Notiziario

Gian Piero Maracchi è il nuovo Presidente dell’Accademia dei Georgofili

Gian Piero Maracchi è il nuovo Presidente dell’Accademia dei Georgofili. Il risultato delle elezioni è emerso oggi pomeriggio nel corso di un’ Assemblea generale del Corpo accademico. Maracchi, già Vicepresidente dei Georgofili, diventa così il ventunesimo Presidente e subentra a Franco Scaramuzzi, che ha dato le dimissioni il mese scorso dopo 28 anni di guida dell’Accademia.
Climatologo di fama internazionale, molto noto al pubblico, Maracchi è Professore Emerito di Agrometeorologia e Climatologia della Università di Firenze ed ha pubblicato oltre 450 lavori scientifici su qualificate riviste nazionali ed internazionali e numerosi libri. Ha svolto e svolge tutt’ora importanti incarichi, sia a livello scientifico che manageriale, quali: Fondatore e Direttore dell’Istituto di Biometeorologia del CNR, Segretario Scientifico del Comitato nazionale di Consulenza per le Scienze Agrarie del CNR, Fondatore  e Responsabile del Master in Meteorologia e Climatologia Applicate della Università di Firenze, Fondatore e Direttore del Regional Meteorological Training Centre della World Meteorological Organisation (Ginevra), Membro del Consiglio Scientifico del Piano Spaziale Italiano, Delegato Italiano per i Programmi dell’Ambiente della DG-XII - U.E (Bruxelles), Promotore e Presidente della Fondazione per il Clima e la Sostenibilità, Fondatore e Presidente dell’Osservatorio dei Mestieri d’Arte delle Fondazioni Bancarie della Toscana, Fondatore e Presidente del Laboratorio per la meteorologia e la sostenibilità ambientale - LAMMA, Presidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.

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Il kiwi in Calabria: le problematiche del post-raccolta

Il successo dell’Actinidia nella piana di Gioia Tauro, in sostituzione degli agrumi, è stato determinato prevalentemente da tre fattori: la crisi economica dell’agrumicoltura locale, l’alta redditività della coltura ed i pochi trattamenti antiparassitari a cui è sottoposta. In provincia di Reggio Calabria l’Actinidia diventa, così, una delle principali specie da frutto, per superficie e produzione. La diffusione dell’actinidia è stata caratterizzata dall’adozione delle stesse tecniche colturali adottate negli ambienti dove già si era affermata, in zone in  situazioni pedo-climatiche differenti da quella calabrese. E’ stato necessario studiare  il comportamento vegeto-produttivo, in particolare modo nella Piana di Gioia Tauro, adeguando le tecniche colturali alla risposta nella zona in parola. 

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Insetti produttori di melata e insetti utili

Una fonte alimentare per molti insetti utili nonché, importante materia prima per la produzione di miele, è rappresentata da una sostanza ricca di zuccheri nota come melata. Molte piante, in particolari condizioni climatiche, possono produrre melata fisiologica; ma ben più abbondante è quella che deriva dall’attività trofica e di escrezione di numerose specie di insetti

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Il seme della non-scienza in Europa

E’ un quadro allarmante per l’Europa, dove l’estrema precauzione istituzionale nei confronti di una tecnologia, posizione di per sé legittima, viene mantenuta a discapito del ragionamento scientifico, promuovendo falsità e generando panico nei confronti delle persone, in aperto contrasto con quanto l’Unione sostiene di voler fare in termini di cittadinanza scientifica. L’assurdità della situazione attuale, sottolineata da tutti i relatori, è che ci troviamo a che fare con una legislazione che non regolamenta un prodotto (colture modificate dall’uomo) ma solo uno dei possibili processi produttivi per ottenerlo che, ironia della sorte, è quello tecnologicamente più avanzato e sicuro, sia per l’uomo che per l’ambiente. I ricercatori di tutta la UE devono poi subire oltre al danno la beffa: nel sostenere le loro posizioni in materia di transgenici si devono vedere descritti dai loro oppositori come scienziati pazzi al soldo delle multinazionali, mentre al contrario iter approvativi così complessi e dispendiosi sono un ostacolo in primo luogo proprio per la ricerca pubblica, ma un vantaggio per i privati che si avvicinano così al monopolio. 

