Notiziario









Il DNA antico

Nel DNA sono registrati i caratteri biologici di organismi che si sono adattati all’ambiente in cui sono vissuti. Oggi il DNA può essere estratto anche da antichi organismi e analizzarne la sua struttura può dare la possibilità, una volta confrontato con DNA contemporanei, di apprezzarne la distanza evolutiva. Nonostante ciò vi sono difficoltà in quanto a tutt’oggi il DNA antico quasi sempre risulta degradato e in alcuni casi ridotto in frammenti un po’ come un’enciclopedia di migliaia di pagine giunta sino a noi con gran parte dei caratteri cancellati o sbiaditi.

Ancient DNA
DNA records the biological characteristics of organisms that have adapted to the environment in which they live. Today DNA can also be extracted from ancient organisms, with analyses of its structure offering the possibility to evaluate the evolution distance once compared with contemporary DNA. Despite all this, there are difficulties because so far the ancient DNA is almost always degraded and, in some cases, in a fragmentary state.

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Sulla necessità e le possibilità di ridurre i consumi idrici in agricoltura

L’agricoltura è l’attività economica a più alto consumo idrico. A livello mondiale utilizza circa il 70% delle risorse disponibili, percentuale largamente superate nei Paesi in via di sviluppo, con efficienza d’uso spesso inferiore al 50%. Questa quantità di acqua, già insufficiente a soddisfare a pieno i fabbisogni delle colture, tenderà sempre più a contrarsi nel tempo a causa della crescente competizione con gli usi civili ed industriali e dei cambiamenti climatici in atto. 

The need and the possibilities for reducing water consumption in agriculture
Agriculture is the economic activity with the highest water consumption. Worldwide, it uses about 70% of the available resources, a percentage that increases greatly in developing countries where efficiency of use is often below 50%. This amount of water, already insufficient to fully meet the needs of crops, will increasingly shrink over time due to the growing competition with domestic and industrial uses and the on-going climate change.

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Considerazioni sulla cancerogenicità della carne rossa e della carne trasformata

L’Associazione Scientifica per la Scienza e le Produzioni Animali (ASPA) ha istituito da tempo una commissione di studio per valutare lo stato delle conoscenze sui rapporti tra alimenti di origine animale e salute umana, identificare eventuali aspetti che meritano attenzione e approfondimento e stimolare il dialogo con l’intera comunità scientifica per promuovere una corretta informazione sull’argomento. Proprio l’aspetto della comunicazione è oggetto negli ultimi giorni di seria preoccupazione per tutta la comunità scientifica che si occupa di alimenti di origine animale, a causa dell’intensa campagna mediatica occorsa a seguito della pubblicazione su una rivista scientifica (Lancet Oncology) di una breve nota del gruppo di lavoro dell’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC). Pochi giorni fa, infatti, lo IARC ha licenziato un rapporto, allo stato non consultabile, ma riassunto in una breve nota di due pagine pubblicata sulla sezione news della rivista Lancet Oncology, nella quale 22 scienziati hanno ritenuto carcinogenico relativamente al colon-retto il consumo di carni rosse conservate e probabilmente carcinogenico quello di carni rosse. Pur riconoscendo l’alto valore nutrizionale delle carni, il responso del panel ha portato lo IARC a classificare le carni conservate nel gruppo 1 (sostanze carcinogeniche per gli umani) e le carni rosse in quello 2A (sostanze probabilmente carcinogeniche per gli umani) relativamente al cancro al colon retto (CRC). Il panel ha assunto questa decisione a maggioranza sulla base, come affermato nella nota, dell’analisi di circa 800 lavori, dei quali però soltanto 27 hanno riguardato le carni conservate (12 responsi positivi su 18 lavori per studi epidemiologici e 6 positivi su 9 su casi-controllo, per complessivi 18 positivi su 27 pari al 67%) e 29 le carni rosse (7 positività su 14 per studi epidemilogici e 7 positività su 15 per casi-controllo, per complessivi 14 su 29 pari al 48%). Inoltre, il panel ha anche fornito, sulla base di stime effettuate in un unico lavoro di metanalisi, il rischio dose risposta quantificandolo pari al 18% di incremento di CRC per ogni 50 g di consumo giornalieri di carni conservate e pari al 17% per ogni 100 g di consumo giornaliero di carni rosse.  Tuttavia, un altro gruppo di 23 scienziati, provenienti da 8 Paesi, soltanto un anno fa aveva concluso che le relazioni fra consumo di carni conservate e rosse fresche e CRC sono inconsistenti. E’ convinzione degli autori di questa nota che la materia sia altamente controversa (fatto dimostrato dal non raggiunto consenso del panel IARC nel rilasciare il parere e da un responso totalmente opposto pubblicato da Oostindjier et al. nel 2014) e che occorrano molte più evidenze di quante utilizzate dallo IARC per poter con certezza affermare che il consumo di un alimento così complesso possa essere sicuramente associato, seppure con livelli di rischio molto bassi (1/10 dell’esposizione allo smog, 1/20 del consumo di alcool, 1/30 del fumo di sigaretta) all’insorgenza di CRC.

