Anche i Vini Rosati in Italia possono vantare un’antica tradizione.
I Romani producevano chiarelli, lacrime ed oligofori. Nel Medioevo vi era un vino denominato cirosolu, così descritto: “Era allora un vino caratteristico dell’area lombarda, bianco rosato bene clarus et boni odori atque sapori … adatto come bevanda estiva”. E ancora così, finché Andrea Bacci nella sua Opera del 1596, dà per primo un’interpretazione sulla derivazione del termine Rosato; termine quindi usato per la prima volta nel nostro paese.
E, finalmente, facciamo un salto di secoli per ricordare Italo Cosmo che nel 1947 scriveva: “… non è da oggi che il consumo del vino rosso da pasto va orientandosi verso tipi … soprattutto scarichi di colore”, anticipando realtà che ora cerchiamo di interpretare.
È un atteggiamento legato alla moda? A noi sembra piuttosto una posizione giusta, più consona alla fisiologia umana, che ora diventa tangibile per quel grado di indipendenza che il consumatore ha assunto non essendo più vittima di indirizzi che hanno attribuito qualità solo a vini corposi ed alcolici. Vini che restano grandi, ma non più soli. Come dimostra il fenomeno Prosecco. Così i Rosati diventano vini interessantissimi purché portino con sé leggerezza, ma anche eleganza.
Una sfida che la nostra Accademia della Vite e del Vino ha compreso per dare identità e dignità a questi prodotti. Vi sono state, a partire dal 2010, Tornate accademiche, incontri, anche internazionali finché, in sinergia con l’Assessorato all’Agricoltura di Puglia e l’Assoenologi di Puglia, siamo arrivati, nel 2012, al 1° Concorso Nazionale dei Vini Rosati d’Italia, oggi alla sua 3a Edizione, conclusasi con le premiazioni dei vincitori ed un Convegno Internazionale al quale hanno partecipato F. Castellucci, già Direttore Generale O.I.V.; G. Masson, direttore del centro Sperimentale francese dei Rosè; R. Nickenig, accreditato giornalista tedesco e S. Sartor, amministratore delegato della Ruffino. Nelle Relazioni è stato fatto il punto del progresso nelle produzioni ed i consumi di questi vini .nel mondo.
Sono vini che ormai vanno perdendo l’ambiguità (bianchi, rossi, intermedi?) dalla quale erano prima circondati, per diventare prodotti originali legati a zone e vitigni onde esprimere al meglio la loro individualità.
Non più vini stagionali, ma vini da conoscere in diverse situazioni, come ebbe a dire il grande filosofo inglese Roger Scruton: “… roses are welcome in every season”.