Notiziario












Dieta mediterranea per gli anziani

Al fine di soddisfare il fabbisogno di calcio, una dieta mediterranea con tre o quattro porzioni al giorno di prodotti caseari porta a vantaggiosi risultati significativi e clinicamente rilevanti. Inoltre tre porzioni al giorno di prodotti lattiero-caseari migliorano anche i fattori di rischio per le patologie cardiovascolari, tra cui la pressione sanguigna e i profili lipidici.
In una popolazione che vede una sempre maggiore presenza di persone della terza e quarta età, più formaggi e prodotti lattiero-caseari nella dieta mediterranea, ovviamente scegliendo i prodotti più adatti anche per basso contenuto di grassi e, o assenza di lattosio, sono una scelta di particolare interesse per avere una migliore salute cardiovascolare, garantendo nel contempo un'adeguata assunzione di calcio per la salute delle ossa e prevenire l'osteoporosi.


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Dal multilateralismo al bilateralismo: scopi ed effetti del nuovo scenario

In questo momento, si fronteggiano due opposte ideologie: una che punta alla libera circolazione di merci, persone, servizi e capitali, pur nella consapevolezza che non tutte le parti giocano la partita seguendo le medesime regole, come accade, ad esempio, a Cina e Russia e, in generale, a Stati autoritari per non dir di più. La posizione opposta, invece, punta su una ripresa dei poteri sovrani degli Stati nella proclamata convinzione che da essa i cittadini non potranno che trarre vantaggi. Ma se gli scopi del sovranismo sono chiari, gli effetti di esso non sembrano promettenti o, meglio, minacciano di riportare indietro l’orologio della storia e di far emergere contrapposizioni che fino a qualche decina d’anni addietro hanno travolto il mondo, e l’Europa in particolare.

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La notte della luna 50 anni dopo

Il 20 luglio 1969 il mondo trascorse una notte in bianco. Gran parte della popolazione era incollata ai televisori per vedere le immagini dello sbarco del primo uomo sulla luna. Vi erano un’attenzione, un entusiasmo e un interesse che oggi forse sembrano eccessivi o, anche, come molti sostengono, infantili.  Era la vera notte delle meraviglie, un sogno antico dell’umanità giungeva a compimento: la luna a portata di mano, quella del Pastore errante di Leopardi, dell’Astolfo di Ariosto o di tante notti romantiche col naso all’insù. Anch’io trascorsi quella notte in bianco, ma per altri motivi. Ero ufficiale di picchetto in una delle nostre caserme ed erano i primi tempi in cui la guardia e il picchetto montavano in servizio con il colpo in canna. Non mi fu possibile seguire l’evento. Poi, come tutti, vidi quelle immagini in bianco e nero, un po’ sgranate, ma che, così si credeva, aprivano all’umanità una nuova era, secondo un’aspirazione costante a migliorarsi.
Ricordo l’entusiasmo, il senso di una grande conquista dell’uomo, l’ansia di andare avanti, la fiducia nel progresso scientifico e nelle sue ricadute. L’umanità diventava adulta o così sembrava.
A 50 anni ci chiediamo che cosa rimanga di quel sogno e ci risvegliamo davanti a celebrazioni fredde, di maniera, a frasi scontate, quasi atti dovuti. Un gran battage preliminare, poi l’evento e il ricordo bruciati in poche ore.
Il sogno è svanito in un mondo che, per voler apparire evoluto e disincantato, mette persino in dubbio lo sbarco sulla luna: declassato a invenzione dei soliti poteri forti per ingannare le masse e renderle schiave di ideologie finalizzate al dominio degli stessi poteri.

