Notiziario













Una diagnosi dell’attuale problema alimentare mondiale

La elevata carenza di alimenti di base, verificatasi durante e subito dopo la seconda guerra mondiale, ha allora causato, specialmente nelle popolazioni dei molti Paesi coinvolti nel conflitto, una diffusa coscienza riguardo la necessità di promuovere lo sviluppo dell’agricoltura, in quanto principale sorgente del cibo necessario per la ripresa dello sviluppo e del benessere sociali.

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La società dei microbi: dal proto-linguaggio ai comportamenti collettivi

Per 300 anni dopo la descrizione dei morfotipi batterici ad opera di A. van Leeuwenhoeck (1673), si è creduto che i microorganismi formassero un mondo di individui muti e sordi. Ma a partire dagli anni ’70 del secolo scorso si è compreso che così non è. I microbi hanno sviluppato, nel corso della loro storia evolutiva, sistemi sofisticati di comunicazione a base di “parole” chimiche (il quorum sensing e l’ anti-quorum sensing, i fattori Myc di micorrizazione delle piante nei funghi micorrizogeni, i fattori Nod di nodulazione delle leguminose nei Rizobi sono forse i più noti) che consentono di parlare tra di loro e con gli organismi superiori, piante ed animali.

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Uovo informatico

Da qualche anno ai sempre più numerosi libri di cucina si affiancano programmi informatici, preparati con la partecipazione anche di cuochi italiani. Inseriti nel computer questi ricettari consentono di selezionare, preparare e cucinare in modo semplice e pratico centinaia di piatti della cucina nazionale e internazionale. L’ingrediente principale di questi programmi è l’interazione e la voce del cuoco virtuale che guida chi si cimenta in cucina attraverso le singole fasi di preparazione del piatto. Nei programmi più evoluti, anche con le mani occupate a cucinare, si può passare all’indicazione successiva semplicemente usando i comandi vocali.
Questi programmi sono presentati come prodotti facili da usare, innovativi, pensati per soddisfare un vasto pubblico, dai principianti e a chi ha poco tempo per cucinare, sono indirizzati alla sempre più vasta categoria di giovani e meno giovani informatizzati e, per coloro che hanno una dieta, permettono una selezione delle calorie di ciascun piatto. Le numerose opzioni offerte aiutano gli inesperti a preparare piatti sfiziosi e sempre nuovi, accompagnandoli, passo dopo passo, lungo tutte le fasi di realizzazione: dalla scelta del prodotto, alla sua preparazione, fino ai tempi, alle modalità di cottura e alla presentazione del piatto finito. In alcuni di questi program-mi, grazie all’alta interattività, chi è ai fornelli può ottenere risposte e consigli in tempo reale dal cuoco virtuale, ogni passo può essere ripetuto, sono fornite illustrazioni dettagliate, video esplicativi su ogni passaggio, dalle tecniche per sminuzzare alle spiegazioni sulla terminologia culinaria. È anche possibile creare una lista della spesa per la visita al supermercato o utilizzare la console come timer da cucina.

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Pianta un albero, combatti il diabete

Diversi autori hanno evidenziato che la prossimità ad aree verdi è spesso associata a livelli più bassi di diabete e a una generale riduzione della morbilità e della mortalità cardiovascolari, dell'obesità e a miglioramenti nella gestazione delle donne. I meccanismi che portano a questi benefici per la salute includono il rilassamento psicologico e la riduzione dello stress, l'aumentata attività fisica, la riduzione dell'esposizione agli inquinanti atmosferici, la riduzione del rumore e della temperatura.
Pur essendo le relazioni fra la presenza di aree verdi e la salute ampiamente riconosciute molti dei meccanismi dietro tali legami non sono ancora pienamente compresi o mancano di prove scientifiche rigorose. Nel XXI secolo, le nuove tecniche di ricerca offrono nuove opportunità per studiare i meccanismi relazionali tra spazio verde e salute con una crescente sofisticazione e possono contribuire a dare forza di prova scientifica alle informazioni da trasmettere sia a coloro che sovrintendono le politiche pianificatorie, sia ai cittadini.
Molte delle malattie tipiche della nostra era sono legate a fattori di stress cronico e a stili di vita errati, come l'insufficiente attività fisica. Gli spazi verdi urbani, nell'ambito di un contesto ambientale più ampio, hanno il potenziale per aiutare ad affrontare i problemi "a monte", in modo preventivo – con un approccio più efficiente rispetto a quello che affronta le conseguenze "a valle" della malattia.
Il miglioramento dell'accesso agli spazi verdi nelle città è incluso anche nell'obiettivo 11.7 dello United Nations Sustainable Development Goal, che mira a conseguire quanto segue: "entro il 2030, fornire accesso universale a spazi verdi e pubblici sicuri, inclusivi e accessibili, in particolare per donne, bambini, anziani e disabili.
Il piano d'azione dell'OMS per l'attuazione della strategia europea per la prevenzione e il controllo delle malattie non comunicabili (Non Communicable Disease – NCD, cioè le malattie cardiovascolari, il diabete, i tumori e le malattie respiratorie croniche) riporta che esse sono responsabili di circa 35 milioni di morti all’anno nel mondo e l’80% di questi decessi avviene nei Paesi in via di sviluppo economico, o basso sviluppo economico.
Un altro rapporto dell'OMS sulla pianificazione urbana, l'ambiente e la salute pubblicato nel 2010 afferma che gli spazi verdi possono influenzare positivamente l'attività fisica, il benessere sociale e psicologico, migliorare la qualità dell'aria e ridurre l'esposizione al rumore. Nello stesso rapporto sono stati valutati gli effetti degli spazi verdi sull'attività fisica e sul loro potenziale per ridurre le disuguaglianze sanitarie pubbliche.

