Notiziario





L’identità sensoriale varietale del vino: aspetti biochimici e tecnologici

I composti volatili responsabili delle caratteristiche aromatiche del vino sono numerosi e di diversa natura. Molti di essi, quelli quantitativamente più importanti, si originano nel corso della fermentazione alcolica. Tuttavia, le caratteristiche aromatiche dei vini e la loro specificità sensoriale sono spesso fortemente dipendenti da componenti volatili di altra origine, talvolta meno importanti da un punto di vista quantitativo ma, comunque, in grado di contribuire in maniera determinante all’aroma del prodotto finito. Molte di tali molecole odorose derivano dall’uva e sono generalmente presenti nel vino in concentrazioni molto basse. 

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La fauna selvatica nella cucina toscana

E’ universalmente riconosciuto che la storia della pratica venatoria ha segnato il passaggio dall’homo erectus  all’homo sapiens ed ha condizionato usi, costumi, rapporti sociali e stili di vita. La ricerca della fauna selvatica è stata la prima azione a diventare racconto scritto di cui lasciare testimonianza e memoria. Troviamo disegni incisi in caverne o su rocce, e di questi racconti raffigurati da pittori rupestri se ne trovano molti ed in ogni continente ed, a sentire i paleontologi, si risalirebbe al Paleolitico. L’uomo ha iniziato la sua avventura sulla terra come cacciatore e come tale ha via via perfezionato la tecnica venatoria e la cucina, dando vita così alla “gastronomia”, migliorando di conseguenza la sua stessa esistenza.
Con il passare dei secoli, la caccia diviene pratica di grande ed inedito prestigio simbolico nell’esercizio del potere, della forza e del coraggio, ma è anche il momento nel quale si sviluppano tutte le diverse tecniche per catturare le varie specie animali in una sfida tra la nobiltà, proprietaria dei territori e quindi degli animali selvatici che ci vivevano, ed i contadini che non avevano diritti su questi ma che cercavano ugualmente di catturarli per arricchire i propri poveri pasti. Ed ecco allora svilupparsi trappole, laccioli, reti ed altri strumenti economici e soprattutto silenziosi in contrasto con i prestigiosi, costosi e rumorosi fucili.

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L'OLIVICOLTURA INSOSTENIBILE

Secondo opinioni ampiamente condivise, una parte considerevole della nostra attuale olivicoltura è da considerare "marginale", in quanto economicamente insostenibile e non facilmente migliorabile. Molto spesso è rappresentata da piccole proprietà fondiarie, derivate dalle crescenti “polverizzazioni” per ripetuti e incontrastati frazionamenti ereditari. Se non già abbandonate e lasciate riconquistare spontaneamente da bosco, queste proprietà risultano formalmente gestite a livello familiare. Il reddito complessivo oggi proviene da lavoro in attività non agricole o svolte presso terzi, mentre le produzioni che si ottengono sono destinate all'autoconsumo. Della coltivazione di questi campi spesso si occupano gli anziani, ormai pensionati. Gli altri familiari possono dedicarvi qualche ora del loro tempo libero. Vanno così regredendo, a vista d'occhio, le cure colturali che un tempo venivano attentamente applicate. Vi è un'ampia casistica di queste situazioni, diverse tra loro, ma non dovrebbe essere difficile individuare e distinguere quelle che Eurostat giustamente non considera più come aziende agricole. Gli aiuti finanziari dispersi a pioggia su realtà marginali possono assumere un carattere assistenziale, ma non mirato allo sviluppo. Sottraggono inoltre risorse pubbliche, a danno delle imprese olivicole (grandi, medie o piccole che siano) che producono per il mercato, contribuiscono a formare il PIL nazionale e che ne hanno urgente bisogno per potersi modernizzare e rimanere competitive. 

