Notiziario






In compagnia di Saverio Manetti

L’isolamento forzato di questi mesi sicuramente avrà pesato su ognuno di noi con incidenze diverse; vero è però che forse tutti quanti ci siamo trovati a fare i conti con la mancanza delle relazioni umane, fondamentali quali ‘trama’ e ‘ordito’ del tessuto della nostra convivenza sociale.
In compagnia di Saverio Manetti questo tempo di ‘silenzio vuoto’ è stato meno pesante e anzi avere a che fare con uno studioso del suo calibro ha contribuito in modo sostanziale a riempire gli spazi dell’isolamento e l’impegno a studiare ciò che egli compilò magistralmente a metà del ‘700, Delle specie diverse di frumento e di pane siccome della panizzazione, è stato uno stimolo e una forma di sana risposta razionale alle incertezze del momento.

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Cambia il clima: occorre selezionare nuove piante

I vari rapporti periodicamente pubblicati dall’International Panel on Climate Change (IPPC) e la corposa letteratura scientifica forniscono dettagli sulla prova fisica del cambiamento climatico: a livello del terreno, nell'aria, negli oceani. Il riscaldamento globale è, infatti, "inequivocabile", con “buona pace” (ma in questo caso sarebbe meglio parlare di “cattiva pace”) dei negazionisti.

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Produzione di carne bovina e sostenibilità ambientale: il ruolo della ricerca e dell'innovazione tecnologica *

La filiera bovina da carne è considerata tra quelle a maggiore impatto nel panorama della sostenibilità ambientale. Le accuse di produrre i massimi impatti in termini di gas climalteranti e di consumo di acqua spinge i media a raccomandare la forte riduzione del consumo, o addirittura, la sostituzione di queste carni. L’adunanza dell’Accademia dei Georgofili dedicata a questo delicato tema ha voluto riportare il dibattito nella giusta sede scientifica e tecnologica, mettendo in luce quanto oggi conosciamo sui reali impatti delle filiere bovine da carne italiane sull’ambiente, evidenziare le buone prassi di allevamento già in essere mirate al miglioramento della sostenibilità e indicare gli sviluppi futuri che la ricerca in atto fa intravedere.
Il primo degli argomenti trattati, quello della metrica della sostenibilità, cioè cosa si misura e come si misura, ha consentito di illustrare i principali sistemi di valutazione dell’impatto ambientale della produzione di carne, con riferimento alle normative e agli standard internazionali. Sono emerse le principali criticità legate all’applicazione di tali sistemi e la necessità di una maggiore uniformità nell’applicazione degli standard, onde evitare l’estrema variabilità delle stime ad oggi disponibili relativamente all’impronta di carbonio degli allevamenti. In tal senso, l’applicazione di metodologie che consentano di ponderare adeguatamente il ruolo attivo degli allevamenti nell’assorbimento del carbonio e il peso relativo delle diverse fonti di carbonio in funzione della durata della loro emivita nell’atmosfera, rappresenterebbe un sicuro passo in avanti verso una maggiore uniformità di valutazione.

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Impatto dell’emergenza “Coronavirus” sui sistemi zootecnici italiani *

