Nel campo del miglioramento genetico delle piante agrarie, incluso l’uso degli OGM, importanti prospettive per aumentare la produzione alimentare, oggi sempre più pressante, è offerta dall’epigenetica.
Questa branca della genetica o, meglio, della biologia molecolare, è venuta recentemente alla ribalta in Italia in seguito al conferimento del premio Balzan a Novembre, a Milano, ad uno scienziato inglese, David Baulcombe (foto), docente emerito di botanica all’Università di Cambridge, più volte candidato al premio Nobel.
Questo scienziato, lavorando proprio sulle piante, ha portato in evidenza il ruolo di piccole molecole di RNA nella disattivazione genetica e, quindi, dell’epigenetica più in generale. Bisogna dire, però, che già da una ventina di anni, numerosi ricercatori studiano i fenomeni epigenetici non solo sulle piante ma anche sugli animali e, cosa più importante, sull’uomo in relazione a molte malattie. Senza entrare nei particolari di questa materia, l’aspetto fondamentale dell’epigenetica consiste nell’avere scoperto una serie di processi a livello genetico-molecolare, detti “fattori epigenetici”, i quali influenzano l’espressione genica in modo da non coinvolgere cambiamenti della sequenza delle basi del DNA, ma, pur non trattandosi di mutazioni ( gli unici cambiamenti ritenuti ereditabili), sono completamente o in parte mitoticamente e meioticamente stabili e, quindi, trasmissibili rispettivamente sia a livello cellulare e sia di generazione in generazione.