Notiziario




Intervento di Scaramuzzi per i 100 anni dell’Istituto Agrario e Forestale di Firenze

Sabato 18 gennaio 2014, nella sede della ex facoltà di Agraria di Firenze (foto), è stato celebrato il centesimo anniversario dell'Istituto Superiore Agrario e Forestale. 

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Competitività e mercato

La competitività è contemporaneamente una condizione per conseguire gli aumenti di produttività necessari allo sviluppo dell’agricoltura e lo strumento per conservarli e favorirne gli ulteriori incrementi. Senza il suo miglioramento non si può mantenere vivo e vivace nessun settore produttivo, neanche quello agricolo. Il problema è  quale significato attribuirle in un paese di antica agricoltura con poche terre coltivabili, costi dei fattori di produzione elevati, a partire dai valori fondiari, rigidità strutturali. La competizione stimola a migliorare processi produttivi e prodotti, modelli organizzativi, istituzioni del settore, redistribuzione dei ruoli nelle filiere. È arduo  competere con materie prime prodotte a costi bassissimi nel mondo, ma si può farlo con prodotti che presentino caratteristiche complessive di offerta che siano migliori. La soluzione non sta nel ritorno a un passato in cui le rese erano infime e la sanità dei prodotti fortuita, ma avvalendosi dei progressi della ricerca come i nostri concorrenti.
La competitività porta a riflettere sul diffuso timore del mercato visto come un’entità oscura e sostanzialmente avversa. Un timore che nelle sue diverse forme conduce al protezionismo. Dalla difesa dei prodotti locali al cosiddetto chilometro zero merita una riflessione seria. Il mercato è il più efficiente fattore di progresso e di selezione dei produttori che vi sia. Può presentare disfunzioni e difetti, è frequentato anche da free riders che traggono vantaggi indebiti da comportamenti sleali, ma tutto ciò rientra nella  patologia e non nella fisiologia. Un modello di scambi come quello del km zero può rappresentare una soluzione per alcuni produttori e consumatori, ma come sistema non può funzionare. La perdita di efficienza economica, l’incremento dei costi, la riduzione dell’offerta, l’irrealizzabilità logistica, i problemi di stagionalità e irregolarità delle produzioni indicano che le soluzioni vanno ricercate altrove.

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OGM, UNA FERITA INCOMPRENSIBILE

Uno spinto allarmismo, artificiosamente montato intorno agli OGM (nuovi organismi utili), ha inferto al nostro Paese una brutta e dolente ferita che sembra non voler cicatrizzare. Andrebbe invece cauterizzata al più presto, per arrestare i danni materiali e morali che i veti imposti alla ricerca scientifica italiana stanno continuando a provocare. Mescolando presunti rischi biologici a motivazioni politico-ideologiche e confondendo una legittima "prudenzialità", attuabile attraverso verifiche e controlli, sono stati applicati infondati divieti di studiare e usare una tecnologia genetica che ha il merito di avere ripercorso preziosi meccanismi naturali della evoluzione.
Dopo quindici anni, è doveroso tirare le somme e riconsiderare gli atti compiuti. Accertato che i pericoli paventati non si siano mai verificati, va considerato che chi li utilizza (ormai in gran parte del pianeta) ha registrato solo vantaggi e che lo stesso nostro Paese oggi importa quei prodotti OGM di cui ha assoluto bisogno, ma che continua a vietare ai propri agricoltori. 
Senza entrare nel merito delle scelte politiche, desideriamo solo evitare che, senza alcun motivo, la ricerca scientifica continui ad essere strumentalizzata e bloccata, mentre ovviamente in tutto il mondo si continuano a produrre nuovi OGM, con successi sempre più promettenti. 
La correttezza metodologica, il valore delle nuove conoscenze e la eventuale pericolosità delle innovazioni, possono essere giudicate da scienziati competenti, che a questo scopo seguono principi e regole rigorose. Qualsiasi diverso interesse non deve indurre a manipolare questi giudizi in sedi prive delle indispensabili conoscenze, per farli poi arrivare distorti all'opinione pubblica e nelle piazze. Siamo quindi chiamati a difendere la libertà, l'autonomia e l'universalità della ricerca scientifica e chiediamo che la deleteria vicenda italiana degli OGM si chiuda. 