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Le alberate stradali

l cambiamento climatico, con un’intensificazione degli eventi estremi, sta causando numerose cadute di alberi e ha portato all’attenzione non solo dei tecnici e delle municipalità, ma anche dei cittadini, il problema della gestione alberature vetuste presenti nelle nostre aree urbane. È questa una tematica spinosa che, in alcuni casi, deve essere affrontata in modo purtroppo inderogabile e deve essere gestita non solo tecnicamente, ma anche ponendo attenzione all’aspetto comunicativo che assume un’importanza fondamentale per governare le problematiche e venire incontro alle aspettative e alle richieste della cittadinanza. 
Gli alberi sono sempre caduti. Ci sono testimonianze scritte, disegni e poi foto di alberi “schiantati” anche nel passato. Quello che è cambiato è il livello di rischio, poiché sono aumentati i potenziali target. È sostanziale capire la differenza fra pericolo e rischio: per pericolo si intende una proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di causare danni. Invece, il rischio riguarda la probabilità che sia raggiunto il limite potenziale di danno nelle condizioni di impiego, o di esposizione, di un determinato fattore. Quindi, il pericolo implica una condizione oggettiva e la certezza che si verifichi un evento avverso, mentre il rischio implica solo la possibilità che si verifichi tale evento avverso.
Detto questo, è doveroso sottolineare l’importanza “storica” e ambientale di alcuni individui (gli alberi creano un “mesoambiente” molto ombreggiato che mitiga notevolmente la temperatura estiva), per cui la rimozione di interi filari o gruppi di piante e il loro successivo reimpianto non appare una soluzione percorribile per alberature storiche o che comunque connotino una certa parte della città.

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Agricoltura “Paesaggistica”

L’urbanizzazione ha di fatto invaso - e in buona parte cementificato - le nostre campagne. I disastrosi effetti (riduzione della superficie coltivata, alluvioni e frane, decadenza ambientale e paesaggistica, ecc.), sono molto evidenti in quelle aree che nelle mappe di un tempo venivano definite "verdi" o "agricole" e che oggi vengono invece significativamente chiamate "aperte". Una visione panoramica dall’alto ormai difficilmente consente di individuare neppure le due aree (“agricole” e “rurali”) che gli interventi della PAC oggi intenderebbero distinguere fra loro, usando termini di origine latina e già da tempo ormai considerati sinonimi.
Molti si sono qualificati difensori, pianificatori e conservatori del paesaggio, sia delle aree "agricole" che di quelle “rurali”. Si è coniato anche il nuovo termine di “ruralisti” per coloro che si dedicherebbero a questa specifica professione. Di recente si è cominciato a parlare, come se nulla fosse, anche di “agricoltura paesaggistica”, fingendo di ignorare che i paesaggi agricoli sono sempre stati mutevoli negli anni e cangianti nelle stagioni, con continue evoluzioni attraverso i millenni. Oggi, invertendo l’ordine dei due termini “agricoltura” e “paesaggio” e la loro non reciproca aggettivazione, qualcuno pensa forse di poter sottintendere qualcosa che non ha il coraggio di esprimere chiaramente. 

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Maltempo a Napoli devasta l’orto botanico: aperta sottoscrizione

A Portici (Napoli), dopo il violento nubifragio che ha colpito la zona la scorsa settimana, si lavora per ripristinare lo stato dei luoghi nell’Orto Botanico del Dipartimento di Agraria dove piante rare e pregiate, provenienti da tutto il mondo, sono state gravemente danneggiate e, in alcuni casi, sono andate distrutte. Il direttore Riccardo Motti ha lanciato un appello: ”Chiunque lo desideri può effettuare una sottoscrizione con la causale ‘Ricostruiamo l’Orto Botanico di Portici’ al codice Iban IT71F 0101040090100000300047”. 

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Il vivaismo pistoiese tra innovazione, mercato e territorio

Questo successo ha origini lontane, da quando nel XVIII secolo i contadini pistoiesi, a latere delle coltivazioni tradizionali, si dilettavano a produrre per i giardini dei signori di città, piante note, ma anche piante di origine esotica.

