Notiziario




Cancro del KIWI: La Ricerca Italiana consente la registrazione del primo agrofarmaco in Europa

Il cancro dell’actinidia rappresenta attualmente la patologia di natura batterica di maggior rilevanza (e preoccupazione) a livello mondiale per il settore della frutticoltura. Dal 2008, quando il gruppo di fitobatteriologia del DAFNE dell’Università della Tuscia ha rilevato i primi focolai nel Lazio, la diffusione di questa fitopatia è stata inarrestabile interessando e causando notevoli danni e perdite sia nelle principali aree italiane dove questa frutticola riveste notevole importanza economica (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna, Lazio, Campania, Calabria), sia in numerose aree ad actinidia a livello europeo (Francia, Spagna, Portogallo, Svizzera), sia extra europeo (Turchia, Nuova Zelanda, Australia, Cile) oltre ad essere stata già segnalata e tutt’ora diffusa in Asia (Giappone, Corea del Nord e Cina).
Dopo oltre due anni di sperimentazione, gli studi di un gruppo di ricerca dell’Ateneo viterbese hanno permesso la registrazione del primo agrofarmaco biologico in Europa, in grado di contrastare, soprattutto durante il periodo della fioritura, il batterio fitopatogeno Pseudomonas syringae pv. actinidiae (PSA) agente causale del cancro batterico dell’actinidia.
Il formulato ha determinato un’ottima protezione degli organi fiorali e sembra poter contrastare ulteriormente PSA anche durante la stagione vegetativa. È importante inoltre evidenziare che non è stato registrato alcun effetto fitotossico sulle piante, né alcun effetto negativo su api e bombi.

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Frutta in mostra

La ricerca storica compiuta sulle fonti primarie dell’Accademia dei Georgofili (documenti dell’Archivio Storico e Atti ufficiali), sul Giornale Agrario Toscano (il periodico fondato da Giovan Pietro Vieusseux, Cosimo Ridolfi, Lapo de’ Ricci, Raffaello Lambruschini), sui tanti numerosi scritti monografici di accademici ordinari e corrispondenti ha fatto emergere la volontà dei Georgofili di rivalutare la frutticoltura, attività trascurata che avrebbe invece notevolmente contribuito a beneficare non solo l’economia dei singoli, ma anche ad arricchire l’intero corpo sociale col favorire i commerci, gli scambi, e col ridurre le importazioni di prodotti esotici, utilizzando in loro luogo materie prime indigene. La lettura di questo ricchissimo materiale manoscritto e a stampa ha permesso di cogliere altro importantissimo ruolo dell’Accademia dei Georgofili, la quale da sempre era stata sollecita a richiamare l’attenzione verso l’ambiente e verso il proprio territorio.

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L’agribusiness per il rilancio economico del Paese

Fino alla metà del secolo scorso, abbiamo contribuito al progresso, in un contesto che era meno dinamico e complesso, prevalentemente guidato e tutelato da politiche nazionali. Nell’arco degli ultimi cinquanta anni, abbiamo invece vissuto un travolgente susseguirsi di tanti eventi straordinari, capaci di far sparire in breve tempo anche la nostra millenaria civiltà contadina. Abbiamo dovuto affrontare radicali cambiamenti e, solo ogni tanto, ci accorgiamo di aver modificato il nostro stesso modo di pensare, di essere e di agire.
I più grandi problemi attuali (quali i cambiamenti climatici, le risorse energetiche, la sicurezza alimentare) sono di interesse mondiale e possono quindi essere risolti solo con scelte condivise appunto a livello globale.
Se ne deve trarre una evidente conclusione: gestire il complesso di tante nuove realtà, di interesse planetario, non è più alla portata di singoli Paesi, per quanto potenti possano essere. Ciò vale anche per le imprese agricole che, per quanto grandi ed abili possano essere, avranno sempre maggiori difficoltà ad operare singolarmente nel proprio microcosmo.
Si impongono quindi orizzonti più ampi ed azioni lungimiranti, ma in archi temporali più brevi. Per le attività agricole ciò comporta maggiori difficoltà. D’altra parte, l’importanza strategica dell’agricoltura va emergendo sempre più negli ormai frequenti Summit mondiali a vario livello, riconoscendone la capacità di offrire soluzioni ai grandi problemi già citati.

