Notiziario








Cacao, una droga antica che combatte “malattie” moderne

Il cacao (Theobroma cacao L.), è un alberello originario dall’America del sud, dotato di baccelletti lunghi 10-15 cm che racchiudono alcuni semi. La sua diffusione nelle Americhe centrali fu ad opera delle migrazioni di popolazioni Maya e Aztechi, che tra l’altro, lo consideravano “il cibo degli dei” e offerto come dono alle divinità. 

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Aggiornamenti sulla lotta ad insetti di recente introduzione

In occasione delle Giornate Fitopatologiche, che si sono svolte a Chianciano Terme dall’8 all’11 marzo,  è stata affrontata la problematica del contenimento delle popolazioni di insetti  di recente introduzione in Italia. L’attenzione è stata focalizzata su quattro specie: la cimice asiatica Halyomorpha halys, il dittero Drosophila suzukii, l’imenottero cinipide Dryocosmus kuriphilus (FOTO) e il coleottero rutelide Popillia japonica.

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Le basi genetiche della resistenza ai patogeni

Da tempo la ricerca veterinaria si è posta l’obbiettivo di individuare metodologie di prevenzione e di lotta alle patologie con un approccio non chemioterapico (ed una serie di nostre esperienze lo ha dimostrato) che eviti di affidarsi esclusivamente all’impiego dei farmaci; tra queste, la possibilità di sfruttare le capacità genetiche di resistenza richiama un grande interesse, insieme alla adozione di sistemi globali di miglioramento della salute animale attraverso il controllo dei vettori e delle malattie (lotta blanda alle patologie: resistenza genetica, vaccini, sieri, prodotti omeopatici) valorizzando le risorse immunogenetiche e biologiche che consentano il benessere animale e la qualità igienica dei prodotti. Se ne avvantaggerebbe anche la tutela dell’ambiente (suolo, acque, aria, biodiversità animale e vegetale) per la riduzione dell’inquinamento da parte di residui di molecole farmacologiche e zootecniche, di pesticidi, di fertilizzanti. 
Come abbiamo evidenziato nella nota “La resistenza genetica alle patologie infettive delle razze animali autoctone” (Georgofili INFO 8.7.2015) assume sempre maggiore significato la possibilità di allevare popolazioni o soggetti in possesso di resistenza genetica alle patologie attraverso la selezione delle popolazioni alloctone ma soprattutto con la utilizzazione dei tipi genetici autoctoni, già resistenti alle patologie stesse o che comunque richiedono terapie più blande a minor rilascio di residui. La selezione per la produttività ha alterato le relazioni tra le specie zootecniche e i patogeni, spesso in favore di questi ultimi, così che le specie allevate sono oggi più suscettibili alle patologie infettive. Nel contesto evolutivo nell’interazione tra ospite e patogeno sono compresi i caratteri di resistenza e quelli di produttività e il patrimonio genetico delle popolazioni animali conserva lo spazio per nuove combinazioni alleliche ed una sufficiente variabilità della resistenza dovuta ad un complesso di fattori genetici (razza, genotipo individuale) e paratipici (stato nutrizionale, ambiente e condizioni igienico-sanitarie), nonché alla loro interazione legata soprattutto a fattori biologici (sesso, età, stadio riproduttivo, forme comportamentali) e di allevamento (sistemi e tecniche). 
Lo scarso successo di alcuni farmaci ne ha determinato un uso continuo, che ha condotto alla selezione di ceppi patogeni resistenti e, conseguentemente, al diffondersi della farmaco-resistenza.

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Protocollo di intesa tra ANCI Toscana e Accademia dei Georgofili

