Notiziario




Andrea Sisti eletto presidente mondiale degli agronomi

L’Accademico georgofilo Andrea Sisti, già alla guida del Consiglio dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali,  è stato eletto Presidente dell’AMIA - WAA, World Association of Agronomists -  e,  raccogliendo  l’eredità del VI Congresso mondiale, tenuto negli scorsi giorni all’EXPO, guiderà l’Associazione per i prossimi quattro anni (2015-2019). 

Andrea Sisti elected world president of the agronomists

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Paleosuoli, suoli e cambiamenti climatici

I paleosuoli sono una fonte primaria d’informazioni per documentare i cambiamenti avvenuti in passato, in particolare climatici, e possono essere utilizzati nei modelli che mirano a prevedere le future reazioni del sistema terrestre al mutare delle condizioni ambientali. Un obiettivo centrale della paleopedologia è ricostruire le variazioni climatiche occorse durante le ere geologiche. 

Paleosols, soils and climate change

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Nuovi orientamenti nella lotta alla Flavescenza dorata della vite

La Flavescenza dorata della vite (FD) , segnalata in Italia fin dal 1973,  ha assunto  importanza economica a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso diffondendosi in forma epidemica nell’Italia settentrionale ed in parte di quella centrale.

New Directions in the Fight against Flavescence Dorée in Vineyards

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Stress e infezioni mammarie negli ovi-caprini

Le infezioni della ghiandola mammaria sono tra le principali cause di patologie negli allevamenti degli animali da latte e sicuramente tra le patologie di maggior impatto economico.

Stress and mammary infections in sheep and goats
Mammary gland infections are among the leading causes of diseases in herds of dairy animals and certainly among those diseases with greatest economic impact.

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Nel mondo ci sono 422 alberi a testa. Ma è un dato davvero positivo?

La lettura dei lanci delle diverse Agenzie e dei commenti nei vari siti dei nostri quotidiani all’articolo pubblicato su Nature il 2 settembre 2015 (http://www.nature.com/news/global-count-reaches-3-trillion-trees-1.18287), mi hanno spinto a scrivere questa breve riflessione.
Un primo punto da chiarire è che nel commento apparso su uno dei maggiori quotidiani italiani, dal quale poi gli altri hanno attinto, c’è un errore grossolano. Il trilione nella lingua inglese equivale a 1000 miliardi e non a 1 miliardo di miliardi come erroneamente riportato nell’articolo e come è, invece, nella nostra lingua (anche perché, in tal caso, non sarebbero 422 gli alberi/procapite, ma 422 milioni…..basta un po’ di aritmetica di base). Per quanto riguarda i titoli strombazzanti utilizzati mi si permetta di andare un po’ controcorrente. Purtroppo nell’era dell’informazione usa e getta, si cercano titoli degli articoli volti ad attirare l’attenzione, ma talvolta fuorvianti. È vero che, secondo la ricerca di Yale citata, ci sono molti più alberi di quanto si pensasse, ma la situazione di emergenza del pianeta non cambia di una virgola. Non è che improvvisamente siamo diventati più ricchi di alberi!
I ricercatori sottolineano infatti, nell’articolo, che vengono tuttora tagliati 15 miliardi di alberi l’anno e che, dalla comparsa delle prime civiltà è stato perso il 72% della copertura forestale mondiale, di cui il 17% negli ultimi 50 anni e che, continuando di questo passo in 100 anni avremo perso tutta la superficie della foresta pluviale nel mondo e circa 28.000 specie potrebbero estinguersi (n.d.r.).

422 trees procapite. Is this a really positive news?
The article “Mapping tree density at a global scale” (http://www.nature.com/nature/journal/v525/n7568/full/nature14967.html) was commented on several newspaper and news agencies in Italy. Here follows my personal observation on it.
As for the headlines used for the comments I would like to be a “Mary Mary quite contrary”. Unfortunately in the age of “disposable information”, the newspapers (and their websites) look for titles designed to attract attention, but they are often misleading. If it is true that, according to the research by Yale researchers cited above, there are many more trees than previously thought, the emergency situation of the planet does not change not even a tiny bit. It is not that suddenly we have become richer in trees!
The researchers actually point out, in the article, that 15 billion trees per year are still cut and that, by the appearance of the first civilization 72% of global forest cover has been lost, (17% in the last 50 years). At this rate, in 100 years we will have lost the entire surface of the rainforest in the world and about 28,000 species may become extinct.
“We Do Not Inherit the Earth from Our Ancestors; We Borrow It from Our Children”. We should not ever forget it.