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Fauna ungulata e vincolismo ambientale

Le popolazioni  di animali selvatici si sono fatte più numerose  e hanno preso  a sconfinare abbondantemente nei terreni dei privati danneggiando le colture. Non è più questione di danni da risarcire singolarmente; ma si tratta danneggiamenti continui  e ripetuti che condizionano non più un singolo raccolto, ma tutto il pacifico esercizio del diritto di proprietà. Lo Stato, fidando sull’equilibrio biologico, ha introdotto il lupo;  ma il lupo, da bravo lupo, si è messo a puntualmente a mangiare le pecore aggiungendo danno su danno.  Le Regioni, invece, agiscono in un modo un pochino più concreto erogando contributi per la  realizzazione di recinzioni e di altre opere di difesa.  
Non si considera mai la possibilità di ridurre i numero  con interventi venatori adeguatamente regolamentati; la fauna selvatica, infatti, è intoccabile perché è il veicolo più spettacolare ed emotivo della propaganda per la protezione della natura; è lo stesso motivo per cui si scoraggia il taglio di alberi fosse pure per diradamento.

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Dalle catastrofiche alluvioni alle drammatiche siccità: la gestione delle risorse idriche rappresenta la sfida del secolo

Al di là delle varie opinioni e ipotesi sulla natura dei cambiamenti climatici, è evidente  che gli effetti di alcuni di questi cambiamenti sono tangibili e i loro effetti sul suolo sono talvolta eclatanti come, ad esempio, l’aumento documentato della frequenza con cui si verificano eventi piovosi di forte intensità concentrati in un breve periodo con conseguente aumento dei rischi erosivi. Si è verificato cioè un aumento dell’aggressività delle piogge nei confronti della superficie del terreno. Proprio per questo e anche a causa della gestione non sempre corretta del territorio, l’erosione rimane il principale aspetto della degradazione del suolo e supera mediamente di 30 volte il tasso di sostenibilità (erosione tollerabile) e ci sono pochissimi studi a livello Italiano ma anche Europeo sulla stima del danno economico causato in seguito alla perdita di questa risorsa. 
Il non corretto uso del suolo non è solo legato alle attività agricole ma anche e soprattutto alle attività extra agricole. Oltre alle situazioni eclatanti di palese deturpazione del paesaggio o di opere realizzate senza la minima valutazione di impatto o di rispetto di una pianificazione territoriale, è evidente che stiamo assistendo ad un preoccupante “consumo di suolo” cioè ad una sua  impermeabilizzazione (sealing). E’ intuitivo che, in occasione di eventi piovosi eccezionali, in conseguenza, come sopra accennato, dei cambiamenti climatici, la massa d’acqua che trova un ambiente impermeabilizzato non ha la possibilità di drenare e quindi si gonfia formando masse idriche, arricchite dai sedimenti asportati per erosione del suolo, sempre più consistenti che nel loro moto turbolento e impetuoso causano i disastri a cui troppo spesso assistiamo. Si impone, quindi, una pianificazione dell’uso del territorio che, partendo dalla completa conoscenza dei tipi di suolo, tenga conto degli impatti che determinati usi dello stesso possono causare sull’ambiente, con particolare attenzione proprio ai processi idrologici e ai rapporti acqua-suolo. Sono numerosi gli esempi in cui la realizzazione di particolari infrastrutture ha sconvolto gli equilibri idrologici di un territorio.

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Accordo Ue sugli Ogm: stati membri liberi di coltivarli o di vietarli. Appello di 700 agricoltori italiani per la libertà di ricerca e di impresa.

Per i firmatari dell’appello la battaglia è tra passato e progresso, non tra cibo sano e modificato. Secondo loro, c’è da chiedersi chi salverà gli agricoltori italiani dal restare economicamente indietro rispetto a quelli degli altri Paesi che da anni coltivano ogm e li esportano in Italia per nutrire gli allevamenti, da cui derivano i nostri prodotti “eccellenti” come formaggi e salumi.

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Competenze agrarie emergenti

È questione perennemente attuale quanto il settore primario possa integrarsi in modo moderno nel PIL nazionale e comunitario, e come possa così intercettare intelligenze, competenze e risorse umane che ci lavorino.