E’ stato firmato lo scorso 24 marzo 2016 un protocollo di intesa tra ANCI Toscana, Associazione Nazionale dei Comuni della Toscana, rappresentata dal Presidente Matteo Biffoni, e l’Accademia dei Georgofili, rappresentata dal Presidente Giampiero Maracchi.
Le due istituzioni sono infatti accomunate dall’interesse per l’agricoltura e per l’ambiente. In particolare, a seguito dell'entrata in vigore della L.R 22/15 sul riordino delle funzioni e l'avvio della nuova programmazione europea PSR 2014/2020, ANCI Toscana ha istituito un servizio a supporto dei Comuni in materia di Agricoltura e Forestazione ed ha attivato una collaborazione con la Regione Toscana nel settore relativo all'ambiente e a tutte le tematiche strettamente connesse. L’Accademia dei Georgofili da oltre 260 anni svolge un’attività di rilevante interesse pubblico, attinente all’agricoltura, all’ambiente rurale, alla sicurezza alimentare, all’identità delle produzioni agricole ed agroalimentari tipiche.
Visti i contenuti e le strategie stabilite dalla nuova programmazione europea 2014-2020 in materia di sviluppo rurale, ANCI e Accademia dei Georgofili hanno stabilito di comune accordo di  promuovere ed attivare iniziative congiunte. 
I temi che verranno affrontati nel corso del 2016 sono stati individuati in:
-Produzioni tipiche: presentazione del Tavolo Tematico istituito in Anci sulla valorizzazione delle tipicità agroalimentari della Toscana.
-Convegno nazionale: “Le aree marginali e montane: problematiche economiche, ambientali e territoriali in rapporto alla nuova programmazione sullo sviluppo rurale”. 
-Convegno sulla valorizzazione del bosco: filiera foresta legno energia
-Linee guida sulla salvaguardia e valorizzazione del verde pubblico
-Linee guida per la cura e la coltivazione degli orti urbani con tecniche ambientali innovative, basso consumo di acqua, recupero delle acque meteoriche, riciclo, compostaggio, salvaguardia della biodiversità ed educazione ambientale.
-Linee guida per la valorizzazione delle filiere produttive del settore artigianale della tradizione toscana.
Alla firma,  erano presenti anche i rappresentanti degli enti che costituiscono il Tavolo Anci sulla valorizzazione delle tipicità agroalimentari della Toscana. 
L’accordo ha durata triennale e potrà essere rinnovato su espressa volontà delle parti. 

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Corpo Forestale e Forza Armata dei Carabinieri

La soppressione del Corpo Forestale non può lasciare indifferente chi, durante 64 anni di studio dei boschi, ha  ricevuto dal personale del Corpo sempre  assistenza cordiale e competente   e spirito di colleganza. 

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Riduzione nella concessione del gasolio agricolo

Il riferimento per la “Determinazione dei consumi medi petroliferi impiegati in lavori agricoli, orticoli, in allevamento, nella selvicoltura e pescicoltura e nelle coltivazioni sotto serra ai fini dell’applicazione delle aliquote ridotte o dell’esenzione dell’accisa”, è rappresentato dal decreto del Ministero della Politiche agricole e forestali del 26 febbraio 2002. Tali consumi, espressi in litri ad ettaro, sono riferiti a specifiche colture e a singole operazioni e vengono pubblicati in tabelle che prendono il nome di “Tabelle ettaro/coltura”.

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Cambiare nome al Ministero o cambiare politica nazionale?

La proposta del Ministro Martina di trasformare il ”Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali” in “ Ministero dell’Agroalimentare” dopo l’iniziale effetto annuncio non sembra avere aperto la riflessione responsabile sollecitata dal Prof. Franco Scaramuzzi, nostro Presidente Onorario. La storia del Ministero è lunga, travagliata e controversa, sino all’abolizione voluta da un referendum che, col senno di poi, fu determinato da una miscela di elementi generali, più emotivi che razionali. La sua rinascita in tempi brevissimi con nome e scopi diversi fu poi accettata senza difficoltà. Fra quegli elementi almeno due erano segnali importanti che furono sottovalutati: a) l’espressione di un rifiuto della politica che per emergere ha poi impiegato quasi un ventennio, b) la manifestazione di un confuso senso di rivolta nei confronti della scienza e del progresso che si è ampliata sino alle attuali posizioni di rifiuto pregiudiziale nei confronti dell’innovazione scientifica e tecnologica in agricoltura, nell’alimentazione, in medicina. Quel referendum, come altri sino ad oggi, è stato strumentalizzato a fini diversi da quelli limitati del quesito, come conseguenza della difficoltà di comprendere che cosa sia una democrazia rappresentativa rispetto alla prassi di quella diretta che risulta velleitaria in un paese grande e moderno. Il referendum era causato  dalle crescenti difficoltà provocate dalla nascita delle Regioni in carenza di una preliminare e chiara delimitazione delle competenze e dei meccanismi di gestione dell’agricoltura e, nello stesso tempo, dal progredire della costruzione europea con il passaggio di competenze e poteri all’Ue. Una lezione da meditare. La ricostituzione di un Ministero agricolo passò perché ci si rese subito conto che non se ne poteva fare a meno, sul piano sia del conflitto Stato/Regioni sia dei rapporti Stato/Ue. 