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Ospiti delle galle del Cinipide del Castagno

Le galle, che si originano da gemme di castagno, nelle quali sviluppano le larve del cinipide Dryocosmus kuriphylus, dopo lo sfarfallamento degli adulti continuano, per periodi più o meno lunghi, a ospitare gli stadi preimmaginali dei suoi parassitoidi e iperparassitoidi indigeni.

Guests of the chestnut gall wasp’s galls

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Innovazione negli allevamenti per la prevenzione

In un scenario caratterizzato da rapidi e spesso profondi mutamenti delle dinamiche di mercato, delle condizioni climatiche e  del mondo del lavoro e delle produzioni, è opportuno fornire alcuni utili spunti di riflessione in merito all’adozione, anche in campo zootecnico, degli strumenti resi disponibili da settori innovativi della ricerca scientifica e tecnologica. Uno sguardo in avanti, insomma, per prevenire (o almeno affrontare meglio) i problemi e le sfide che la zootecnia dovrà fronteggiare in un immediato futuro.

Innovation on farms as regards prevention 

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I fiori edibili: una risorsa per il futuro?

L’esigenza di individuare piante “nuove” da destinare all’alimentazione è cresciuta negli ultimi anni, anche come reazione alla sempre maggiore omologazione dei consumi alimentari, denunziata da più parti; la FAO (2010), ad esempio, stima che delle 10.000 specie utilizzate a fini alimentari alle origini dell’agricoltura, solo 150-200 specie siano oggi ampiamente impiegate e solo 4 (riso, frumento, mais e patata) assicurino il 50% del fabbisogno calorico della popolazione mondiale. Di contro l’agrobiodiversità è un tratto importante della sostenibilità del sistema agricolo, per cui l’individuazione di piante edibili è ritenuta una strategia efficace per la sicurezza alimentare. Le piante minori o poco utilizzate da “cibo per i poveri” si sono trasformate in strumenti importanti per arricchire la dieta di sostanze utili alla salute.
Fra i prodotti “edibili”, particolare attenzione stanno destando i fiori, il cui consumo è in incremento a livello mondiale. La popolarità è evidenziata dalla loro diffusione nella gastronomia, dalla pubblicazione di volumi divulgativi sull’impiego dei fiori edibili, dai numerosi siti e pagine web ad essi dedicati. 
I fiori edibili possono essere utilizzati crudi o cotti per guarnire o come parte integrante di un piatto, in insalate o macedonie. Recenti ricerche indicano la presenza di sostanze bio-attive o fitochimiche, soprattutto antiossidanti, con un elevato potenziale terapeutico, in grado di prevenire malattie o promuovere meccanismi di difesa immunitaria.

Edible flowers: are they a resource for the future?
Agro-biodiversity is an important aspect of agricultural system sustainability, therefore identifying edible plants is considered an efficient strategy for food safety. Considered “poor people’s food”, minor and less used plants have become important for enriching the diet with useful healthful substances.
Among the “edible” products, special attention is being given to flowers whose consumption is increasing worldwide. Their popularity is evidenced by their spread within gastronomy, the publication of informative books on the use of edible flowers, and the many sites and web pages dedicated to them. Edible flowers can be eaten raw or cooked as a garnish or an integral part of a dish, and in green and fruit salads.

