Continuare a dipendere in modo sostanzialmente esclusivo da sorgenti
energetiche fossili pone, già dal prossimo futuro, sfide insostenibili
in termini sia di sicurezza di approvvigionamento, sia di effetti delle
emissioni sul clima del pianeta e sulla qualità dell’aria nelle aree
urbane.
L’idrogeno, grazie alle sue caratteristiche di altissima
sostenibilità ambientale, rappresenta una delle più promettenti
alternative prese in considerazione per gli scenari energetici del
futuro. Oggi è principalmente ricavato da idrocarburi, ma è del tutto
evidente che il complesso di benefici legati alla sua introduzione nel
sistema energetico non può prescindere dallo sviluppo di filiere basate
su fonti rinnovabili, e non su quelle fossili.
Accanto
all’elettrolisi dell’acqua e al frazionamento termochimico di composti
organici, la produzione di idrogeno per via biologica (il bioidrogeno)
costituisce un processo molto promettente, con interessanti potenzialità
applicative messe in luce da diverse ricerche di laboratorio condotte
negli ultimi anni.
Il progetto AGRIDEN finanziato da Regione
Lombardia – D.G.Agricoltura ha considerato, in particolare, una semplice
variante del classico processo di digestione anaerobica, basata su una
tipologia di reattori bi-stadio nei quali, accanto alla produzione di
biogas ricco in metano, si realizza una produzione aggiuntiva di
quantità significative di bioidrogeno.
Dato l’enorme potenziale di
diffusione nelle aree agricole del nord del Paese, le biomasse studiate
nel progetto sono state effluenti zootecnici miscelati a scarti
ortofrutticoli, perseguendo l’idea piuttosto affascinante di produrre
idrogeno -il vettore energetico più pulito che si conosca- a partire da
biomasse di scarto che, se non opportunamente trattate, costituirebbero
un macroscopico fattore di impatto ambientale.
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