Alla fine la temuta crisi alimentare della scorsa primavera non si è verificata, ma potrebbe benissimo colpire il mondo quest'inverno. I prezzi delle materie prime agricole sono in forte crescita, come dimostra il sotto-indice delle materie prime agricole di Bloomberg, che dalla fine di aprile è aumentato di quasi il 30%, raggiungendo il livello più alto degli ultimi quattro anni. Sui mercati a termine, il grano è la merce più costosa dal 2014. La soia è arrivata a 11,44 dollari al moggio, un livello che non si toccava dal 2016. Il mais ha la stessa tendenza. L'olio di palma, onnipresente nelle diete asiatiche, ha raggiunto un livello che non si vedeva dal 2012.B
L'aumento dei prezzi internazionali pesa sul portafoglio dei consumatori. L'indice dei prezzi alimentari dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) è salito per il quinto mese consecutivo a ottobre a 100,9 punti, quasi il livello più alto degli ultimi sei anni.
A causa dell'aumento dei costi alimentari in tempi di crisi economica, anche le famiglie più povere sono a corto di cibo. In Francia, la perdita di reddito ha spinto sempre più persone ad andare ai Restos du cœur (Ristoranti del cuore). Negli Stati Uniti, i banchi alimentari sono presi d'assalto. In America Latina, secondo il Programma alimentare mondiale, che ha appena ricevuto il Premio Nobel per la pace, il numero di persone denutrite esploderà del 270%, toccando quota 16 milioni. (…)
La precedente grave crisi alimentare, nel 2008, era stata causata da un cattivo raccolto in seguito a un evento climatico, con gli stock che erano insufficienti. Nel 2020, le riserve mondiali di cereali potranno anche essere molto alte – quelle di grano non lo sono mai state così tanto – ma i mercati agricoli sono sotto pressione a causa del maltempo e degli acquisti precauzionali. (...) Nella prima ondata di Covid-19, il tempo era buono, i raccolti erano buoni. Con il fenomeno La Nina, che sta sconvolgendo il clima del pianeta, non è più così. Dagli Stati Uniti all'Argentina, passando per la Russia e per i dintorni del Mar Nero, il clima secco ha ostacolato le rese previste nei campi di grano. Nel Sud-Est asiatico, invece, le forti piogge hanno inondato risaie e piantagioni di palme, minando le prospettive di produzione.
La seconda ragione dell'aumento dei prezzi è la corsa ai prodotti agricoli. La Cina sta acquistando a sua volta soia e mais americani, non solo per onorare i suoi impegni nella guerra commerciale con Washington, ma anche per nutrire il patrimonio suinicolo che tenta di ricostruire dopo l'epidemia di peste suina africana. Dall'Algeria alla Giordania, passando per l'Egitto, i paesi del Nord Africa e del Medio Oriente stanno costruendo riserve di cereali. L'Egitto, ad esempio, da aprile ha aumentato le sue importazioni del 50%. Questi paesi rappresentano solo il 4% della popolazione mondiale, ma realizzano il 30% delle importazioni mondiali di grano. (…)
Più in generale, il timore di perdere l'accesso ai mercati internazionali con la pandemia sta modificando i comportamenti di acquisto. "Molti paesi nel mondo, di approvvigionamento alimentare, sono passati da una filosofia di acquisto "appena in tempo" a una filosofia di acquisto "nel caso in cui", ha spiegato il direttore finanziario della ADM.
Da Agrapress, Rassegna della stampa estera n. 13607, 19/11/2020