LO STATO DISTRUGGE LA RICERCA SCIENTIFICA PUBBLICA IN ATTO

di Giulia Bartalozzi
  • 13 June 2012
Martedì 12 giugno è iniziata la distruzione di alberi di olivo, di ciliegio e di kiwi, oggetto di studi genetici presso campi sperimentali dell’Università della Tuscia. Le ricerche erano state formalmente autorizzate dal Ministero dell’Agricoltura ed erano iniziate da quasi 30 anni, rispettando le misure di sicurezza previste dalla legge. Alla scadenza dell’autorizzazione, il Ministero dell’Ambiente (al quale era stata trasferita la competenza) non ha accolto la richiesta di proroga avanzata dall’Università della Tuscia. La comunicazione del Ministero è pervenuta in data 1 giugno e l’Università, a partire dal 12 giugno, ha dovuto applicare un protocollo di distruzione che prevede un trattamento con un disseccante , l’espianto e poi  l’incenerimento degli alberi. Le ricerche avrebbero consentito di selezionare varietà resistenti a diversi agenti patogeni, portando quindi ad una auspicata riduzione dell’uso di antiparassitari chimici in agricoltura. Sembra che il diniego sia stato sollecitato da una denuncia presentata dalla Fondazione Diritti Genetici di Mario Capanna ai Ministri dell'Ambiente e dell'Agricoltura e alla Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, per decadenza dell’autorizzazione.

Si riportano di seguito alcuni commenti che ci sono pervenuti, in merito all’accaduto.

Prof. Paolo Inglese - Presidente della SOI (Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana):
Una volta ancora si perde un'occasione importante per ragionare su dati sperimentali. Viene da pensare che l'obiettivo sia proprio questo: distruggere ogni possibilità di fondare il nostro ragionamento su dati oggettivi, lasciando il campo agli slogan e alle posizioni ideologicamente pre-costituite. Bruciare un campo sperimentale, costituito con fondi pubblici, è insensato. Significa mandare al rogo il confronto delle idee, significa rinunciare al dibattito, significa offendere la cultura scientifica di un intero Paese. Abbiamo sempre sostenuto e continuiamo a sostenere che, al di là della problematica legata alla coltivazione di piante derivate da transgenosi e cisgenosi, è del tutto sbagliato vincolare la ricerca scientifica, escludendola dalla competizione internazionale. Non possiamo dimenticare l'impegno italiano nei progetti genoma di diverse specie, come vite, pesco e olivo, e non possiamo dimenticare come la qualità dei nostri ricercatori sia capace di grandi risultati. Questa decisione è grave. E' grave che lo Stato, il Ministero, la Regione Lazio, scelgano di non decidere o di non confrontarsi. E' grave che lo facciano sull'onda di un'emozione, quando compito della politica e la riflessione e la capacità di decidere senza seguire la corrente del momento che, come spesso è successo nel nostro Paese, rischia di portarci dove non vorremmo mai andare.

Prof. Michele Stanca - Presidente dell’UNASA (Unione Nazionale delle Accademie italiane per le scienze applicate allo sviluppo dell'agricoltura):
Ieri è stata bruciata la “strega” a Viterbo. Infatti, presso l’Università della Tuscia era stata impostata una prova sperimentale in pieno campo – coordinata dal prof. Eddo Rugini – di specie arboree, olivo, ciliegio e kiwi, trasformate (OGM) con geni che conferiscono resistenza a funghi e quindi garantiscono una riduzione notevole o eliminazione totale dell’uso di prodotti chimici. Naturalmente queste ricerche sono state finanziate con fondi pubblici, tasse di tutti noi cittadini, ed avevano lo scopo di studiare in condizioni controllate, secondo protocolli rigorosi, non solo l’effetto di questi geni sullo sviluppo e crescita delle piante e dei frutti, ma anche la ricaduta nel tempo sull’ambiente compreso il flusso genico (movimento del polline). Ma tutto ciò non ha alcun peso! In diverse occasioni, è stato ribadito il concetto di transgenesi e come in questi ultimi tempi le ricerche in questo settore abbiano contribuito ad approfondire le conoscenze ed affinare le tecnologie in modo straordinario (Nature Biotechnology, marzo 2012). Ma anche questo interessa poco! Con questi campi sperimentali, tutta la comunità scientifica nazionale ed internazionale ha utilizzato queste piante e poteva ancora utilizzarle per studi sempre più mirati nel prossimo futuro. Invece, ieri, il Prof. Rugini ha dovuto “bruciare” le piante perché burocraticamente erano scaduti i permessi. Un simile patrimonio mandato in fumo, non si sa perché, ma sicuramente per ignoranza e superficialità. La comunità scientifica tutti e i comuni cittadini cominciano ad indignarsi per questi comportamenti irresponsabili di fronte alla scienza e di fronte agli investimenti pubblici. Da una parte, si vuole attivare la sperimentazione in campo degli OGM per capire come funzionano, dall’altra, avevamo un campo di piante arboree e che cosa è stato imposto? La bruciatura!  L’UNASA, come tutti gli altri enti di ricerca, è pronta a collaborare per garantire una tutela delle attività scientifiche.

Prof. Franco Scaramuzzi - Presidente dell’Accademia dei Georgofili:
Il 12 giugno 2012 sarà ricordato come un giorno nero per la ricerca scientifica pubblica italiana. E’ stato infatti compiuto un atto di oscurantismo, come sempre dettato da ignoranza, presunzione e da storiche prepotenze legalizzabili.
La Scienza è universale ed impegnata in una progressiva produzione di nuove conoscenze, nel pieno rispetto delle libertà di chi vi dedica la propria intelligenza. Qualsiasi condizionamento la deforma e ne distorce il ruolo.
Le applicazioni delle nuove conoscenze possono comportare anche pericoli per la sicurezza dell’umanità. Richiedono quindi prudenza, comportamenti etici e conseguenti controlli ufficiali non protraibili per l’eternità. Il timore di ipotetici danni non può però fermare il normale progredire della Scienza, ma solo l’uso incontrollato che può essere fatto con le sue scoperte. La storia ci insegna che fermare la Scienza, anche volendo, non è neppure possibile. Si può riuscire solo ad ostacolarla, magari anche a bloccarla temporaneamente in qualche angolo del mondo, ma il suo progresso proseguirà comunque. Forse con qualche dannoso ritardo, ma l’illimitato bisogno di sapere dell’homo sapiens e la spinta curiosità che contraddistingue i ricercatori prenderà sempre il sopravvento.
E’ incredibile la facilità con cui, nel mezzo di una preoccupante crisi economico-finanziaria ed anche morale, in un clima di generale smarrimento che sconvolge oggi la società, possano trovare udienza e credito le discutibili istanze formali di chi si dedica alla “caccia alle streghe”.
Sorprende che un Ministro lungimirante, quale quello attuale dell’Ambiente, che ci sembrava avesse espresso apprezzabili intenti sulla libertà della ricerca scientifica, non abbia trovato il modo di evitare una così barbara aggressione alla ricerca pubblica, con evidenti danni anche economici, per la distruzione di un lavoro che era stato autorizzato e che era diligentemente in corso. Senza contare i danni per averci privato dei promettenti risultati di cui l’agricoltura (a cominciare proprio dall’olivo) ha bisogno.

FOTO di Eddo Rugini: comincia la distruzione degli alberi nel campo sperimentale dell'Università della Tuscia