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Definizione di bosco nel Decreto Semplificazioni

L’art. 26 del D.L. n.5/2012 riconosce le radure interne al bosco come entità non boscate se identificabili come “pascoli, prati o pascoli arborati”. Una variazione non facile da valutare nei suoi aspetti applicativi.
Un’ulteriore modifica alla definizione di bosco riguarda l’art.2 comma 6 del suddetto D. Lgs. allorché, ove non  diversamente già definito dalle regioni, si escludono dal genere bosco..... le formazioni forestali di origine artificiale realizzate su terreni agricoli a seguito dell’adesione a misure agroambientali promosse nell’ambito delle politiche di sviluppo rurale dell’Unione europea una volta scaduti i relativi vincoli. Il riferimento corre immediatamente ai rimboschimenti effettuati in Italia a seguito del ritiro dei seminativi dalla produzione per contenere a livello comunitario le produzioni agricole eccedentarie.
Tra i Regolamenti comunitari che hanno previsto contributi per il ritiro dei terreni agricoli dalla produzione e la loro destinazione forestale, quello che ha avuto una maggiore applicazione è stato 2080/92 che non era un provvedimento di politica forestale, ma un intervento finalizzato all’incentivazione di alternative, temporanee e reversibili, di terreni agricoli altrimenti destinati a produzioni eccedentarie.
Numerose Regioni nell’applicazione del Reg. CEE 2080/92 hanno imposto ai seminativi imboschiti il vincolo di destinazione a bosco determinando, di fatto, una caduta di interesse degli imprenditori. Vogliamo sperare che la specifica in esso contenuta ...una volta scaduti i relativi vincoli sia interpretata come riportato dall’art. 7 comma 2 del D.M. 63 del 19/2/1991, ossia faccia riferimento alla durata del ciclo produttivo, come indicato dalle P. di M. e di P. F. (turni minimi).


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L'impronta idrica per capire la globalizzazione

Conoscere bene i consumi di acqua per fare fronte alle necessità idriche di una popolazione mondiale  crescente, è il primo passo per risolvere uno dei  problemi di maggior urgenza di oggi.
Un aspetto che è sempre stato sottostimato è la misura precisa del bilancio idrico nel commercio internazionale sotto forma delle varie "commodities" scambiate. Per intenderci, possiamo fare l'esempio di molte nazioni importatrici che esternalizzano la loro "impronta idrica" senza darsi cura di quanto consumo idrico (o inquinamento idrico) sia stato richiesto al paese produttore.
La definizione del nuovo parametro di "impronta idrica" vuole appunto tenere conto non solo dei consumi idrici tradizionali, ma anche di quanta acqua è stata consumata per produrre le derrate importate, come pure di quei consumi idrici fatti per esportare all'esterno i vari prodotti.
L'impronta idrica è la somma di tre componenti: quella "blu" (consumo di acqua superficiale e nel suolo), quella "verde" (acqua piovana) e quella "grigia" che è un indicatore dell'inquinamento idrico. 

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Dal foraggio alla cosmesi: le molteplici utilizzazioni del ficodindia nel mondo

Il ficodindia (Opuntia ficus-indica L. (Mill.) è una specie  originaria del continente americano, diffusa in Europa, e, in seguito, negli altri continenti, a partire dal XVI secolo. Si tratta di una specie capace di avere un ruolo in sistemi agricoli profondamente diversi, nelle risorse e nelle finalità produttive. E’ utilizzata, ad esempio, nell’agricoltura tradizionale o di sussistenza in molti Paesi delle aree semi-aride, dove svolge un ruolo di enorme importanza come fonte di alimento per l’uomo (i frutti e  i cladodi) e per gli animali da esso allevati. Ma ha anche un ruolo nell’agricoltura orientata al mercato, sia per la produzione di frutta, sia per la produzione, su scala intensiva, di foraggio ma anche di coloranti naturali (il carminio derivato del Dactylopius coccus, fitofago specialista di Opuntia sp.pl), di ‘verdura’ fresca o conservata (i nopalitos, di origine messicana). Una specie multifunzionale per eccellenza, quindi, non solo perché capace di produrre beni diversi (frutti, biomassa da foraggio, coloranti, cladodi per l’alimentazione umana), ma anche perché è capace di farlo in sistemi agricoli fortemente differenziati per la disponibilità di risorse, economiche e naturali.