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La revisione delle macchine agricole: problema non più eludibile

Nell'ormai lontano 1992 venne emanato il Codice della Strada ancora in vigore, che, all'art. 111 prevede la revisione delle macchine agricole, previa emanazione di un decreto interministeriale (Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Ministero delle politiche agricole) che  stabilirà i tempi, le modalità e individuerà le macchine da sottoporre a revisione.
Per tanti anni il decreto non è stato emanato anche se, ovviamente,  il problema era oggetto di dibattito in tanti convegni.

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Gli alimenti funzionali di origine animale

I prodotti di origine animale hanno sempre stimolato contrapposizioni tra sostenitori ed oppositori, ma nel ciclo della natura l’uomo è inserito come onnivoro e i suoi organi, funzioni ed esigenze biologiche sono predisposti per una alimentazione mista. Le diete oggi più suggerite prevedono come componenti principali gli alimenti di origine vegetale, mentre quelli di origine animale, soprattutto la carne rossa, dovrebbero essere poco consumati. La dieta ricca di fibra, giusta per l’adulto, non può essere generalizzata perché le esigenze variano tra tipi metabolici, tra fasce climatiche e tra stagioni, tra livelli di attività fisica (atleti) e, soprattutto, con l’età; da bambino ad anziano gli alimenti di origine vegetale devono aumentare gradualmente man mano che diminuiscono quelli di origine animale.
Le carni, soprattutto quelle rosse, il latte (e derivati), le uova (soprattutto il tuorlo) sono fonte di nutrienti chiave non presenti, o meno presenti, nei prodotti di origine vegetale quali proteine di alto valore biologico, vitamina B12, minerali biodisponibili (Fe, Ca, K, Se) ed hanno acidi grassi essenziali non presenti nei vegetali: ω3 e ω6, linoleico coniugato, a–lipoico, saturi trans (rumenico e vaccenico). Per le specie ittiche è bene segnalare le diversità: di acidi grassi nobili è ricco il pesce azzurro, molto meno le altre specie.

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I neofiti della ruralità

Un nuovo problema per l’agricoltura italiana sembra essere rappresentato, in certe situazioni, dal disagio che si comincia a percepire nella convivenza tra gli agricoltori (i pochi rimasti), i vecchi abitanti, magari proprietari che sanno di agricoltura anche se non sono mai stati coltivatori, ed i neo-rurali cioè i nuovi insediati. Quelli che spesso vengono anche chiamati esodati urbani.
Questi ultimi, innamorati del verde e della tranquillità di cui hanno fatto una scelta di vita, non capiscono perché debbano esistere i contadini con i loro pollai e i galli che cantano al mattino, disturbando il sonno di tutti; perché gli agricoltori (quei disgraziati!) debbano usare i diserbanti o il trattore cingolato che, per i pochi metri che deve percorrere tra lo scarico dal rimorchio gommato ed il terreno su cui deve operare, rovina la strada recentemente cementificata davanti a casa; e così via...
Vorrebbero, questi neo-rurali, che le strade interpoderali fossero dei bei sentieri puliti su cui i trattori non passino lasciando solchi che poi diventano fangosi; che i meli fossero tutti delle antiche cultivar scomparse che loro, e solo loro, sanno salvare; che i boschi, invece di essere terreni abbandonati, pieni di rovi, sambuchi e clematidi, terreni in cui faticosamente si fanno strada le robinie (ahimè non autoctone!), fossero dei lindi querco-carpineti in cui è bello passeggiare, sentire gli uccellini cinguettare, osservare la biodiversità dei ruscelli; che di notte le volpi potessero tranquillamente avvicinarsi ai pollai e non fossero tanto perseguitate; e così via...