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Jean Charles Léonard Sismondi: Consigli agli agricoltori toscani e nostalgia della terra natia

Nell’Archivio dell’Accademia dei Georgofili sono conservati, oltre ad alcune lettere, due documenti manoscritti di Jean Charles Léonard Simonde de Sismondi. 
Due manoscritti assai consistenti, uno di 65 carte, l’altro di 56 (in entrambi i documenti il verso delle carte è bianco salvo qualche notazione o aggiunta al testo); nel primo Sismondi trattava dei prati e delle graminacee (Saggio sui prati e sulle piante graminacee, Busta 90.44); nel secondo della coltivazione dei peschi a spalliera (Saggio sulla cultura dei peschi a spalliera, Busta 97.356, FOTO in apertura).
Il primo dei due, datato 15 luglio 1797, valse a Sismondi, com’è noto, la nomina a socio Georgofilo corrispondente, ratificata nel corso dell’adunanza ordinaria del 3 agosto stesso anno (Libro dei Verbali 4, c. 34r).
Il documento, strutturato in XIII Capitoli oltre l’Introduzione, riporta a c. 1r, una nota di mano di Marco Lastri, segretario degli Atti che segnala la presentazione ai Georgofili dell’opuscolo del ginevrino Sismondi “dimorante in Pescia”.
Scopo della lunga Memoria era quello di sollecitare i contadini toscani a lasciar riposare i campi per fertilizzarli e nutrirli trasformandoli in prati, così come era uso fare a Ginevra, in Francia in Inghilterra.   

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I Vini Rosati: un’opportunità per il nostro Paese

Anche i Vini Rosati in Italia possono vantare un’antica tradizione.
I Romani producevano chiarelli, lacrime ed oligofori. Nel Medioevo vi era un vino denominato cirosolu, così descritto: “Era allora un vino caratteristico dell’area lombarda, bianco rosato bene clarus et boni odori atque sapori … adatto come bevanda estiva”. E ancora così, finché Andrea Bacci nella sua Opera del 1596, dà per primo un’interpretazione sulla derivazione del termine Rosato; termine quindi usato per la prima volta nel nostro paese.
E, finalmente, facciamo un salto di secoli per ricordare Italo Cosmo che nel 1947 scriveva: “… non è da oggi che il consumo del vino rosso da pasto va orientandosi verso tipi … soprattutto scarichi di colore”, anticipando realtà che ora cerchiamo di interpretare.
È un atteggiamento legato alla moda? A noi sembra piuttosto una posizione giusta, più consona alla fisiologia umana, che ora diventa tangibile per quel grado di indipendenza che il consumatore ha assunto non essendo più vittima di indirizzi che hanno attribuito qualità solo a vini corposi ed alcolici. Vini che restano grandi, ma non più soli. Come dimostra il fenomeno Prosecco. Così i Rosati diventano vini interessantissimi purché portino con sé leggerezza, ma anche eleganza.
Sono vini che ormai vanno perdendo l’ambiguità (bianchi, rossi, intermedi?) dalla quale erano prima circondati, per diventare prodotti originali legati a zone e vitigni onde esprimere al meglio la loro individualità.
Non più vini stagionali, ma vini da conoscere in diverse situazioni, come ebbe a dire il grande filosofo inglese Roger Scruton: “… roses are welcome in every season”.

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L’altalenante orientamento del legislatore nella tutela degli olivi in Puglia

Degna di nota come sintomatica del più generale andamento stop and go che sembra caratterizzare l’intervento del legislatore allorquando si confronta con l’esigenza di salvaguardare il paesaggio agrario dai rischi della cementificazione, è la vicenda che ha coinvolto gli ulivi monumentali della Puglia

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Scienza, Impresa e Finanza insieme

La Scienza continua a offrirci crescenti e anche inimmaginabili nuove conoscenze, in tutti i settori del micro e macro-cosmo. Le imprese devono quindi  adeguarsi con continue innovazioni per affrontare una competitività sempre più agguerrita sui mercati. La finanza trae profitti sostenendo le attività produttive con il credito e oggi trova interesse anche a investire direttamente nella ricerca scientifica.