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Si diffonde in Italia il Punteruolo dell’Eucalipto

Gli eucalipti, sono stati introdotti nel nostro Paese a partire dall’800 come piante ornamentali, e sono stati largamente impiegati nell’ultimo dopoguerra per fini industriali, nei rimboschimenti, negli interventi di bonifica, nel rinsaldamento delle dune e lungo le linee ferroviarie.

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Prospettive per la coltivazione del pistacchio in Italia

La crisi di alcune colture frutticole maggiori che negli ultimi anni ha colpito l’Italia meridionale, come nel caso degli agrumi, dell’uva da tavola, del pesco e la contemporanea crescita mondiale della domanda e dei relativi prezzi della frutta secca, hanno destato interesse dei frutticoltori italiani nei confronti delle specie tradizionali a frutto secco, in primo luogo il mandorlo, il nocciolo e il noce, ma, anche il pistacchio, non solo nelle aree tradizionali della Sicilia ma, in generale in tutto il Sud. 

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Il piede franco del Sangiovese

Il Sangiovese è il più pregiato, celebre e diffuso vitigno da vino rosso dell’Italia centrale. Le sue origini e la sua provenienza sono incerte. Alcuni studi delle fonti storiche e storie angiografiche hanno evidenziato due nuclei distinti quello delle colline romagnole e quello delle colline toscane mentre le differenze di germoplasma esistenti tra i due nuclei stanno forse a evidenziare un’antica origine comune e poi una successiva differenziazione nel corso dei secoli. La leggenda narra che il nome derivi da un’esclamazione di un vescovo che in epoca medioevale, proprio sul monte Giovi che si trova sulla dorsale appenninica del monte Morello, dopo aver assaggiato il generoso vino lo paragonò alla folgore e al forte e caldo sangue di Giove (Sanguis Jovis), mentre Francesco Redi  già dal 1655 accademico della Crusca, nella sua opera Bacco in Toscana (1685), cosi scriveva: “se dell’uve il sangue amabile non rinfresca ognor le vene, questa vita è troppo labile, troppo breve, e sempre in pene. […] ma se chieggio di Lappeggio la bevanda porporina, si dia fondo alla cantina”. Lo stesso Redi nella sua opera fa riferimento al Falerno antico vino romano noto nella tarda età repubblicana dell’antica Roma. Certo è che le origini del Sangiovese si perdono nella notte dei tempi. Sin dall’IIIV secolo a.C. sembra vi siano tracce archeologiche che confermerebbero la presenza dei due originari ceppi quello appunto romagnolo e quello toscano e ciò potrebbe tra l’altro confermare due differenti migrazioni una commerciale ad opera dei greci che per via mare raggiunsero l’Italia del sud poi l’empòrion di pithekoussai (Ischia) e l’Elba, l’altra espansiva ad opera degli etruschi e riporta da Erodoto (V sec. a.C.) che partendo dall’Anatolia per via terra sotto la guida del condottiero etrusco Tirreno, sottomisero umbri e villanoviani e dettero il nome al mar d’Etruria. A quei tempi le barbatelle prodotte per talea e piantate, erano su piede franco ovvero non erano innestate su portainnesti di viti americane in seguito alla piaga della fillossera, oidio e peronospora, giunte alla fine del XIX secolo dal nord Europa.  La loro durata era certamente superiore agli impianti moderni infatti sino ai tempi dei nostri nonni esistevano vigneti antichissimi, coltivati secondo metodi tradizionali. 