Gli scenari economici attesi come conseguenza della crisi attuale collegata alla pandemia SARS-CoV-2 e delle misure di contenimento prese sono già oggetto di numerose analisi da parte delle istituzioni preposte e delineano una situazione di forte riduzione del PIL almeno per i prossimi due anni. Tutto ciò sta causando e causerà la peggiore recessione economica globale dalla Seconda guerra mondiale a oggi. Se gli effetti della pandemia SARS-CoV-2 sul macrosettore delle produzioni animali possono essere valutati in base alle informazioni provenienti dai canali di mercato della grande distribuzione organizzata, va però tenuto presente che una quota importante del comparto è articolata in realtà con forte radicamento locale. A tale riguardo possono essere ricordate le numerose produzioni DOP e IGP, talvolta basate su pochi produttori e trasformatori, con canali di mercato diversificati e non sempre tracciabili con la sopra citata fonte.
In questo contesto è evidente la necessità che i decisori politici possano disporre di pareri tecnico-scientifici che consentano loro di individuare gli strumenti più efficaci per aiutare gli allevatori e massimizzare gli effetti degli sforzi economici al fine di riportare il settore verso la normalità. Tale necessità è tanto più evidente dal momento che si moltiplicano pareri, spesso pittoreschi e privi di fondamento tecnico-scientifico, che delineano soluzioni tecniche poco praticabili le quali, in mancanza di alternative, potrebbero far perdere di efficacia gli interventi messi in campo dal decisore politico.
L’Accademia dei Georgofili e l’ASPA hanno elaborato un documento su “Impatto dell’emergenza coronavirus sui sistemi zootecnici italiani”, con l’obiettivo di individuare le principali criticità che affliggono le aziende in questa complessa fase, delineando così gli itinerari tecnici verso i quali i ministeri preposti e le regioni dovrebbero indirizzare gli sforzi per garantirne il pieno accesso o la rimozione di eventuali impedimenti, inclusa la necessità di promuovere azioni di trasferimento di innovazione. Tali pareri sarebbero utili per fare chiarezza sul ruolo delle attività zootecniche nel garantire la salute e il benessere della società.

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Insetti ospiti della relitta Zelkova sicula

Una delle più importanti scoperte botaniche, effettuata in Sicilia, è quella di una Ulmacea relitta del genere Zelkova ritrovata, alla fine dello scorso millennio, in due siti dei Monti Iblei, nei territori comunali di Buccheri e di Melillli.
Il genere Zelkova era ritenuto estinto in Italia, a causa dei cambiamenti climatici che, dal Pliocene (circa 3 milioni di anni fa), portarono all’avvento del clima mediterraneo, caratterizzato da siccità estiva. Gli unici esemplari di Zelkova, conosciuti nel nostro Paese, erano stati trovati, come fossili, nel Lazio e datati a circa 31.000 anni fa.

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Street Food: opportunità e pericoli

La via dell’abbondanza dell’antica Pompei era piena di termopolia che vendevano cibi da consumare per strada, nel milleottocento a Napoli i maccheroni si mangiavano per strada come a Palermo il pani câ meusa un panino imbottito con la milza di cavallo, e si può dire che ogni regione italiana aveva e spesso mantiene il suo tipico cibo da strada a forte connotazione identitaria, un tipo d’alimentazione che non manca in altri paesi mediterranei e di tutto il mondo. Secondo la FAO il cibo di strada (street food) è costituito da cibi e bevande pronti per il consumo venduti e spesso anche preparati in strada o in altri luoghi pubblici come mercatini o fiere, anche da commercianti ambulanti, spesso su un banchetto provvisorio, ma anche da furgoni o carretti e nei centri storici di alcune città italiane in piccoli locali specializzati nella preparazione e vendita di cibi da mangiare in strada.

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Sicurezza sul lavoro, importanza della formazione per ridurre gli incidenti in agricoltura

Si è conclusa con piena soddisfazione e risultati superiori alle aspettative dei partecipanti il primo corso Formazione Formatori, realizzato nell'ambito “Progetto pilota di certificazione dei formatori qualificati mediante corsi di formazione per formatori che operano nell’ambito della sicurezza delle macchine agricole”, in attuazione della Delibera di Giunta Regionale della Toscana n. 540 del 23/04/2019.
Il corso risponde ad una carenza grave nell’offerta formativa che troppo spesso è insufficiente per un comparto come quello agricolo, dove gli incidenti costantemente a livelli molto alti e spesso con conseguenze anche mortali.
Sei giornate (piene) in cui alla condivisione di materiali di illustrazione dei diversi aspetti tecnici, legislativi, normativi e organizzativi nella gestione della sicurezza nelle operazioni meccanizzate agricole ed in particolare nell’uso dei trattori, si è attuato un percorso di addestramento pratico alla guida delle diverse tipologie di trattore con prove di difficoltà crescenti durante le giornate di formazione del corso.
Il progetto pilota è stato promosso dall'Accademia dei Georgofili, nell'ambito di un protocollo d'intesa con Regione Toscana, ha trovato il sostegno finanziario di INAIL Direzione Toscana e Regione Toscana – Direzione Agricoltura e Sviluppo Rurale ed è stato strutturato e coordinata dal Laboratorio AgriSmartLab dell’Università di Firenze. CAI (Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani) ha supportato il corso con la messa a disposizione di macchine agricole ed ENAMA (Ente Nazionale per la Meccanizzazione Agricola) con la messa a disposizione dell’istruttore di Guida Sicura e in qualità di Ente certificatore.
Teoria e pratica sono state attuate nella strutture di Ente Terre Regionali di Cesa (Arezzo) e Suvignano (SI)  e presso il Centro di Formazione “La Pineta “  a Tocchi (SI) della Regione Toscana,  strutture che potranno essere valorizzate per future edizioni del corso.

