatore e convinto fautore), trascura da molti anni la produttività agricola, senza preoccuparsi delle già previste carenze alimentari a livello globale.” 

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La selvicoltura? Come la vogliamo

Industriale, naturalistica o micologica? Sistemica, applicata o moderna? La selvicoltura riceve ordinariamente diverse qualificazioni tutte utili a evidenziare i molteplici scopi e criteri con cui si imposta la gestione dei boschi; del resto anche l‘agricoltura vanta numerose specificazioni (convenzionale, biologica ecc).

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Importanza della biodiversità per la valorizzazione dell’olivicoltura siciliana

Indagini storiche, etnobotaniche e filogenetiche sull’olivo (Olea europaea L., subsp. europaea ) confermano la presenza della specie in Sicilia sin dal VI secolo a.C., quando l’Isola era colonizzata dai Fenici. 

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Le specie esotiche invasive

L’Informatore Botanico (44, suppl. 4; 2012) pubblica un  Codice di Comportamento rivolto agli imprenditori del Florovivaismo per evitare la diffusione di specie esotiche che possano ridurre la biodiversità ed i servizi ecosistemici. 
E’ bene premettere che la natura non favorisce necessariamente la massima diversità di specie. In Italia, anche alcune specie indigene hanno provocato evoluzioni riduttive della biodiversità. Il faggio, stando alle analisi polliniche, è rimasto per lungo tempo sporadico nei boschi misti a base di querce e solo a partire dall’800 a.C.  ha formato le  attuali  estese faggete pure. I carpini, da alcuni decenni, si sostituiscono sia al castagno che alle querce; dal 1985 al 2005 la loro superficie è aumentata da 160 mila ettari 753.000 ettari. Nello stesso tempo l’acero montano ha invaso campi e castagneti su di un totale di 180.000 ettari; d’altronde,  in Inghilterra,  e altrove, si comporta da specie esotica particolarmente aggressiva. 
In Italia la robinia è diffusa soprattutto nel nord-ovest, su oltre 200.000 ettari. Più locale, e concentrato in Lombardia, è il ruolo di Prunus serotina e di Buddleja davidii (FOTO), mentre l’ailanto imperversa nelle periferie urbane. 
L’invasione dipende sia dai caratteri della specie (quantità di seme o capacità di moltiplicazione vegetativa) che dai caratteri ecologici della stazione compresa la capacità  resistenza della vegetazione esistente.  
Il danno alla funzionalità dell’ecosistema potrebbe essere bilanciato con le eventuali positività. La robinia, per esempio, arricchisce il terreno, permette l’aggregazione a grumi e, quindi, favorisce la capacità di trattenere l’acqua. Inoltre si stima che un ceduo di robinia possa  bloccare fino a 3,5 tonnellate di carbonio all’anno per ettaro contro l’1,5 di uno di cerro.  Infine,  il bosco di robinia, risulta difficilmente infiammabile e così, quando sostituisce le pinete di pino marittimo fa risparmiare spese di prevenzione e di lotta agli incendi. 

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Georgofili: Agricoltura trascurata

Martedì 16 aprile alle ore 11.00 a Firenze, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, sarà inaugurato il 260° Anno Accademico dei Georgofili. La cerimonia, come sempre aperta al pubblico, avrà quest'anno particolare importanza, anche perché intende evidenziare la continuità delle disattenzioni da tempo rivolte all'agricoltura.

La relazione annuale del Presidente offrirà una sintesi delle valutazioni emerse dal lavoro dei Georgofili, che documentano come l'agricoltura sia sottovalutata e penalizzata, non solo per effetto della attuale grande crisi, ma già a partire dal secolo scorso. Il settore ha ormai urgente bisogno di essere riconsiderato e di un "Patto nazionale di emergenza", per non scomparire.

La prolusione sarà svolta dall'Accademico prof. Luigi Costato sul tema"Agricoltura, Cenerentola europea", con una valutazione critica della politica comunitaria, nel quadro mondiale.

Il mondo dell'agricoltura, che è l'invitato alla cerimonia più direttamente interessato, dovrebbe unirsi per far capire l'importanza strategica globale del settore, di cui non si può fare a meno per la sopravvivenza dell'umanità.