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ALLARME PER IL DEGRADO DEL SUOLO

Pubblichiamo di seguito il testo della accorata lettera a Mario Monti, che è stata sottoscritta da numerosi studiosi ed esperti del settore: primo firmatario Fabio Terribile, Presidente Società Italiana di Pedologia.

Signor Presidente,
il degrado ed il consumo del suolo hanno raggiunto livelli drammatici con cui la nostra comunità nazionale e la stessa Unione Europea devono fare i conti.
Questa lettera è un grido di allarme lanciato da scienziati ed esperti di suolo agrario e forestale che
assistono impotenti ad un costante degrado e ad una perdita irreversibile e transgenerazionale di una risorsa ambientale fragile ed essenzialmente non rinnovabile. Risorsa al contempo assolutamente preziosa per il benessere sociale, ambientale ed economico del nostro Paese.
Il suolo produce beni e servizi non sostituibili: è risorsa fondamentale per la vita sulla Terra, è il supporto alla produzione agraria e forestale fornendo cibo, biomasse e materie prime, è riserva di patrimonio genetico, filtra e conserva l’acqua delle precipitazioni, è custode della memoria storica, nonché elemento essenziale del paesaggio. È il principale deposito di carbonio delle terre emerse. Nella società italiana l’importanza del suolo è poco percepita ed esso è sottoposto a pressioni ambientali crescenti determinate, e talvolta acuite, da uno sviluppo urbano non più sostenibile, da pratiche agricole e forestali inadeguate, da attività industriali. Tutto ciò sta degradando continuativamente, e spesso in maniera irreversibile, le insostituibili funzioni produttive ed ambientali del suolo. Il censimento ISTAT indica che dal 2000 al 2010 si sono persi oltre 300.000 ettari di superfici agricole. Riteniamo che l’attuale tasso di consumo e di degrado dei suoli determini conseguenze economiche gravissime per le nostre generazioni e ancora di più per quelle future.

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Verde sostenibile: da chi e per quanto tempo?

La sostenibilità biologica, la sostenibilità potenziale, la reale durata ed  a quale costo, non solo in termini di moneta ma di materie prime fondamentali , acqua ed aria  tanto per intenderci, la abbiamo veramente messe in bilancio?
Da qualche anno molti ricercatori in tutto il mondo si pongono il problema della allarmante riduzione della disponibilità di acqua per alimentare, per depurare, per far sopravvivere una gran parte di umanità che è abituata a considerare l’acqua un bene a costo zero e, soprattutto, di illimitata disponibilità nonostante gli allarmi che da decenni gli esperti lancino. Ma sappiamo bene che gli “ esperti” quando sostengono verità in contrasto con gli interessi economici o di lustro di alcuni gestori della cosa pubblica, non vengono ascoltati.
Nelle così dette nuove tecnologie, molte delle quali tanto nuove che i principi risalgono ad Erodoto, quanto è stato veramente studiato il problema del risparmio gestionale dell’acqua? I progettisti si sono  chiesti chi domani, tra un anno, o tra cinque o dieci anni fornirà l’acqua necessaria a tutto l’indispensabile verde architettonico in ambiente urbano?
Non dobbiamo pensare ad un verde sostenibile solo nell’immediato, ma tentare di esaminare se questa sostenibilità sarà ancora efficace almeno tra 10 anni (termine correlato oggi con la lunghezza della  “vita “ politica media di un amministratore pubblico).