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Ergonomia e sicurezza nell’impiego delle macchine agricole

Il 1996, anno in cui l’Italia ha recepito la Direttiva macchine promulgata nel 1989 dall’UE, rappresenta una tappa fondamentale in materia di normativa sull’ergonomia e sicurezza delle macchine agricole. Negli anni successivi la normativa è molto cresciuta e ciò ha indubbiamente contribuito a migliorare l’attività di prevenzione del settore. Proprio il tema dell’ergonomia e della sicurezza nell’impiego delle macchine agricole è stato oggetto del Convegno promosso dai Georgofili, tenutosi a Milano l’8 settembre scorso (v. Georgofili INFO,http://www.georgofili.info/evento.aspx?id=2252).
Negli ultimi anni il numero di infortuni in agricoltura è continuamente diminuito; tuttavia l’agricoltura rimane, specie in termini relativi, cioè rispetto al numero di occupati, un settore ad alto rischio.  Secondo l’INAIL, nel 2013 sono state corrisposte circa 50 indennità di infortunio ogni 1000 addetti, contro le 24 indennità, sempre su 1000 addetti, del settore industria e servizi. Al calo degli infortuni ha fatto fronte la forte crescita delle malattie professionali che, nel periodo 2009-2013, sono passate da 3928 denunce a 9429, con un incremento quindi del 142% in un quinquennio. Tali malattie, sia per l’elevato numero e sia soprattutto per la gravità sulla salute dei lavoratori, rappresentano un costo umano e socio-economico non giustificato per un Paese sviluppato. 

Ergonomics and safety in the use of agricultural machinery
In the last few years, the number of agricultural work accidents has continuously decreased. However, agriculture remains a high risk sector, especially in relative terms, i.e., as regards the number of persons employed. According to INAIL, in 2013, accident compensation was paid to about 50 workers per 1000 workers, compared to 24 workers, again per 1000 in the industrial and service sectors. The decrease of accidents though was counteracted by an increase in occupational diseases that grew from 3928 to 9429 reports in the 2009-2013 period, an increase of 142% in five years. In Europe, and especially in Italy, the Public Authority’s interest in Agricultural Mechanization has greatly diminished and, with it, also interest in agricultural safety and accident prevention. Within the span of eighty years, we have passed from hoes to satellites thanks to mechanization that has become a complex system requiring study, not only from a technical and organizational point of view, but also from that of worker safety and accident prevention.

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Il germoplasma dell’Olivo nel Nord-Est Italia

La combinazione della coltivazione secolare dell’olivo con le particolari condizioni climatiche, che espongono le piante ad inverni particolarmente freddi, ha probabilmente contribuito a differenziare l’olivicoltura veneta da quella del resto del Paese.

The olive germplasm in north-eastern Italy

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Nuove regole in Unione Europea per i ferormoni

Stanno per essere pubblicate le nuole linee-guida europee (a cura del Direttorato Generale SANTE’ per la Sicurezza della Salute e degli Alimenti) per facilitare lo sviluppo, la registrazione e l’uso delle sostanze attive “semiochimici” utilizzati come prodotti fitosanitari in agricoltura per il controllo di insetti dannosi.

New Guidelines for SCLPs in the European Union 

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Una nuova espressione della biodiversità orticola: i mini-ortaggi

I micro ortaggi (in inglese, microgreens o microherbs) sono piccole e tenere piantine commestibili di specie orticole, specie erbacee, erbe aromatiche e specie spontanee eduli, che generalmente vengono raccolte allo stadio di foglie cotiledonari, con gli abbozzi delle prime foglie vere, poche settimane dopo la semina, e consumate prevalentemente crude.
I micro ortaggi sono un nuovo prodotto dell’orticoltura; potremmo definirla una nuova categoria di ortaggi e un’ulteriore espressione della biodiversità.
Sono plantule eduli che hanno qualche giorno di vita in più rispetto ai già noti germogli (sprouts) e sono più giovani degli ortaggi da foglia che, invece, vengono raccolti dopo la completa formazione delle prime foglie vere (baby leaf). A differenza dei germogli, i micro ortaggi hanno un sapore più marcato e colori, forme e consistenze con cui è possibile arricchire numerosissimi piatti (antipasti, insalate, zuppe, primi e secondi piatti di carne e pesce, dessert, ecc.), nonché bevande.

he new expression of horticultural bio-diversity: mini-vegetables
Micro-vegetables are a new horticultural product. We could even call it a new category of vegetables and a further expression of bio-diversity.
They are edible seedlings that are some days older than the already familiar sprouts but are younger than leaf vegetables that are harvested after the complete formation of the first baby leaves. Unlike sprouts, micro-vegetables have a more pronounced taste and can enrich a number of dishes and drinks with their colors, shapes, and textures. 
The research results so far are very interesting, so much as to consider the possibility of using micro-vegetables as a means to increase food security in the world’s rural and urban areas as well as using them also as health and functional food for consumers with special needs. In fact, it is reported in the literature that micro-vegetables often have a higher content of vitamin C, vitamin K, vitamin E, carotenoids and other bioactive compounds compared to the same, commercially ripened vegetables. Moreover, micro-vegetables do not need pesticides and can also be produced without fertilizers.