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Politica o Scienza?

Preoccupazione per un ordine del giorno approvato dalla conferenza dei Presidenti delle regioni, che esorta Enti territoriali e, presumibilmente, il Parlamento all’adozione di misure penali contro chi dovesse seminare in Italia OGM. 

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La lobby, i lobbisti, il lobbismo

C’è un argomento delicato che non può essere trascurato: la lobby, i lobbisti, il lobbismo. Si tratta di una attività già regolamentata in diversi Paesi occidentali, oltre che in sede europea. In Italia se ne parla poco, poiché si fa ma non si dice. 

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La produttività come chiave di lettura del successo agricolo

L’agricoltura, pur in un periodo di difficoltà e di incertezza, è l’esempio più evidente di una storia di successo nel lungo cammino dell’umanità. È riuscita ad aumentare il suo volume di produzione e a nutrire una popolazione crescente e con esigenze alimentari anch’esse in espansione. E vi è riuscita vincendo le avversità e i vincoli tipici del settore e spostando a livelli sempre più avanzati l’equilibrio fra offerta e domanda. Perché ciò avvenisse è stato necessario che la produttività delle risorse aumentasse e che rendesse disponibile il cibo per una popolazione in crescita. 
Il balzo maggiore è avvenuto negli ultimi due secoli, un periodo chiave per la crescita della produttività che è stata più rapida degli altri settori, con un incremento di offerta a prezzi decrescenti. Se ci si chiede come ciò sia possibile, la risposta è che sono intervenute riduzioni dei costi unitari di produzione grazie agli incrementi di produttività. La maggiore produttività ha fatto sì che i prezzi agricoli salissero  meno di quelli degli altri settori innescando il processo di sviluppo e liberando risorse. Di fronte a questa evoluzione oggi alcuni sollevano almeno tre questioni: come sia possibile il paradosso di incrementi di produzione a prezzi calanti, se il modo di produzione agricolo danneggi le risorse naturali,  se la grande spinta propulsiva che l’ha sorretto non sia esaurita con ciò aprendo prospettive apocalittiche. 

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La ricerca agraria nell'epoca dei "Big Data"

Durante la prima Assemblea generale dei Georgofili, tenutasi a Firenze il 17 Dicembre scorso, ho presentato una relazione sull' organizzazione della ricerca agraria, ma qualche riferimento al contenuto della medesima non poteva essere evitato. Infatti, durante l'ultima parte della relazione ho fatto alcuni riferimenti alla ricerca sugli organismi (piante, animali, funghi, microbi) che rappresenta la parte predominante della ricerca agraria, mentre nel contempo si poteva osservare sullo schermo una serie di immagini, quasi ossessive per il loro carattere monotematico, che illustravano l'importanza della gestione delle enormi quantità di dati quotidianamente prodotte dalla ricerca agraria condotta in varie parti del mondo.
La raccolta dei dati, la loro elaborazione, conservazione, trasferimento e condivisione all'interno della comunità scientifica mondiale è sempre stata una preoccupazione degli addetti alla ricerca; quindi, si potrebbe dire, nulla di nuovo. Invece una serie di fatti, accaduti alla fine del secolo scorso, ha innescato un processo di crescita esponenziale durante questi primi anni del terzo millennio, ed ha fatto in modo che la quantità dei dati sperimentali è diventata così enorme da porre il vecchio problema in termini assolutamente nuovi. Quando la quantità cresce in modo smisurato, diviene anche problema qualitativo. I Georgofili non potevano non essere chiamati a riflettere anche su questo aspetto.

