Il verde urbano ai tempi del COVID-19 è ancora più importante

di Francesco Ferrini
  • 18 March 2020

Come tutti sappiamo il ventunesimo secolo è, e sempre più sarà, il “secolo urbano” poiché, a livello globale, più di 2 miliardi di persone arriveranno nelle città. Questa rapida urbanizzazione non ha precedenti nella storia umana e, nel 2050, la stragrande maggioranza dell'umanità vivrà in aree urbane. Eppure, in questo momento di "trionfo della città”, esse devono affrontare molte sfide importanti, dalla creazione e mantenimento di posti di lavoro, alla fornitura di servizi alla cittadinanza, alla salvaguardia delle risorse ambientali urbane, alla protezione dei propri residenti dalla criminalità e dalla violenza, tanto per citarne alcuni. Ma, soprattutto, dovranno garantire condizioni di salubrità ambientali.
In questo momento, la sfida più importante è sicuramente quella che ci viene posta dal COVID-19 e l'inquinamento atmosferico potrebbe essere un comune denominatore per i paesi in cui, al momento, il virus sta avendo gli effetti più devastanti.
Alcuni scienziati stanno infatti sollevando la questione di un potenziale legame tra l'esposizione a lungo termine all'inquinamento atmosferico e la capacità polmonare compromessa, che a sua volta potrebbe aumentare la probabilità che un individuo sviluppi una forma grave di COVID-19. Questo legame è stato ipotizzato in una nota pubblicata sul British Medical Journal, rivista medica di elevato impatto scientifico (Impact Factor 27.604) pubblicata con cadenza settimanale dalla British Medical Association, secondo la quale esiste un denominatore comune nella maggior parte dei paesi e delle aree di ciascun paese con gravi casi di grave infezione da COVID-19: Cina, Corea del Sud, Iran e Italia settentrionale. Questo fattore di rischio condiviso è l'inquinamento atmosferico.
È infatti ampiamente documentato che l'inquinamento atmosferico è una delle principali cause di morbilità e mortalità nell'uomo a livello globale e può aumentare il rischio di numerose malattie non solo del sistema respiratorio, ma anche di quelle cardiovascolari. Pertanto, negli ultimi anni, l'associazione tra inquinamento atmosferico e malattie o decessi, in particolare malattie respiratorie, è diventata un importante punto di riferimento per la ricerca sulla salute pubblica.
A questo proposito ha destato molta eco un articolo, pubblicato pochissimi giorni fa, in cui viene evidenziata la riduzione dell’inquinamento susseguente alle severe misure imposte dal governo cinese, che ci porta alla conclusione che i governi dovrebbero agire sull’inquinamento (e anche sul clima, ma questo richiederà più tempo) con la stessa urgenza con cui si affronta il coronavirus, poiché le prove dimostrano che l’emergenza sanitaria sta riducendo le emissioni di carbonio più di qualsiasi altra politica. In altre parole, l’articolo ipotizza che il dimezzamento della quantità di inquinamento atmosferico potrebbe arrivare a dimezzare le morti conseguenti.
Supponiamo infatti che il coronavirus abbia comportato una riduzione temporanea dell’inquinamento di circa il 30%. Quale potrebbe essere l’effetto di questa riduzione?
Se in Cina si fossero verificati, senza il coronavirus, 1,2 milioni di decessi legati direttamente alla concentrazione di inquinanti atmosferici (dato attuale) nell'arco di un anno, la media sarebbe di 3.300 decessi al giorno. Se la risposta al virus ha ridotto di un terzo l'inquinamento atmosferico, ciò potrebbe consentire di salvare circa 1.100 vite al giorno. Questo significa che soli 3 giorni di riduzione dell'inquinamento, che è durato finora per settimane, potrebbero essere stati sufficienti per salvare più vite dell'attuale bilancio delle vittime totale della Cina causate dal coronavirus che, al momento della scrittura di questa riflessione, è di circa 3.200.
È chiaro che questa riflessione, che si basa su dati reali di partenza, ma su ipotesi al momento non verificabili, NON vuole assolutamente sottovalutare la pandemia (ormai l'OMS l'ha classificata come tale) causata dal COVID-19, ma solo porre l’accento su come dovremmo cambiare il nostro approccio al futuro e su come l'evoluzione della comunità unita alla tecnologia possa portare a un impatto positivo verso i problemi affrontati soprattutto se la crescita urbana e le future infrastrutture (verdi) si allineeranno all'attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile, come stabilito dalle Nazioni Unite.
Sempre più spesso l'introduzione di infrastrutture verdi è vista come una soluzione per contrastare l'inquinamento atmosferico soprattutto urbano, riducendo le concentrazioni, insieme alle restrizioni del traffico e altre attività che restano interventi INDEROGABILI per la riduzione globale degli inquinanti.
Un verde urbano ben progettato e gestito può avere un impatto sostanziale sul risparmio di vite e denaro migliorando la qualità dell'aria e regolandone la temperatura soprattutto nelle aree urbane. Ciò significa che tutti coloro che, a vario livello, sono coinvolti nelle decisioni politiche, devono essere consci che le infrastrutture verdi avranno un ruolo fondamentale nel consentire un adeguato livello di vita ai cittadini e nel contribuire al miglioramento della loro salute e benessere. Una comprensione olistica del collegamento fra l’incremento della copertura arborea e la realizzazione di infrastrutture verdi è perciò la chiave per consentire ai decisori politici e agli urbanisti di prendere decisioni informate e di massimizzarne i risultati.
Anche se l'impatto delle infrastrutture verdi sulla qualità dell'aria dipende fortemente dal contesto, è indubbio che l’aumento della quantità e delle qualità vegetazione urbana può determinare enormi benefici per la salute e, per tale motivo, sono necessari sforzi considerevoli, non solo economici, per stabilire le politiche di base, le linee guida di progettazione e realizzazione di nuove aree verdi di diversa tipologia, ma tutte di importanza fondamentale.
Oltretutto migliorare la qualità dell'aria, non solo laddove le concentrazioni di inquinanti sono più elevate, ma anche dove il maggior numero di persone - e le persone più vulnerabili - sono esposte più a lungo, produrrà i maggiori benefici per la salute pubblica (sostenibilità ambientale) e per la sua equa distribuzione fra le diverse classi sociali (sostenibilità sociale) che consentirà anche un notevole risparmio sulla spesa sanitaria con riflessi positivi sull'economia dei paesi (sostenibilità economica).


Articoli consultati:
    • The short-term effects of air pollutants on influenza-like illness in Jinan, China. BMC Public Health volume 19, Article number: 1319.
    • Covid-19: a puzzle with many missing pieces. BMJ 2020; 368 doi:https://doi.org/10.1136/bmj.m627 (Published 19 February 2020)