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La legge sul consumo dei suoli agricoli: e se ne riparlassimo con più calma?

Con la ripresa dei lavori parlamentari si rimette in moto il lungo iter preparatorio della “ Legge quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo” (Atti della Camera, C.2039). Il testo base è pronto e sono stati predisposti circa 500 emendamenti. È volontà del Ministro Martina arrivare all’approvazione prima della conclusione di EXPO, sede in cui verrebbe presentato il provvedimento. 
La preoccupazione per il consumo del suolo è condivisibile, ma occorre precisare che la vera questione è l’uso dissennato, anche a fini agricoli, che se ne fa. E anche qui è bene capirsi: rientra in questa tipologia anche un uso inefficiente rispetto ai fondamentali fini produttivi. Tecniche poco efficaci, eccessi ambientalisti, colture a basso rendimento, sono tutti fenomeni da valutare attentamente. Dobbiamo chiederci quanta sia la terra ad uso agricolo e quanto produca. La sorpresa è che, nonostante la riduzione di circa il 50% della superficie agricola negli ultimi 80 anni, il volume della produzione si è circa quadruplicato. Tutte le principali produzioni, vegetali ed animali, si sono moltiplicate grazie agli incrementi di produttività del suolo compensando il calo della superficie e realizzando la vera valorizzazione di questa risorsa limitata.  

The law on agricultural soil consumption: what if we talked about it taking the due time?
With the resumption of parliament, the long preparatory process for the “framework law concerning the promotion of agricultural areas and the control of soil consumption” (Chamber Proceedings, C.2039) has been set in motion again. The basic text is ready and about 500 amendments have been drawn up. 
Concerns for soil consumption can be shared but it should be noted that the real issue is its improper use, even for agricultural purposes. In addition, it is important to understand exactly what is meant: even an inefficient use with regard to basic production purposes falls into this category. Ineffective techniques, environmental excesses, and low output cultivation are to be carefully evaluated. We have to ask ourselves how much agricultural land there is and how much it yields.
However, the scheme has some serious limits. The text is not reassuring as regards the future of agricultural soil or agriculture itself. There is no room for production or process innovation, especially if it requires “new” areas or ones to be reused.

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Acquacoltura: origini e attualità

E’ oggi una delle attività produttive con il più alto tasso di crescita ed il mercato è in grado di assorbire altro prodotto ittico come risposta alla crescente domanda di proteine nobili, soprattutto di pesce, non soddisfatta dalla pesca di risorse marine naturali.

Aquaculture: birth and modernity

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Innovazione in enologia: quale futuro

Le problematiche della produzione dei vini richiedono una seria riflessione, poiché negli ultimi anni sono cambiati i sistemi di informazione, le abitudini, le preferenze e le attese del consumatore, cosi come sono cambiati i competitori.
L’enologia italiana ha da tempo consolidato il suo ruolo nel mercato mondiale, fornendo prodotti con un adeguato rapporto qualità/prezzo. Tuttavia, alcune criticità, fra cui la forte espansione produttiva di paesi come l’Australia, gli Stati Uniti e alcuni paesi dell’America latina, se non prese in considerazione con attenzione, potrebbero portare ad una perdita del valore delle produzioni enologiche italiane. 
Il mercato del vino è, quindi, sollecitato da due situazioni contrapposte: da un lato, la spinta verso un sempre maggior spazio commerciale per i vini provenienti dai nuovi paesi produttori; dall’altro, un’azione di qualificazione per il mantenimento di vini con una forte tradizione viticola ed enologica legata al territorio, che trova in Europa e, in particolare, in Italia, l’area più importante.