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I Georgofili e la comunicazione

I Georgofili vivono a fianco degli agricoltori, o sono agricoltori essi stessi. Conoscono bene, pertanto, le difficoltà strutturali del settore, ma sanno anche che l'agricoltura in questi ultimi 80 anni è stata protagonista di fondamentali mutamenti, determinati dalla scienza e dalla tecnologia, in particolare dall’agronomia, dalla genetica, dalla chimica e dalla meccanizzazione.
Oggi la scienza e la tecnologia si presentano con il WEB e la telematica, permeando tutta la realtà e condizionando le relazioni tra tutti noi. Il WEB può dare valore alle nostre competenze, può ampliare la nostra visione della realtà, mettere a fuoco aspetti poco conosciuti, aiutarci nelle interazioni con gli altri, stimolare la creatività, incoraggiarci all’impegno. 

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L'organizzazione della ricerca in Agricoltura

Nell'intervento di apertura il presidente, prof. Scaramuzzi, ha sottolineato  "il declino subito negli ultimi decenni dall'agricoltura" nonostante che essa sia una attività essenziale per la nostra sopravvivenza e riconosciuta nei vari "Summit  mondiali come indispensabile per la futura soluzione dei grandi problemi planetari". Tuttavia, anche se trascurata, l'agricoltura italiana si basa ormai, come gran parte dell'agricoltura praticata nel mondo, su una forte componente tecnico-scientifica che si evolve sempre più; pertanto essa sarà sempre più dipendente dall'attività di ricerca. Questa è la premessa alla mia relazione "Sostenere la ricerca libera, multidisciplinare e universale. Diffondere le nuove conoscenze e svilupparne le applicazioni". Ovviamente non si poteva affrontare il vecchio problema della ricerca italiana in agricoltura, prescindendo dalle varie iniziative che, anche solo nell'ultimo ventennio, si sono succedute in ambito georgofilo, portando tra l'altro sempre ad identiche conclusioni, sottolineando quindi una sostanziale non risposta da parte dei pubblici poteri.
I nodi della organizzazione della ricerca infatti, risiedono solo in parte nella mancanza di fondi; è  illusorio pensare che i finanziamenti, per quanto indispensabili, siano sufficienti a consentire una ottima ed utile ricerca; essa dipende invece da molti fattori che possono essere indicati con il termine riassuntivo di organizzazione della ricerca.

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Dove va l’agricoltura?

Produrre, innovare e competere: perché tornare a ragionare su queste che sono le esigenze ovvie di ogni impresa, e non solo di quelle agricole?  Oggi, fra malessere per il presente e incertezza sul futuro, si sente viva la necessità di ritornare su questi concetti. Lo faremo, senza dimenticare che il primo esempio “ante litteram” di sostenibilità è la storia dell’agricoltura.
La più lunga e grandiosa storia di successo che abbia accompagnato l’umanità fornendo cibo in quantità crescente, garantendo la sopravvivenza e la diffusione dell’umanità, accompagnando l’uomo nella sua crescita e facendo aumentare la popolazione, migliorando le condizioni di vita, allungando la vita media  e consentendo livelli di consumi più elevati. 
Fra disponibilità di alimenti e popolazione si è creato un equilibrio dinamico, spesso drammatico, che si è gradualmente spostato a livelli sempre più avanzati sino a quelli attuali. L’agricoltura ha fornito cibo in quantità sempre maggiori e con crescente regolarità grazie allo sviluppo delle conoscenze scientifiche. La stessa quantità di terra coltivata con le tecnologie dei primi millenni della storia agricola non avrebbe potuto sostenere una popolazione superiore a quella di allora. 
Oggi il ruolo dell’agricoltura sembra ridotto quasi solo a produrre alimenti, a svolgere non ben definite attività ambientali. In passato produceva anche fibre tessili, attrezzi e abitazioni, energia, manufatti. Poi la specializzazione produttiva ha determinato il distacco delle altre attività. Il risultato è un contributo calante al Pil ed all’occupazione e la perdita di peso politico e sociale.

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Buone Feste da "Georgofili INFO"

"Georgofili INFO" torna mercoledì 8 gennaio 2014.
A tutti i nostri lettori, auguriamo Buone Feste!