Considerations on the carcinogenicity of red and processed meats
The Associazione Scientifica per la Scienza e le Produzioni Animali or Animal Science and Production Association (ASPA) has had for some time a study committee to evaluate the state of knowledge on the relationship between foodstuffs of animal origin and human health, to identify possible areas deserving attention and in-depth study, and to foster dialogue with the entire scientific community to promote accurate information on this topic.  It is precisely the communication aspect that, in the last few days, has been the focus of great concern to the entire scientific community that deals with animal-derived foodstuffs because of the intense media campaign that has followed the publication in the scientific journal Lancet Oncology of a brief note by the International Agency Research Cancer (IARC) working group. In fact, a few days ago, IARC issued a report not yet available that, however, was summarized in a short two-page note published in the news section of the journalLancet Oncology, where 22 scientists consider the consumption of processed and probably red meats to be relatively carcinogenic  for the colon and rectum.
It is the opinion of the authors of this note that this is a highly controversial issue – a fact confirmed by the IARC panel not achieving consensus in issuing the advice and by a totally contrary response published by Oostindjier et al. in 2014. Much more evidence is needed than what was used by the IARC in order to be able to state with certainty that the consumption of such a complex food is definitely linked, albeit with very low risk levels  (1/10 that of smog exposure, 1/20 of alcohol consumption, and 1/30 of smoking cigarettes) to the onset of colorectal cancer.  Moreover, it remains unclear why the writers of the note chose to support their opinion on processed and red meats by citing the results of such a very important epidemiological study as the EPIC one, first published 10 years ago, and not the results of the updated EPIC study from 2013. On the one hand, the latter study confirmed the association between the processed meat consumption and colorectal cancer (for those who ate 160 grams per day of processed meats compared to those that ate less than 20 grams per day). However, on the other hand, it was clearly pointed out that such an association does not exist for red meats.

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L’olio d’oliva, un dono della natura per la salvaguardia della salute

Martedì 17 novembre alle ore 16, nella sede dell’Accademia dei Georgofili, si svolgerà un Convegno organizzato in collaborazione con Accademia Italiana della Cucina e Rotary Club, su: “L’olio d’oliva, un dono della natura per la salvaguardia della salute”. Obiettivo del Convegno: riportare l'Olio di Oliva all'attenzione di tutti e decretarne una vera rinascita nella consapevolezza condivisa del suo inestimabile valore per l’alimentazione e la salvaguardia della salute. 

PROGRAMMA 
-Saluto del Presidente dell’Accademia dei Georgofili, Giampiero Maracchi 
-L’olio di oliva, un dono della natura per la salva-guardia della salute - Nicola Comodo 
-La sicurezza agroalimentare, esigenza di legalità - Giuseppe Vadalà 
-Olio extravergine di oliva: una eccellenza della natura - Nicola Menditto 
-Paralleli tra Olio, Farina, Musica - Paolo Pasquali 
-Olio: cardine del mangiare - Alfredo Pelle

Olive oil, a gift from nature to protect health
On Tuesday, 17 November, at 4 p.m. in the headquarters of the Georgofili Academy, there will be a conference organized in collaboration with the Accademia Italiana della Cucina and the Rotary Club on “Olive oil, a gift from nature to protect health”.
Olive trees and olive oil will again be the focus of the conference round table at the Georgofili Academy, with historical, artistic, chemical-biological, legal, agricultural and food reports.
The conference’s objective is to again bring everybody’s attention to olive oil and to proclaim its true rebirth in the shared awareness of its inestimable dietary value and health protection.

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I sistemi di allevamento in acquacoltura

Come ho detto nella nota “L’acquacoltura: origini e attualità” (Georgofili INFO, 2 settembre 2015 -http://www.georgofili.info/detail.aspx?id=2266) questa attività in Italia ha radici molto antiche ma i sistemi di allevamento si sono evoluti dall’estensivo, al semi-intensivo, all’intensivo ed all’iperintensivo in base ai criteri di gestione in bacini artificiali o vasche con acqua dolce, salata o salmastra o in mare con gabbie galleggianti offshore o inshore.