Innovation in oenology: which future
Italian wine has long since consolidated its role in the world market, providing products with adequate quality/price ratio. However, if not considered carefully, some critical issues, including the booming production in countries like Australia, the United States and some Latin American countries, could lead to a loss in the value of Italian wine production. It is clear that the Italian wine production system should further communicate its ability to produce wines with recognizable, valued, and diverse qualities with respect to its competitors as well as its ability to adapt quickly to environmental and social changes in the surrounding conditions. Therefore, it is necessary to consider wine production generally and wine quality specifically not as unchangeable but as something dynamic.

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La Carta di Milano fra dubbi e certezze

EXPO 2015 è una grande opportunità che l’Italia ha voluto offrire al mondo per tornare ad affrontare un tema di fondamentale importanza per l’umanità, quello dell’alimentazione. Ed ha voluto farlo, almeno in quelle intenzioni iniziali che le hanno permesso di ottenere la scelta di Milano come sede dell’Esposizione, su due tematiche principali, accanto a numerose altre di importanza derivata: il presente dell’alimentazione, che ancora oggi non soddisfa nemmeno in quantità l’intera umanità, e il futuro, che lascia prevedere sempre maggiori necessità da soddisfare a seguito della crescita demografica e di quella dei consumi procapite.
L’Esposizione, tuttavia, ha poi preso una strada molto diversa. Prevedibilmente, tenendo conto degli interessi economici e commerciali degli espositori e della necessità delle Esposizioni di mostrare il meraviglioso per attirare visitatori e giro d’affari. Molte speranze sul rispetto delle tematiche di fondo si riponevano nella Carta di Milano, un documento che avrebbe dovuto contenere riflessioni, indicazioni e impegni per dare risposte al grande tema dell’alimentazione. 
Un’attenta lettura di questo documento, tuttavia, fa nascere più dubbi che certezze, più perplessità che consensi, più delusione che entusiasmo sia per l’impostazione generale sia per i contenuti. La prima appare pomposa e ambiziosa per alcuni aspetti e sciatta nella presentazione e nelle modalità proposte per affrontare un tema di grande complessità. La seconda debole di contenuti e progettualità concreta, prigioniera delle mode e di ideologie che, benché diffuse, sono inadatte ad affrontare i principali aspetti della questione.

The Milan Charter, doubts and certainties
EXPO 2015 has been a great opportunity for Italy to offer the world a forum for tackling a fundamentally important theme for humankind, that of food, with the focus, at least since Milan was first chosen as the exhibition seat, on two main topics as well as their many off-shoots: the present state of food that still today, as regards quantity, does not meet the world’s needs, and a future one that seems to imply an ever greater need as a result of population growth and per capita consumption. 
High hopes regarding respect for these basic issues were placed on the Milan Charter, a document that should have included thoughts, suggestions, and commitments concerning the search for answers on the overall theme of food.
A careful reading of this document, however, produces more doubts than certainties, more confusion than consensus, and more disappointment than enthusiasm, both for its general approach and its content. First of all, it appears in some regards pompous and ambitious, and careless in its presentation and the actions suggested for tackling such a complex issue. Secondly, its content and practical planning suggestions appear weak, prisoners of trends and ideologies that, although widespread, are unsuited to dealing with the matter’s principal issues.

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La non gestione rende il bosco instabile: Vallombrosa docet

Nella Foresta di Vallombrosa, anche in assenza di eventi meteorici eccezionali, per effetto di una gestione non adeguata, tutti gli anni i danni dovuti a fitopatie, a neve e vento, ammontano a qualche migliaio di metri cubi di legname. 

The lack of management makes the forest unstable: Vallombrosa docet

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Zafferano “L’Oro Rosso delle Alpi”

Proprio nelle montagne, dove la multifunzionalità gioca un ruolo determinante nella sostenibilità delle aziende agricole, l’introduzione della coltivazione dello zafferano trova eccellente collocazione come coltura strategica poiché ad alto reddito – il più alto tra le droghe coltivabili in Italia – e dalle applicazioni diversificate (gastronomia e ristorazione, alimentare e liquoristica, erboristeria, e tintoria).