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La coltivazione delle piante per il supporto alla vita nello Spazio

I programmi internazionali di esplorazione spaziale prevedono missioni di durata sempre maggiore, tuttavia la permanenza prolungata dell’uomo nello Spazio comporta ancora problematiche di tipo tecnico-ingegneristico, di approvvigionamento delle risorse e di salute per gli astronauti. A titolo di esempio, in missioni di lunga durata non è possibile rifornire interamente dalla Terra le risorse necessarie (es. cibo, acqua ed ossigeno), pertanto le missioni interplanetarie e le lunghe permanenze su piattaforme spaziali dipenderanno dallo sviluppo di sistemi in grado di rigenerare in continuo le risorse. I Sistemi Biorigenerativi (Bioregenerative Life Support Systems o BLSSs) sono sistemi che realizzano processi fondamentali alla vita dell’uomo nello Spazio (sviluppo di ossigeno, rimozione di anidride carbonica, depurazione dell’acqua), attraverso l’impiego di biorigeneratori. In tale contesto, le piante superiori rappresentano un ottimo strumento per: rigenerare l’aria mediante l’assorbimento di CO2 e l’emissione di O2 nella fotosintesi, purificare l’acqua mediante la traspirazione e riciclare parte dei prodotti di scarto dell’equipaggio (feci e urine) attraverso la nutrizione, fornendo nel contempo cibo fresco per integrare la dieta degli astronauti.
Il team UniNa, composto dalle Autrici e da Giovanna Aronne, Carmen Arena, Veronica De Micco, Antonio Pannico e Youssef Rouphael, da oltre 20 anni studia aspetti biologici, agronomici ed ambientali relativi alla coltivazione delle piante nello Spazio, con particolare riferimento a: la selezione di specie e cultivar candidate; la gestione della nutrizione idrica e minerale nei sistemi idroponici; l’effetto dei fattori spaziali sulla crescita e sulla riproduzione delle piante; il controllo ambientale nelle camere di crescita (con particolare attenzione alla qualità della luce); le interazioni delle piante con microrganismi benefici e biostimolanti; gli aspetti nutrizionali dell’introduzione di vegetali freschi nella dieta degli astronauti. Le risposte delle piante sono studiate in presenza di microgravità reale o simulata e di radiazioni spaziali simulate. Inoltre, diversi aspetti relativi ai vincoli dell’ambiente spaziale sono analizzati nell’ottica del completamento del ciclo seed-to-food (e tuber-to-food). Infine, sono studiati e progettati sistemi modulari per la coltivazione nello Spazio.

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Insetti in … musica

Per le loro caratteristiche morfo-biologiche e l’ubiquitaria presenza, alcune specie di insetti sono state fonte d’ispirazione, o modello, per varie forme d’arte; molti musicisti nelle loro composizioni hanno fatto riferimento a insetti. Le farfalle ricorrono frequentemente sia nella cosiddetta musica classica che leggera.

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Interferenti endocrini e alimentazione vegetariana

Cinquant'anni fa gli allevatori australiani si trovano di fronte al crollo del 70% nella riproduzione dei loro greggi di pecore e si scopre che la causa è il trifoglio di cui gli animali si nutrono e che contiene un composto femminilizzante responsabile della compromissione delle prestazioni sessuali nei montoni. Questo composto è il primo degli interferenti endocrini, una vasta categoria di molecole e o miscele di sostanze che alterano la normale funzionalità ormonale dell'apparato endocrino, causando effetti avversi sulla salute di un organismo, della sua progenie o di una popolazione. Fra queste sostanze oggi sono citati gli idrocarburi policiclici aromatici, il benzene, la diossina, gli ftalati, il perfluorato, il bisfenolo A e altri composti di sintesi, ma si dimentica la larghissima presenza degli interferenti endocrini nei vegetali che usano questi composti come arma di guerra intelligente contro gli animali erbivori.