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L’economia al tempo della pandemia: anche la Pac ha un virus?

Mentre l’umanità attonita ancora si interroga sul futuro della pandemia e sulle conseguenze che essa sta producendo in campo sanitario ed economico, oltre che in tanti altri ambiti meno evidenti che al momento  intuiamo appena, la vita procede e non può essere altrimenti.
Nel 2019, giusto in questo periodo dell’anno, ci eravamo lasciati con alcuni interrogativi che ora quasi abbiamo dimenticato. I temi più assillanti erano la Brexit, i nuovi assetti politici dell’Ue dopo le elezioni del Parlamento Europeo (PE), i confusi orientamenti politici nei Paesi membri, l’esplosione delle rozze guerre commerciali a colpi di dazi e ritorsioni dopo decenni di pax commerciale gestita dal Gatt e dalla Wto. Il Pil mondiale era in ripresa anche se iniziava a mostrare qualche piccolo segno di rallentamento.
Quantum mutata ab illa la situazione,  verrebbe voglia di dire e nello stesso tempo, invece, quanto è cambiata la prospettiva in cui questi problemi si collocano. Ma il trascorrere del tempo costringe ad andare avanti, affrontando scadenze e trovando soluzioni.
Consideriamo le questioni europee: un primo inestricabile groviglio si presentava allora, con la Gran Bretagna impegnata a trovare la soluzione per la sua uscita dall’Ue e quest’ultima, francamente, paralizzata dall’evento “impossibile”, al punto da essere a mala pena previsto nei Trattati. L’uscita della Gran Bretagna  destinata a cambiare gli equilibri politici ed economici interni si è sovrapposta alle elezioni con le incertezze  provocate dal crescente sovranismo all’interno dell’Ue. Una compagine costruita baldanzosamente all’insegna dell’opposto e cioè un (incerto) sovra nazionalismo. Ma al di là dell’amara rottura chiarificatrice di un sogno ambiguamente spinto all’estremo come quello di un’Europa Unita, non solo commercialmente, c’erano e ci sono i normali interessi quotidiani. Gli inglesi escono e cambiano gli equilibri economici interni. Le risorse finanziarie europee calano e le spese vanno ripartite in modo diverso. Era alle porte il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale (QFC), e lo è ancora oggi, mentre cambiano anche le priorità da soddisfare. Mentre allora si trattava di quelli che ci sembrano aggiustamenti, oggi ci rendiamo conto che il mondo è cambiato a causa della pandemia. La politica economica passa dalle lotte sulle percentuali di scostamento della spesa e dalle discussioni sul piano di stabilità, al più massiccio progetto di indebitamento finanziario che si ricordi, affrontato con un’insospettabile tranquillità.
La nuova Politica Agricola Comune (Pac) per il settennio 2021/2017, che la Commissione uscente aveva lasciato in bozza è ferma, in attesa del QFC valido per lo stesso periodo. La saggezza dell’Ue, accusata di essere carente di fantasia,  li aveva correttamente abbinati, ma gli imprevisti li hanno separati e le follie di un virus sconosciuto sino al giorno prima li ha sconvolti. In questo contesto però le regole della Pac devono esistere e funzionare, perché nelle campagne l’integrazione europea è andata avanti. L’agricoltura italiana ed europea ha retto l’impatto della COVID-19 anche e soprattutto perché c’era la Pac.

