Notiziario

DEMAGOGIA E FALSITA’ SUGLI OGM

Da un articolo di Vincenzo Cappellini, pubblicato su L’Informatore Agrario 24/2013, riportiamo un brano significativo rivolto al ministro Nunzia De Girolamo.
L’articolo, dal titolo “Quanta demagogia e falsità sugli ogm”, è molto chiaro ed eloquente. Merita di essere letto.
  Franco Scaramuzzi

"Cara ministro delle politiche agricole …..
Lei sbaglia quando dice di essere convinta che l’agricoltura italiana non abbia bisogno degli ogm.
Sbaglia quando asserisce che gli ogm stanno subendo un arretramento notevole.
Sbaglia quando afferma che tutte le organizzazioni di categoria sono contrarie agli ogm.
Sbaglia quando denuncia come fatto negativo l’obbligo di riacquistare di anno in anno delle sementi, ecc.
La realtà degli ogm, nell’economia globalizzata come è quella in cui viviamo, è ben diversa da quanto le hanno prospettato in seno al suo Ministero."

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I concimi derivanti dal recupero dei residui di lavorazione del cuoio e delle pelli conciate

I residui delle pelli e del cuoio sono stati utilizzati per la produzione di fertilizzanti e a tale scopo sono stati studiati molti processi di idrolisi. E’ necessario sottolineare che, negli idrolizzati, il cromo mantiene stabili i legami con le sostanze proteiche delle pelli, conferendo ai concimi le proprietà di un rilascio condizionato alle esigenze vegetali che rendono questi fertilizzanti unici e apprezzati in tutto il mondo.

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La concorrenza in agricoltura

Cominciano a emergere nuovi, anche se per ora parziali, orientamenti legislativi che superano il vecchio “dogma” relativo al prezzo, mentre resta insoluto il problema delle grandi commodities, che sono esposte alla concorrenza mondiale senza sufficienti difese.

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Itrana: una cultivar molto speciale

La cultivar Itrana è caratteristica dell’area olivicola della  Provincia di Latina, riconosciuta nel 2009 zona DOP “Colline Pontine”, che occupa la fascia pedemontana e collinare che va da Roccamassima fino a Minturno, per una lunghezza di circa 100 km. 
La superficie olivata è di circa 13.000 ettari con  una produzione di circa 45.000 quintali di olio ed una equivalente produzione di olive da mensa.  
L’olio extravergine di oliva si caratterizza per un aroma fruttato intenso con l’amaro e il piccante da lieve a medio ed  una nota di erbaceo fragrante e sentore tipico di pomodoro  verde, particolare che ha portato ad inserire nel disciplinare anche i parametri organolettici. I risultati delle ricerche in corso hanno mostrato che l’olio extravergine di oliva presenta caratteri particolarmente interessanti in termini nutrizionali e salutistici ed anche in termini  di tracciabilità in quanto l’analisi NMR ha mostrato il loro forte differenziarsi da quelli delle province laziali circostanti. 

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Quali saranno gli impatti dei cambiamenti climatici sui pascoli naturali alpini?

Le specie foraggere rappresentano secondo la FAO la risorsa principale per la sopravvivenza di circa un miliardo di persone. Nelle regioni alpine italiane, la superficie occupata da praterie e pascoli permanenti ammonta a circa 1.5 milioni di ettari, di cui gran parte localizzati in aree marginali dove svolgono, oltre a quella produttiva, numerose altre funzioni chiavi per la vita dell’uomo (tutela e protezione del suolo, paesaggistica, turistica, ecc.). 
Il clima delle Alpi è cambiato in maniera preoccupante nel corso del secolo, con un aumento delle temperature pari a oltre il doppio rispetto alla media mondiale. Inoltre, secondo l’IPCC (Intergovernemental Panel on Climate Change), le risorse pastorali sono ecosistemi particolarmente vulnerabili al cambiamento del clima, e pertanto necessitano di un monitoraggio costante, condotto anche a vasta scala, nell’ottica di una loro gestione conservativa. 
Tramite uno studio recentemente condotto da un gruppo di ricerca dell’Università degli Studi di Firenze (Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell'Ambiente), sono stati utilizzati strumenti innovativi (strumenti GIS e modelli di classificazione statistica) per caratterizzare territorialmente le risorse pastorali delle zone montane dell’intero arco alpino italiano e analizzare le possibili variazioni nella loro distribuzione e composizione in relazione ai cambiamenti climatici futuri.