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Innovation Broker, il progettista dell’innovazione che aiuterà gli agricoltori

Si è svolto all’Accademia dei Georgofili lo scorso 10 marzo un convegno nazionale sulla figura professionale dell’Innovation Broker, che ha visto una numerosissima partecipazione. 
Il nome “Innovation Broker”, mutuato dal Secondo pilastro della Pac (Sviluppo rurale) e dalle diverse opportunità previste dai programmi comunitari come Horizon 2020, indica una nuova figura professionale – già prevista in fase embrionale con la programmazione 2007-2013 e rilanciata con l’attuale 2014-2020 – incaricata per sviluppare l’innovazione, mettendo in contatto diversi soggetti coinvolti nel settore primario.
In pratica, l’Innovation Broker, munito di una preparazione multidisciplinare, deve adoperarsi affinché le aziende agricole, soprattutto quelle piccole e medio-piccole che incontrano più difficoltà a rimanere sul mercato e al passo con i tempi, si avvicinino al mondo della ricerca e dell’innovazione per rimanere competitive sul piano globale ed affrontino le complesse sfide che attendono l’agricoltura.
L’Accademia dei Georgofili, organizzando questo convegno ha confermato il ruolo che “da oltre 260 anni riveste nei confronti della scienza e dell’innovazione a vantaggio dell’agricoltura”, ha detto il presidente Giampiero Maracchi nell’introduzione ai lavori. 
La sfida, secondo Marco Remaschi, assessore all’Agricoltura della Regione Toscana (promotrice e coordinatrice della rete ERIAFF - European Regions for Innovation in Agriculture, Food and Forestry, “è quella di rimanere sul mercato e affrontare i cambiamenti che il comparto chiede”.

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Sul paesaggio, ancora “esercizi di stile”

Su un tema assai caro ai Georgofili, che ha visto la nostra Accademia più volte impegnata, registriamo con piacere due convegni di approfondimento sul paesaggio.

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Ricerche di etnobotanica alimentare nel Mezzogiorno: la dieta mediterranea nascosta?

Le erbe spontanee alimentari, che raccoglievano e forse ancora raccolgono le nostre nonne, sono ritornate in auge: non passa settimana che alla TV o nei rotocalchi si parli di piante selvatiche nel piatto e di foraging (la ricerca di piante alimentari in natura). Molte di queste nuove tendenze però non riescono a connettersi con una colonna portante della gastronomia popolare italiana: la raccolta e cucina tradizionale a base di erbe spontanee, un tempo nota come fitoalimurgia, e che ha rappresentato per molti secoli, soprattutto nel Mediterraneo, la base della nutrizione delle società contadine, specialmente durante l’inverno, e talvolta anche il tardo autunno.

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Il crollo dei prezzi delle commodities

Sarà perché la Cina compra meno, sarà per il fatto che i raccolti in certi paesi sono stati abbondanti, sarà per altre, e complesse, ragioni, fatto sta che il prezzo mondiale di  molte commodities, compreso il grano, è crollato a livelli bassissimi. 
Naturalmente, il grano infestato da aflatossine costa ancora meno. Ecco la ragione dell’arrivo di questa merce,  non utilizzabile ex lege, in un porto italiano. 
Ma il problema di fondo di questa condizione del mercato agricolo europeo sta nella politica agricola comune, sciagurata scelta del legislatore dell’UE appoggiata dal consenso di molti, troppi politici. A lungo la CE e gli USA avevano inviato imponenti quantità di prodotti alimentari o materie prime per produrli agli Stati non allineati, ai quali appartenevano Siria, Egitto Algeria, Tunisia, Sudan, Somalia, Eritrea, Ciad, ecc., e hanno tollerato la presenza di dittatori per molti versi criticabili, forse addirittura esecrabili, quali Gheddafi e Saddam Hussein.
Chi avesse creduto si trattasse d’interventi umanitari o realizzati per consentire l’esportazione delle enormi eccedenze accumulate grazie alle politiche agricole delle due più potenti entità economiche e alimentari del pianeta, sarebbe caduto in errore. Si trattava, in realtà, di azioni di politica estera volte a mantenere nella zona d’influenza occidentale gli stati in questione, al fine di contenere l’espansionismo sovietico, che aveva le ali tarpate quando si trattava di prodotti alimentari, stante la permanente crisi produttiva dell’agricoltura Russa e Ucraina.

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Un polifago defogliatore del castagno

Nell’ambito di indagini sul Cinipde del Castagno, in un castagneto delle pendici etnee, nello scorso mese di giugno, sono state riscontrate estese erosioni fogliari causate da larve di un lepidottero nottuide.