Aquaculture Farming System
As I said in the note "Aquaculture: origins and relevance" (Georgofili INFO, 2 September 2015 -http://www.georgofili.info/detail.aspx?id=2266), Italian aquaculture has ancient roots but farming systems have evolved from extensive to semi-intensive to intensive and hyper-intensive on the basis of management criteria for artificial reservoirs or tanks with fresh, salt or brackish water, or for floating off- or inshore sea cages.

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Il ruolo delle leguminose nel contenimento dei consumi agricoli di energia fossile e dell’effetto serra

Nei vegetali non sempre l’invasione da parte di funghi e batteri dà luogo ad uno stato di malattia. Alcune tipologie di invasione, ad esempio quando i microrganismi irrompono nelle cellule radicali, sono al contrario benefiche. Attraverso un’essenziale rifornimento di nutrienti i microrganismi aiutano sia le piante ospiti che gli avvicendamenti colturali, se non addirittura degli interi sistemi agricoli.

The role of legumes in limiting agricultural consumption of fossil fuels and the greenhouse effect
The invasion by fungi and bacteria of vegetables does not always result in a diseased state. On the contrary, some invasion types, i.e., when micro-organisms break into radical cells, are beneficial. By  supplying essential nutrients, micro-organisms help both the host plants and crop rotations if not even entire agricultural systems.

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Agricoltura, Genomica e Prevenzione dei Tumori

Lo scorso 22 ottobre 2015, nella sede dell’Accademia dei Georgofili, si è svolta un’ importante giornata di studio su “Agricoltura, Genomica e Prevenzione dei Tumori”, con la partecipazione di molti autorevoli e illustri relatori provenienti dal mondo della ricerca italiana in campo medico, agricolo e zootecnico.
Le stime a venti anni della mortalità per cancro nel mondo sono purtroppo destinate a crescere. 
L’ impatto economico del fenomeno, tra costi diretti e indiretti, rischia di diventare insostenibile anche per i paesi a reddito medio-alto.  I grandi progressi dell’oncologia e la disponibilità di nuovi farmaci che consentono significativi aumenti delle sopravvivenze ad altissimo costo, rischiano oltre tutto di approfondire le disuguaglianze sociali ed escludere milioni di persone da trattamenti potenzialmente risolutivi. 
In questo quadro, l’attenzione delle politiche sanitarie di molti Stati si sta concentrando sempre di più sulla ricerca e sulla prevenzione primaria, grazie anche al fatto che le informazioni sul ruolo della genetica nella genesi del cancro sono cresciute in modo formidabile in pochi decenni: dalla scoperta degli oncogeni negli anni Ottanta al progetto ‘Genoma’ di fine millennio, per arrivare alle odierne nozioni di epigenetica. 

Agriculture, Genomics, and Cancer Prevention
A study day was held on "Agriculture, Genomics, and Cancer Prevention" last 22 October at the Georgofili Academy’s headquarters. There were many influential and distinguished speakers from the Italian world of research in medicine, agriculture and livestock.
Twenty years on, cancer mortality estimates worldwide are unfortunately destined to grow. In this framework, the attention of health policies in many states is focusing increasingly on research and primary prevention, thanks to the fact that the information on the role of genetics in the genesis of cancer has seen remarkable growth in a few decades. Scientists have been studying the "Mediterranean factor",  or rather, how the Mediterranean diet as a whole, and not individual ingredients, can develop epigenetic modifications in the human body that may protect against cancer. The focus of research in recent years has thus shifted from micro-ingredients to lifestyles.
Agriculture, which has a massive global influence on the environment in which we live and provides the food we eat, can undoubtedly make a decisive contribution to this perspective.