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Prosperitati Publicae Augendae

Si è svolta ieri 17 dicembre 2013, un’ Assemblea generale dei Georgofili presso l’auditorium Cosimo Ridolfi (grande Georgofilo dell' '800), nella sede della Cassa di Risparmio di Firenze. Hanno partecipato centinaia di Accademici provenienti da tutta Italia. 
L’importanza dell’evento deriva dalla volontà dei Georgofili di mantenere vivo il proprio ruolo storico, proiettandolo nelle problematiche del terzo millennio. Come il Presidente Franco Scaramuzzi ha illustrato in apertura, è di fondamentale importanza il "capitale sociale" che è costituito dall’insieme degli Accademici, cioè da persone legate fra loro per accrescere la capacità di interazione nella società. Questo capitale, unito a quello culturale e umano, è rivolto a soddisfare l'interesse pubblico. I ruoli dell’ Accademia sono molteplici ma si può parlare anche di un unico grande ruolo: quello di stimolare e raccogliere nuove conoscenze e idee, discuterle e trarne aggiornate sintesi da divulgare e offrire soprattutto all’attenzione di coloro che coprono vari livelli di responsabilità e ai quali spettano le valutazioni, le scelte e le decisioni. Un tale ruolo, svolto dall’Accademia dei Georgofili fin dalla sua nascita, è destinato a diventare ancor più necessario nel futuro globale, ormai irreversibile, che spinge all'incontro e alla convivenza civile, come obiettivo comune dell'intera umanità.

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La riforma delle imposte sul trasferimento degli immobili

Dal primo gennaio 2014 entrano in vigore le nuove norme dell’art.10 del D.Lgs. 23/2011 c.d. Decreto del federalismo fiscale in tema di imposte sul trasferimento degli immobili. Si tratta di una vera e propria rivoluzione delle imposte sui trasferimenti di diritti reali sugli immobili. Vediamo in dettaglio tutte le modifiche che andranno in vigore dal 2014. 
I requisiti prima casa sono i seguenti:
non essere titolare esclusivo (proprietario al 100%) o in comunione con il coniuge (la comproprietà con un soggetto diverso dal coniuge non è ostativa) di diritti di proprietà, usufrutto, uso e abitazione di un'altra casa di abitazione nel territorio del Comune dove sorge l'immobile oggetto dell'acquisto agevolato;
non essere titolare, neppure per quote o in comunione legale con il coniuge, su tutto il territorio nazionale, di diritti di proprietà o nuda proprietà, usufrutto, uso e abitazione su altra casa di abitazione acquistata, anche dal coniuge, usufruendo delle agevolazioni fiscali prima casa.
di impegnarsi a stabilire la residenza, entro 18 mesi dall'acquisto, nel territorio del Comune dove è situato l'immobile da acquistare, qualora già non vi si risieda.
E' senz’altro un aggravio delle imposte nel settore professionale agricolo, infatti aumentano significativamente le imposte di trasferimento degli immobili a favore dei soggetti (coltivatori diretti e imprenditori agricoli a titolo professionale) che operano in agricoltura.

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Le biomasse legnose in Trentino secondo il progetto Biomasfor

Per il futuro, ci sono due certezze: la permanenza e anzi la crescita dell’orientamento socioeconomico, politico e amministrativo verso le Fonti di Energia Rinnovabili, e quindi a favore degli investimenti connessi; la crescita del fabbisogno di cippato, per maggior convenienza rispetto ai combustibili fossili e anche per maggior rispondenza alle istanze di coesione sociale e di appartenenza civica al territorio.
Stante la crisi economica generalizzata non è ragionevole ipotizzare un incremento dell’attività di segagione da parte degli stabilimenti trentini, che possa generare anche maggiori quantità di scarto e di cippato: l’offerta di cippato ricavabile presso le segherie rimarrà in quantità quella attuale di 260.000 mst/anno. Il cippato ricavabile dal bosco secondo la stima prudenziale sopra individuata già adesso non coprirebbe (se raccolto integralmente) il 30% attuale di cippato non garantito dalle segherie, e ancor meno in futuro. 