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I Georgofili e il rapporto tra Granducato di Toscana e Stati Uniti nell’Ottocento

Il 7 marzo 1819 Giacomo Ombrosi, con Giuseppe Geri, Cosimo Del Nacca e Gaspero Mannajoni, veniva eletto socio corrispondente dei Georgofili, tutti dichiarati fiorentini (“tutti e quattro fiorentini” come si legge nel Libro dei Verbali 6, c. 26v). Giacomo Ombrosi svolse un ruolo particolare nella capitale della Toscana granducale, un ruolo assai significativo per le sue connotazioni economiche e politiche. Infatti proprio in quell’anno il Granduca Ferdinando III di Lorena aveva finalmente acconsentito (dopo le ritrosie dei suoi predecessori che più volte si erano rifiutati di autorizzare l’apertura di un consolato americano a Firenze) a che venisse istituita in città un’agenzia, affidata a Ombrosi, per facilitare le relazioni commerciali fra il Granducato e gli Stati Uniti d’America.
Ombrosi mantenne questa funzione fino al 1823, anno in cui egli divenne il primo console statunitense a Firenze, incarico che mantenne per ben 25 anni.
Ma già precedentemente al 1819, i rapporti dei Georgofili con figure eminenti d’Oltreoceano, erano attivi e consolidati: basta dare una veloce lettura ai Libri dei Verbali delle adunanze accademiche, oppure scorrere i numerosi e fittissimi elenchi dei soci corrispondenti stilati nel corso del tempo, per rendersi conto di quanto ai Georgofili premessero i contatti con emeriti studiosi divisi di fatto dall’Atlantico, ma in perfetta comunanza di interessi culturali e scientifici.
A titolo di esempio se ne citano alcuni: i botanici Barbon di Filadelfia e Mitchell di New York, il professore di medicina Bell, Bigelow docente all’Università di Cambridge in America, Dexter, presidente della Società Agraria del Massachusetts e tanti altri ancora.
Del resto, fin dalla sua fondazione (1753), l’Accademia dei Georgofili volle dotarsi di una fitta rete di soci corrispondenti disseminati sul territorio granducale, negli altri Stati italiani e all’estero: questi associati costituirono il punto di riferimento indispensabile per penetrare in altre realtà ed acquisire conoscenze altrimenti perse irreversibilmente. I viaggi scientifici o culturali costituirono l’altro pendant, ma là dove non si poteva giungere per un’infinità di motivi, quelle mani che scrivevano da luoghi lontani lettere, memorie e resoconti rappresentarono l’unica fonte di informazione: una rete sparsa sull’intero globo -antesignana del moderno web- che permise scambio di informazioni da una parte all’altra del mondo, segno palese della volontà di rendere condiviso il sapere.

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Uomo e animali, un problema di convivenza

Dalla metà di luglio e, salvo imprevisti, sino ad oggi un orso tra noi provoca una serie di reazioni. La vicenda è nota: gli organi di informazione se ne sono subito impossessati con commenti più “di colore” che di sostanza, la politica è subito entrata in campo traendo spunti per le solite polemiche, l’opinione pubblica si è divisa sulla base di preconcetti, idealizzazioni e paure. Il protagonista è un orso di origine slovena attivo nel Trentino, M 49, considerato “problematico” per i suoi comportamenti aggressivi nei confronti di animali domestici. Per questo la sua vita era seguita grazie ad un collare che ne segnalava gli spostamenti. Ma lui si è semplicemente sottratto alla gabbia tecnologica, sfuggendo ai controlli e destando allarmate reazioni. Catturato in breve è stato portato in un centro attrezzato da cui fosse impossibile sfuggire. Però M 49, con quel nome da agente segreto, a cui era stato tolto il collare, ha sorpreso tutti. È riuscito ad evadere e a scomparire nei boschi. Tanto è bastato per smuovere un impetuoso chiacchiericcio che nel giro di 48 ore si è poi quasi auto estinto. Ecco perché qualche riflessione non guasta.
I rapporti fra uomo ed orso nelle nostre terre sono antichi. Nelle tradizioni locali, in particolare di montagna dove più a lungo si è conservato, abbondano storie curiose che mettono in luce come, pur con timore e grandi cautele, si fosse stabilito un certo rapporto di convivenza. L’orso era quasi addomesticato, accompagnava l’uomo alle fiere, ballava, si lasciava avvicinare. Nella tradizione spesso è protagonista di comportamenti che correggono quelli improvvidi dell’uomo o puniscono quelli di qualche malfattore. Naturalmente non mancano episodi cruenti, più a carico degli animali addomesticati che dell’uomo, ma comunque importanti nella povera economia di montagna. Con la crescita della popolazione è iniziata la eliminazione degli orsi, vi erano premi in denaro per chi li uccideva o catturava. Gli ultimi orsi liberi furono eliminati agli inizi del Novecento. In Valtellina è documentato l’ultimo episodio a Valdisotto, presso Bormio, nel 1902. 
Poi sono arrivate le politiche di ripopolamento per molti selvatici e dunque anche per l’orso. Nell’arco alpino furono introdotti orsi sloveni fra cui la presenza di soggetti “problematici” è più elevata che fra quelli autoctoni. Se la prima riflessione riguarda la perduta convivenza, sia pure guardinga e armata, la seconda solleva il problema delle modalità spesso sconsiderate di ripopolamenti artificiali e artificiosi che hanno creato nuove intolleranze. Penso ad esempio alle banali invasioni di cinghiali, ma anche a quelle più complesse dei lupi ed anche degli orsi. Ricordo le conseguenze nel Parco del Ticino di branchi di cinghiali iper protetti o a Roma delle famigliole di cinghiali in trasferta.  In Pianura Padana i disastri provocati alla rete irrigua minore dalle nutrie. Le migrazioni di lupi dall’Appennino sino alle Alpi francesi ed italiane. Terza riflessione, dunque, la necessità, per evitare conseguenze indesiderate, di valutare attentamente le condizioni del ripopolamento, prima di iniziarlo superficialmente.