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Il latte di asina e le sue proprietà nutrizionali

L’allevamento di asini per la produzione di latte alimentare sta tornando di moda degli ultimi anni ed ha contribuito a salvare un patrimonio genetico che era già in vie di estinzione. Dall’antichità era noto che il latte d’asina fosse il più simile al latte umano ed utilissimo per i neonati e nella dieta dell’adulto ma alla sua produzione era assegnato un ruolo del tutto secondario nell’allevamento.

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La nostra agricoltura e il suo Ministero

L'attuale "Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali" forse sarà innovato e potrebbe assumere il nome di "Ministero dell'Agroalimentare". Secondo il Ministro Martina, per valorizzare le spinte avute da Expo. Il Presidente Renzi ha invece affermato che, comunque venga chiamato, questo Ministero dovrà svolgere un ruolo centrale per l'identità e lo sviluppo del sistema Paese. 
Dalla Unificazione Nazionale, abbiamo più volte modificato nome e compiti dell'allora "Ministero dell'Agricoltura, Industria e Commercio". Nel 1916 fu finalmente ribattezzato solo come "Ministero dell'Agricoltura". Per qualche tempo fu poi assorbito nel "Ministero dell'Economia nazionale". Ma nel 1929 risorse come "Ministero dell'Agricoltura e Foreste".
Dopo l'ultimo conflitto mondiale la politica nazionale cedette troppo facilmente le competenze agricole di questo Ministero, sia all'Unione Europea (con la PAC) che al tuttora discusso decentramento regionale. Il nostro "Ministero" competente si è così trovato a dover adottare le non sempre concilianti direttive di Bruxelles e le decisioni legislative regionali.
Il Presidente Renzi ha ragione nel lamentare le inadeguatezza dei rapporti diretti fra Europa e Stato Italiano. Mentre Bruxelles è piena di sedi rappresentative, a cominciare da quelle delle Regioni, delle grandi Imprese, delle nostre associazioni di categoria, ecc. Una folla di italiani, difficilmente univoca, alla quale lo Stato non credo abbia delegato questi compiti, senza guida e controlli. Nel quadro delle riforme istituzionali e regionali già previste, o comunque prevedibili, dovrebbero essere contestualmente riconsiderate anche le competenze già a suo tempo trasferite, per ridare allo Stato le sue prerogative e alla centralità unitaria agricola la possibilità di risorgere con progetti strategici nazionali. La preconizzata riduzione del numero delle nostre Regioni potrebbe sottendere un loro maggiore peso politico e ambiziose aspirazioni ad autonomie, anziché al più importante sostegno dell'intera Nazione europea.
Sento il profondo dovere Georgofilo di richiamare l'attenzione sulla necessità di riflettere in merito allo storico Ministero chiamato da sempre a tutelare lo sviluppo e la solidità della nostra agricoltura, ma che oggi ha bisogno di rinforzare le proprie potenziali operatività e recuperare i suoi ruoli.

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L'Innovation Broker: una nuova figura professionale in agricoltura

Il prossimo giovedì 10 marzo alle ore 9 si svolgerà all'Accademia dei Georgofili un convegno a carattere nazionale sull’Innovation Broker, promosso in collaborazione con il CONAF, la FIDAF , il MiPAAF e la Regione Toscana - quest’ultima quale Regione promotrice e coordinatrice della Rete Europea per l’innovazione nel settore agricolo, forestale ed agroalimentare (rete ERIAFF) -. 
Questa nuova figura professionale, chiamata a favorire le sinergie tra le imprese agricole e il mondo della ricerca e ridurre i tempi di trasferimento e adozione delle innovazioni nel mondo rurale, per quanto attiene l’agricoltura è stata introdotta con la nuova programmazione europea 2014-2020 sullo sviluppo rurale, che vede le Regioni italiane impegnate nell’attuazione delle misure destinate all’innovazione previste dal regolamento UE n.1305/2013.
In questo contesto, risulta quanto mai opportuno aprire un confronto tra le Istituzioni regionali, nazionali ed europee, i professionisti che operano in agricoltura e le organizzazioni professionali agricole.
 

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