Notiziario






La carne in tavola: storia e cultura

Tra la prima metà del Novecento e i decenni successivi il consumo di carne bovina e suina ha visto un forte incremento in Italia. A partire dagli anni Cinquanta, e soprattutto in quelli del boom economico (anni ’60-‘70), i dati mostrano cifre raddoppiate e triplicate, segno di un raggiunto e diffuso benessere.
Nella tradizione alimentare italiana, tuttavia, la carne aveva alle spalle una lunga e articolata storia, nella quale si integrano fattori culturali, economici e sociali, fino alla stessa arte culinaria.
Seguendo un percorso storico, ampiamente documentato anche nell’arte e nella letteratura, saranno evidenziati alcuni dei tratti salienti della cultura della carne e della tavola.

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I Darwin e la botanica

Il giovane Charles crebbe in un ambiente permeato dall’amore per le piante. La sua educazione formale a Cambridge, fu quasi completamente dedicata allo studio della botanica. Seguì per tre anni di seguito il corso di botanica del professor Henslow, che ci ha lasciato nei suoi registri, conservati a Cambridge, una descrizione di Charles Darwin come di un ragazzo con “buone basi” di botanica. La predisposizione di Charles per la botanica si manifestò compiutamente durante il famoso viaggio a bordo del Beagle. In sole tre settimane alle Galapagos, riuscì a raccogliere e descrivere un quarto della sterminata flora di queste isole. Dalle osservazioni fatte sulle piante nasce la prima idea della teoria dell’evoluzione. Quando nel 1859 Charles Darwin pubblica “L’origine delle specie”, utilizza numerosissimi esempi tratti dal mondo delle piante. Le prove originali della teoria dell’evoluzione, vengono in gran parte dall’osservazione del mondo vegetale: se non si comprende questo, non si può avere un’idea chiara della grandezza di Charles Darwin. L’interesse per la riproduzione delle piante ed il lungo studio dei suoi meccanismi, per primi gli suggeriscono le conseguenze evoluzionistiche della riproduzione.

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L’agriturismo alla luce del nuovo Codice del turismo

Sotto la spinta delle sollecitazioni provenienti dagli operatori del settore turistico verso l’adozione di un quadro normativo di riferimento adeguato all’evoluzione delle forme di offerta turistica, alle indicazioni comunitarie in materia, e al rilancio del settore, è stato approvato il decreto legislativo 23 maggio 2011, n. 79, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 6 giugno 2011, n. 129, supplemento ordinario n. 139, “Codice della normativa statale in tema di ordinamento e mercato del turismo, a norma dell’articolo 14 della legge 28 novembre 2005, n. 246, nonché attuazione della direttiva 2008/122/CE, relativa ai contratti di multiproprietà, contratti relativi ai prodotti per le vacanze di lungo termine, contratti di rivendita e di scambio”.
Il Codice del turismo, il cui testo è contenuto nell’Allegato I al decreto, riserva scarne e frammentarie indicazioni all’agriturismo, la cui disciplina sostanziale è espressamente demandata alla legge in materia 20 febbraio 2006, n. 96.

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Georgofili: la sfida alimentare

In una lettura all’Accademia dei Georgofili il 5 luglio 2011, il Presidente Cogeca Paolo Bruni ha ribadito che la mission dell’agricoltura nel XXI secolo è sintetizzabile nel seguente concetto: “sfamare il mondo a lungo termine senza mettere a rischio l’ambiente del pianeta”.
La sfida alimentare , secondo Bruni, consiste in tre sfide diverse: una demografica, una ambientale ed una relativa allo sviluppo. I dati della FAO parlano di una forte crescita della popolazione mondiale alla quale si aggiunge il fatto che alcuni paesi, come Cina, Brasile e India, hanno arricchito la loro alimentazione, da prevalentemente vegetale a proteica. D’altra parte, oggi si ricorre all’agricoltura anche per produrre energia, sottraendone superfici e produzioni per usi non alimentari.

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Esproprio o indennizzo per l’olivicoltura non redditizia?