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Calabroni “vecchi” e “nuovi”

Recentemente è stata segnalata in Liguria la presenza di una terza specie di calabrone di origine asiatica descritta da Lepeletier nel 1836 come Vespa velutina

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Agricoltura e acqua

A fronte di una necessità crescente di acqua, le quantità effettivamente disponibili per uso agricolo sono in diminuzione a causa dei cambiamenti climatici, di una cattiva gestione delle risorse idriche e del territorio e di molteplici altre concause. 

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Orticoltura urbana e qualità delle città

L’orticoltura urbana è esercitata all’interno delle città e nelle aree periferiche e consiste nell’allevamento di piante principalmente (se non esclusivamente) da orto e da frutto e di piante aromatiche, da fiore, da vivaio e ornamentali, alimentando anche attività economiche correlate come la loro vendita o la loro prima trasformazione. Questa orticoltura, che tanto aveva impressionato Goethe nel suo viaggio in Italia e in particolare a Napoli per la sua varietà e per la soluzione “ecologica” che veniva già utilizzata a valle dell’impiego alimentare (…La campagna che circonda Napoli è tutta un immenso orto: è un piacere osservare l’incredibile quantità di verdura che viene portata in città tutti i giorni, e come l’industriosità umana riporti poi alla campagna i rifiuti della cucina, per concimare la vegetazione…), comprende oggi tutte le varie possibilità di utilizzare il suolo coltivabile rimasto nelle aree urbanizzate.

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Globalizzazione e strategie cinesi

Il nuovo Premier Li Keqiang, usando la tattica cinese della umiltà apparente e della paziente attesa, sta compiendo una serie di missioni all’estero, insistendo ovunque nell’affermare che il suo Paese ha bisogno di soddisfare soprattutto le necessità alimentari del popolo e di cercare un maggiore equilibrio nei commerci bilaterali, con accordi che coinvolgono molto spesso l’agricoltura. 
Avvalendosi della forza di una rigida dittatura, che continua a sfruttare una manodopera inamovibile e a basso costo, la Cina opera liberamente sul mercato mondiale, anche senza rispettare regole internazionali e copiando con disinvoltura ogni nuova tecnologia. Inoltre sta acquisendo l’uso di vaste aree agricole in altri Continenti (grabbing), con operazioni che possono essere considerate come nuova forma di colonizzazione incruenta, apparentemente consensuale. Accoglie nel territorio nazionale imprese straniere che vogliano produrre con processi per loro ancora innovativi, attraendoli appunto con il basso costo del lavoro e con un vasto mercato di grandi prospettive; ciò è valso anche per nostre importanti imprese agricole. Libera di non rispettare tante regole, così come i diritti civili del proprio popolo, la Cina sta tessendo una rete sempre più larga di rapporti con diversi Paesi, un po’ ovunque, impegnando miliardi di dollari in opere edilizie.

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La cocciniglia piriforme delle ornamentali e degli agrumi

La esotica cocciniglia Protopulvinaria pyriformis, deve il suo nome scientifico alla forma del corpo delle femmine, dapprima trasparente e depresso, quindi di colore ocra, con l’estremità anteriore (cefalica) acuta e quella posteriore (caudale) arrotondata. Le femmine ovigere secernono un ovisacco stretto e ceroso, entro il quale depongono in media 200 uova. La specie, di origine sudamericana, è ormai ampiamente diffusa in America, Africa e Asia. Nel Bacino mediterraneo è presente in Israele, nella penisola Iberica, in Francia, in Grecia e in Italia dove è stata segnalata 20 anni fa a Roma. In Sicilia, dove è stata riscontrata nel 1995, è ormai ampiamente diffusa e dannosa. La specie è partenogenetica e le femmine svolgono da 2 a 3 generazioni nel corso dell’anno in rapporto alle condizioni ambientali e alla pianta ospite. Nei nostri ambienti infesta numerose piante di interesse agrario (agrumi avocado) e ornamentale (edera, alloro). Particolarmente gravi sono gli attacchi registrati su Meryta denhamii che, nel giro di alcuni anni, hanno causato, nel centro urbano di Catania, la morte di imponenti esemplari.
Nell’ultimo quinquennio le infestazioni della cocciniglia si sono progressivamente estese in varie zone agrumetate siciliane dove sta vicariando gli altri ben noti coccidi Saissetia oleae e Ceroplastes rusci.  