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Gestione sostenibile della flora spontanea nel comparto vivaistico

Il comparto vivaistico nel nostro Paese rappresenta una realtà produttiva importante. In particolare lo è in Toscana, dove si caratterizza per la produzione ornamentale e dove, la provincia di Pistoia, costituisce un'eccellenza a livello di produzione e di servizi. In Toscana, nel 2007, erano attive in questo comparto oltre 3500 aziende, per una superficie investita nelle colture florovivaistiche di circa 7600 ettari. In provincia di Pistoia si registra la più alta concentrazione dell'attività vivaistica Toscana, sia in termini di aziende (oltre 2000) e sia di superficie (quasi 5000 ha).

Quello della sostenibilità è un esigenza di cui sempre più si è preso consapevolezza e la stessa Unione Europea spinge in questa direzione. Gestione sostenibile della flora spontanea vuole anzitutto dire riduzione massiccia degli impieghi di agro-farmaci, sul cui uso la comunità scientifica ne ha dimostrato limiti e pericolosità per l'uomo e per l'ambiente.

A questo proposito, l’Accademia dei Georgofili ha organizzato a Pistoia, venerdì 24 febbraio, una giornata di studio con lo scopo di illustrare le possibilità di controllo fisico delle infestanti presentando, insieme alle tecniche  e ai sistemi di gestione, anche i primi risultati delle applicazioni nel comparto vivaistico.

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Cantieri verdi e social housing per la difesa del territorio mediante la riduzione del sovraffollamento delle carceri

In questi ultimi anni si sono aggravate le condizioni di criticità nel dissesto idrogeologico, causate dalle alluvioni, dalle frane, dalle valanghe e le perdite di vite umane, di beni, di infrastrutture, di attività lavorative ed economiche ha raggiunto in alcune Regioni livelli preoccupanti. E’ sufficiente ricordare quanto è avvenuto nel 2011 in Liguria, in Sicilia, in Calabria, nelle Marche, nel Veneto.
Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio indica che la superficie a rischio frana raggiunge 137.690 chilometri quadrati, a cui vanno aggiunti 7.744 chilometri quadrati a rischio alluvioni e secondo Lega Ambiente sono stati censiti 383.831 fenomeni franosi.
Fin dal 1968, l’Accademia dei Lincei aveva tracciato i lineamenti per l’intervento pubblico per contenere il dissesto idrogeologico anche facendo ricorso a 20.000 militari di leva all’anno. Abolita la leva militare, numerose situazioni di emergenza meriterebbero di venire affrontate mediante la creazione di “cantieri verdi” a cui potrebbe contribuire la forza lavoro disponibile presso gli Istituti di correzione in cui sono presenti 65.000 unità a fronte di 45.000 posti disponibili.

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Parametri della situazione agricola italiana

L’annuario 2010 dell’agricoltura italiana è stato pubblicato ora dall’INEA. Il volume, di quasi 600 pagine, contiene molti dati sui quali è opportuno riflettere, perché documentano una sofferenza perniciosa del settore agricolo, già da tempo evidenziata, ma evidentemente non ascoltata.
Il valore aggiunto complessivo del settore agricolo nel 2010 continua ad essere modesto ( 0.8%) ed anche l’industria alimentare manifesta una crescita ( 1,6%), inferiore alla media della economia nazionale ( 2,2%). Il valore aggiunto, calcolato per unità di lavoro, è stato inferiore (meno della metà) rispetto al livello medio della nostra complessiva economia. Il valore della produzione agricola si è ridotto del 3,7% rispetto alla media decennale 2000-2010. Il peso dell’agricoltura nell’economia nazionale è sceso ulteriormente dal 3% al 2,2%. Anche il numero degli addetti al settore agricolo è diminuito (-13,5%), mentre è pressoché raddoppiato l’impiego di immigrati rispetto al 2000. Il commercio con l’estero dei prodotti alimentari nel 2010 registra un aumento sia delle importazioni ( 11,9%) che delle esportazioni ( 11,6%). Ciò potrebbe derivare da una accelerazione delle importazioni di commodities alimentari ed una esportazione di prodotti elaborati dalle filiere agroindustriali.
Questo complesso di dati illustra una situazione decadente dell’agricoltura e diventa allarmante se considerata nel quadro della sicurezza alimentare globale che esigerebbe un raddoppio delle produzioni complessive del nostro pianeta entro il 2050, coinvolgendo quindi tutti i Paesi, non escluso il nostro e l’Europa.