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Albero cosmico, simbolo universale tra uomo e spiritualità

Gli alberi hanno da sempre affascinato l’uomo per la loro pluricentenaria longevità che nel tempo collega varie successive generazioni umane, per la potenza espressa dai loro tronchi poderosi, per la maestosa dimensione delle loro chiome tanto che, soprattutto nelle antiche civiltà, esso ha loro attribuito caratteristiche di sacralità e in loro ha immaginato la dimora di esseri divini. 
Nella mitologia dei Greci, dei Romani, dei Celti e di altri popoli, numerose erano le specie di alberi sacri o comunque in qualche modo collegati al culto delle divinità: la quercia a Zeus e a Pan, l’olivo ad Atena, il mirto ad Afrodite, il fico a Dioniso e a Marte, il cipresso, tuttora simbolo di morte presso vari popoli, al dio degli Inferi, Plutone, la vite a Dioniso, il salice ad Osiride, il sicomoro ad Hator; la mela e la rosa erano il frutto e, rispettivamente, il fiore sacri ad Afrodite; la rosa era nell’Egitto sacra ad Iside; i meli dai pomi d’oro erano coltivate nel magico giardino sulle pendici del Monte Atlante. Particolare significato è stato attribuito presso varie religioni, all’albero cosmico che in alto erge le radici e in basso volge i rami, un simbolo che accompagna diverse religioni. Infatti l’idea dell’albero rovesciato ha una diffusione nel tempo e nello spazio che va da Platone a Dante e dalla Siberia all’India, e in ciascun paese nel quale la tradizione è stata adottata, l’Albero del Mondo è di una specie che è propria del luogo.

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Innovazione vitivinicola e politiche di settore

Negli ultimi anni si è osservato un riequilibrio della capacità di crescita nei mercato tra paesi produttori di vino  del vecchio e del nuovo mondo e, in particolare, l’Italia ha mostrato notevoli capacità di competere nel mercato internazionale di questo prodotto. Nei prossimi anni, tuttavia, la competizione sarà verosimilmente ancora più intensa e la capacità di innovare sarà uno dei principali elementi di costruzione del vantaggio competitivo.
La capacità di innovare dipende da specifiche condizioni organizzative ma trova la sua origine in un sistema della ricerca efficace e efficiente. Il sistema della ricerca vitivinicola italiana, articolato in una molteplicità di istituzioni di centri collocati dentro e fuori l’Università dovrà pertanto migliorare il suo coordinamento interno e con il sistema produttivo, neutralizzando gli elementi di debolezza che è possibile ancora oggi rilevare. Tutto ciò in uno scenario nel quale le fonti di finanziamento nazionali alla ricerca e all’innovazione si sono sostanzialmente azzerate e nel quale, pertanto, diventa cruciale individuare i percorsi e i modelli organizzativi che possano consentire di  cogliere le opportunità che in termini di innovazione e ricerca vengono dalle politiche dell’UE, opportunità che, tuttavia, si inquadrano in un quadro normativo piuttosto complesso.

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Autenticità delle produzioni agricole e degli alimenti: il caso dei cereali

Il miglioramento del livello di consapevolezza dei consumatori nelle proprie scelte alimentari e il rafforzamento della prevenzione e della repressione delle frodi alimentari impone una riflessione sul concetto di “autenticità” sia della produzione agricola che dell’alimento processato, non solo sugli strumenti legislativi e amministrativi disponibili per garantire questa caratteristica (tracciabilità, etichettatura) , ma anche sugli strumenti analitici che possano permettere di stabilire in modo inequivocabile le attribuzioni qualitative di un determinato alimento dal campo alla tavola, lungo tutta la filiera. I cerali rappresentano una produzione agricola tipica del nostro paese e la materia prima di molti prodotti alimentari “made in Italy” che in taluni casi possono fregiarsi anche di marchi di tutela come il farro della Garfagnana, il riso del Delta del Po, il pane di Altamura, per citare alcuni esempi.  Nel caso dei cereali che hanno una filiera produttiva lunga con passaggi di prima e seconda trasformazione (seme, sfarinato, prodotto finito quale pane, pasta, cereali per la prima colazione, etc) problematiche legate all’autenticità possono presentarsi lungo tutta la filiera.