Il titolo, volutamente provocatorio, rispecchia senza mezzi termini una realtà punitiva, finora passivamente subìta dagli agricoltori. Si fa riferimento all’olivicoltura, come esempio concreto, ma può estendersi a tutti i casi in cui si pretende di pianificare la conservazione del paesaggio agricolo e delle sue coltivazioni, anche se non risultano più redditizie. Essendo accertato che parte della nostra olivicoltura ha ormai costi superiori al prezzo ricavabile con i prodotti, viene al pettine un nodo che non si è voluto finora considerare.
Se si fosse certi che la conservazione del paesaggio agricolo, imposta per legge, sia effettivamente di pubblica utilità, potrebbe essere legittimo e meno iniquo applicare lo strumento dell’esproprio. Sarebbe almeno doveroso corrispondere indennizzi basati sul minor reddito degli imprenditori agricoli, rapportato a quello che gli stessi potrebbero ottenere se non venisse loro impedito di cambiare la destinazione colturale dei propri terreni.

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Wine Immersion 2011: Strategie produttive di un vino di successo

Si è svolto dal 24 al 27 maggio 2011 a Bolgheri, un approfondimento sul settore vitivinicolo  che ha  visto la partecipazione degli studenti del Corso di Viticoltura ed Enologia con il patrocinio della Facoltà di Agraria di Pisa, dell’Accademia dei Georgofili Sezione Centro-Ovest, della Provincia di Livorno, del Comune di Castagneto Carducci e della Bayer Crop Science. L’iniziativa intrapresa dagli studenti, resa possibile grazie al coinvolgimento e la disponibilità di aziende,  associazioni di categoria e enti locali (Confagricoltura, CIA, Coldiretti, Consorzio Bolgheri, Strada del vino, Comune di Castagneto Carducci e Provincia di Livorno), è scaturita dall’esigenza di approfondire  la conoscenza di zone vitivinicole di successo come quella del litorale livornese.
Con questo seminario si è cercato di cogliere sia gli aspetti  tecnici innovativi che i valori della tradizione.  Conoscere un territorio aiuta comprendere le motivazioni e le strategie di un vino di successo, come il Sassicaia,  a cui sono stati affiancati una serie di altri vini di prestigio. Un  fenomeno  caratterizzato da una specificità diversa da quella  di altre zone vitivinicole della Toscana, che fondano la loro fama soprattutto  sul Sangiovese.  L’esigenza manifestata dai futuri enologi è stata quella di toccare con mano la realtà operativa, e  possibilmente confrontarsi con chi opera ad ogni livello.

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I tappeti erbosi del futuro: innovazioni per ippodromi, campi da golf e da calcio

Quella dei tappeti erbosi è una scienza nuova per l’Italia. I primi studi scientifici risalgono a metà degli anni ’90, circa 70 anni in ritardo rispetto ai paesi anglofoni come Inghilterra, USA, Australia, dove la cultura del tappeto erboso (turf) è profondamente radicata nella tradizione.
Nonostante il tardivo interessamento di Università ed enti di ricerca, l’Italia ha rapidamente colmato il “gap”esistente rispetto agli altri paesi. Attualmente ricercatori Italiani fanno parte del board della International Turfgrass Society (ITS), e a Pisa, nel luglio 2007, è stata fondata la European Turfgrass Society (ETS). L’attività di divulgazione delle Università, Federazione Golf, CONI ha consentito di elevare il livello culturale degli addetti ai lavori ed i risultati cominciano ad essere evidenti: corretto impiego delle specie, evolute tecniche manutentive, prati di elevata qualità estetica e tecnica.
Inoltre, sono sorte numerose aziende di settore, decine di giovani laureati si occupano di tappeti erbosi in percorsi di golf, campi di calcio, ippodromi, “sod farm”, numerosi studenti svolgono tirocini nelle più prestigiose università inglesi e americane. Le innovazioni e i brevetti delle nostre aziende si stanno affermando rapidamente anche in Europa.