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Il mistero dell’IMU

Leggiamo con perplessità due agenzie del 24 ottobre 2013: nella prima (ore 11.55) si legge che l’art. 23 del disegno di legge di stabilità ha iniziato il suo iter al Senato ed implica il ritorno dell’IMU sui terreni agricoli e i fabbricati rurali. Per i fabbricati rurali, riferiscono fonti parlamentari, si rischia un ulteriore aggravio di imposta con l’introduzione della trise. La seconda agenzia (ore 14.27) riferisce che il Ministro De Girolamo ha rilasciato la seguente dichiarazione: “La reintroduzione di una tassa sui terreni agricoli e sui fabbricati rurali non è stata discussa nel Consiglio dei Ministri. Quindi altre letture o altre interpretazioni non possono che essere frutto di un errore … ribadisco che si tratterebbe di una tassa doppiamente ingiusta che peserebbe sui terreni che sono i veri mezzi di produzione agricoli”.
L’Accademia dei Georgofili, fin dall’istituzione dell’IMU (dicembre 2011) richiamò subito l'attenzione sulla insostenibilità concettuale di un siffatto provvedimento, giacché i terreni coltivati rappresentano strumenti che producono redditi da lavoro e non rendita patrimoniale. D'altra parte, i redditi degli agricoltori sono già tassati. I Georgofili segnalarono l'errore e le micidiali conseguenze negative per una agricoltura che è già in serie difficoltà. 

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“Alimenti Funzionali”

La consapevolezza dell’importanza della nutrizione sullo stato di benessere dell’uomo, aggiunta alla conoscenza delle cause scatenanti patologie legate all’alimentazione ha condotto alla formulazione dell’ipotesi secondo la quale alcuni componenti degli alimenti possono modulare le funzioni cellulari, potenziare le difese immunologiche dell’organismo riducendo così il rischio di insorgenza di patologie. 
In questa ottica, gli alimenti non vengono esclusivamente considerati fonte di energia per lo svolgimento dei normali processi metabolici dell’organismo, ma anche fonte unica di principi attivi (antiossidanti, vitamine, acidi grassi polinsaturi omega3- PUFAomega3) che contribuiscono a “massimizzare” lo stato generale di salute e benessere dell’organismo e a “minimizzare” il rischi di insorgenza di patologie. 
In risposta all’evoluzione del concetto di nutrizione, le industrie della filiera alimentare hanno sviluppato nuovi processi tecnologici per la realizzazione di una nuova categoria di alimenti denominata ALIMENTI FUNZIONALI (Functional foods). Questi prodotti sono ideati tenendo presente particolari esigenze dei consumatori e formulati utilizzando tecnologie innovative mirate a modificare alcune proprietà dell’alimento (Es: composizione chimica) lasciando inalterate le altre (Es: caratteristiche sensoriali). 
L’origine del termine FUNCTIONAL FOOD è attribuibile ad un espressione nata in Giappone nel 1988 (espressione introdotta nei verbali del progetto “Systemic Analysis and Development of Food Functions” supportato dal Ministero dell’Educazione, della Scienza e della Cultura) per indicare alimenti ricchi in nutrienti aventi la capacità di produrre effetti benefici sulla salute. 

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Disseccamento rapido dell’olivo

Questa fitopatia che, come ne denuncia il nome, è caratterizzata da disseccamenti estesi e rapidi della chioma degli olivi che ne sono affetti e che ne muoiono,  si è manifestata un paio di anni addietro  nel Salento leccese, agro di Alezio, su di una  diecina di ettari. Essa si è poi diffusa  rapidamente, specie nell'anno in corso, sì da interessare oggi un'area stimata  di circa 8000 ha. Il tipo di sintomi (disseccamento improvviso a "pelle di leopardo" che si estende progressivamente all'intera chioma e collasso delle piante) ha fatto supporre l'azione di agenti tracheifili, la cui localizzazione potrebbe ridurre, se non bloccare, il rifornimento idrico. Ed è lungo questa direttrice che si sono mosse le indagini condotte dal Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti dell'Università Aldo Moro di Bari e dalla Unità Operativa di Bari dell'Istituto di Virologia Vegetale del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Cosa si è appreso: (1) il legno dell'annata delle piante deperenti è estesamente imbrunito e colonizzato da funghi  tacheomicotici del generePhaeoacremonium (gli stessi coinvolti nell'eziologia nel complesso del "Mal dell'esca" della vite) la cui specie più rappresentata è P. parasiticum. Gli imbrunimenti causati da questi miceti  sono solitamente collegati alla presenza  di gallerie del rodilegno giallo (Zeuzera pyrina) il cui ruolo nella insorgenza delle infezioni fungine non è stato ancora accertato; (2) nelle piante sintomatiche di olivo (ma anche di mandorli ed oleandri con bruscature fogliari presenti nelle vicinanze degli oliveti colpiti) è stato identificato, sia con saggi molecolari che sierologici, un ceppo del batterio Gram-negativo Xylella fastidiosa, un agente da quarantena non segnalato in Europa e nel Bacino del Mediterrano (i reperimenti di qualche anno addietro in Kosovo su vite, ed in Turchia su mandorlo, mancano di conferma definitiva). 

