Sarà difficile, d’ora in poi, pensare all’Accademia dei Georgofili senza accostarla al nome di Franco Scaramuzzi. Che per 28 anni ne è stato la guida, ma ancor più l’anima e la mente, accettando le sfide dell’oggi sino in fondo, e proiettando al futuro ogni sua scelta. Il Professor Scaramuzzi, docente ad agraria, arrivò nella prestigiosa Torre de’Pulci dopo che per quattro successivi mandati era stato rettore. Era toccato a lui restituire dignità al nostro ateneo, dopo la tempesta del massimalismo ideologico e del terrorismo. Lo precedeva la fama di uomo deciso, libero nelle scelte e nelle idee, scienziato di rilevanza internazionale, con una incomparabile capacità di lavoro, una onestà cristallina ma anche una profonda umanità. E ben presto la prestigiosa Accademia divenne uno dei motori della vita culturale fiorentina, con un susseguirsi di convegni, dibattiti, pubblicazioni, mentre il numero dei Georgofili si allargava fino a comprendere i più prestigiosi studiosi di scienze agrarie nell’Italia tutta e in Europa.
Sono ben conosciute le inaugurazioni degli anni accademici, nel Salone dei Cinquecento ogni volta gremito, con le prolusioni svolte da personaggi di rilievo internazionale. Ma non sono state da meno le decine di mostre, per lo più tratte dal grande archivio dell’Accademia, che ci hanno presentato i Georgofili come i protagonisti della Firenze risorgimentale e unitaria, fondatori delle scuole per i contadini e delle scuole serali, caparbi sostenitori della abolizione della pena di morte.
Ma la battaglia principale di Scaramuzzi è sempre stata rivolta alla difesa delle attività agricole.
E’ stato lui, recentemente, a convincere i nostri governanti che andava tolta l’Imu sui terreni agricoli, a ricordare a quanti vedono la campagna solo come terra di sagre, e di retorica del buon tempo antico, che il settore primario è così detto perché l’unico a sfamarci, a difendere le aree agricole dalla urbanizzazione selvaggia. E’ sempre andato controcorrente Scaramuzzi, lottando contro le mode, e oggi che si registra, finalmente, una maggiore attenzione all’agricoltura, lui che fu spesso il solo a ricordarlo nei giorni dello spreco, dopo averci traghettato al di là del guado decide di lasciare per questioni di età, pur consapevole che del suo impegno c’è ancora bisogno, e che la sua capacità di lavoro non è stata modificata dagli anni. Al di là delle battaglie come uomo di scienza, fiorentino di adozione arrivato qui dalle Puglie per i suoi studi, Scaramuzzi ha legato il suo nome a Firenze in modo indelebile per come reagì nell’attentato del maggio 1993.
Completamente distrutta la sua sede, l’Accademia continuò l’attività senza perdere un giorno. E dopo neppure tre anni, la Torre de’Pulci era completamente ricostruita . Oggi, i Georgofili hanno una rete informatica che fa invidia ad aziende prestigiose, una organizzazione capillare che collega e organizza gli oltre 800 accademici, un ritmo pressoché settimanale di convegni e dibattiti, una capacità di incidere sulle scelte politiche ed economiche del presente, che ci riposta alla loro origini, quando rappresentarono il costante laboratorio di idee al quale potevano attingere i Lorena.
E’ questa l’eredità che Scaramuzzi, da sempre collaboratore del nostro giornale, lascia al suo successore. Pur continuando, lo farà senz’altro anche in futuro, ad agire e a scrivere con la sua indiscussa autorità scientifica e morale.
Da: La Nazione, 10/06/2014
Foto: Scaramuzzi nel 1996 inaugura la sede accademica restaurata dopo l’attentato, con l’allora Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, e il Sindaco di Firenze Mario Primicerio.