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Apologia dello scarabeo

Il paziente scarabeo ci insegna che, se vogliamo liberarci dalle montagne di rifiuti, se vogliamo evitare gli inceneritori, le discariche, se vogliamo rendere efficienti i processi di riciclo, dobbiamo scegliere materie prime e merci quanto più possibile simili alle materie presenti in natura e solo allora ci sarà facile sia evitare gli inquinamenti nei processi di produzione, sia riutilizzare una frazione crescente dei rifiuti.

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L’uomo è una minaccia per gli alberi!

La coesistenza tra alberi e infrastrutture fa parte di una scommessa urbanistica epocale. La salvaguardia dell’integrità degli alberi è tuttavia ancora un obiettivo lontano da raggiungere. Il problema principale consiste in un’oculata progettazione in grado di scegliere l’albero adatto per il sito nel quale dovrà passare la sua esistenza. Errori grossolani in questo senso impongono potature ingiustificate da protrarsi per tutta la vita dell’individuo.
Altro fattore di criticità è la difesa degli alberi durante le lavorazioni di cantiere. Speciali metodi di scavo ad aria soffiata (Air Spade) o aspirata consentono, tuttavia, di limitare al massimo i danni alle radici. Le distanze di scavo dal centro della pianta sono comunque garanzia di rispetto e di tutela; esse prevedono, tuttavia, la conoscenza delle varie specie più o meno tolleranti agli stress radicali e l’osservanza delle normative previste nei vari Paesi.
Tecnologia veramente interessante è quella del trapianto di esemplari monumentali mediante il sistema brevettato Treeplatform. Questa tecnica a piattaforma rigida permette di muovere senza alcuna limitazione alberi di ogni dimensione. Essi sono trasportati in piedi su grossi carri ribassati dopo essere stati sollevati da imponenti autogru. La potatura della chioma non è richiesta e l’ampiezza della zolla consente il trapianto senza particolari preparazioni in qualsiasi stagione dell’anno.

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L’albero è una minaccia per l’uomo?

La domanda retorica lascia propendere per una risposta affermativa. In effetti episodi di schianti e cedimenti su abitazioni o su strade trafficate da automezzi o da semplici pedoni non sono eventi eccezionali. Possono tuttavia essere considerati eventi causabili solo da cause di forza maggiore nel caso vengano adottate consolidate tecniche di controllo e verifica.
Il VTA (Visual Tree Assessment) può ancora dirsi la tecnica più utilizzata a livello massivo. Collaudatissima, in quanto introdotta in Europa da Claus Mattheck sul finire degli anni 80, la tecnica si basa sull’individuazione di punti critici evidenziati dagli alberi come sintomi di anomalie interne, spesso in grado di comprometterne la stabilità. I cosiddetti “punti critici” sono il frutto di forme esterne anomale dovute alla crescita adattativa, all’ottimizzazione del design nel tentativo di ciascun albero di ripristinare un minimo e uniforme stress lungo tutta la sua struttura.
Martello ad impulsi elettronici, dendrodensimetri tipo Resistograph (ideato da F.Rinn et al.), tomografi ed altri strumenti possono contribuire a mettere in evidenza carie o cavità interne all’albero. Mattheck ha parametrizzato un valore soglia t (porzione residua di legno sano) che, rapportato ad r (raggio dell’albero), restituisce un valore t/r che, se maggiore di 0,3, fa considerare l’albero al di sopra della soglia di criticità. Questa procedura d’analisi non tiene tuttavia in considerazione le forze alle quali l’albero è soggetto né le proprietà specifiche delle qualità di ogni legno.

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Lotta contro il cinipide galligeno del castagno

Alla richiesta dei castanicoltori delle colline metallifere, giustamente  preoccupati per i gravi attacchi del cinipide galligeno (Dryocosmus kuriphilus), rispondo che allo stato attuale delle conoscenze si prospetta una sola possibilità pratica di difesa dal pericoloso insetto, che è basata sulla lotta biologica mediante l’introduzione e la diffusione nelle aree infette di Torymus sinensis, insetto imenottero calcidoideo che parassitizzando le larve del cinipide, esercita  un’azione di controllo della sua presenza.