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INCREASE - Collezioni intelligenti delle risorse genetiche di legumi alimentari per sistemi agroalimentari europei

Si è svolto lo scorso 4 giugno il web meeting di avvio del nuovo progetto di ricerca europeo INCREASE, che vede alla guida l’Università Politecnica delle Marche, come capofila, e altri 27 partner internazionali di 14 paesi diversi. Con un budget di 7 milioni di euro, finanziati dal programma di ricerca e innovazione dell'Unione Europea Horizon 2020, in un periodo di 5 anni, il consorzio di INCREASE lavorerà per analizzare le risorse genetiche e mettere punto strumenti e metodi di conservazione efficienti ed efficaci per la gestione, caratterizzazione e valorizzazione della biodiversità agricola in quattro importanti legumi alimentari tradizionali europei (cece, fagiolo, lenticchia e lupino).
La conservazione e la valorizzazione delle risorse genetiche dei legumi alimentari e il loro utilizzo nell'agricoltura europea costituiscono un elemento chiave sia per lo sviluppo di una agricoltura sostenibile che per la promozione di una alimentazione più sana.

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Ragù, parola di un’antica preparazione

Tutti sanno, o almeno credono di sapere che cosa è il ragù, in modo particolare quello della propria terra o paese e soprattutto della mamma. Come oggi dicono i dizionari – ma dobbiamo fidarci? - ragù è un termine utilizzato per indicare un trito grossolano cotto per molte ore a fuoco basso, composto di numerosi ingredienti che variano a seconda delle regioni. Spesso a base di carne, ma in cucina vi sono anche ragù di pesce: di spigola, di cernia, o altri pesci, e ora, in un clima vegetariano, anche di tofu.

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Riduzione delle polveri sottili: l’importanza della scelta delle specie e di un’accurata analisi del sito di impianto

Vista l'eco che ha suscitato una mia affermazione, riportata qualche mese fa dalla stampa (e che mi ha fatto guadagnare molte offese personali e professionali), riguardo alla riduzione dell'inquinamento da parte delle piante in riferimento alla struttura di una strada, penso sia opportuno chiarire alcuni aspetti, fermo restando che ciò che ho affermato corrisponde al vero ed è basato su una consistente letteratura scientifica internazionale e che la mia affermazione, preceduta da un “probabilmente”, si riferiva a un solo parametro considerato, cioè le polveri sottili.
La gran parte delle ricerche pubblicate su riviste internazionali e anche dal gruppo di ricerca che coordino, hanno mostrato la generale efficacia di alberi e arbusti nel ridurre la concentrazione di inquinanti, sia riguardo ai metalli pesanti sia, soprattutto, alle polveri sottili. Su questo non ci sono dubbi, ma non è possibile generalizzare. La ricerca ci dice anche cose diverse delle quali dobbiamo tenere conto nelle scelte per il verde nella città del futuro.
È infatti da precisare che, riguardo alle polveri sottili, il processo di deposizione differisce sostanzialmente in funzione delle diverse dimensioni delle particelle e delle interazioni di queste con i vari elementi della vegetazione e con la struttura del costruito. Ciò richiede studi combinati sulle diverse dimensioni delle particelle, sulle diverse specie di piante e in ambienti che differiscano per caratteristiche intrinseche: es. strade aperte verso i cosiddetti “canyon urbani”.

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Segnali incoraggianti per l’agricoltura