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Scaramuzzi lascia dopo 28 anni

Sarà difficile, d’ora in poi, pensare all’Accademia dei Georgofili senza accostarla al nome di Franco Scaramuzzi. Che per 28 anni ne è stato la guida, ma ancor più l’anima e la mente, accettando le sfide dell’oggi sino in fondo, e proiettando al futuro ogni sua scelta. Il Professor Scaramuzzi, docente ad agraria, arrivò nella prestigiosa Torre de’Pulci dopo che per quattro successivi mandati era stato rettore. Era toccato a lui restituire dignità al nostro ateneo, dopo la tempesta del massimalismo ideologico e del terrorismo. Lo precedeva la fama di uomo deciso, libero nelle scelte e nelle idee, scienziato di rilevanza internazionale, con una incomparabile capacità di lavoro, una onestà cristallina ma anche una profonda umanità. E ben presto la prestigiosa Accademia divenne uno dei motori della vita culturale fiorentina, con un susseguirsi di convegni, dibattiti, pubblicazioni, mentre il numero dei Georgofili si allargava fino a comprendere i più prestigiosi studiosi di scienze agrarie nell’Italia tutta e in Europa.  

Sono ben conosciute le inaugurazioni degli anni accademici, nel Salone dei Cinquecento ogni volta gremito, con le prolusioni svolte da personaggi di rilievo internazionale. Ma non sono state da meno le decine di mostre, per lo più tratte dal grande archivio dell’Accademia, che ci hanno presentato i Georgofili come i protagonisti della Firenze risorgimentale e unitaria, fondatori delle scuole per i contadini e delle scuole serali, caparbi sostenitori della abolizione della pena di morte.

Ma la battaglia principale di Scaramuzzi è sempre stata rivolta alla difesa delle attività agricole. E’ stato lui, recentemente, a convincere i nostri governanti che andava tolta l’Imu sui terreni agricoli, a ricordare a quanti vedono la campagna solo come terra di sagre, e di retorica del buon tempo antico, che il settore primario è così detto perché l’unico a sfamarci, a difendere le aree agricole dalla urbanizzazione selvaggia.

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Franco Scaramuzzi si è dimesso da Presidente

Franco Scaramuzzi ha comunicato al Consiglio Accademico dei Georgofili, riunitosi lo scorso 9 giugno, le proprie dimissioni da Presidente. Scaramuzzi aveva già manifestato l'intento di non candidarsi nel 2012 per l'ottavo mandato ma gli fu chiesto di dare responsabilmente tempo per avere la disponibilità di idonee candidature. Fu sensibile, anche se si riservò la libertà di dimettersi eventualmente prima della scadenza dall'ulteriore mandato. Lo ha quindi fatto con fermezza, non all'improvviso, né per alcuna causa di impedimento di qualsiasi genere.
Il Consiglio Accademico ha incaricato il Presidente dimissionario di mantenere la reggenza per ancora un mese, fin tanto che non ci saranno le elezioni che nomineranno il nuovo Presidente, il quale resterà in carica per due anni, fino a giugno 2016, per concludere il mandato che era di Scaramuzzi. 
L’Assemblea Generale dei Georgofili in cui verrà fatto lo scrutinio dei voti è stata indetta per il 9 luglio prossimo. Resteranno inalterate tutte le altre cariche accademiche.
Franco Scaramuzzi è stato il ventesimo Presidente di questa antica Accademia (la prima al mondo dedita allo sviluppo dell'agricoltura), nata a Firenze e operante dal 1753, senza fini di lucro, con la missione "Prosperitati Publicae Augendae", incisa nel suo plurisecolare logo. 
Scaramuzzi ha interamente dedicato la propria vita allo studio, alla ricerca scientifica, all'organizzazione delle attività accademiche, legate alle scienze agrarie. Aveva 32 anni quando fu eletto Accademico Corrispondente dei Georgofili nel 1958. E' stato poi eletto Accademico Ordinario nel 1965 ed Emerito nel 2000. E' stato chiamato a far parte del Consiglio Accademico nel 1979. Il Corpo Accademico lo ha eletto Presidente per 8 volte consecutive (1986, 1989, 1992, 1996, 2000, 2004, 2008 e 2012) rimanendo in carica per 28 anni (un arco di tempo inferiore solo a quello di Luigi Ridolfi, 1871 - 1909). 