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Potatura: nuovi riferimenti normativi a supporto del verde urbano

La gestione del verde urbano, è un vero cruccio per le amministrazioni pubbliche, specie quando esso non è supportato da linee guida in grado di disciplinarlo. 
Di certo è che in molti stati del nord dell’Europa, degli Stati Uniti e in molti paesi asiatici esistono, da qualche tempo, delle “condizioni tecniche di massima per la cura degli alberi”
Sono regolamenti collettivi che supportano il collaudo e l’adeguatezza dell’affidamento del management del verde pubblico. 
In alcuni capitolati d’appalto, non si precisa con sufficiente chiarezza, cosa si descrive con la frase “cura di un albero” e spesso si sottintende che si debba recidere senza indulgenza o con irrazionalità; recuperare con interventi di riforma situazioni illogiche quando il danno fatto alla pianta è ormai irreversibile è costume assai diffuso. 

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Rivoluzioni nelle Scienze della vita

Il 24 Gennaio u.s. facevo parte del folto gruppo di partecipanti alla conferenza "Cosa è la vita" tenuta in modo magistrale da Edoardo Boncinelli nella sede dell'Accademia dei Georgofili. Come succede quando si ascoltano o si leggono affermazioni particolarmente significative, le parole di Boncinelli mi sono immediatamente tornate alla mente scorrendo una lettera di Christian De Duve pubblicata sul numero di  Science dell'8 Marzo 2013. 
De Duve è un biochimico belga, premio Nobel 1974 per la Medicina. 

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L’organizzazione delle api mellifere

Le api mellifere sono apprezzate soprattutto per il miele e per gli altri prodotti (cera, polline, propoli e veleno) che l’uomo ricava dalla loro attività, mentre ben più importante per l’agricoltura e per l’ambiente è la loro funzione pronuba. 
Innumerevoli studi hanno messo in evidenza le caratteristiche più significative della loro organizzazione sociale e i meccanismi di conservazione dell’ambiente interno al nido, a fronte delle variazioni esterne. Le loro attività sociali sono regolate da sofisticati sistemi di comunicazione e di integrazione sia di tipo chimico, mediati daferomoni, sia di tipo simbolico, come il linguaggio della danza. Il premio Nobel Karl von Frisch ha evidenziato che le api operaie non sono prevalentemente dedite al lavoro mentre il suo allievo Martin Lindauer, nel 1952, ha affermato che “l’ape spende nel riposo gran parte del suo tempo”; tuttavia egli scrive “se qualcuno crede che per questo dobbiamo rivedere le nostre opinioni sulla laboriosità delle api, si sbaglia in quanto fra le api anche la pigrizia ricopre un’importante funzione sociale. Le api che oziano nell’alveare fanno parte delle squadre di riserva e vengono impiegate nei momenti critici come manodopera disponibile a tutto a secondo delle necessità della famiglia e in particolare per la regolazione della temperatura del nido e la raccolta dell’alimento”.

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I predatori delle uova di lepidotteri defogliatori

Numerose specie di lepidotteri defogliatori di interesse forestale depongono le uova in ovature costituite anche da centinaia di elementi. 

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Problematiche fitosanitarie del verde urbano

Nelle aree urbane, le piante, oltre a ossigenare l’aria, assolvono importanti funzioni ornamentali, paesaggistiche, ricreative e filtranti; tuttavia molte essenze sono spesso costrette a vegetare in ambienti non del tutto idonei alle loro specifiche esigenze fisiologiche e sono sottoposte a varie cause di stress alle quali, per la loro longevità e immobilità, non possono sottrarsi se non grazie a interventi antropici. 
La gestione e la difesa del verde nelle aree urbane in relazione alle competenze richieste deve necessariamente coinvolgere figure specialistiche che vanno dal progettista del paesaggio, all’agronomo, al fitopatologo e all’entomologo in grado di progettare il verde e di gestire le avversità delle piante ornamentali su basi razionali.