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Carne sintetica: illusione o imbroglio?

L’agosto 2017 è stato apportatore di rinnovate e ripetute notizie sulla produzione della cosiddetta “carne sintetica” o “carne pulita”. Le virgolette sono d’obbligo perché non si tratta di carne ma solo di cellule muscolari coltivate in ambiente artificiale e mancano le cellule connettivali che danno consistenza e gli adipociti che con i loro grassi portano aroma e sapore alla “vera” carne.

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Incontro ai Georgofili con Unaproa sulla strategia nazionale del settore Ortofrutta 2018/2022

Giovedì 14 settembre nella sede dell’Accademia dei Georgofili, alle ore 10.30 si svolgerà l’incontro: “Strategia Nazionale Ortofrutta 2018/2022. La vera sfida inizia ora”, organizzato dai Georgofili in collaborazione con Unaproa.

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Conferenza sul Progetto AGROCHAR. Biochar, Compost ed aree del Mediterraneo: sinergie ed opportunità per contrastare i cambiamenti climatici.

Venerdì 15 settembre 2017 alle ore 9.15, nella sede dell’Accademia dei Georgofili, si svolgerà una conferenza su: “Progetto Agrochar.  Biochar, Compost ed aree del Mediterraneo: sinergie ed opportunità per contrastare i cambiamenti climatici”.
Il Progetto Agrochar ha affrontato in modo innovativo la tematica della valorizzazione del digestato da impianti di digestione anaerobica, al fine di convertire lo stesso in un prodotto collocabile sul mercato agricolo, realizzando così le condizioni per un'economia circolare e sostenibile in ambito agricolo ed agroindustriale. L'obiettivo del Progetto è la conversione del digestato in un prodotto riutilizzabile in agricoltura (facilmente trasportabile e senza emissioni odorigene) attraverso la carbonizzazione convenzionale (pirolisi lenta, PL) e la carbonizzazione idroterma (HydroTermal Carbonisation, HTC). Le prove sono state effettuate su impianti di laboratorio di piccola taglia. 



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Convegno e Mostra sulla scienza ampelografica e l’evoluzione della biodiversità viticola

Giovedì 21 settembre 2017, all’Accademia dei Georgofili, si svolgerà dalle ore 15 una giornata di studio su: “Scienza ampelografica ed evoluzione della biodiversità viticola”.
La presenza di numerose opere storiche, scientifiche, poetiche e pittoriche, a partire dal 1300, testimonia la disponibilità di una vasta variabilità ampelografica, caratteristica peculiare della viticoltura italiana, anche se negli ultimi decenni si sta assistendo ad una progressiva riduzione del numero di varietà coltivate. 
La viticoltura non ha subito grandi modifiche, fino alla comparsa della fillossera che, al termine del XIX secolo, recò notevoli danni al patrimonio viticolo e la necessità di reimpiantare i vigneti e causando la prima, importante, erosione genetica. 
Tale fenomeno è proseguito e si è accentuato nella seconda metà del 1900, all'interno dei processi evoluti-vi del settore vitivinicolo, in particolare con il passaggio alla viticoltura specializzata, con i successivi vincoli imposti dall'istituzione delle Denominazioni d’Origine e dai vari regolamenti comunitari e nazionali che limi-tano l’impiego delle varietà. 
L’Italia comunque ospita tuttora la maggiore variabilità viticola, con il doppio dei vitigni coltivati in Francia ed il triplo di quelli della Spagna. 
Questo ha comportato nel tempo l’esigenza di caratterizzare e classificare le diverse varietà, ad opera di valenti ampelografi che negli ultimi tempi possono avvalersi delle più recenti tecnologie genetiche. 
L’incontro servirà per fare un bilancio della situazione attuale e delle opportunità oggi disponibili per la caratterizzazione dei vitigni 