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EXPO 2015: come nutrire il Pianeta

Il tema dell’EXPO 2015, come è noto, riguarda il problema dell’alimentazione a livello planetario. Nutrire il pianeta è la grande sfida posta all’umanità. L’incremento delle produzioni agricole in modo sostenibile, l’accesso agli alimenti e all’acqua sono il criterio guida. Ma come ottenere un risultato efficace? Sulla necessità di intervenire positivamente sul grande tema della nutrizione non vi sono dubbi perché risponde ad un profondo sentire etico e sociale e a me pare giusto e corretto partire dall’agricoltura per sconfiggere la fame e avviare lo sviluppo. Ma quale agricoltura e dove, considerata la penuria di nuove terre coltivabili?  Per affrontare le sfide alimentari non si può prescindere dalla dimensione scientifica. Vi sono oggi strumenti operativi, tecnici e di ricerca che consentono un salto di qualità nei mezzi e nei sistemi agricoli, pur rispettando le tradizioni locali: dalla meccanizzazione all’irrigazione, all’uso equilibrato dei fertilizzanti e dei fitofarmaci, all’utilizzo di piante geneticamente modificate per gli habitat più sfavoriti. Analogamente a quanto accadde nella seconda metà del secolo scorso si possono introdurre gli elementi di una nuova rivoluzione verde per aumentare le produzioni unitarie dei terreni dell’Africa o dell’Asia con derrate sane e nutrienti per le popolazioni sottoalimentate e sostituire gradualmente gli aiuti alimentari. 

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Sicurezza del lavoro in agricoltura e nella circolazione stradale

Quello agricolo è un settore complesso la cui gestione, anche in termini di sicurezza e salute degli operatori, richiede conoscenza e competenza, in quanto molte sono le variabili in gioco a causa delle tante attività e  produzioni, delle differenti tecniche produttive e di mezzi impiegati, nonché delle diverse condizioni di lavoro. Tutto ciò rende la prevenzione un punto focale per l’attuazione di una efficace azione a favore della sicurezza e salute degli operatori, ivi compresa la prevenzione nell’utilizzo delle attrezzature e delle macchine agricole il cui impiego, quando avviene fuori dall’ambito aziendale, rappresenta un fattore di rischio  anche per quanto attiene la circolazione  su strada.
Il tema della sicurezza del lavoro e nella circolazione stradale è stato affrontato recentemente all’Accademia dei Georgofili, in un approfondito dibattito  sulle nuove normative in tema di: abilitazione all’uso delle attrezzature di lavoro previste dall’ Accordo Stato-Regioni;revisione delle macchine agricole; strategia del Piano di Azione Nazionale (PAN). Tematiche per la quali numerosi sono gli attori pubblici e privati coinvolti, con obiettivi e interessi non sempre convergenti. Da un lato, vi è l’esigenza di aumentare il livello di sicurezza e la tutela dell’ambiente; dall’altro, il rischio di rendere ancora più complessa l’attività di chi opera in agricoltura, con l’incremento delle pratiche burocratiche e la lievitazione dei costi, senza raggiungere sostanziali risultati a beneficio degli operatori e della stessa collettività.. Materia complessa che ha richiesto diversi rinvii dei tempi di attuazione delle normative.