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Sopravviviamo grazie alle piante

Le piante costituiscono l’unica fonte di tutti i nostri alimenti (indirettamente anche di quelli d’origine animale), producono anche ossigeno e assorbono anidride carbonica, consentendo di mantenere una composizione atmosferica equilibrata e quindi di respirare. Senza l’attiva vegetazione delle piante (e produzione) non sopravvivremmo. Per questo abbiamo gradualmente imparato a coltivare la terra e renderla più fertile, anche nel tempo. 
Dalla metà del ‘700, i Georgofili hanno attivamente contribuito a razionalizzare le tecniche agronomiche e la tutela dell’habitat, nonché a difendere i terreni dalle erosioni e dai dissesti idrogeologici. 
Gli agricoltori sono stati sempre i più diretti interessati e quindi i più attenti alla tutela dell’ambiente. Lo stesso termine di agricoltura viene oggi più puntualmente definito come “razionale gestione delle fonti rinnovabili della biosfera”. E’ una definizione che ci richiama agli stretti legami concettuali e logici fra agricoltori e ambientalisti, oggi purtroppo improvvidamente malintesi.

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Gli orientamenti comunitari in materia di gestione del rischio in agricoltura

Nella sua storia, la PAC ha cercato di assicurare la sostenibilità economica delle imprese agricole attraverso il sostegno dei prezzi e un diffuso protezionismo, i pagamenti diretti, lo sviluppo rurale. Con la riforma in discussione, l’evoluzione prosegue con la proposta di nuovi strumenti di gestione dei rischi naturali e di mercato.
In Italia, la PAC ha mantenuto nelle aree rurali la presenza diffusa di piccole aziende, ma non è riuscita a ridurre alcuni gap strutturali e di produttività che mettono in difficoltà le nostre imprese rispetto ai tradizionali competitori europei, non ha favorito il ricambio generazionale e la diffusione di una forte imprenditorialità. 
Dobbiamo difendere la PAC e le risorse finanziarie a essa destinate, ma dobbiamo anche guardare più in alto per verificare l’efficienza della PAC rispetto agli obiettivi posti e alla necessità di una politica agraria forte e attenta ai cambiamenti di scenario.

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Vegetale a chi?

I vegetali rappresentano il 99,9 % della biomassa presente sulla Terra. Si tratta di un dato straordinario e poco noto: il 99,9% del peso di tutto quello che è vivo sul nostro pianeta è prodotto da organismi vegetali. Se un ipotetico alieno arrivasse in orbita intorno alla Terra per analizzarne le forme di vita presenti, non potrebbe giungere ad altra conclusione che il nostro pianeta è dominato dalle piante e che gli animali, nel loro insieme, rappresentano una trascurabile presenza. Com’è possibile, allora che esseri da noi percepiti come insignificanti, insensibili, immobili e privi di qualsivoglia attributo superiore siano riusciti ad imporre in maniera così definitiva ed indiscutibile la loro supremazia sulla Terra? Non li avremo sottovalutati? 
E dunque: le piante sono esseri intelligenti? 
A questa semplice domanda cercano di dare una risposta Stefano Mancuso e Alessandra Viola nel volume “VERDE BRILLANTE”che esce oggi, 20 marzo 2013, per i tipi di Giunti. 

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Meglio tardi che mai!

Fu così che Mark Lynas, fra i più autorevoli giornalisti britannici e noto ambientalista, chiese di partecipare alla riunione annuale dell’Associazione britannica degli agricoltori; in quella occasione prese la parola per affermare, riguardo alla sua militanza anti OGM: “Mi sbagliavo. Mi dispiace”.
Ovviamente, come tutti i convertiti, Mark Lynas esagera; più corretto sarebbe affermare che le tecniche di modificazione genetica che producono OGM non sono, in sé, destinate a produrre cose solo cattive, perché la tecnica sviluppata produce in funzione di ciò che l’uomo desidera, se ci riesce, ottenere. Pertanto, se il risultato è adeguatamente testato e sperimentato, esso non deve essere respinto, ma, invece, può essere utilizzato.
L’esperienza di trent’anni di soia GM, diffusa in tutto il mondo, ci rassicura sull’innocuità di questo seme, e solo il fanatismo ideologico può continuare a sostenere la sua pericolosità; d’altra parte, se milioni di diabetici insulinodipendenti sono in vita, ciò è dovuto a un’insulina prodotta da un batterio GM.  Un altro aspetto dei prodotti GM è quello che possono consentire la riduzione dell’uso di insetticidi, dato che molti di essi sono costruiti in modo da resistere a certi parassiti che infestano, d’ordinario, le piante non GM.

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