Saffron – The Red Gold of the Alps

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Alcuni appunti sul disegno di legge n. 1050 (Camera dei deputati) recante “Disposizioni per il contenimento del consumo del suolo e la tutela del paesaggio”

Il fatto che un ramo del Parlamento prenda in considerazione la necessità di intervenire sul “consumo del suolo” non può che essere visto, prima facie, con piacere da chi si preoccupa dell’agricoltura nazionale, che combatte una battaglia difficile per assicurare la permanenza in Italia di una agricoltura efficace, performante e in grado di tenere alta la reputazione che il nostro agroalimentare si è conquistato con secoli di eccellenza.
Ben venga, dunque, una legge che garantisca il mantenimento di quanto resta ancora disponibile di suolo agricolo; ma, anche se l’interesse per il paesaggio non può che essere condiviso, occorre non  cadere nella trappola, da tempo realizzata con la riforma della PAC, di mescolare una cosa con l’altra dimenticando che il paesaggio rurale  è stato creato dagli agricoltori in secoli di lavoro, e che la maggiore garanzia per il suo mantenimento consiste nell’incoraggiare chi coltiva a continuare a fare il suo lavoro, ovviamente applicando pratiche compatibili con la protezione dell’ambiente e della salute.

A few thoughts on Bill no. 1050 (Chamber of Deputies) on "Measures to control land-take and protect the landscape"
The fact that a branch of Parliament has taken under consideration the need to intervene in the issue of “land-take” can only be looked on favorably by those concerned with our nation’s agriculture. We are fighting a difficult battle to ensure that Italy’s agriculture remains effective, efficient, and able to uphold the reputation that our agricultural and food industry has won through centuries of excellence.
A law that guarantees the preservation of the agricultural land remaining is welcomed. However, even if interest in maintaining the landscape is shared, steps must be taken not to fall into the trap set by the Common Agricultural Policy (CAP) reform that muddles one thing with another. It forgets that the rural landscape has been created over the centuries by farmers working in the fields and that the greatest guarantee for its preservation is to encourage farmers to continue their work, obviously using practices that safeguard the environment and health.  

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Ancora un’ondata di calore: ma quali sono gli effetti sull’agricoltura?

Ci risiamo: settimane e settimane di caldo torrido, con temperature che sfiorano i 40 °C e superano di oltre 6 °C le medie storiche, accompagnate da totale assenza di precipitazioni. Ormai stiamo prendendo confidenza con il termine “ondate di calore”, eventi eccezionali per intensità e durata, e dopo le estati record del 2003 e del 2012 siamo consapevoli che queste possono rappresentare le “prove generali” degli scenari climatici del prossimo futuro. 
Ogni forma vivente e praticamente tutti i settori della nostra collettività sono duramente messi alla prova da queste situazioni estreme, a cominciare, ovviamente, dai temi di ordine sanitario. Il bilancio delle morti “addizionali” (per lo più a coinvolgere i soggetti fragili, come anziani, persone malate che vivono da sole e in condizioni di scarsa disponibilità economica) è impressionante, ma meritano attenzione anche gli aspetti che riguardano direttamente l’agricoltura e, più in generale, gli ecosistemi vegetali. Forse il primo fenomeno che l’immaginario collettivo collega a periodi torridi e siccitosi è quello degli incendi boschivi: ma non è l’unico.

Yet another heat wave: but how does it affect agriculture?
Here we are again: week after week of torrid weather with temperatures almost reaching 40°C and more than 6 degrees higher than the historical average temperatures combined with a total lack of rain.
Drawing from a special issue of Agrochimica (an international journal published by Pisa University) that, in 2014, collected the numerous papers presented at the study day, “The Hot Summer of 2012: some effects on agriculture, forestry, and related issues”, we would like to point out the following...

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La nottua dalle ali dorate

La specie, polifaga, è ritenuta di origine indonesiana ed è ampiamente diffusa nell’ Asia meridionale, in India, Africa, Australia e Nuova Zelanda. E’ comune nel Sud Europa e spesso migra anche in Germania e in Inghilterra dove, tuttavia, non riesce a superare l’inverno. Le larve sono attive soprattutto la notte; mentre, durante il giorno stanno sulla pagina inferiore delle foglie, ovvero, si nascondono alla base delle piante ospiti rappresentate da Echium, Foeniculum, Lactuca, Geranium, pomodoro, patata, basilico, girasole, soia ecc. Su quest’ultimo ospite, è stato calcolato che, per completare lo sviluppo, una larva rode 120,85 cm quadri di superficie fogliare.