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Serve una nuova rivoluzione verde

Negli anni ’50 l’agricoltura si trasformò da familiare a intensiva. In molte regioni del mondo cambiò il modo di coltivare la terra: la produzione aumentò in seguito a investimenti e all’avanzamento nella ricerca agricola e tecnologica dando vita alla cosiddetta 'rivoluzione verde’.
In mezzo secolo, la rivoluzione verde ha cambiato il modo di coltivare la terra, favorendo raccolti abbondanti e contribuendo a migliorare le condizioni di vita di molte popolazioni. Il sistema tuttavia si è rivelato nel tempo 'instabile’ e non privo di effetti negativi: lo sfruttamento eccessivo, l’uso irrazionale delle risorse naturali e l’impiego di fertilizzanti e pesticidi hanno creato forti squilibri e generato nuove fonti di inquinamento con gravi ripercussioni sugli ecosistemi.

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La foresta sta soppiantando il bosco?

Più volte la lingua italiana è stata paragonata a un fenomeno geologico, ricco di sedimentazioni e straordinari giacimenti, soggetto ad un’inarrestabile e lentissimo divenire. Su questa scala temporale suona come una “notizia di stamani” il Lessico di frequenza della lingua italiana contemporanea (Bortolini, Tagliavini, Zampolli) edito da Garzanti nel 1972.
L’opera in sostanza fa lo spoglio di un rappresentativo corpus di testi di teatro, romanzi, cinema, quotidiani, sussidiari (fra cui Fo, Calvino, Germi, Visconti ecc) per complessive 500.000 parole: poi  le attribuisce a classi di frequenza. L’obiettivo è quello di passare la lingua “ai raggi x” per vedere quali parole siano le più usate. Radiografie come quella scattata allora (ora) sono utilissime per i tecnici, sempre inclini a farsi un proprio gergo sottovalutando l’opportunità di dialogare con i comuni mortali.
Per il versante “forestale”, il responso è categorico: il vocabolo “bosco” è stato conteggiato ben 65 volte, mentre “foresta” solo 19, meno di un terzo. Gli italiani parlerebbero dunque più volentieri il “boschese”, mentre gli addetti ai lavori (o agli studi?) preferiscono foresta e suoi derivati, risultando forestali: le scienze, i dottori, le leggi, le politiche, i proprietari, il settore, il demanio, il Corpo dello Stato, i cantieri, gli operai, le sistemazioni idrauliche, le riviste, le fiere ecc. Di boschivo rimangono gli incendi e i boscaioli. Infine, fuori concorso causa obsolescenza etimologica, l’anno silvano, l’economia agrosilvopastorale e la selvicoltura. 