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Espresso italiano, l’importanza della schiuma

Il caffè è un piacere, ma senza schiuma che piacere è?
Il caffè espresso o Espresso Italiano, per merito anche delle nuove macchi-ne per uso familiare, è il metodo più diffuso in Italia e sta diventando sempre più popolare in molti altri paesi del mondo, dove ogni giorno sono consumati forse un centinaio di milioni di tazze. Diversamente dalle altre tecniche adoperate per preparare il caffè, nell’Espresso Italiano prodotto alla pressione di nove e più bar e a circa 90° centigradi, si ha una esaltazione dell’aroma e del gusto legati alla formazione di una schiuma o crema che da qualche tempo è oggetto di studi sistematici chimici e fisici per comprendere meglio questo complesso sistema.

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Le alghe in alimentazione animale

Le alghe, già utilizzate nella cucina giapponese, sono considerate una delle più complete fonti naturali di vitamine e minerali, di aminoacidi, di antiossidanti e di acidi grassi essenziali. Importanti studi degli ultimi anni hanno anche dimostrato che i derivati solforici dei polisaccaridi delle alghe hanno spiccate proprietà antimicrobiche, tanto da proporne l’uso in alimentazione animale al posto dei giustamente vituperati antibiotici.
Studi recenti di ricercatori tedeschi, americani e svedesi hanno inoltre dimostrato che l’introduzione di alghe e microalghe nella dieta delle bovine riduce la quantità di metano emesso. Quest’ultima caratteristica dietetica sostiene da sola l’importanza dell’impiego delle alghe nell’alimentazione dei ruminanti, dal momento che il metano è uno dei gas serra a maggior impatto ambientale negativo: è venti volte più inquinante della anidride carbonica, a parità di concentrazione.