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L’economia vitivinicola lombarda

L’economia vitivinicola lombarda posta a confronto con il corrispondente comparto nazionale e comunitario, presenta caratteristiche di indubbio interesse oggi ed anche in prospettiva. 
Essa si inquadra in un contesto nazionale e comunitario caratterizzato, dagli anni ’50 ad oggi, da una progressiva diminuzione delle superfici vitate, da una volatilità, con tendenza decrescente, delle produzioni di uva e, dal 1999,  da una stabilità del valore della produzione.
La Lombardia è sopra la media nazionale e comunitaria (UE 15) per valore della produzione del vino ad ettaro mentre si colloca al di sotto in termini di quota del valore aggiunto sul totale dell’agricoltura.   
Il saldo commerciale del vino lombardo si mantiene positivo in termini correnti nell’ultimo decennio, mentre la bilancia agroalimentare è negativa. Tuttavia le prestazioni commerciali del vino lombardo sono nettamente inferiori al dato nazionale.
In Lombardia i vini di qualità sono l’85% della produzione totale, mentre in Italia la quota scende al 71%.

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Agrometeorologia per la sicurezza ambientale e alimentare

Si e' aperto ieri a Firenze il XVI Convegno dell' Associazione Italiana di Agrometeorologia (AIAM), in collaborazione con la Fondazione Clima e Sostenibilità e il Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell'Ambiente della Università di Firenze.
Il convegno intende focalizzare l'attenzione sulle interazioni fra agrometeorologia, ambiente e sicurezza alimentare ed idrica.

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Le api di Einstein

Sulla rubrica di RAI 3 “Leonardo, telegiornale della scienza” un recente servizio sulle api mellifere è stato aperto con la celebre frase attribuita ad Albert Einstein “se le api scomparissero dalla terra, per l’uomo non resterebbero che 4 anni di vita”.
Come ha sottolineato l’amico Raffaele Cirone “il grande fisico e Premio Nobel, quella frase non l’ha mai pronunciata, né scritta, né lasciata intendere”
Già nell’aprile 2007 il sito americano “Snopes.com”, che analizza e smonta le leggende metropolitane, pose la questione: “Einstein ha veramente detto questo?”
Massimo Mazzucco sul suo sito “Luogo Comune.net” ha analizzato l’origine e la diffusione della presunta profezia apistica. I primi sospetti sulla non veridicità della celebre frase sono sorti partendo dalla osservazione che dal 1955, anno della morte dello scienziato, al 1994 non c’è alcuna traccia di tale frase. Nel 1994 gli apicoltori europei sfilarono per le strade di Bruxelles per manifestare alle Autorità comunitarie lo stato di disagio dell’apicoltura.

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"Coltiva il porco, benché lordo e brutto; che salsiccia ti dà, lardo e prosciutto"

Se nei secoli passati l’alimentazione dei contadini era essenzialmente costituita da cereali e legumi, allevare buoi, pecore, maiali, polli e tacchini significava avere sia forza lavoro, concime, materia prima per fabbricarsi abiti e quant’altro, sia potersi concedere qualche volta un piatto a base di carne.
Gli eccessi, tuttavia erano duramente stigmatizzati, riconducendoli addirittura ad una sorta di spregiudicatezza morale non consona alla gente di campagna che dava segno così facendo, di aver perso gli antichi valori e la semplicità e purezza dei costumi.
Giuseppe Giovanni Ippoliti vescovo di Cortona, pur sensibile verso le misere condizioni dei contadini della sua terra, giudicava duramente coloro che in occasione “delle nozze rustiche”, non si accontentavano più “di semplice vitella, e castrati, e capretti, e capponi … del galletto più tenero, del più delicato lattajolo”, ma ricorrevano a cuochi esperti per preparare “a josa … budini, salse, intigoli, ragù”. (Lettera parenetica, morale, economica di un paroco della Val di Chiana, 1774). Identico richiamo veniva anche sul finire del ‘700 da Luigi Fiorilli  che si lanciava in una dura invettiva contro il lusso dei contadini ai quali rimproverava di sperperare il denaro nelle botteghe di città per acquistare ghiottonerie quali “mortadella, e prosciutto, e pesce, e salame” e per bere vino al posto di un “frizzante acquerello”. (Sul Lusso dei contadini, 1795) 
Fra gli animali allevati, il porco definito dalla saggezza popolare “Il più utile degli animali senza corna e senza ali”, godeva di attenzione particolare, ad iniziare dal luogo ove ospitarlo che abbisognava di una cura specifica causa l’ingordigia, l’aggressività e la scarsa socievolezza dell’animale.