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Le due culture della nuova gastronomia

Giovedì 12 novembre alle ore 9.30, nella sede dell’Accademia dei Georgofili, si svolgerà un convegno su: “Le due culture della nuova gastronomia”.
La gastronomia è, per definizione, l’arte del gusto, un’arte che si fonda sulla difesa e la trasmissione della tradizione. Il gusto, tuttavia, è comunque sempre un fatto sociale, intriso di dimensioni simboliche e culturali, intrecciato con le norme alimentari e gli stili di vita che ogni epoca storica fa propri. E oggi, possiamo individuare una direzione della gastronomia? Quale influenza esercita sulla stessa la società dell’informazione, dei nuovi media e della condivisione di esperienze e di immagini, e quale ruolo possono avere le scienze dell’alimentazione e le nuove conoscenze scientifiche? 
L’Università ha colto in tempo il segnale del cambiamento e ha messo a punto adeguati percorsi formativi per professionisti capaci di affrontare tutte le problematiche legate alla valorizzazione del prodotto, tipico e di qualità, e la biodiversità culturale ad esso intimamente legata. 
Il convegno intende mettere in evidenza la varietà e ricchezza culturale che si accompagnano da sempre alla gastronomia, ma anche le nuove sfide che attendono il gastronomo laureato. 

PROGRAMMA 
Andrea Fabbri - Introduzione ai lavori 
Giovanni Ballarini - La multiculturalità alimentare e la sfida della omologazione 
Paolo Scarpi - Sistemi religiosi e scelte alimentari 
Maura Franchi - La nuova cultura alimentare e le sfide alla scienza gastronomica 
Luigi Gallo e Paolo Sambo - Le radici del buono: l’agricoltura, gli alleva-menti e i prodotti tipici 
Andrea Menini e Antonio Parbonetti - Strategie e performance nel food & beverage italiano 
Davide Cassi - L’impatto delle tecnologie sulla cucina e sulla gastronomia 
Paolo Petroni - Considerazioni conclusive


The two cultures of the new gastronomy

A day of study on "The two cultures of the new gastronomy" will take place on Thursday, 12 November, at 9:30 am at the Georgofili Academy’s headquarters.
Gastronomy is by definition the art of taste, an art based on the defense and transmission of tradition. Taste, however, is always a social fact, steeped in cultural and symbolic dimensions, interwoven with food standards and lifestyles that every historical epoch makes its own. Can we identify a direction in gastronomy today? What influence does the information society have on it, with the new media and the sharing of experiences and images, and what role can food science and new scientific knowledge have?
Universities have caught sign of this change in time and have developed adequate training programs for professionals that address all the issues related to the enhancement of typical and high quality products and of the cultural biodiversity intimately linked to it.
The conference aims to highlight the diversity and cultural richness that always accompany the food, but also the new challenges facing the gastronome graduate.

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L’allevamento ovino dalla domesticazione

La storia dell’allevamento animale parte agli inizi del Neolitico (10 - 12 mila a.C.) con la rivoluzione agricola e la domesticazione di specie vegetali ed animali; l’uomo si accorge che dai semi di piante selvatiche erano nate piante dello stesso tipo e comincia ad interrare i semi dei vegetali per ottenere piante e frutti in maggior quantità rispetto a quanto potesse ricavare con la raccolta selvatica. Si installa così un sistema produttivo stanziale al quale si accompagnano i primi tentativi di controllare (addomesticare) animali.

From domestication to sheep farming
The history of animal breeding starts at the beginning of the Neolithic (10 – 12,000 B.C.) with the agricultural revolution and the domestication of vegetable and animal species. Man realized that wild plants of the same kind grew from seeds and started to bury the seeds of plants to get greater quantities of plants and fruits with respect to what could be achieved through wild harvesting.

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Workshop su “Cambiamenti climatici e agricoltura: verso la Conferenza di Parigi”

Lo scorso 14 ottobre, l'Accademia dei Georgofili, insieme ad Enea e Intesa Sanpaolo, hanno organizzato a Milano, nell'ambito di Expo 2015, un incontro scientifico sul tema agricoltura e cambiamenti climatici.
Il Presidente dell'Accademia dei Georgofili, Giampiero Maracchi, ha aperto l’incontro sottolineando il fatto che questo tema doveva essere, in realtà, il "core business" di Expo 2015. Il clima sta globalmente cambiando e se ne hanno prove sempre più certe, ma cambiano anche i flussi di prodotti e di persone sul pianeta. La soluzione consiste nella revisione del modello economico adottato fino ad ora. L’agricoltura in questo contesto svolgerà un nuovo ruolo di grande rilevanza, non solo come produttrice di alimenti, ma anche di materie prime rinnovabili. In questo senso anche la recente Enciclica di Papa Francesco sottolinea la necessità di avviarsi verso un modello economico sostenibile da tutti i punti di vista, materiale, etico e ambientale.

EXPO INCONTRA. La TV Class CNBC ha intervistato, durante il Workshop, il Presidente Giampiero Maracchi sul tema dell’incontro. 


