Il Consiglio Oleicolo Internazionale ha presentato le stime relative all’ultimo anno.
La produzione mondiale sarebbe cresciuta a 3,1 milioni di tonnellate (dai 2,4 dell’anno precedente). La sola Spagna registrerebbe un incremento del 187%, non solo per un più favorevole andamento climatico, ma anche per un aumento delle superfici coltivate a olivo ( 2,5 milioni di ettari, di cui 600 mila irrigati), con impianti fortemente intensivi, ad alta produttività e bassi costi. L’Italia avrebbe invece ridotto la propria produzione del 16%.
I prezzi medi sono quasi ovunque calati. L’offerta spagnola ha condizionato i mercati. In Italia gli oli di oliva extravergini a fine maggio avrebbero registrato prezzi medi di 3,6 €/Kg, quando in Spagna erano di 2 €/Kg e in Tunisia di 2,3 €/Kg.
Gli scambi commerciali mondiali di oli di oliva si sarebbero ridotti, mentre le giacenze sarebbero invece aumentate del 17%.
Le importazioni sarebbero diminuite quasi ovunque: del 28% in Cina, del 12% in Brasile, del 7,9% in Australia, del 7% negli USA, del 4% nel Canada.
Si richiama l’attenzione su queste stime perché inducono a fare doverose riflessioni, anche generali sulla evoluzione della olivicoltura mondiale.
Ovviamente i prezzi possono variare per molti motivi diversi, ma soprattutto in base ai costi di produzione, differenti tra Paesi e anche tra singole Regioni. Per esempio, il prezzo medio dell’extravergine italiano, indicato dal COI in rialzo a 3,6 €/Kg, raggiungerebbe solo la metà circa del costo di produzione in Toscana.
Le confezioni di oli di oliva extravergine “Made in Italy” vengono troppo spesso offerte ai consumatori anche a prezzi inferiori ai costi sostenuti dal produttore. Dobbiamo prendere atto di una così evidente e ampia illegalità che va senza indugio denunciata secondo le norme legislative vigenti o altre da adottare.