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Troppi i nemici della vera agricoltura

L’idea che deve muoverci nel valutare l’agricoltura deve essere quella che considera questo comparto produttivo indispensabile per la permanenza dell’uomo su questa terra, poiché tutti dobbiamo mangiare, e capace di incrementare i suoi risultati produttivi per mettere a disposizione dei tanti che non ne hanno, cibi sufficienti e sconfiggere, finalmente, la fame che è ancora presente in molte parti del mondo.

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Memoria e futuro

Un atto dinamitardo così barbaro e vile quale quello del 27 maggio 1993 a Firenze, in Via dei Georgofili, non dovrebbe mai essere dimenticato. Rimarrà certamente scolpito nella Storia. Sappiamo però che questa e già ricca di tragedie e misfatti, ma troppo spesso non insegna ad evitarle, anzi si è ripetuta più volte, senza far tesoro delle esperienze già vissute. 
Proprio per questo dobbiamo impegnarci a trasmetterne il ricordo vivo, in modo efficace e quanto più a lungo possibile, alle nuove generazioni attuali e future. Sono già trascorsi 20 anni. Si è già scritto e detto di tutto su questo atto dinamitardo, ma troppi giovani con meno di 20 anni già dichiarano di non esserne a conoscenza. L'intento non è certamente quello di suscitare spiriti vendicativi, ma di respingere il male insito nella violenza e far capire il valore del reciproco rispetto umano. 
I Georgofili, che sono stati l'obiettivo casuale più duramente e direttamente colpito, si impegnarono subito in un intenso lavoro di ricostruzione e ripristino, durato 3 anni. Furono aiutati da un ampio, spontaneo e prezioso sostegno da parte di tutte le Istituzioni e di tantissimi volontari, conservandone profonda gratitudine. Quella forte volontà popolare di contrapporsi alla barbarie merita di essere ricordata, con altrettanto impegno e portata all'attenzione delle nuove generazioni, con orgoglio e come esempio. 
La nostra Accademia è attualmente impegnata ad affrontare problematiche che, nel vasto orizzonte aperto dal processo di globalizzazione in atto, richiedono soluzioni condivise e sostenute a livello planetario, come evidenziato anche dai sempre più frequenti Summit mondiali a vari livelli (su temi quali sicurezza alimentare, cambiamenti climatici, tutela ambientale, risorse energetiche rinnovabili). 
Occorreranno tempi lunghi e una costante presa di coscienza da parte delle nuove generazioni. Ma saranno proprio loro a poterne beneficiare, superando le barriere linguistiche e le distanze fisiche, avvalendosi delle nuove tecnologie che vanno evolvendosi in modo sempre più rapido e in forme per ora neppure immaginabili. Bisognerà essere pronti a ricercare ciò che ci accomuna, piuttosto che accanirsi nell'evidenziare ciò che ci divide, anche nei rapporti con persone diverse per origine, tradizione, religione, ideologia, interessi e quant'altro. 

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Ventesimo anniversario della strage di via dei Georgofili

L’Accademia dei Georgofili ha ricordato il ventesimo anniversario dell’atto dinamitardo del 27 maggio 1993, con diverse manifestazioni che hanno riscosso una sentita partecipazione di pubblico.

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Impatto dei cambiamenti climatici su vite e olivo

I cambiamenti climatici in atto lasciano intravedere dei mutamenti significativi negli areali di coltivazione di alcune specie arboree di pregio, come la vite e l’olivo. Data l’importanza del settore viticolo e di quello olivicolo, risulta strategico prevedere gli scenari futuri in cui le due specie verranno a trovarsi, in vista anche dell’adozione, da parte degli addetti ai lavori (agricoltori, enologi, imprenditori) di scelte agronomiche e gestionali volte a mantenere un elevato profilo quanti-qualitativo delle produzioni.
Alcuni studi condotti dal gruppo di ricerca del Prof. Bindi del Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente di Firenze e recente pubblicati su due delle principali riviste internazionali del settore (CLIMATIC CHANGE e GLOBAL ECOLOGY AND BIOGEOGRAPHY) hanno consentito, grazie all’uso della modellistica climatologica e colturale, di delineare per entrambe le specie, le possibili variazioni di superficie e gli eventuali slittamenti o traslazioni in aree potenzialmente adatte alla coltivazione.