Workshop on “Climate change and agriculture: moving towards the Paris conference”

On last 14 October, the Georgofili Academy, together with ENEA and Intesa Sanpaolo, organized a scientific meeting on the topic of agriculture and climate change in Milan, at EXPO 2015.
The president of the Georgofili Academy, Giampiero Maracchi, opened the meeting underlining the fact that this should have been Expo 2015’s core business. The climate is changing globally and we have ever more certain evidence of that, but the movements of products and people on the planet are also changing. The solution lies in reviewing the economic model we have adopted so far. In this context, agriculture will have a new and very important role, not only as a producer of foodstuffs, but also of renewable raw materials. In this sense, even Pope Francis’s recent encyclical highlights the necessity to set in motion an economic model that is sustainable from all material, ethical and environmental points of view.


EXPO INCONTRA. The CNBC TV Class interviewed President Giampiero Maracchi on the topic of the meeting during the Workshop.


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Alimentazione e futuro

L’alimentazione dell’uomo e degli animali nel tempo è cambiata in relazione a molti fattori come il progredire delle pratiche agricole e soprattutto con i miglioramenti genetici apportati, con la ricerca, alle piante e animali. Negli ultimi anni si è affacciato un ulteriore problema che influirà fortemente nell’alimentazione e nelle abitudini alimentari: i cambiamenti climatici che già fanno pesantemente sentire i loro effetti. A questo si aggiungono anche i fenomeni migratori che, proprio in questi giorni, stanno attraversando soprattutto l’Europa.  Naturalmente sui cambiamenti delle abitudini e contenuti alimentari ci sono anche altre molteplici cause che meriterebbero di essere affrontate  (crisi economiche, riduzioni o incrementi delle terre coltivate, inquinamenti degli ambienti, ecc). Tutto ciò dovrebbe portarci a considerare i problemi legati alle nostre produzioni agricole in collegamento alla competitività della nostra agricoltura. Secondo un recente rapporto del CENSIS le nostre esportazioni nell’agri-food verso Europa e USA sembrano essere cresciute del 30% e in parallelo sembrerebbero aumentate le richieste sulla tracciabilità e sicurezza dei nostri prodotti. E’ calcolato che il made in Italy vale ormai 30 miliardi annui ed è tendenzialmente in aumento. Da considerare che i cambiamenti climatici influenzano sempre più gli ecosistemi costringendoci promuovere nuove abitudini generali di vita partendo anche dal fatto che le risorse del pianeta sono diminuite mentre si è accresciuta l’esigenza di “buona e sufficiente alimentazione”. 

Food and the Future
The diet of people and animals has changed over time in relation to many factors such as the progress in agricultural practices and especially with the genetic improvements research has brought to plants and animals. In the last few years, a new problem has appeared that will strongly influence food and dietary habits: climate change whose effects have already taken a heavy toll. In addition to this are also  the migrations that, in recent days, Europe in particular has been experiencing. Naturally, as regards dietary changes, there are many other causes that should be faced (economic crises, increases or decreases of croplands, environmental pollution, etc.). All this should lead us to consider the problems relating to our agricultural production in connection to the competitiveness of our agriculture.

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Da Firenze 1838 a Milano 2015: agricoltura, industria e artigianato che si incontrano

Expo Milano 2015: Tema e motivo conduttore: “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”. Firenze 1838, “Prima pubblica esposizione dei prodotti delle arti e manifatture”.

From Florence 1838 to Milan 2015: agriculture, industry and crafts coming together
Expo Milano 2015: theme and leitmotif, "Feeding the planet. Energy for Life ".
Florence 1838, "First public exhibition of the products of the arts and manufacturing".

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Dal Glaciale al postglaciale: recenti acquisizioni sulla cryopedologia

Nel 1946 Kirk Bryan, famoso geomorfologo americano, in un articolo pubblicato nell’American Journal of Science, introduce il termine cryopedologia per indicare lo studio dei suoli a permafrost e soggetti all’intensa azione del gelo. Il permafrost è un substrato la cui temperatura permane al di sotto degli 0°C per almeno due anni consecutivi, non necessariamente con presenza di massa d’acqua congelata. Complessivamente le aree a permafrost occupano circa il 24% delle terre emerse nell’Emisfero Nord. 