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La coltivazione delle piante nello spazio: un futuro possibile e necessario

La pianificazione di una missione umana su Marte ha risvolti che non riguardano solo gli aspetti tecnologici ma anche inattesi aspetti “agricoli”.
Un viaggio verso Marte richiede tra i 5 e i 6 mesi (solo andata), un tempo lungo che implica la necessita di fornire all’equipaggio tutto quello che serve in termini di ossigeno e di alimenti per un periodo di almeno un anno. 
A meno che non si riesca a realizzare sull’astronave delle coltivazioni vegetali che da un lato riciclino la CO2 prodotta dall’equipaggio, rigenerando ossigeno, e dall’altro producano alimenti vegetali per integrare la dieta degli astronauti.
Coltivare nello spazio diventa essenziale per missioni interplanetarie ma lo spazio disponibile sulle astronavi è molto limitato ed è quindi necessario sviluppare piante di piccola dimensione, capaci di crescere molto velocemente.
Nel corso degli anni ‘90 presso l’università dello Utah sono state sviluppate delle varietà di frumento, riso, pomodoro e pisello definite “super-dwarf” e caratterizzate da un altezza massima di 25 cm e da un ciclo vegetativo dalla semina alla raccolta inferiore a 90 gg.
Piante di questo tipo possono essere allevate in piccole camere climatiche (simili ad un armadio a cassetti) e fornire alimenti ed ossigeno all’equipaggio.
Insieme a queste specie si possono poi coltivare lattughe o spinaci per integrare la dieta spaziale con verdure a foglia.

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La riforma del Catasto : i fabbricati

Proseguendo l’intervento sulla riforma del catasto in questa fase esaminiamo le principali modifiche nel catasto fabbricati.

Nel catasto fabbricati le novità sono diverse:

-    innanzi tutto sono riaperti i termini fino al 31.03.2012 per l’accampionamento in categoria D/10 e A/6-R dei fabbricati rurali strumentali iscritti nel catasto fabbricati  in categorie diverse da quelle sopra determinate. Ricordiamo che entro il 30.09.2011 era scaduto il termine per la variazione e che tali modifiche hanno di fatto un effetto retroattivo per 5 anni;
-    si dovrà procedere all’accampionamento degli impianti fotovoltaici nella categoria D/10 se rurali e nella categoria D/1 per quelli non rurali. Si dovrà altresì provvedere alla variazione in D/10 entro il 31.03.2012 degli impianti erroneamente classificati in D/1 per i quali sono soddisfatti tutti i requisiti di ruralità;
-    viene sancito il principio per il quale l’Agenzia del Territorio modificherà la consistenza dei fabbricati classificati in categoria “A” dai vani a mq. lordi. Per questo aspetto dobbiamo aspettare le procedura attuative;
-    il catasto fabbricati diviene l’unico catasto nel quale dovranno essere censiti tutti i fabbricati;
-    infine l’art.13 comma 14/bis del DL n. 201/2011 convertito con mod. nella Legge 216/2011 stabilisce che con successivo decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze verranno stabilite le modalità per l’inserimento del requisito della ruralità in tutti gli atti catastali.
-    E’ in corso di predisposizione una nuova procedura DOCFA che consentirà di gestire la ruralità e quindi all’avvio della stessa sarà più semplice procedere.

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Evitare lo spreco di cibo: si può e si deve!