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Cambia il clima: c'è bisogno di selezionare nuove piante

Il rapporto dell' "UN's Climate Panel"  (IPPC, emesso alla fine di settembre 2013) fornisce dettagli sulla prova fisica del cambiamento climatico: a livello del terreno, nell'aria, negli oceani, il riscaldamento globale è, infatti "inequivocabile". La relazione aggiunge che una pausa del riscaldamento nei prossimi 15 anni è considerata troppo breve per portare ripercussioni a lungo termine sul clima. 
IPPC avverte che le emissioni continue di gas causa dell' aumento dell' effetto serra causerà un ulteriore riscaldamento e cambiamenti in tutti gli aspetti del sistema climatico. Per contenere questi cambiamenti saranno necessarie "riduzioni sostanziali e durature delle emissioni di gas serra". Le proiezioni sono basate su ipotesi su quanto gas serra potrebbe essere rilasciato. Dopo una settimana di intensi negoziati a Stoccolma, la sintesi è stato finalmente rilasciata dai responsabili politici sulla scienza fisica del riscaldamento globale. la prima parte di una trilogia di IPCC, con scadenza nei prossimi 12 mesi; è un documento di 36 pagine considerato la dichiarazione più completa sulla  comprensione della meccanica di un pianeta che si surriscalda. Essa afferma senza mezzi termini che, dal 1950, molti dei cambiamenti osservati nel sistema climatico sono "senza precedenti nel corso di millenni ". Ciascuno degli ultimi tre decenni è stato successivamente più caldo sulla superficie della Terra, e più caldo rispetto a qualsiasi periodo dal 1850, e probabilmente più caldo che in qualsiasi momento negli ultimi 1.400 anni. 

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L’agricoltura di precisione

Secondo la definizione data, l’agricoltura di precisione è “fare la cosa giusta, nel posto giusto, al momento giusto, nel modo giusto”. Quanto a modalità, l’agricoltura di precisione è inscindibile dalla navigazione satellitare: ovvero dalla determinazione della propria posizione rispetto a costellazioni non di stelle ma di satelliti artificiali orbitanti a 20.000 km dalla Terra quindi ampiamente fuori dall’atmosfera. Questo sistema di riferimento extraterrestre prende nome di GNSS Global Navigation Satellite System ed è composto da 4 costellazioni satellitari: il ben noto GPS (32 satelliti), il GLONASS di derivazione ex URSS (24 s.), il COMPASS di emanazione cinese (16 s.), e il GALILEO (4 s.).

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Cosimo Ridolfi e il perfezionamento dell’arte agraria

Giovedì 10 ottobre u.s. è stata inaugurata presso la sede dell’Accademia dei Georgofili un’esposizione a carattere storico-documentario su Cosimo Ridolfi e l’azione da questi svolta per condurre a “perfezione” l’agricoltura, ancora nutrita nell’800 di consuetudini e pratiche tramandate più che di scientificità e razionalità.
La mostra (ed il saggio storico che l’accompagna, pubblicato sul sito dell’Accademia) ha inteso evidenziare, pur nella limitatezza dello spazio espositivo, la grande produzione di saggi, memorie, lettere ed articoli di cui Ridolfi fu estensore nel corso della sua intensa vita di uomo di scienza, di politico, di fine ed acuto educatore.
La mostra resta aperta fino a venerdì 8 novembre 2013, dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 18, con ingresso libero.

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Le conseguenze della guerra civile sulla produzione alimentare in Siria

La televisione e la stampa nazionali ed internazionali riportano quasi ogni giorno quanto da due anni sta avvenendo in Siria, con prevalente riferimento a quanto avviene nelle città. Crediamo opportuno informare anche di quanto sta avvenendo nelle zone rurali di questo martoriato Paese. La Siria si estende per 180 mila Km2, con un terreno agrario di solo 1 milione e 200 mila ettari, che già può essere considerato insufficiente per nutrire 20 milioni di abitanti (600 metri quadri di terreno agrario per persona!). 
Due anni di guerra civile hanno drasticamente ridotto la produzione dei cereali di base e dei prodotti orticoli e frutticoli del Paese, anche con la distruzione di vari impianti di irrigazione, assolutamente necessari in un’area prevalentemente desertica e subdesertica.
Una missione delle Nazioni Unite si è recata  in alcune aree rurali presso Damasco e nelle province di Homs e Dara per una valutazione della situazione produttiva agraria ed alimentare di tali zone. Non è ancora disponibile il resoconto di quanto constatato nelle aree visitate, comunque è chiaro che il conflitto interno ha menomato le infrastrutture praticamente in tutti i settori economici e produttivi. Se la guerra civile continuerà, è evidente che anche la riabilitazione delle aree rurali e delle coltivazioni sarà sempre più difficile, considerando che quasi la metà della attuale popolazione siriana vive nelle aree rurali e di questa, oltre l’80% vive di agricoltura.