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La terza via in Agricoltura

Probabilmente indotti dal grande evento prossimo, l' Esposizione Universale EXPO 2015 a Milano, che ha scelto per tema "Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita", i mezzi di comunicazione , sia di carta stampata che televisivi, dedicano all'agricoltura uno spazio insolito. Per fortuna, verrebbe da dire, considerata la scarsa attenzione che, per un periodo troppo lungo, è stata riservata a questo specifico comparto produttivo; la cosiddetta attività primaria è stata, di fatto, derubricata a fenomeno marginale di ben più corposi interessi. 
L'Accademia dei Georgofili, da sempre, si è impegnata per portare al centro delle decisioni la "questione" agricola, ma l'ascolto dei decisori è spesso stato modesto. Comunque, dobbiamo riconoscere che i vari servizi giornalistici, cui facevamo accenno, possono contribuire a formare la convinzione che è giunto il momento di non sottovalutare le potenzialità agricole italiane, ma, anzi, di valorizzarle sia a fini interni che internazionali.
Naturalmente le proposte per raggiungere l'obiettivo sono molte, talora anche in conflitto tra di loro; National Geographic Italia, con il suo numero di Maggio 2014, si presenta in questo complesso dibattito con un lungo articolo di Jonathan Foley, direttore dell' Istituto per l' Ambiente dell'Università del Minnesota; la stessa copertina del mensile è dedicata al "Futuro del cibo". Anche diversi prossimi numeri della rivista conterranno   articoli dedicati al tema. L'intento è ambizioso: aumentare la produzione agricola senza pregiudicare il già precario equilibrio ambientale del pianeta. Possiamo riuscirci?

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Orizzonti del linguaggio

Forse non avevamo ancora finito di eliminare l’analfabetismo, quando la rivoluzione tecnologica (televisione, telefonia, computer, ecc.) ci ha investito, modificando rapidamente e sensibilmente il nostro modo di comunicare e lo stesso linguaggio. I sistemi digitali consentono infatti rapidità (di scrittura, trasmissione e lettura) e richiedono brevità dei messaggi (privandoli di quanto presunto superfluo). Tutto ciò produce nelle giovani generazioni una ridotta possibilità di leggere e assimilare le espressioni colte dalla migliore letteratura, acquisendo un più corretto modo di apprendere ed esprimersi. Stiamo forse assistendo alla nascita di un nuovo linguaggio, pieno di neologismi, abbreviazioni, acronimi, e quant’altro ritenuto "creativo", troppo spesso mescolandovi la moda di intercalare termini volgari, così come quella contestuale di usare abiti sdruciti e pantaloni strappati per un improprio spirito di emulazione. Molti giovani non sanno più scrivere in corsivo a mano; quando sono costretti farlo di proprio pugno, usano tutte lettere maiuscole e solo in stampatello.

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Il sole e i danni causati alle piante

Il caldo estivo e i ritorni di caldo, spesso non vengono considerati come causa di danni sulle piante. Possono, invece, procurare problemi fisiologici anche importanti che danneggiano la pianta anche per molto tempo. 

Le bruciature fogliare, un problema da considerare. Questo tipo di danno è molto frequente in alberi messi a dimora dopo aver trascorso diversi anni nel vivaio, dove la densità di impianto è molto alta, lo stelo non viene colpito direttamente dalla radiazione solare e le radici già sviluppate. A causa del cambiamento climatico, inoltre, la temperatura diurna sta diventando più alta, il che significa che nel lato sud-ovest gli alberi, la temperatura può raggiungere più facilmente la soglia dopo la quale il colpo di sole diventa più facile, soprattutto nelle specie più sensibili.
Possono essere colpite tutte le parti delle piante fuori terra, tra foglie (in particolare su cultivar variegate) cortecce , fiori e frutti . In alcune specie, si sviluppano sulle foglie delle aree gialle, che poi diventano marroni come "bruciate". In molte specie le superfici bruciate dal sole spesso appaiono come smaltate, virando successivamente al bruno argenteo o rossastro.
I giovani alberi e arbusti hanno corteccia sottile e non possono tollerare il sole caldo subito, soprattutto se non ricevono un'adeguata irrigazione. Gli alberi diventano più resistenti alle scottature solari con l'invecchiamento e sviluppano una corteccia più spessa e che può proteggere il tronco dalla radiazione solare diretta. Tuttavia, anche i vecchi alberi possono essere danneggiati se i rami interni sono esposti al sole caldo dopo potature pesanti, soprattutto durante i caldi mesi estivi. Esempi di specie sensibili sono quelli con corteccia sottile come alcuni aceri, salici, gleditsia, sorbus, ippocastani e ciliegi.