From the Ice Age to the Post-Ice Age: recent acquisitions on cryopedology

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Il nuovo piano Silletti contro la Xylella

Il nuovo "Piano  degli interventi" redatto dal Commissario Delegato G. Silletti per "fronteggiare il rischio fitosanitario connesso alla diffusione della Xilella fastidiosa nel territorio della Regione Puglia" ha recepito in larga parte i criteri che informavano il piano precedente, cui sono state apportate le modifiche che nel frattempo si erano rese necessarie. Tra queste: (i) l'ampliamento della "zona cuscinetto" per adeguarla ai nuovi focolai comparsi in provincia di Brindisi; (ii) l'adozione della richiesta comunitaria di procedere senza indugio nei focolai di cui sopra con la distruzione degli ospiti accertati come suscettibili alla X. fastidiosa (olivi inclusi) in un raggio di 100 metri dalla più prossima pianta di olivo infetta; (iii) indennizzo degli agicoltori che volontariamente procedono allo svellimento degli olivi. 
Basterà quest'ultima misura ad evitare i ricorsi alla magistratura amministrativa che hanno di fatto fermato il piano precedente e che, unitamente alle "vischiosità" dei palazzi regionali, hanno spinto la Comunità Europea a considerare la comminazione di misure sanzionatorie? 
Dal punto di vista tecnico, il piano Silletti, più che alla lotta contro laXylella  per la quale non esistono ancora mezzi risolutori, è rivolto a contenerne la diffusione, riducendo i serbatoi di inoculo ai margini della zona indenne e colpendo chi della diffusione del contagio è il principale artefice, la cicalina Philaenus spumarius, altrimenti nota come sputacchina media. La lotta contro la sputacchina prevede infatti interventi: (i) al livello del suolo, mediante diserbo con mezzi meccanici da eseguire nei mesi invernali per falcidiare le forme giovanili dell'insetto che si nutrono sulla flora spontanea; (ii) sugli olivi, con trattamenti insetticidi rivolti contro le sputacchine adulte che sfarfallano in primavera e si trasferiscono in gran numero sulla chioma di queste piante ove si nutrono, acquisiscono il batterio e lo trasportano su quelle circostanti. 
Nella scorsa primavera è stato possibile dar corso in un buon numero di aziende alla parte del vecchio piano Silletti relativa al diserbo meccanico. Le stime riferiscono che il 70% o più delle larve di P. spumarious siano state uccise. Questi dati, benché necessitino conferma, lasciano ben sperare. Infatti, una riduzione significativa di adulti di P. spumarius è un primo fondamentale passo per assestare un colpo vigoroso alle popolazioni del vettore, il quale, così decimato, non sarà più in grado di acquisire e trasferire una massa d'inoculo che oggi appare poco o punto gestibile. La diminuzione nel tempo del numero delle infezioni ed il rallentamento della loro diffusione dovrebbero in prospettiva far cessare la comparsa incontrollata di nuovi focolai di contagio. Ci si avvierebbe pertanto verso una convivenza gestibile della malattia. 
Comprendo che quanto sopra possa suonare come una previsione eccessivamente ottimistica. E lo sarebbe, se non si potrà contare sulla convinta collaborazione di tutti, proprio tutti i soggetti che a vario titolo sono oggi coinvolti (alcuni travolti) nello "tsunami Xylella". 


The new Silletti plan against Xylella

The new action plan drawn up by the Deputy Commissioner G. Silletti to "deal with the pest risk connected to the spread of Xilella fastidiosa in the Puglia region" adopted to a large extent the criteria that shaped the previous plan. In the meantime there have been necessary changes that include: (i) the expansion of the "buffer zone" to adapt it to new outbreaks appeared in the province of Brindisi; (ii) the adoption of the EC request to proceed without delay in outbreaks of the above with the destruction of the hosts (including olive trees) determined to be susceptible to X. fastidiosa in a radius of 100 meters from the nearest olive tree infected; and (iii) compensation for those farmers who voluntarily proceed to uprooting the olive trees.
From a technical standpoint, the Silletti plan does not combat Xylella for which there is still no “fix”. Instead, it seeks to contain its spread by reducing inoculum reservoirs at the edge of the untouched areas and striking the chief carrier of the infection: the leafhopper Philaenus spumarius, otherwise known as the meadow spittlebug.

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Agricoltura, Genomica e Prevenzione dei Tumori

Il prossimo 22 ottobre alle ore 15, nella sede dell’Accademia dei Georgofili, si svolgerà una giornata di studio su: “Agricoltura, Genomica e Prevenzione dei Tumori”.