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Evoluzione e futuro del motore Diesel in agricoltura

La realizzazione nel 1923 da parte di Robert Bosch di una pompa di iniezione con queste caratteristiche, ha aperto la strada all'impiego del motore Diesel per le auto e anche per le macchine agricole. Proprio quest'ultimo specifico impiego viene sviluppato nel corso della giornata di studio presso i Georgofili, evidenziando l'evoluzione del motore per le macchine agricole dagli esordi ai giorni nostri.

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Genetica, Biotecnologie, Agricoltura

Tre aspetti delle biotecnologie vegetali hanno avuto un pronto accoglimento in molti paesi europei ed extraeuropei. Il primo è la ricerca: le biotecnologie non solo sono nate dalla ricerca - e nel 60° anniversario della scoperta della doppia elica del DNA da parte di Watson e Crick, è doveroso ricordare come gli scienziati siano capaci di cambiare il nostro mondo - ma hanno avuto e continuano ad avere una forte influenza sulla ricerca contemporanea sulle piante, rendendo possibili e perseguibili obiettivi altrimenti destinati a restare intenzioni. Passando alle applicazioni - gli altri due aspetti -, dobbiamo osservare come l'agricoltura mondiale sia ormai contrassegnata da una forte presenza biotecnologica; se è vero che le piante transgeniche non rappresentano l'unica applicazione che deriva da quella straordinaria scoperta, non possiamo però non rilevare, con un certo stupore, che oltre 160 milioni di ettari sono coltivati con specie ottenute secondo la metodologia della "ingegneria" genetica. E' inoltre  importante osservare come questo tipo di coltivazione, iniziato nel 1994 su una piccola superficie di circa 1 milione di ettari, si  sia diffuso sino a raggiungere le dimensioni attuali, senza che un solo caso di danno per l'uomo sia stato registrato, nonostante gli sciagurati scenari previsti dagli oppositori.

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LA BOMBA ALIMENTARE

Il nostro "orto" (inteso come espressione simbolica dell'insieme di tutte le aree coltivabili del pianeta terra) è l’unica fonte di tutto il cibo che ci nutre e ci consente di vivere. Sappiamo che non è sempre e ovunque sufficiente e che in diverse plaghe del mondo la carenza provoca morte per fame. Sappiamo anche che la popolazione mondiale (6 miliardi di individui) fra pochi decenni supererà i 10 miliardi e che aumenteranno anche le esigenze alimentari dei singoli. Sappiamo inoltre che non è  più possibile continuare ad allargare il nostro "orto". Dobbiamo quindi cercare di incrementare le attuali produzioni alimentari unitarie (cioè su ogni ettaro coltivato), facendo leva sulle nuove conoscenze offerte dalla ricerca scientifica e sul conseguente sviluppo di tecnologie innovative. Possiamo cioè confidare solo su una nuova e impegnativa "rivoluzione verde", questa volta globale perché nessun Paese può sottrarsi ad una tale esigenza.

Le eterogenee comunità che popolano il nostro pianeta vanno evolvendosi e aprendosi nuove strade, anche se talvolta conflittuali. L'attuale geopolitica emergente guarda a nuovi orizzonti, usando ogni possibile strumento (quali i Summit mondiali) per trovare condivise soluzioni a problematiche che investono l'intero pianeta e che non possono essere risolte solo da uno o pochi Paesi (sicurezza alimentare, fonti energetiche, cambiamenti climatici, tutela ambientale, ecc.). 