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Il burro: tra passato, presente e futuro

Il burro è il grasso alimentare ricavato dalla lavorazione della crema di latte vaccino. La sua storia è antichissima, risale al tempo degli egizi che lo ricavavano dal latte degli animali da allevamento. È un alimento ad alto valore energetico da integrare nella dieta sia come condimento che come ingrediente. È di particolare interesse per le sue caratteristiche nutrizionali, antinfettive e, come è stato dimostrato da recenti studi, anticancerogene. Particolare importanza a fini salutistici è sicuramente la presenza in questo alimento degli isomeri coniugati dell’acido linoleico (c18:3, CLA).

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Acqua e produzione alimentare

Nel 2050 la popolazione mondiale raggiungerà i 9 miliardi di abitanti, ed anche le abitudini alimentari dei Paesi in via di sviluppo cambieranno, con conseguente aumento della domando di alimenti e, quindi, di acqua, così come la crescita delle colture bioenergetiche richiederà maggiori consumi idrici. Negli ultimi tempi la temperatura media della terra è aumentata di 0,74°C, fenomeno questo che non può essere disgiunto da eventi come alluvioni, siccità e uragani di intensità senza precedenti. L’alterazione del regime delle precipitazioni provoca alluvioni in alcune regioni e aridità in altre; eventi questi che sempre si traducono in perdite di produzione.

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Quale futuro per le grandi colture dopo il 2013?

In Italia, nel decennio 2000-2010, si è registrata una preoccupante contrazione sia della superficie complessivamente coltivata (- 12%) sia di quella destinata alle principali colture erbacee di pieno campo (- 22%  per i cereali e - 60%  per le colture industriali). In molte aree della penisola si è fatto sempre più evidente e preoccupante il fenomeno dell’abbandono delle superfici coltivate che ha raggiunto nel 2010 ben 2 milioni di ettari, di cui quasi 1 milione per i cereali e più di mezzo milione  per le colture industriali

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SICUREZZA DELL’ALBERO E TUTELA DEL CITTADINO

Oltre il 50% della popolazione mondiale vive in ambiente urbano. In Europa vi sono aree nelle quali tale valore supera il 90%. Pertanto, il benessere dell’uomo dipende sempre più dalla qualità della vita in città e ben sappiamo come le piante possano contribuire a condizionarla. Ma numerose sono le cause di disturbo che affliggono gli alberi in città. Si comincia con errate scelte progettuali, scarsa rispondenza del materiale vivaistico, inadeguati interventi manutentivi e, soprattutto, pratiche cesorie spesso eseguite al di fuori di ogni riferimento tecnico-scientifico. Ne conseguono pericolosi fenomeni di carie del legno, primi responsabili della riduzione di fitostabilità e quindi fattori di pericolo e di rischio per il cittadino.

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IL “CANCRO” DEL KIWI

Pseudomonas syringae pv. actinidiae (Psa), agente causale del “cancro batterico” dell’Actinidia è oramai diffuso nelle maggiori aree di produzione italiane di kiwi. Infatti, se fino allo scorso anno le epidemie più gravi si riscontravano nel Lazio, soprattutto a carico del kiwi giallo (Actinidia chinensis), da fine autunno 2010 ad inizio primavera 2011, le infezioni si sono notevolmente estese anche in Piemonte ed Emilia-Romagna. Inoltre, anche il kiwi verde (Actinidia deliciosa) è risultato frequentemente colpito in maniera grave negli stessi areali di produzione del kiwi giallo. Inoltre, il batterio è stato segnalato, su kiwi giallo, anche in Veneto e in Calabria. Una caratteristica comune in tutte le aree colpite è la notevole rapidità con cui Psa si diffonde negli e tra gli impianti nonché le forte aggressività mostrata nei confronti di tutte le varietà di kiwi giallo e verde attualmente coltivate nel nostro Paese.

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