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Da Bruxelles a Roma: la difficile definizione di agricoltore attivo

Un passo dopo l’altro, senza soverchi entusiasmi, procede il percorso di approvazione della riforma della Pac per il periodo 2014-2020. La pubblicazione dei testi normativi è imminente, ma se ne conoscono già i contenuti concordati al termine del faticoso dialogo (trilogo, come lo chiamano gli addetti ai lavori) fra le Istituzioni comunitarie. Assodato che la riforma interviene nella linea degli scorsi due decenni, ma in presenza di risorse finanziarie calanti, le vere novità sono poche. La più interessante è il criterio trasversale di dare agli stati membri la facoltà di scegliere modalità proprie di applicazione delle nuove misure. Sorprendente nel quadro di ottuso dirigismo di gran parte delle regole europee, preoccupante se lo stato che deve darle attuazione è il nostro.
Prendiamo ad esempio il concetto di “agricoltore attivo” e cioè della figura che avrà titolo per ricevere i pagamenti compensativi. Nel dibattito europeo, a fronte della molteplicità di interpretazioni e distinguo degli stati membri, è stata seguita la strada di unire alla definizione, che si riferisce a soggetti che praticano una minima attività agricola, una lista negativa delle categorie sicuramente escluse. Fra queste aeroporti, aree ferroviarie, impianti sportivi e così via sulla strada dell’ovvio. Gli stati membri potranno completare, ma non ridurre, l’elenco riferito a soggetti ed attività simili. L’intenzione di fondo è positiva perché mira a concentrare le risorse in calo sui veri agricoltori e a sfatare molti luoghi comuni nocivi per l’agricoltura.

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L’eccessivo peso dei vincoli forestali

E’ ovvio che l’uso dei boschi debba avere dei vincoli; ma oggi i vincoli vengono applicati con un eccesso di zelo che è bene spiegato  da  due dichiarazioni di principio che qui si riportano. Non risulta che le associazioni e le federazioni degli agricoltori abbiano mai protestato per l’eccessivo peso dei vincoli. Tale peso è suggerito dalle motivazioni ecologistiche portate dall’opinione pubblica, ma soprattutto è consentito dalla attuale riduzione delle attività montane e rurali e, quindi, dal ritiro dell’interesse dei proprietari per i loro boschi.  Se alla proprietà privata dei boschi si attribuisce ancora una funzione di produzione, di amministrazione e di presidio, sarà necessario un minimo d’incoraggiamento tornando a riconoscere il diritto al godimento del reddito e la libertà di scegliere l’ordinamento colturale preferito. 

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La valorizzazione del paesaggio rurale

La valorizzazione delle risorse paesaggistico-ambientali si è nel tempo basata su una pluralità di strumenti, più o meno efficaci. Di recente è stato proposto uno specifico strumento di mercato definito “Payment for Ecosystem Services (PES)”. La realizzazione di schemi di pagamento a fronte della fornitura di servizi ecosistemici, ossia di benefici ottenuti dalle risorse paesaggistico-ambientali che soddisfano bisogni umani (sostentamento della vita e aumento del benessere), è molto diffusa in alcuni Paesi nel Mondo, ma ancora molto ridotto è il loro utilizzo nell’Unione Europea (UE) e più ancora in Italia.