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Proteggere la fioritura del ciliegio nei climi freddi

Variazioni di lungo termine nella copertura dei ghiacci nella regione dei Grandi Laghi degli Stati Uniti d’America stanno avendo serie conseguenze sull’andamento climatico stagionale e, a loro volta, sui sistemi agricoli che dipendono dall’effetto mitigante di questi grandi bacini d’acqua sul regime termico. Maggiori rischi di perdite produttive o addirittura perdite catastrofiche si sono avute in anni in cui la scarsa copertura di ghiaccio ha comportato un precoce inizio della fioritura in primavera con conseguente maggior probabilità di danni o morte dei fiori per gelate primaverili episodiche. In tali condizioni l’uscita dalla dormienza è facilitata da miti temperature primaverili durante le quali i tessuti e gli organi vegetali perdono gradualmente la resistenza al freddo acquisita per sopravvivere alle rigide temperature invernali. La frutticoltura e viticoltura del Michigan, ad esempio, beneficiano dalla presenza delle enormi masse d’acqua dei Grandi Laghi, ove la gran parte di queste produzioni è realizzata entro 80 km dalla costa.
L’effetto dei cambiamenti climatici sulla fenologia delle specie arboree da frutto è stato uno degli argomenti trattati dal prof. Todd Einhorn del Dept. of Horticulture della Michigan State University e Visiting Fellow presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa, nel suo seminario tenuto nell’Aula Magna a Pisa lo scorso 3 luglio.
Oggi sono disponibili nuovi modelli per predire variazioni nella resistenza al freddo delle gemme di ciliegio durante la transizione dalla dormienza alla successiva crescita primaverile. In tal modo è possibile caratterizzare i cambiamenti nello sviluppo delle gemme a fiore mediante semplici indicatori fisiologici e ottenere delle utili correlazioni tra questi valori e la progressione degli stadi di sviluppo, cioè semplicemente l’accumulo di ore in cui le temperature superano la soglia termica per lo sviluppo fiorale. Da questa relazione è stato sviluppato un modello previsionale per aiutare i frutticoltori a stabilire quando intervenire con misure protettive per ridurre le perdite di prodotto. 

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Infrastrutture verdi: un concetto che stenta a essere pienamente compreso

Il concetto di infrastrutture verdi non è nuovissimo e sono ormai ampiamente documentati i molti vantaggi che esse hanno rispetto alle infrastrutture “grigie”, ma esso stenta ancora a essere pienamente compreso dai nostri decisori politici. Se ne parla molto ma si agisce poco e diverse sono le ragioni a causa delle quali le città sono state e sono tuttora lente ad adottare questa soluzione, su scala significativa.
Eppure, abbiamo un bisogno vitale di “infrastrutture verdi” per aiutare a ripensare la pianificazione, la progettazione e, forse, l'immagine delle nostre città. Questo termine assume, però, significati diversi a seconda del contesto in cui è utilizzato e del soggetto coinvolto. Ad esempio, alcune persone si riferiscono agli alberi in aree urbane come infrastruttura verde in relazione ai benefici che essi forniscono, mentre altri utilizzano il termine per fare riferimento a realizzazioni di diverse tipo (ad esempio i sistemi di gestione delle acque meteoriche o i tetti verdi) che sono progettati per essere eco-compatibili.
Purtroppo, la realtà frustrante di una certa parte della politica pubblica è che le buone idee non necessariamente prendono piede. Già Machiavelli affermava: "Deve essere ricordato che nulla è più difficile da pianificare, più dubbio a succedere o più pericoloso da gestire che la creazione di un nuovo sistema. Per colui che lo propone ciò produce l'inimicizia di coloro i quali hanno profitto a preservare l'antico e soltanto tiepidi sostenitori in coloro che sarebbero avvantaggiati dal nuovo" (Machiavelli, Il Principe, 1531).
I motivi per cui i governi locali resistono ai grandi cambiamenti della pianificazione ambientale e territoriale sono diversi. Il primo è quello economico. Il refrain “bello, ma non ci sono le risorse” non è a mio modo di vedere un motivo accettabile. Non si è fatto niente neanche quando le risorse, almeno apparentemente, c’erano (salvo poi sapere che ciò avveniva a spese del debito pubblico). Il secondo è una ignava accettazione dello status quo che ritengo del resto insostenibile in futuro. Il terzo, forse il peggiore, è che adottare delle vere politiche pianificatorie di lungo termine, volte a proteggere l’ambiente e il consumo di suolo, potrebbe “imbrigliare” le Amministrazioni che, in questo modo avrebbero dei limiti nell’usare, come alcune di esse hanno fatto in passato, il suolo come un vero e proprio “bancomat” per ricavare risorse dagli oneri di urbanizzazione.