Il 50% del cibo prodotto nel mondo viene sprecato. Se l’intera popolazione mondiale avesse la stessa voracità di noi europei, sarebbero necessari tre pianeti per produrre la quantità di cibo richiesta.
Lo spreco alimentare in Italia ammonta al 3% del PIL.
Lo spreco è un fallimento del mercato e della politica - così come una questione di educazione e sensibilizzazione - che non va trascurato.
Lo spreco alimentare può diventare una risorsa e un'opportunità: riutilizzare e riciclare dovrebbero diventare le nuove parole chiave del 21 ° secolo.
Dobbiamo cercare di attuare processi sostenibili, per affermare una nuova logica che si concentri sulla sufficienza ed efficienza, intesa come una funzione della qualità. Per salvarci dalla "tirannia dell'effimero" abbiamo bisogno di reinventare la nostra vita intorno a 2 nuovi principi: leggerezza e trasparenza.

Come evitare lo spreco alimentare è il tema del volume “Transforming Food Waste into a Resource”, di Andrea Segrè e Silvia Gaiani, che sarè presentato in prima nazionale all'Accademia dei Georgofili, venerdì 3 febbraio alle ore 15.00

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Ondata di freddo, gli effetti sulla salute e i consigli per difendersi

L’ondata di freddo in arrivo sarà forte, prolungata ed interesserà tutta la Toscana. Le temperature percepite – combinazione fra temperatura dell’aria, umidità velocità del vento – scenderanno sotto lo zero fino a punte di -10° C con seri rischi per la salute di anziani, malati e bambini.
Queste sono le previsioni del Centro interdipartimentale di Bioclimatologia dell’Università di Firenze che, attraverso il progetto MeteoSalute finanziato dal Servizio Sanitario della Regione Toscana, studia in anticipo gli effetti delle condizioni meteorologiche sulla salute della popolazione (www.biometeo.it)
“L'ingresso di aria fredda a partire dalla serata di martedì 31 gennaio – spiega il direttore del Centro, il georgofilo Simone Orlandiniprovocherà un brusco calo termico in poche ore su tutta la Regione. Un nuovo apporto di aria proveniente direttamente dalla Siberia determinerà un ulteriore calo delle temperature percepite a partire dalla giornata di giovedì. Le temperature percepite – prosegue Orlandini - scenderanno al di sotto dello zero su quasi tutte le località anche durante le ore centrali, a causa della concomitanza del vento con le basse temperature dell'aria. I valori minimi percepiti si registreranno durante il prossimo fine settimana quando nei capoluoghi delle zone interne si avrà una percezione di -10° C / -15° C. Ad oggi sembra che l’ondata di freddo possa perdurare fino alla fine della prossima settimana (intorno al 10 febbraio)”.

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La gestione intelligente del verde nelle città del futuro

Emerge chiaramente l’enorme divario che separa l’Italia dagli altri paesi cosiddetti “sviluppati”, e  le nostre città dalle città straniere (soprattutto inglesi, francesi, tedesche e scandinave), nelle quali è evidente come lo sforzo delle società coscienti dei problemi del nostro tempo sia tutto teso a rendere sempre migliore la vita urbana, reintroducendo quel contatto con la natura che le sconvolgenti trasformazioni cui esse sono state sottoposte da oltre un secolo rischiavano di eliminare. Tali esempi, così come alcuni di recente realizzazione in Cina e Malesia, dovrebbero essere assunti a modello di quella che dovrà essere la città del futuro: sostenibile, intelligente, inclusiva, categorie ispirate alle linee guida proposte dal documento europeo Europa 2020.
Nelle città del futuro, il verde pubblico dovrà assumere aspetti e funzioni sempre più precisi e differenziati, dovrà essere organizzato in un vero e proprio “sistema” continuo: dal verde sotto casa per i più piccoli, al parco-giochi a distanza pedonale, dal verde di quartiere con impianti sportivi elementari al verde di settore urbano con attrezzature più complesse e specializzate, fino alla grandiosa area naturale al servizio dell’intera città e del territorio circostante. A ciò va aggiunta la funzione che il verde avrà nella gestione dei cambiamenti climatici attraverso la mitigazione degli estremi climatici e la gestione delle acque meteoriche.

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