Sicuramente la pandemia tuttora in atto ci riserva, oltre ovviamente ai drammatici effetti sulla salute umana, un futuro incerto e sicuramente difficile. A questo, purtroppo, non sfugge il settore agricolo che già aveva notevoli difficoltà anche prima della pandemia; non c’è dubbio però che le sfide del futuro per l’agricoltura debbano passare attraverso le innovazioni e la protezione del suolo.
Dopo vari gridi di allarme, la divulgazione di dati che quantificano il suo stato di degrado, di dissesto, di impermeabilizzazione (consumo di suolo) e soprattutto i vari eventi catastrofici degli ultimi anni, si è preso coscienza dell’importanza di questa risorsa e del fatto che il 95% del cibo proviene proprio dal suolo. A questa presa di coscienza devono seguire azioni concrete e programmi di tutela del territorio. Intanto gli agricoltori, pur fra mille difficoltà, stanno facendo la loro parte; infatti, visitando le campagne delle zone agricole per eccellenza si cominciano a vedere, ad esempio, colture di mais con impianti di irrigazioni a goccia automatizzati con centraline elettroniche. Con questo sistema si risparmia fino al 75-80% di acqua rispetto alla tradizionale irrigazione per aspersione con irrigatori a lunga gittata ed inoltre si evita l’azione battente delle gocce sul terreno che causano la rottura degli aggregati superficiali, specialmente nelle prime fasi della coltura quando la superficie del suolo non è interamente coperta dalla vegetazione, con conseguente formazione di croste che riducono l’infiltrazione dell’acqua e, quindi, la sua parziale perdita per ruscellamento superficiale. Con l’irrigazione a goccia, non solo l’acqua non viene minimamente sprecata, ma il miglioramento delle qualità fisiche del suolo e della sua porosità, non alterata dalla formazione delle croste, porta ad un sensibile aumento delle produzioni di mais.
Altro esempio virtuoso rilevabile nelle zone vocate alla viticoltura, anche del centro e sud Italia, è la tangibile diffusione dell’inerbimento coadiuvato, anche qui, da impianti di irrigazione a goccia. È noto che la pratica dell’inerbimento, specialmente nei terreni declivi, riduce fortemente l’erosione del suolo prevenendo così una delle cause più importanti della sua degradazione. Inoltre, attenua considerevolmente l’effetto compattante del passaggio delle macchine agricole per la gestione del vigneto (trattamenti fitosanitari, raccolta, ecc.), contribuendo, anche in questo caso, a prevenire la degradazione del suolo. L’uso dell’irrigazione a goccia è fondamentale per compensare la competizione idrica delle essenze erbose con la vite, soprattutto alla luce dei cambiamenti climatici in atto in cui l’acqua da risorsa può diventare calamità quando è troppa (violenti nubifragi) o troppo poca (lunghi periodi di siccità).

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La mosca soldato nera

L’introduzione, in Europa, di una delle prime specie aliene sud-americane, sembra sia avvenuta subito dopo la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo. Si tratta del dittero Hermetia illucens, rinvenuto nel sarcofago di Isabella d’Aragona (morta nel 1524), e segnalato in Italia nel 1956, per i danni arrecati a materiale organico conservato.

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Agrofarmaci in Italia: un calo lungo trent’anni

Secondo le fonti ufficiali gli usi di prodotti fitosanitari sarebbero in forte diminuzione da ormai trent’anni. Un calo inaspritosi nel tempo a dispetto della comune percezione popolare, storpiata questa da false narrazioni che parlano a sproposito di “abusi di pesticidi” o di “usi sempre più massicci di pesticidi”. Tali toni allarmisti trasferiscono peraltro l’idea che sulla fitoiatria vi sia una situazione emergenziale da gestire radicalmente e pure in fretta, riproposizione in chiave moderna delle multi millenarie profezie per cui tutto va sempre peggio, la fine del mondo sarebbe incipiente e solo una conversione di stampo para religioso potrà salvarci.

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Sciami di locuste: da maledizione biblica ad alimento iperproteico per i polli

Si valuta che oltre 60 milioni di cavallette (locusta migratoria) si siano abbattute sull’Africa orientale, Asia e Medio Oriente, causando un’imponente devastazione delle colture ed enormi disagi alle popolazioni. In aggiunta a tutto questo, le forti piogge hanno creato le condizioni ideali per lo sviluppo e la crescita degli insetti, divenuti sempre più voraci.
Il direttore della FAO alle Nazioni Unite, Qu Dongyu, ha scritto: “l’invasione delle cavallette, insieme alle conseguenze della pandemia da Covid-19, potrebbe avere delle conseguenze catastrofiche sulla sopravvivenza delle popolazioni colpite e sulla sicurezza alimentare. I nostri sforzi per affrontare l’emergenza sono stati significativamente efficaci, ma la battaglia non è vinta ed il pericolo rischia di allargarsi ad altre zone geografiche”.
Leggiamo da un articolo della giornalista sudafricana freelance Natalie Berkhout che in Pakistan il tecnico ministeriale Muhammad Khurshid ed il ricercatore Johar Ali hanno lanciato un progetto che prevede la cattura delle cavallette durante la notte da parte della popolazione residente e la successiva trasformazione dell’ingente massa di insetti in mangime per polli. Infatti, le cavallette volano solo durante il giorno. Durante le ore notturne si riuniscono formando degli agglomerati di migliaia di insetti che rimangono adagiati sugli alberi e sul terreno, praticamente immobili fino all’alba. Pertanto, è relativamente facile “raccoglierle” e catturarle.
Il governo pakistano ha offerto 20 rupie pakistane (0,12 US $) al kg di cavallette catturate. Secondo la stampa locale si sono raccolte, in media, 7 tonnellate di cavallette per notte, ricavandone più di 700 dollari. Le cavallette sono state cedute ad un locale mangimificio per la trasformazione in farina di insetti per l’alimentazione dei polli.