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Le vere imprese agricole italiane

Il 6° Censimento Generale dell’Agricoltura del 2010, i cui risultati sono stati resi pubblici recentemente, ha contato in Italia un milione 621 mila aziende agricole con 12 milioni 856 mila ettari di superficie agricola utilizzata (Sau). Nonostante la considerevole contrazione (- 32,4 per cento) del numero di aziende dal precedente Censimento del 2000, la superficie media è ancora pari a 7,9 ettari, a fronte di  490 mila aziende con 55 ettari di Sau in media in Francia e 300 mila aziende con 56 ettari di Sau in media in Germania. 
Dalla lettura di questi dati, se ne deriva spesso una immagine particolarmente preoccupata: la competitività dell’agricoltura Italiana appare ancora frenata da un pesante gap strutturale. Ma dividendo le aziende censite sulla base della loro dimensione economica (una misura del reddito lordo, basata sulla produzione standard calcolata applicando una metodologia europea), l’agricoltura italiana offre un’immagine di sé molto articolata. 
Il 67 per cento delle aziende agricole italiane ha una dimensione economica inferiore a 10 mila euro (circa una pensione media). Più della metà di queste aziende (pari al 36,4 dell’intero universo censito) auto-consuma totalmente o in prevalenza la propria produzione. Quelle che restano di questo gruppo, che commercializzano la maggior parte della produzione, hanno una dimensione economica media di appena 3.730 euro l’anno. Queste aziende, secondo lo studio, non possono essere considerate propriamente imprese per il carattere accessorio della propria attività. 

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Necessaria abilitazione per utilizzare le trattrici agricole e forestali

Il provvedimento, come stabilito, è entrato in vigore il 13 marzo 2013 ed i lavoratori che usano le trattrici agricole e le altre macchine indicate nell'accordo, per ottenere l'abilitazione devono frequentare un apposito corso di formazione entro il 13 marzo 2015.
I corsi saranno tenuti da soggetti istituzionali (Ministero del lavoro, INAIL, Regioni, Province, ecc.), Associazioni sindacali, Organizzazioni agricole, Ordini e Collegi professionali. Si prevedono due moduli formativi in aula di tre ore (uno giuridico-amministrativo e l'altro tecnico) e due moduli pratici di cinque ore in campo, uno per la trattrice a ruote e l'altro per le cingolate: le ore di lezione dei moduli pratici, pertanto, prevalgono su quelli teorici.
L'abilitazione avrà la durata di cinque anni e sarà rinnovata previa partecipazione ad un corso di aggiornamento della durata minima di quattro ore, delle quali almeno tre ore di lezioni pratiche.

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Il linguaggio delle piante attraverso i composti organici volatili: dal significato ecologico allo sfruttamento agronomico

I composti organici volatili emessi dalla vegetazione, chiamati anche composti organici volatili biogenici (BVOC), sono un insieme eterogeneo di molecole chimiche con una vasta gamma di funzioni per le piante, e di conseguenze per l’ecosistema e l’ambiente. In poche parole, sembra che i BVOC siano l’alfabeto con cui le piante comunicano tra di loro, con i loro ospiti e nemici, e con l’ambiente. Decifrare l’alfabeto significa non solo aumentare le conoscenze sulla biologia delle piante, ma soprattutto mettere a punto interventi di difesa da avversità, patogeni, e fitofagi basati sullo sfruttamento delle “grida di aiuto” delle piante.

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Riconsiderare l'agricoltura

Dalla metà del secolo scorso, la nostra agricoltura è stata sempre più sottovalutata, trascurata e anche penalizzata. La grande e complessa crisi che stiamo attraversando si è quindi aggiunta a preesistenti incomprensioni. E’ sconcertante constatare quanto ne sia oggi disinformata l'opinione pubblica. Talvolta sembra rimanere sorpreso anche il mondo politico quando emergono alcune attuali realtà del lavoro agricolo, delle crescenti difficoltà a trarne l’indispensabile reddito, dei conseguenti rischi per la stessa sopravvivenza del “settore primario”. Significativo il fatto che, nel mediatico “toto-ministri”, imperversato per giorni, nessuno abbia trovato fino all’ultimo minuto un cenno sul Ministero dell’Agricoltura. D’altra parte, non è da oggi che se ne è tentata l’impraticabile abolizione, richiesta anche attraverso un improvvido referendum popolare. 
Abbiamo invece più che mai bisogno di sostenere la nostra agricoltura, nel suo eterogeneo insieme agro-silvo-pastorale, che va dalle piccolissime alle grandi imprese e dai prodotti di nicchia a quelli di largo consumo. Dobbiamo quindi ridarle nuova energia con un progetto strategico nazionale condiviso, prima che sia troppo tardi, insieme ad un responsabile "Patto nazionale di emergenza per il settore”.

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