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La fattoria iblea delle api

In Sicilia le Ible decantate per il miele e le api erano ben quattro: la EreaMinor (Ragusa); la Major (alle falde dell’Etna); la. Megarese(Augusta) e la Minima (Gela) tutte “passate alla storia e nella tradizione dell’antica Sicilia come territori indicati nei quali la vegetazione era più che non altrove rigogliosa, i fiori più profumati, le frutta più saporite, le messi più copiose.

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La casa colonica toscana: bilancio storiografico

La casa colonica, com’è noto, è stata una delle componenti più importanti, meglio sarebbe dire la principale, di quello che Emilio Sereni definì il ‘bel paesaggio’ toscano. Certamente è stata la più caratterizzante e significativa del paesaggio agrario della Toscana, che è poi il paesaggio della mezzadria. Oggi che la mezzadria è scomparsa da decenni e le coltivazioni tradizionali sostituite da moderni e razionali impianti, oppure abbandonate, la casa colonica è l’unica testimonianza di un secolare paesaggio agrario. Inoltre queste case sono state quasi tutte recuperate con una ben diversa destinazione d’uso: come seconde case e/o come sede di agriturismo. Si è posto quindi il problema del loro restauro, attraverso una conoscenza consapevole, che ha fatto tornare di attualità la storiografia della casa colonica.

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Lo sviluppo del mercato e delle produzioni italiane per la IV gamma

I prodotti ortofrutticoli della IV gamma fanno parte dei cosiddetti convenience food in quanto sono preparati e condizionati in modo da fornire una serie di servizi al consumatore tra cui pulizia, mondatura, lavaggio, taglio e confezionamento in porzioni pronte all’uso, pur conservando in larga parte le caratteristiche di freschezza del prodotto tal quale. Pur non mancando esempi importanti di impiego di frutta (macedonie pronte), i prodotti maggiormente utilizzati per la IV gamma sono gli ortaggi da foglia, in particolare le insalate, adulte (indivie, lattughe, radicchi, cicorie) e baby leaf (lattughino, rucola, spinacio e valerianella raccolti dopo 15-30 giorni dalla semina secondo il periodo stagionale). 
Le colture di IV gamma occupano in Italia circa 6.500 ettari e le produzioni sono localizzate soprattutto in Campania e Lombardia (dove è concentrato il 60% della lavorazione) seguite, a distanza, dal Veneto. Negli ultimi dieci anni il mercato della IV gamma è cresciuto in termini di fatturato del 376% raggiungendo oggi circa 800 milioni di euro. Sebbene nei primi mesi del 2013 si sia registrato un leggero calo dei consumi, le prospettive sono ancora di grande espansione nonostante il prezzo di questi prodotti sia in media 4-5 volte superiore rispetto al suo benchmark (prodotto fresco). 

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Un nuovo Ministero per l’Agricoltura

Crediamo che sia arrivato il tempo di rivalutare, anche nel nostro Paese, il ruolo del Ministero addetto al coordinamento di un settore di importanza fondamentale per il nostro benessere e sviluppo, sottolineando anche che il Paese, producendo attualmente solo circa la metà del cibo necessario al suo popolo, è in balia del mercato globale dei generi alimentari di base. 
Si suggerisce di  modificare radicalmente la situazione, istituendo un Ministero dell’Agricoltura, Acquacoltura ed Alimentazione, responsabile del coordinamento di tutta la filiera riguardante la Produzione, il Processamento dei Prodotti Alimentari e la  Distribuzione delle Risorse Alimentari Terrestri ed Acquatiche del Paese.