Al termine dei lavori verrà inaugurata la Mostra: “Uve del Germoplasma Toscano”, curata da Roberto Bandinelli e Paolo Storchi, che resterà aperta fino a giovedì 5 ottobre 2017, con ingresso libero dalle ore 15 alle ore 18.

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La cucina di Federico II

Superate le paure dell’Anno Mille, come mangiavano i signori italiani nell’autunno dorato del Medioevo?

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Future Priorità per la Produzione Alimentare Globale e Nazionale

Oggi solo una dozzina di Paesi su oltre 200 sono importanti esportatori di prodotti alimentari di base (cereali, leguminose da granella, oleaginose). La situazione alimentare nel Mondo: 1 miliardo di affamati, 1 miliardo di malnutriti per tipo di cibo, 2 miliardi di obesi e di sovrappeso, 3 miliardi di “normali”.

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La Patologia Vegetale è (anche) donna

Virginia Woolf (anche se l’attribuzione di questa frase è tuttora controversa) ha detto "a fianco di un grande uomo c'è sempre una grande donna"… e questo vale anche nella ricerca. Prima di parlare di alcune “grandi” donne diventate famose perché vere e proprie pioniere nella patologia vegetale, voglio raccontare un aneddoto: Walther Hesse, brillante studente di Robert Koch, deve a sua moglie, Angelina Eilshemius Hesse, l’acquisizione delle prime conoscenze sulla tubercolosi. A causa delle elevate temperature estive che causavano la liquefazione della gelatina presente nei substrati di crescita, Walther aveva problemi nel mantenere le sue colture microbiche. Un giorno questo scienziato, frustrato, chiese alla moglie come facevano le sue gelatine e puddings a rimanere solide nonostante il caldo estivo. Angelina gli parlò del agar-agar, delle cui proprietà in cucina aveva appreso dalla vicina olandese di origine orientale. Walther riferì quanto scoperto a Koch che immediatamente incluse l’agar nei suoi studi sul bacillo della tubercolosi e nel 1882 Walther sviluppò un nuovo substrato che permise di osservare la crescita microbica in piastra in soli 2-3 giorni dall’inoculazione. 
Nello stesso periodo, tra la fine del 1800 e l’inizio del XX secolo, Effie Southworth negli Stati Uniti, Margaret Brown Newton in Canada, Johanna Westerdijk in Olanda, Mary Dilys Glynne in Galles e Mathilde Bensaúde in Portogallo davano il loro contributo alla Patologia Vegetale, disciplina storicamente caratterizzata da un forte inprinting maschile. 

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Due protocolli di intesa sottoscritti dai Georgofili con la Cooperativa Agricola di Legnaia e l’Italian Climate Network

Ancora due protocolli di intesa sono stati firmati dal Presidente dei Georgofili, Giampiero Maracchi (foto), a sottolineare l’impegno dell’Accademia nel perseguire il proprio motto “Prosperitati Publicae Augendae”, ovvero operare nell’interesse della pubblica utilità anche attraverso rapporti di collaborazione con altri enti e istituzioni.

Un protocollo è stato sottoscritto con la Società Cooperativa Agricola di Legnaia, fondata nel 1903 nel quartiere fiorentino di Legnaia da un gruppo di orticoltori della zona. Essa è la più antica della Toscana, con lo scopo di salvaguardare i prodotti locali in quanto espressione della storia e della tradizione. Tra gli elementi dell’accordo c’è l’impegno da parte dell’Accademia dei Georgofili di collaborare alla formazione del personale della Cooperativa (in particolare sulle piccole macchine agricole, i fitofarmaci, le varietà tradizionali di ortaggi, i fertilizzanti /terricci / compost) e promuovere attività utili ai Soci della Cooperativa. Inoltre i Georgofili e la Cooperativa di Legnaia si sono impegnati a collaborare anche per l’organizzazione e la realizzazione di iniziative intese a valorizzare il patrimonio culturale e le nuove acquisizioni tecnico-scientifiche che hanno riflessi sull’agricoltura e l’alimentazione.