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La difesa dalle virosi degli agrumi alla luce della XXI Conferenza IOCV

La XXI Conferenza dell’International Organization of Citrus Virologists (IOCV) ha celebrato l’evoluzione della ricerca virologica, sempre più caratterizzata dall’uso diffuso di tecnologie diagnostiche sofisticate. Al centro dell’attenzione sono l’identificazione dei patogeni virali che sostengono le singole malattie e lo studio della loro biologia. Elementi che facilitano le previsioni prognostiche ed epidemiologiche e, di riflesso, le misure di regolamentazione.
Grazie alle nuove tecnologie di sequenziamento ad alta prestazione (HTS), che consentono di rilevare con maggiore sensibilità virus, viroidi e batteri presenti nelle piante, l’elenco dei virus degli agrumi identificati e caratterizzati registra oggi ben 13 generi diversi. In molti casi nelle banche dati sono disponibili sequenze multiple di interi genomi di ciascuno di essi. Elemento questo che ha incoraggiato alcuni Paesi a sperimentare l’HTS nei programmi di quarantena e di certificazione fitosanitaria, se pur con criteri diversi e in affiancamento alle tecniche convenzionali biologiche e molecolari. 

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Farfalle e falene “divine”

Per assegnare il nome scientifico a una “nuova” specie animale, il descrittore deve attenersi alle regole del codice internazionale dal quale è disciplinata la nomenclatura zoologica che, convenzionalmente, ha avuto inizio nel 1758, anno in cui venne pubblicata la decima edizione del Systema Naturae di Linnaeus, nome latinizzato del medico botanico svedese Carl von Linnè, al quale si deve l’affermazione della nomenclatura binomiale, che era stata inventata dal medico botanico svizzero Gaspard Bauhin (1560-1624). Numerosi naturalisti, da Aristotele (IV sec.a.C.) ad Alberto Magno (XIII sec.), avevano classificato i viventi adottando descrizioni complesse, cadute in disuso. Linneo, e i tassonomi che descrissero, o ridescrissero, le specie animali allora note, assegnarono a ciascuna di esse un doppio nome (nomenclatura binomia) combinando il nome del genere di appartenenza della specie, con un aggettivo che, frequentemente, derivava dal latino. Molti nomi assegnati, alle specie, sono di origine greca o latina. Restringendo lo sterminato campo di specie descritte, ad alcune fra le più note dell’ordine dei Lepidotteri, che include oltre 115.000 entità, ritroviamo numerosi nomi di generi e di specie che fanno riferimento ai mitologici “dei maggiori” greci e latini.

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Una nuova legge sulla protezione del suolo

Nei giorni 5, 6 e 7 giugno si è tenuta a Roma, presso la sede della FAO la settima assemblea plenaria della Global Soil Partnership (GSP). 
L’impressione generale che si è potuta ricavare dallo svolgimento dei lavori è stata molto positiva per il grandissimo fermento che la FAO è riuscita a generare sul tema del suolo e della sua protezione. Di anno in anno si percepisce l’accrescersi della consapevolezza sull’importanza del suolo per la vita sulla terra da parte di un numero sempre maggiore di Paesi, l’entusiasmo dei Paesi in via di sviluppo è coinvolgente, stimolante la dinamicità di altri Paesi che sono riusciti in qualche anno a realizzare progetti di potenziamento delle loro infrastrutture a supporto del suolo, fino alla istituzione, come nel caso della Tailandia, di un Centro di ricerca con più di 100 ricercatori dedicato al suolo per garantire un filo diretto con la GSP. I Paesi dell’U.E. più inerti, probabilmente perché molto più consolidati nella loro conoscenza sulla materia e quindi più restii ad accettare strategie politiche diverse.
Sono state illustrate da parte del Segretariato della GSP, dell’International Techical Panel (ITPS), dei Coordinatori dei Partenariati Regionali e dei Coordinatori dei Pilastri tutte le attività svolte nel corso dell’ultimo anno (giugno 2018-giugno 2019).
E’ stata illustrata una consistente mole di attività e di iniziative che a tutti i livelli sono state portate avanti da un numero sempre crescente di istituzioni che aderisce al partenariato diffondendo la cultura sul suolo a 360° fino a raggiungere la popolazione.
Il segretariato ha sottolineato l’importanza strategica che hanno avuto nell’implementazione delle attività le alleanze nazionali che si sono andate costituendo nel tempo, solo 9 a livello mondiale e 2 a livello euro-asiatico. L’Italia è una di queste. Si è fatto esplicito invito a tutti i Governi di dotarsi di una alleanza nazionale per facilitare il flusso di informazioni dal partenariato globale a quello regionale verso quello nazionale.
E’ stata ribadita l’importanza del National Focal Point per garantire il flusso delle informazioni, non tutti i Paesi aderenti si sono dotati di un NFP, ed anche là dove sono stati nominati, in alcuni casi non interagiscono con il Segretariato.