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Le piante possono restare a corto di anidride carbonica

Da quando si parla di CO2 come del più pericoloso dei gas serra, almeno per la quantità attualmente presente nell’atmosfera - ritenuta particolarmente elevata - oltre che per il timore che la sua concentrazione cresca ulteriormente fino a raggiungere livelli un tempo impensabili, è molto difficile trovare chi azzarda ipotesi di carenza di CO2 in qualunque circostanza immaginabile sul nostro pianeta. La carenza dovrebbe ovviamente riguardare i vegetali, ossia gli organismi che per mezzo della fotosintesi forniscono l’energia a tutti gli esseri viventi. 
Il discorso può iniziare a cambiare per chi si occupa di scienze agrarie quando si riflette sul fatto che in una coltivazione in serra divengono utili e a volte indispensabili bombole di CO2 se per qualche motivo le colture che vi sono allevate non vengono mantenute in contatto con l’atmosfera esterna, come succede per evitare o limitare i costi del ri-scaldamento nelle stagioni che lo richiedono.
Non appena la concentrazione di CO2 scende sotto 100-150 ppm, la crescita delle coltu-re si arresta, ed è essenziale intervenire al fine di somministrare l’anidride carbonica che può assicurare il normale decorso dei processi fotosintetici.

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Nuove frontiere per la genetica e l’agricoltura: le biotecnologie vegetali in Italia

La rivoluzione delle scienze "omiche", il trasferimento genico nelle piante e le nuove tecniche di miglioramento delle varietà coltivate rappresentano il contributo originale che le biotecnologie possono dare alla sfida di fornire cibo sano e in quantità adeguate alla popolazione mondiale, non trascurando l'orientamento alla valorizzazione della dimensione agro alimentare locale e la ricerca di prodotti a più elevato valore aggiunto. Le molteplici applicazioni delle biotecnologie verdi saranno occasione di riflessione nell'evento organizzato il 4 ottobre p.v. a Firenze  da Assobiotec, nell'ambito della Settimana Europea delle Biotecnologie, reso possibile dalla generosa ospitalità dell'Accademia dei Georgofili e dalla collaborazione dell'Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), nonché dal supporto di Agriventure e di Confagricoltura. 
L'articolato programma della giornata si propone di esplorare tutti gli aspetti del contributo delle biotecnologie vegetali al miglioramento della produttività e della sostenibilità del comparto agricolo, argomento troppo spesso ricondotto alla sola  polemica sulla possibilità di ricorrere o meno alle piante geneticamente modificate. Quest'ultimo argomento non può certo essere sottaciuto e va valutato nella sua complessità, senza dimenticare che si tratta ormai di una tecnica consolidata e rinunciarvi ha un costo per l'economia agricola italiana e di tutta l'Europa. 

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La prima Esposizione Italiana: Firenze, 1861

Nell’ultimo numero della Rivista di Storia dell’Agricoltura (giugno 2013 – pg. 109-155) il prof. Danilo Barsanti, della Università di Pisa, ha pubblicato un documentato lavoro storico sulla "Esposizione Italiana" realizzata a Firenze nel 1861. Merita di essere letto (traendolo dal sito  http://rsaonline.storiaagricoltura.it/), anche per le riflessioni che può stimolare sull'ormai prossima "Expo 2015" già in allestimento a Milano. 
Nel Granducato di Toscana, per iniziativa dei Georgofili, le "Esposizioni agricole" (e/o industriali) ebbero inizio nel 1838 e si ripeterono con periodicità. Già nel 1845, il Congresso degli Scienziati lanciò l’idea di realizzare una "Esposizione Italiana", pur non essendo stata ancora realizzata l’Unità nazionale. La proposta fu formalmente approvata nel 1846 al successivo Congresso di Genova. Non fu però possibile realizzarla, per vari motivi contingenti. 
Il Governo provvisorio di Ricasoli, nei primi mesi del 1860, decretò l’approvazione della “Esposizione dei prodotti toscani”. Ma poi, nel giugno dello stesso anno, con un apposito Disegno di Legge, decise di trasformarla in “Esposizione dei prodotti italiani”, da organizzare a Firenze nel settembre dello stesso anno. Tutto ciò, nonostante che la spedizione dei 1000 fosse ancora in corso e che Roma e Venezia non fossero ancora unite. 
Il parere dei Georgofili fu determinante. Sotto la spinta dei successi ottenuti con la loro partecipazione alle Esposizioni Universali di Londra (1851) e di Parigi (1855), essi stavano già preparando quella successiva di Londra (1862).

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