L’altro protocollo di intesa è stato firmato con l’Italian Climate Network Onlus, associazione senza scopo di lucro, impegnata nel risolvere la questione climatica e assicurare all’Italia un futuro sostenibile, a basso contenuto di CO2. L’accordo prevede di promuovere ed attivare programmi di attività congiunte destinate a contribuire al contrasto dei cambiamenti climatici, al progresso dell’agricoltura, della tutela ambientale, della sicurezza e qualità alimentare, dello sviluppo del mondo rurale, delle competenze tecnico-scientifiche degli operatori.

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Un pistoiese filantropo e generoso: Niccolò Puccini e il suo testamento

Nel suo testamento Niccolò Puccini non dimenticò neppure i suoi domestici e tutti coloro che avevano lavorato per lui. Chissà però se il gesto del nobile Niccolò Puccini è ancora nella memoria di qualche pistoiese e riesca a mantenere viva a tutt’ oggi l’emozione della sua terra natale come fu all’epoca in cui il fatto avvenne.

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Quale Domani per l’ Agricoltura italiana?

Oggi, l’agricoltura italiana che, per l’ultimo mezzo secolo ha goduto di una continua protezione a livello nazionale ed europeo, si trova notevolmente spiazzata in quanto, di fatto, non è autosufficiente per le principali produzioni alimentari, principalmente per la carenza del territorio necessario per tali produzioni. Infatti sono oggi coltivati in Italia circa 12,5 milioni di ettari; il che significa che, per ognuno degli oltre 60 milioni di persone che abitano nel nostro Paese, sono disponibili poco più di 2.000 metri quadri di terreno agrario: solo un ettaro per 4-5 persone. Da ora in poi dovrà essere un imperativo strategico non sottrarre altre aree produttive per la nostra alimentazione! 

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Hamburger di successo

La qualità culinaria degli hamburger è ottenuta con una tecnica apparentemente semplice, ma molto raffinata: quella della trasformazione della carne in piccole particelle. Le carni, fresche o congelate, sono lavorate con macchine specializzate che suddividono i muscoli in piccolissime parti che senza farne uscire i succhi sono assemblate in un reticolo formando gli hamburger di forma e spessore adatti alla cottura sulla griglia. Gli hamburger, dopo verifica dello spessore ed eliminazione di eventuali imperfezioni di forma, sono surgelati e la catena del freddo è mantenuta fino alla cottura nei ristoranti, con controlli durante il percorso. La carne per l’hamburger deve essere una giusta miscela di magro (70-80%) e grasso (20-30%) per avere sapore e morbidezza. La macinatura va secondo il gusto, ma è essenziale: c’è chi la preferisce fine e chi grossolana, ma non troppo, altrimenti l’hamburger rischia di non stare insieme e sbriciolarsi. La macinatura è essenziale perché si tratta di carni dure e nella formazione dell’hamburger crea spazi tra le particelle, producendo un reticolo di spazi che sulla griglia permette il passaggio del calore durante la cottura. Perché l’hamburger rimanga morbido bisogna che fra una particella di carne e l’altra vi sia uno spazio nel quale possano espandersi i succhi e il grasso che si scioglie, rendendo l’insieme succulento. La cottura dell’hamburger deve avere il suo giusto tempo, da alcuni minuti a più minuti per gli hamburger più alti. L’hamburger al sangue è poco salubre ed è una buona norma portarlo a una cottura media, con una temperatura minima al cuore di 65-70° gradi. Non schiacciare con la paletta l’hamburger sulla piastra pensando di accelerare la cottura o formare una crosticina, perché l’unico effetto è eliminare gli umori dell’hamburger che risulterà duro e asciutto. 
L’attuale, innegabile successo degli hamburger deriva da quattro ordini di fattori. Il primo è il costo limitato della carne di parti e tagli gastronomica-mente poco pregiati, in buona parte proveniente da bovini da latte a fine carriera, una carne nutrizionale, sana e sicura, ma non adatta alle moderne tecniche della gastronomia. Il secondo elemento è di assicurare un sia pur limitato reddito agli allevatori di bovine da latte a fine carriera. Il terzo elemento consiste nell’aver inventato e messo a punto una tecnica di preparazione dell’hamburger con la quale la carne è ridotta in piccole particelle e così superando il problema della durezza e al tempo stesso formando una struttura reti-colare che durante la cottura permette l’uniforme penetrazione del calore, men-tre tra una particella di carne e l’altra vi è uno spazio nel quale si espandono i succhi e il grasso che si scioglie, rendendo l’insieme succulento. Il quarto elemento è l’industrializzazione della ristorazione rapida che mette a disposizione di tutti una preparazione di carne, l’hamburger, in una presentazione facile da mangiare, in un vantaggioso rapporto tra prezzo e qualità.