Agriculture, Genomics, and Cancer Prevention

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Dalla terra alla luna … ed oltre

Ciò che il libro Dalla Terra alla Luna di Jules Verne narrava, nel 1865, anno della sua uscita, sembrava pura immaginazione e nulla più. Eppure un secolo dopo si è avverato, e l’uomo per la prima volta ha messo piede su un altro corpo celeste. Dall’allunaggio ad oggi i progressi fatti nella conoscenza dello Spazio sono enormi. 

From the Earth to the Moon … and beyond

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Come cambierà la viticoltura italiana nel prossimo decennio?

Tra le trasformazioni che hanno caratterizzato la viticoltura italiana degli ultimi quindici anni, una delle principali è stata la progressiva scomparsa di molte piccole aziende e l’abbandono di alcune aree a vigneto, sia perché in condizioni marginali, sia perché non più adeguate sotto il profilo qualitativo e tecnico. Questo processo, che ha significato per l’Italia una riduzione della superficie viticola dagli 800.000 ettari del 2000 agli attuali 650.000 ettari circa, sembra ora essersi arrestato, ed anzi è ipotizzabile che nei prossimi dieci anni la superficie a vigneto possa registrare un leggero recupero.

How will Italian viticulture change over the next decade?

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La lezione del caso Grom/Unilever

Unilever,  il più grande gruppo alimentare e il maggior produttore di gelati al mondo, ha acquistato in Italia Grom, una piccola azienda molto interessante e in rapida crescita. Con un fatturato attorno ai 27 milioni di euro, circa 600 dipendenti e oltre 60 negozi di proprietà in Italia e all’estero l’azienda, nata da un’idea dei due soci fondatori nel 2003, si è conquistata  uno spazio particolare nel mercato nazionale con un’immagine vincente. L’idea di fondo è la produzione di gelati “come quelli di una volta”, la riscoperta della produzione artigianale, l’impiego di materie prime naturali e in parte biologiche da quando Grom ha comperato un’azienda frutticola. 
I fondatori sono poi stati affiancati, con quote minori, da soci esteri e da Illy, con il 5%, sino alla recente cessione a Unilever. La notorietà del marchio Grom  e il passaggio ad una multinazionale come Unilever hanno attivato il solito coro di chi lamenta la (s)vendita delle imprese italiane, salvo poi elogiare il percorso inverso delle nostre multinazionali alimentari come Barilla, Ferrero o Campari. La vicenda Grom si presta ad alcune pacate considerazioni. 
Quanto è accaduto è praticamente la regola per gli spin off che hanno successo e che sono circa il 5% di quelli costituiti con tante speranze a partire dai risultati della ricerca o da idee imprenditoriali elaborate da giovani che, come i soci di Grom, compiono prima e meglio di altri, una scelta particolarmente promettente. Dunque, la vendita a Unilever in questo senso è il sigillo di un successo imprenditoriale. 
La cessione di Grom non è un caso unico e può essere accostata ad altre due, la prima riguarda un’impresa alimentare italiana per molti aspetti simile, le Fattorie Scaldasole, la seconda un’impresa che negli Usa produce gelati, Ben & Jerry’s.

The lesson of the Grom/Unilever case
Unilever, the largest food group and ice-cream producer in the world, has bought a small but very interesting company in Italy, the rapidly growing Grom. The acquisition of Grom is not unique and can be compared to two other cases, the first concerning the Italian food company Fattorie Scaldasole, which is similar in many respects, and the second Ben & Jerry’s, a company that produces ice-cream in the USA. In both cases, the buyer has been a multinational company that, in the second example, is again Unilever. The three cases have characteristics in common: young successful businesses; clear messages in line with emerging trends; appeal to natural, preferably organic agricultural products, and artisanal production methods. Then reality hits: success leads to growth, critical mass is needed for the market, which is achieved or the buck is passed. Then big international players in the food industry come into play, with a clear-cut interest, buying already famous brands as “alternatives” to their own products in order to diversify their product lines and expand their market share covering all bases. The lesson is simple. The market is tough but it creates opportunities and offers room for growth. The events we have reported are clear proof that a company cannot survive if it shirks the market’s immutable demands even when they concern apparently alternative products and routes.