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Il gusto delle etichette

A volte le leggende metropolitane nascondono una verità come quella che un normale distillato versato da una bottiglia con un’etichetta prestigiosa è spesso più apprezzato dello stesso distillato versato da una bottiglia anonima. Molti sono i vantaggi nutrizionali degli alimenti leggeri e magri nella dieta, ma come sono apprezzati per gusto e sapore dal consumatore che ne legge le etichette? Qual è il ruolo di queste ultime? Domande alle quali si cerca di dare risposte soprattutto per i formaggi presenti sul mercato, in particolare quelli magri con percentuale di grassi ridotta e nei quali i grassi saturi non superano il 20%. Questi formaggi magri forniscono alla dieta nutrienti indispensabili per il corretto funzionamento dell’organismo e sono energetici, ricchi di proteine, vitamine e sali minerali e l’elevato contenuto di calcio e di fosforo li rendono un alimento essenziale per la salute delle ossa, sono inoltre facili da digerire e contengono inoltre limitate quantità di sale, la cui riduzione nella dieta è considerata uno dei principali obiettivi necessari per migliorare la salute.
Un numero crescente di consumatori sta diventando sempre più consapevole degli aspetti sanitari della dieta e per questo le industrie hanno sviluppati prodotti alimentari che rispondono a queste esigenze e contengono meno sale e grassi. Per informare i consumatori della composizione degli alimenti e della loro riformulazione questi alimenti sono accompagnati da etichette che con bella evidenza indicano la riduzione del sale e dei grassi, che si tratta di cibi leggeri o light e nella loro pubblicità non di rado si enfatizzano effetti salutistici quali la perdita di peso corporeo, l’abbassamento della pressione sanguigna ecc. Ci si è però accorti che le etichette che comunicano i pregi nutrizionali degli alimenti a basso contenuto di sale e di grassi hanno spesso l’effetto d’indurre i consumatori a dare giudizi negativi sull’alimento. Diversi studi dimostrano infatti che le indicazioni salutistiche delle etichette influenzano il gradimento dei consumatori nei confronti dei prodotti alimentari e per esempio il gradimento di una zuppa è inferiore quando l’etichetta enfatizza una riduzione del sale e nel cioccolato al latte il gradimento diminuisce quando l’etichetta vanta un ridotto contenuto di grassi. Anche per i formaggi si è studiata l'influenza di messaggi salutistici, come quelli di contenuto ridotto di sale e di calorie, sulla valutazione sensoriale attesa e percepita, esplorando anche le implicazioni emotive che i consumatori associano ai messaggi presenti nelle etichette.

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I principali indici analitici del latte come biomarcatori della salute della bovina

Recentemente sull’ “Informatore Agrario” (supplementi nn. 14 e 20/2020) sono comparse tre note con le firme, rispettivamente, di Cozzi et al., Barbano et al. e Cassandro et al., che ci informano dell’importanza delle analisi del latte vaccino finalizzate alla diagnosi dello stato nutrizionale e di salute sia della singola bovina che della mandria.
L’esecuzione delle analisi risulta notevolmente semplificata con la tecnica MIR (Mid Infra Red), tanto che il solo laboratorio di Reggio Emilia, per adesso unico nel nostro Paese, sta monitorando più di 40 aziende di Parmigiano Reggiano, Grana Padano e latte alimentare. Tutto nasce da un progetto di studio condotto negli Stati Uniti a cura del prof. Barbano dell’università Cornell, con risultati positivi e importanti.

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