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Cooperazione allo sviluppo: Rapporto Peer Review 2014 dell’OCSE-DAC

Ogni quattro anni le attività di cooperazione allo sviluppo degli Stati aderenti sono monitorate da Rappresentanti di due Stati membri, coadiuvati da funzionari dell’OCSE, sia per migliorare quantità e qualità dell’aiuto pubblico allo sviluppo, sia per favorire la collaborazione tra i Paesi donatori e l’OCSE - DAC.

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Irrazionali danni da fauna selvatica all’agricoltura e all’ambiente

La criticità in cui il settore primario si trova per il crescendo dei danni subiti dalla fauna selvatica rappresenta un fatto estremamente rilevante innanzi al quale gli agricoltori si trovano per lo più inermi. I danni che la fauna selvatica arreca alle attività agricole e all'ambiente, in diverse realtà del territorio nazionale, hanno raggiunto livelli insostenibili. 

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La dominanza apicale nelle piante: sorprendente "nuova" interpretazione

Forse , anzi, sicuramente sbagliando, avevamo dato per scontato che ogni aspetto di differenziamento delle piante fosse sotto la complessa regolazione ormonale; l'idea di fondo era che ad un fattore ambientale, spesso esterno, seguisse un primo evento in cui le molecole ormonali giocavano il ruolo primario originando una  "cascata" di segnali che conducevano alla manifestazione finale osservabile macroscopicamente. Così consolidata era questa idea che furono infatti una sorpresa, per molti fisiologi delle piante, le scoperte della ricercatrice americana Jen Sheen (in foto, insieme a una collega) che già 20 anni fa assegnava un ruolo di regolazione agli zuccheri. In altre parole fu dimostrato che certi zuccheri, certamente non inclusi tra le molecole ormonali ma tra quelle a significato metabolico, riuscivano a regolare l'espressione genica; si trattava quindi di un sottile effetto di regolazione e non di un normale metabolismo carboidratico che, come noto, avrebbe avuto comunque profondi effetti sulla crescita della pianta. Questa linea di ricerca impegnò molti laboratori nel mondo e si arrivò alla conclusione che in alcuni casi la percezione degli zuccheri rappresentava quell'evento primario che, attraverso una complessa trasduzione del segnale, conduceva alla modifica della espressione genica. La ricerca in questo ambito è continuata in modo molto intenso sino ai nostri giorni, mettendo soprattutto in evidenza come la crescita e lo sviluppo della pianta siano così fortemente influenzati dalle condizioni ambientali e nutrizionali al punto che diviene difficile distinguere tra effetti puramente metabolici -semplice crescita senza modifiche- ed effetti che intervengono sul differenziamento -la pianta cambia sul piano morfologico e funzionale-.

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Innovazione organizzativa per la competitività dell’agricoltura

L’innovazione è tema trasversale a tutte le politiche nell’ambito della Strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Anche l’innovazione dell’organizzazione economica delle imprese agricole è chiamata in causa per far fronte alla loro competitività in un mercato globale, nel quale la forbice produzione-consumo tende ad allargarsi, e al loro posizionamento di driver dello sviluppo sostenibile delle aree rurali.
E’ ben noto infatti che uno dei limiti allo sviluppo e alla crescita dell’agricoltura italiana sta nel suo  basso potere contrattuale nei rapporti di mercato, conseguente  alla piccola dimensione delle imprese agricole e alla loro organizzazione economica ancora debole.
Con la riforma della PAC e delle altre politiche strutturali per il post 2014, l’organizzazione economica dell’agricoltura assume una rilevanza strategica per migliorare i livelli di competitività delle imprese. Per comprenderne la portata occorre una lettura e una interpretazione correlata dei Regolamenti che riguardano i Pagamenti diretti e l’OCM unica (I pilastro della PAC-FEAGA), lo Sviluppo Rurale (II pilastro della PAC-FEASR), il Quadro Strategico Comune (QSC) degli ESI Funds (Fondi d’investimento (FEASR, FEAMP) e Fondi strutturali (FESR, FC, FSE).
Tali Regolamenti chiamano in causa, direttamente o indirettamente, idonee soluzioni organizzative, di tipo cooperativo in senso lato, tra le imprese agricole, nei loro rapporti di filiera, nel loro concorso allo sviluppo rurale.

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