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Etica e responsabilità sociale, decrescita e felicità: nuovi percorsi per la ricerca economico-agraria

È diffusa e crescente l’insoddisfazione nei confronti del pensiero economico dominante. Tale insofferenza nasce, da un lato, dalla presa d’atto dell’insostenibilità della crescita dei sistemi capitalistici e, dall’altro, dalla necessità di adottare indicatori che possano risultare più efficaci del PIL nel cogliere il reale grado di benessere conseguito.
L’eterodossia si sviluppa attraverso modalità e presupposti assai diversificati. Tra i più radicali oppositori del mainstream si collocano i sostenitori della decrescita. Con questa parola chiave vengono enfatizzati gli aspetti della sostenibilità ambientale e dell’autosufficienza economica delle comunità socialmente integrate in un’ottica che prevede obiettivi di sviluppo che vanno ben al di là dell’arricchimento di mezzi e risorse tangibili. Con la decrescita si assiste al più eclatante spostamento del baricentro dell’attenzione al di fuori della dimensione materiale del benessere.

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Dalla merenda alla merendina

Occuparsi di merende e merendine può apparire curioso. Eppure la merenda è molto importante per il discorso socio-semiotico sul gusto e sul cibo, essendo qualcosa che è al tempo stesso superfluo ed essenziale, irrituale e necessario, dannoso e nutriente, trasgressivo e tradizionale, domestico e industriale, familiare e nomade. Nel passaggio dal sostantivo merenda al suo diminutivo grammaticale merendina, fra l’altro, sembra si compia un passaggio epocale che è forse antropologico, quello che dalla tradizione alimentare casalinga porta alla globalizzazione industriale e post-industriale, dalla natura alla cultura, dalla famiglia alla strada, dalla competenza gustativa all’ineducazione verso il piacere del cibo. 
Lo storico Massimo Montanari ha sostenuto che nel passaggio dalla merenda alla merendina si perde del tutto il senso del rituale “che tradizionalmente scandisce la metà della mattina, e la metà del pomeriggio, meritato ristoro […] durante il lavoro o lo studio”. La merendina, simbolo dell’industria, è divenuta per Montanari letteralmente insignificante perché priva del suo contesto temporale (non più momento del riposo e ristoro), spaziale (non più in luoghi canonici come la casa o il giardino) e valoriale (non più premio da meritare ma oggetto dovuto). “L’idea di pausa – scrive lo storico – rimane, ma è una pausa che può arrivare in qualsiasi momento”, “allargandosi potenzialmente all’intera giornata”, con una refezione consumata dovunque, per qualsiasi ragione o senza alcun motivo predeterminato da una tradizione consolidata, di modo che “il cibo-oggetto ha preso il posto del cibo-evento”. 

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Ancora troppi infortuni in agricoltura

L'Inail del Piemonte ha presentato il suo Rapporto Annuale organizzando il 13 novembre scorso a Torino un Convegno su "Agricoltura: nuove prospettive tra rischi e prevenzione". E' anzitutto emerso che i dati generali sono sostanzialmente in linea con quelli nazionali. Nel 2012 gli infortuni regionali denunciati sono stati 50.488, con una diminuzione del 9,3% rispetto al 2011, simile a quella rilevata a livello nazionale. Gli infortuni mortali sono scesi a 58 facendo registrare una riduzione del 13,4%, più che doppia rispetto al dato nazionale che ne denuncia 790 e cioè più di due al giorno.
Il direttore regionale dell'Inail Lanza, ha messo in evidenza che questi dati positivi sono imputabili alla più diffusa consapevolezza del rischio acquisita in virtù dell'azione di prevenzione sviluppata in collaborazione con diverse organizzazioni, ma sono anche il frutto della recensione che ha portata una trasformazione del mercato del lavoro. 
Alla pressoché stabilità degli occupati nel terziario, si contrappone infatti una riduzione degli occupati nell'industria (-2,4%) e in agricoltura (-6,7%), a cui si aggiunge l'aumento delle ore di cassa integrazione ordinaria. A palesare la crisi economica del Piemonte, sono anche gli indicatori del Pil, sceso del 2,3% e ai fallimenti che sono cresciuti del 7,4%. 
E' quindi logico pensare che questi dati non incoraggianti sulla situazione economica e sociale, in Piemonte come in Italia, abbiano avuto un ruolo sul fenomeno infortunistico degli ultimi anni, consolidandone la tendenza decrescente di lungo periodo.

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