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La cucina di Leonardo

Nel 2019 ricorrono i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci che nella sua multiforme personalità è stato sommo pittore, scultore, architetto, tecnologo, fisico, geologo, musicista, poeta ma anche cerimoniere di corte, organizzatore di spettacoli e banchetti, di conseguenza divenendo anche appassionato di cucina.
Per questi ultimi aspetti Leonardo ha dovuto approfondire l’uso del fuoco, conoscere i sistemi di cottura e di pulizia delle cucine, se non inventare almeno diffondere l’uso dei tovaglioli da tavola, perfezionare alambicchi, impianti di cottura, forni e marchingegni documentati negli scritti, appunti, di segni e immagini che ci ha lasciato, argomenti che già nel passato hanno stimolato ricerche specifiche come documentano alcune pubblicazioni (Shelagh Routh, Jonathan Routh – Note di cucina di Leonardo da Vinci – Voland, 2005. Sandro Masci – Leonardo da Vinci e la cucina rinascimentale. Scenografia, invenzioni e ricette – Gremese Editore, 2006. Alessandro Vezzosi – Leonardo non era vegetariano – Dalla lista della spesa di Leonardo alle ricette di Enrico Panero – 2015).
In occasione del cinquecentenario della morte di Leonardo, oltre una riedizione del libro di Sandro Masci (La cucina di Leonardo da Vinci – New Books, 2019. Mario Pappagallo – Il genio in cucina. Leonardo. La leggenda del Codice Romanoff e le tavole dei signori – Giunti, 2019. Luca Maroni – Leonardo da Vinci e il vino –2019. Guido Stecchi (a cura di) – La Tavola con Leonardo - I cuochi italiani interpretano il Genio di Vinci e il suo tempo- BellaVite Editore, 2019) è da segnalare il recente libro sulla cucina di Leonardo e su Leonardo in cucina di Carlo G. Valli (La pentola di Leonardo. Storie di corte, di vita quotidiana, di cibo, di cucina – CIERRE Edizioni, 2019).
Carlo G. Valli è docente universitario che da tempo e con metodo scientifico con felice successo si occupa di storia degli alimenti e delle tra-dizioni popolari. Nel suo libro su Leonardo da Vinci e il suo ruolo nella cucina, in centosessanta pagine efficacemente illustrate e con precisi e abbondanti riferimenti bibliografici, il Valli approfondisce l’attività di Leonardo come cerimoniere e regista di convivi non dimenticando la sua vita quoti-diana, dimostrando di conoscere e praticare le ricette del suo tempo e documentando la sua sensibilità ai prodotti della terra che comprova saper trattare e lavorare con perizia. Dai taccuini leonardeschi emergono anche le liste delle spese alimentari giornaliere che ci consentono di definire l’interesse per la vita, ma soprattutto i gusti gastronomici di Leonardo.

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