I Darwin e la botanica

di Stefano Mancuso
  • 13 July 2011
La famiglia Darwin rappresenta un singolare esempio di continuità nella ricerca scientifica. In sei generazioni, partendo dal nonno di Charles Darwin, Erasmus, e arrivando fino ai nostri giorni, ha prodotto ben dieci “Fellows of the Royal Society”, la più prestigiosa accademia scientifica britannica. Benché i rami dello scibile interessati da questa portentosa famiglia siano stati numerosi e differenti, andando dall’astronomia (George Darwin) alla fisica (Charles Galton Darwin), alle neuroscienze (Horace Barlow), all’economia (anche il grande economista John Maynard Keynes è legato ai Darwin), la scienza nella quale il contributo dei Darwin è stato maggiore è senz’altro la botanica.

Erasmus Darwin, nonno paterno di Charles, fu uno dei primi scienziati evoluzionisti ed un grande divulgatore di Linneo. Proprio al fine di tradurre le opere del grande botanico svedese dal latino all’inglese, fondò la Lichfield Botanical Society. Il risultato furono due opere “A System of Vegetables” (1783-85) e “The Families of Plants” nel 1787. In questi due volumi Erasmus Darwin coniò molti dei nomi di pianta tuttora utilizzati nella lingua inglese. Nel 1791 pubblicò “The botanic garden” in cui il sistema di Linneo sulla classificazione delle piante è divulgato nelle isole britanniche. Anche la linea materna di Charles Darwin contribuì alla gloria della famiglia nelle scienze vegetali. Josiah Wedgwood II, zio da parte materna di Charles e figlio del fondatore della omonima celebre casa di porcellane, è fra i fondatori della Royal Horticultural Society, ancora oggi la più rinomata e influente società di orticoltura al mondo. Anche il padre di Charles, Robert, sebbene non abbia fatto della botanica una professione, avendo preferito la più remunerativa medicina, pure non resisté a questa attitudine familiare, realizzando il bellissimo giardino della casa di famiglia di Down nel Kent.

Il giovane Charles crebbe, quindi, in un ambiente permeato dall’amore per le piante. La sua educazione formale a Cambridge, fu quasi completamente dedicata allo studio della botanica. Seguì per tre anni di seguito il corso di botanica del professor Henslow, che ci ha lasciato nei suoi registri, conservati a Cambridge, una descrizione di Charles Darwin come di un ragazzo con “buone basi” di botanica. La predisposizione di Charles per la botanica si manifestò compiutamente durante il famoso viaggio a bordo del Beagle. In sole tre settimane alle Galapagos, riuscì a raccogliere e descrivere un quarto della sterminata flora di queste isole. Dalle osservazioni fatte sulle piante nasce la prima idea della teoria dell’evoluzione. Quando nel 1859 Charles Darwin pubblica “L’origine delle specie”, utilizza numerosissimi esempi tratti dal mondo delle piante. Le prove originali della teoria dell’evoluzione, vengono in gran parte dall’osservazione del mondo vegetale: se non si comprende questo, non si può avere un’idea chiara della grandezza di Charles Darwin. L’interesse per la riproduzione delle piante ed il lungo studio dei suoi meccanismi, per primi gli suggeriscono le conseguenze evoluzionistiche della riproduzione.

In questo senso è celebre la vicenda della cosiddetta “farfalla di Darwin”. Un giorno recapitarono a Charles, i fiori di una orchidea esotica appena scoperta in Madagascar. Si trattava della Angraecum sesquipedale (FOTO), la cui caratteristica più straordinaria era di possedere un lunghissimo nettario. Scrive Darwin nel suo "The Various Contrivances by which Orchids Are Fertilised by Insects and the Good Effects of Intercrossing" (1862): “In molti fiori che mi ha mandato Mr. Bateman, ho trovato un nettario di 29 cm di lunghezza, dove solamente i 4 centimetri inferiori erano pieni di un nettare molto dolce. [... ] è tuttavia sorprendente che un insetto sia capace di raggiungere il nettare: le nostre sfingi inglesi hanno delle proboscidi lunghe quanto il loro corpo, ma in Madagascar devono esserci delle farfalle con proboscidi capaci di un’estensione di una lunghezza compresa tra i 25 ed i 30 cm”. Ed ancora, aggiunge: “Il polline non avrebbe modo di uscire se non con l’intervento di un’enorme farfalla, con una proboscide straordinariamente lunga. Se queste grandi farfalle venissero a mancare in Madagascar, l’Angraecum si estinguerebbe certamente a sua volta”. Darwin, quindi, sulla base della sua teoria predice l’esistenza di un insetto che solo può impollinare quel tipo di orchidea. La previsione di Darwin fu ferocemente attaccata e dileggiata per oltre 40 anni. Nel 1877, nella seconda edizione dello stesso libro aggiunge: “La mia credenza [in una tale farfalla] è stata considerata ridicola da certi entomologi, ma sappiamo adesso grazie a Fritz Müller, che c’è una sfinge nel sud del Brasile che ha una proboscide di una lunghezza quasi sufficiente, perché quando era secca, misurava tra i 25 ed i 27 cm di lunghezza. Quando non è eretta, è avvolta in una spirale di almeno venti giri.”. Passarono 41 anni prima che gli entomologi Rothschild e Jordan descrivessero nel 1903 la reale impollinatrice dell’Angraecum. Si trattava del Xanthopan morgani praedicta; “predetta”, attributo abbondantemente meritato. L’insetto ha un’apertura alare di 13-15 cm, è di colore ruggine molto chiaro e possiede una smisurata proboscide di 25 cm di lunghezza.

(cfr: Bullettino della Società Toscana di Orticultura, n° 1/2009)