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Presentazione risultati finali del Progetto COBRAF (Coprodotti da BioRAFfinerie) mercoledì 6 settembre all’Accademia dei Georgofili

Mercoledì 6 settembre 2017 alle ore 9.30, nella sede dell’Accademia dei Georgofili, l’associazione “Chimica Verde Bionet” in qualità di capofila del progetto COBRAF (COprodotti da BioRAFfinerie), finanziato dalla misura 16.1 del Piano di Sviluppo Rurale, presenterà il Progetto Strategico finale per l’avvio di filiere agroindustriali in Toscana a partire da quattro piante oleaginose idonee alle condizioni pedoclimatiche delle aree cerealicole toscane: camelina (FOTO), canapa, cartamo e lino.
I bioprodotti, ossia prodotti di origine vegetale per usi non alimentari o per la nutraceutica, rappresentano infatti una nuova opportunità di reddito e di innovazione per le aziende agricole e industriali toscane. 
Il progetto COBRAF si è posto come obiettivo strategico la creazione di una piattaforma logistica regionale, articolata in alcune bioraffinerie territoriali, in grado di trasformare le diverse materie prime delle quattro colture – olio, panello residuo, paglie e in alcuni casi foglie e fiori – da destinare a diversi settori industriali toscani.
Il progetto COBRAF era stato presentato sempre all’Accademia dei Georgofili, lo scorso mese di aprile.

Link di approfondimento sul progetto: http://www.georgofili.it/detail.asp?IDN=1663


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Un confuso declino della nostra olivicoltura

Da troppo tempo si parla di crisi della nostra eterogenea olivicoltura e si continua a indicare varie plausibili cause (cambiamenti climatici, attacchi parassitari, ecc.), ma si tace sulla crescente carenza di cure colturali adeguate. Stiamo così perdendo olivi produttivi, ornamentali e paesaggistici che siano. Il “Trattato di olivicoltura” di Alessandro Morettini (1950) illustrò le nuove conoscenze sulle peculiarità dell’olivo, definendolo come pianta particolarmente generosa, se ben trattata. Una “Breve storia dell’olivicoltura”, autorevolmente scritta e pubblicata dal prof. Angelo Godini (su “Oleofficina” del 13 giugno scorso), offre un quadro dell’attuale situazione nazionale, con una esplicita indicazione degli errori commessi anche da Bruxelles nell’erogare sussidi, mettendo sullo stesso piano tutti gli olivicoltori e applicando criteri di “disaccoppiamento” e di “condizionalità”, che avrebbero spinto il progressivo declino delle cure colturali, accompagnato da un coro di “chi me lo fa fare?”, soprattutto da parte di chi possiede un oliveto, anche se piccolo, ma che svolge altrove attività diverse, godendo di propri stipendi esterni (mantenendo il titolo di coltivatore), nonché di chi fa i conti e scopre che gli conviene ridurre al minimo le cure, accontentandosi poi di un prodotto modesto che, unito ai sussidi, possa coprirei i costi e fornire anche un pur modesto reddito. Richiamo l’attenzione, ad esempio, sulla tendenza che va diffondendosi, a potare “capitozzando” grosse branche con motoseghe e a distanza di alcuni anni. I costi si riducono, ma aumenta l’alternanza di produzione. I grossi tagli, inoltre, favoriscono l’insorgere della patologica marcescenza del legno. Sembra dimenticata l’operazione della “slupatura”, attuata da secoli. Bisogna ritornare a curare gli olivi razionalmente. Non essendo risultati utili i sussidi condizionanti e non eterni, bisognerà usare i fondi disponibili per offrire sostegni finanziari alle vere imprese agricole, razionali produttrici di olive, che conoscono il da farsi, forse meglio di gran parte dei funzionari dopo che sono stati improvvidamente sciolti gli efficienti ispettorati agrari. Sulla base di singoli progetti, le imprese (piccole o grandi che siano) potrebbero essere finanziate per applicare liberamente le loro idee e sperimentare soluzioni valide. I risultati delle multiple iniziative così realizzate farebbero da guida nel futuro, come è sempre avvenuto nella storia dell’agricoltura. Non si può comunque rimanere ulteriormente indifferenti ed inerti di fronte ad una statica realtà palesemente negativa.

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