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Cambiamenti climatici e agricoltura: verso la Conferenza di Parigi

Il 14 ottobre 2015, alle ore 10.30, si terrà a EXPO Milano 2015, presso il Padiglione Waterstone di Intesa Sanpaolo (n. 73 – G17), il Workshop “Cambiamenti climatici e agricoltura: verso la Conferenza di Parigi”, organizzato dall’Accademia dei Georgofili, ENEA e Intesa Sanpaolo.
L’agricoltura in questa prima parte del XXI Secolo si avvia ad essere nuovamente, come lo era prima della Rivoluzione Industriale, un’attività di grande rilevanza. Le ragioni sono molteplici, dai cambiamenti climatici agli effetti negativi dell’urbanizzazione, dalle emigrazioni all’esigenza di prodotti sostenibili. L’appuntamento di EXPO vuole essere una indicazione in questo senso, in vista anche della prossima COP21 di Parigi.



Climate change and agriculture: moving towards the Paris conference
On 14 October 2015, at 10.30 a.m., the workshop “Climate Change and Agriculture: moving towards the Paris conference”, organized by the Georgofili Academy, ENEA and Intesa Sanpaolo, will be held in Milan at EXPO 2015, at Intesa Sanpaolo’s Waterstone Pavilion (n. 73 – G17).
In the early part of the 21st century, agriculture is again becoming as important an activity as it was before the Industrial Revolution. There are many reasons for this, ranging from climate change to the negative effects of urbanization, emigration, and the need for sustainable products, with this EXPO date being an indication of this, given also the upcoming COP21 in Paris.

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Il futuro è nella ricerca scientifica

Dobbiamo essere tutti consapevoli che abbiamo vissuto in un arco temporale nel quale sono intensamente cresciute le conoscenze scientifiche universali, dal cosmo infinitamente grande al mondo dell'infinitamente piccolo. Ne è derivato un grande sviluppo di nuove tecnologie in ogni settore, che hanno portato sensibili cambiamenti.
Guardando l'odierna vita quotidiana, semplicemente con i propri nudi occhi, possiamo constatare un diffuso e più alto livello medio di benessere, facilmente apprezzabile se confrontato con quello degli ultimi 70 anni. Pur non mancando nuovi poveri, così come nuovi ricchi, in una realtà sociale complessivamente diversa da quella delle classi nettamente contrapposte. Ci accorgiamo che anche noi abbiamo cambiato il nostro modo di pensare, di essere e di agire. I cambiamenti (non dico progressi per evitare inutili discussioni con chi ha sempre qualcosa da rimpiangere) sono stati rilevanti. Basta cercare di elencarli per capire che il motore essenziale è sempre nato dalle progressive conquiste della Scienza, a cominciare da quelli riguardanti la nostra salute e longevità. 
Questo chiaro riconoscimento costituisce una prima e necessaria considerazione.
Molti Paesi hanno capito bene il grande valore della Scienza e ne sostengono le Ricerche con crescenti investimenti. Le tecnologie che ne derivano sono elementi necessari per lo sviluppo di innovazioni competitive che consentono di far crescere le imprese (piccole, medie o grandi che siano), sopratutto in un mercato che tende a globalizzarsi.
Nel nostro Paese, purtroppo, una gran parte delle strutture pubbliche dedicate alla ricerca soffrono, non solo per carenze di finanziamenti, ma anche per inadeguata organizzazione complessiva. Nel settore delle Scienze Agrarie, ad esempio, le strutture istituzionali sono frastagliate e ripartite per competenza, fra sei Ministeri diversi. Un autorevole Gruppo di studio ha approfondito questa realtà, ha formulato proposte, le ha più volte discusse pubblicamente. Gli Atti sono stati pubblicati e inviati a Ministri interessati. Mai si è ricevuto neppure un segno di riscontro a tale ampia e documentata collaborazione, offerta gratuitamente su un vassoio d'argento.

The future is in scientific research*

Many countries have understood science’s great value and are supporting research with increasing investments. The resulting technologies are necessary elements for developing the competitive innovations that enable businesses – whether small, medium or large – to grow, especially in a market that tends to be globalized.
In our country, unfortunately, a large part of the public structures dedicated to research are suffering not only for lack of financing, but also for inadequate overall organization.
Economic growth does not depend only on the number of productive firms or of workers, but primarily on the qualitative competiveness and costs of the products. New discoveries will be made at a growing rate, bringing with them an avalanche of technological innovations that will determine not only what have so far been called specifically “revolutions”, but which will open a new great technological “era” that will involve everything and everyone.

*The article is taken from the report (downloadable free of charge at www.georgofili.it) presented by Prof. Franco Scaramuzzi at the conference “Italian experiences for innovation in agriculture: the relevance of Gian Tommaso Scarascia Mugnozza‘s contribution”, held on 2 September 2015 at Italy’s Expo 2015 pavilion.

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