The golden-winged black cutworm

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Plant-e: una nuova tecnologia per ottenere energia elettrica dalle piante

Una start-up olandese (Plant-E) ha sviluppato un sistema in grado di sfruttare le piante come fonte di energia elettrica in quantità utilizzabile. 

Production of electricity by living plants
A significant part of the organic matter derived by photosynthesis is released into the soil. There active micro-organisms break down these compounds producing electrons which are transported to a cathode generating 24 hours per day electricity useful for several applications.

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Le tecniche non-distruttive per la valutazione della qualità della frutta

Il grado di maturazione raggiunto dai frutti alla raccolta è strettamente collegato alla qualità dei frutti al consumo, alla loro vita di scaffale e alla suscettibilità alle malattie da frigoconservazione. Peraltro, sebbene la qualità della frutta è riconosciuta essere un aspetto importante, solo alcune caratteristiche (solidi solubili, durezza della polpa, ecc) sono determinate con semplici strumentazioni (rifrattometro, penetrometro, ecc). La maturazione dei frutti potrebbe essere stabilità con più accuratezza considerando zuccheri semplici, acidi organici, sostanze volatili, ecc., ma tali determinazioni richiedono laboratori equipaggiati, personale specializzato e non danno informazioni in tempo reale. Infine, le determinazioni su elencate comportano la distruzione dei frutti esaminati ed hanno scarsa rappresentatività.
Recentemente sono state introdotte tecniche che non richiedono la distruzione dei frutti. Una tra le prime ad essere introdotte e, fra le più usate, è la spettroscopia nell'infrarosso vicino (NIRs). 

Non-destructive techniques for assessing fruit quality 
Techniques have recently been introduced to assess the ripening of fruit that do not require their destruction. One of the first to be introduced, and the one most used, is the near-infrared spectroscopy (NIR). The University of Bologna has developed simplified VIS/NIR instrumentation to determine the ripeness of the fruit, expressed as the Index of Absorbance Difference (IAD), which is calculated as the difference between the spectrum of absorbance between two wavelengths (670 and 720nm), near the peak absorbance of chlorophyll a and with this strongly correlated in the outer layers of the pericarp. An application of the index along the production chain, "from field to fork" might help determine the optimal time for harvest, classifying the fruits in stock on the basis of their degree of maturity and even following the evolution of maturation in cold storage.

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Il diserbo chimico dei vigneti: la ricerca di tecniche alternative

All’inizio degli anni ’60 la comparsa degli erbicidi chimici ha rivoluzionato la gestione del suolo dei vigneti per la semplicità d’impiego, l’efficacia e i costi contenuti.
Negli ultimi anni, tuttavia, e in modo meritorio, è cresciuta da parte dei viticoltori italiani la consapevolezza dei problemi connessi all’uso dei diserbanti e dell’impatto che questi possono avere sull’ambiente, cercando quindi soluzioni alternative.
Con l’obiettivo di una viticoltura duratura, che deve assicurare la perennità degli impianti di vite preservando l’ambiente, le tecniche di gestione hanno un ruolo fondamentale perché impattano, in primo luogo, proprio sul suolo, la cui formazione è un processo continuo, ma lento, dell’ordine delle migliaia di anni.  Al contrario, la distruzione del suolo è molto più rapida e irreversibile a scala temporale di una generazione umana. Si tratta quindi di una risorsa non rinnovabile.

Chemical weed control of vineyards: the search for alternative techniques

The appearance of chemical herbicides in the early 1960's has revolutionized vineyards soil management because of their ease of use, effectiveness, and low cost.
In recent years, however, Italian growers have become increasingly aware of the problems related to the use of herbicides and their impact on the environment and have sought alternative solutions. With the goal of a sustainable viticulture ensuring the permanence of vineyards while preserving the environment, management techniques play a major role.
For example, glyphosate, the herbicide most widely used in viticulture, is blamed for the decrease in earthworms and the mycorrhizae in the soil, the emergence of resistant grass species, the introduction of calcium, iron, magnesium and manganese deficiencies in plants, a decrease in photosynthesis, and interference with ethylene and abscisic acid. In addition, the chemical herbicides applied to the soil leach into surface as well as deep water.

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