Notiziario










Le piante e la cosmetologia

La cosmetologia è un’arte antica quanto l’uomo. Essa si è evoluta mutando forma con l’evoluzione dell’uomo e della società mentre, l’interesse da parte degli studiosi è abbastanza più recente. Inoltre la storia dell’arte cosmetica presenta delle strette connessioni con quella della medicina.

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Borsa di studio per la valorizzazione del patrimonio agricolo-forestale della Regione Toscana

Per eventuali informazioni scrivere una email a accademia@georgofili.it, indicando nell'oggetto "Richiesta informazioni per borsa di studio". La domanda di ammissione al concorso deve pervenire entro e non oltre il 25 giugno 2018.

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Per ridurre il rischio connesso alla presenza di alberature la parola è una sola: rinnovamento

I benefici forniti dagli alberi sono noti ed essi sono largamente superiori ai rischi connessi alla loro presenza. Quest’ultima, tuttavia, è imprescindibile dal mantenimento (o, se possibile, dal miglioramento) di condizioni minime di vivibilità dei nostri ambienti urbani per fare in modo che i suddetti rischi siano quanto minori possibile.
Dobbiamo essere consci che il patrimonio arboreo delle nostre città, caratterizzato da piante messe a dimora in epoche passate (alcuni impianti risalgono addirittura al 1800, la maggior parte all’epoca fascista o post-bellica) pone un problema gestionale inderogabile.
Le nostre amministrazioni sono prese tra più fuochi: 1) la necessità di minimizzare il rischio e garantire la sicurezza della fruizione; 2) la congiuntura economica sfavorevole che ha determinato tagli non più compatibili con una gestione minima del patrimonio arboreo; 3) la pressione dei cittadini che, sulla base di non si sa bene quali conoscenze, pretendono che gli alberi siano gestiti come “vogliono loro” e non come dovrebbero; 4) la pressione di un estremismo ambientalista, spesso miope e non disponibile al dialogo, che in alcune sue componenti ha preso una strada senza uscita, che non aiuta a migliorare l’ambiente, ma rappresenta ormai un problema aggiuntivo; 5) la necessità di programmare la scelta del materiale vegetale non su “la città come è”, ma sulla “città come sarà”.
Purtroppo, si è molto litigato e poco dialogato perché si è creato un solco incolmabile fra coloro che con gli alberi ci lavorano e li conoscono e coloro che invece si ostinano a non voler ascoltare il parere dei primi.
Eppure dovrebbe essere ben chiara la differenza fra albero senescente e albero monumentale che, invece, sfugge a molti, ma è essenziale nella definizione delle strategie d’intervento. Si deve abbattere e rinnovare un albero giunto nella fase di senescenza, si deve far tutto per preservare un albero monumentale e di interesse storico e paesaggistico.
Si può suggerire una soluzione gestionale che preveda un rinnovo graduale di alberature senescenti, garantendo la continuità visiva del viale alberato nel corso del tempo.

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25° Anniversario del 27 MAGGIO 1993

Il prossimo 27 maggio ricorrerà il 25° Anniversario del barbaro atto dinamitardo compiuto all’ingresso dell’Accademia il 27 maggio 1993.

L’Accademia dei Georgofili ha pertanto previsto le seguenti manifestazioni:

-    Domenica 27 maggio, alle ore 10.00 i Georgofili dedicheranno una Santa Messa alle vittime che persero la vita o subirono ferite e sofferenze, prive di ogni senso. Come solitamente negli anni trascorsi, la Santa Messa sarà celebrata nella Chiesa di San Carlo (Via Calzaioli) nella quale erano state battezzate le due sorelline della famiglia che viveva nella Torre de’ Pulci (Georgofili). La più piccola era stata battezzata solo da pochi giorni. Le Autorità e i Cittadini fiorentini saranno graditi ospiti per questa celebrazione. Il Cardinale Betori, legato da inderogabili impegni fuori sede, sarà rappresentato da Monsignor Giancarlo Corti (Vicario episcopale per il clero) che sarà anche lettore di un messaggio del Cardinale. La Messa sarà celebrata anche dal Rettore della Chiesa di San Carlo, Don Vasco Giuliani.

-    Lunedì 28 maggio
ore 9.30-12.30 / 15.00-17.30 – Apertura al pubblico della Sede accademica e della Mostra di acquerelli di LUCIANO GUARNIERI “27 maggio 1993”
ore 10.00 – Proiezione del filmato documentario sull’atto dinamitardo e sulla ricostruzione della Sede.
La proiezione del filmato verrà riproposta alle ore 11.00 e alle ore 12.00, alle ore 15.30 ed alle ore 16.30

La Mostra resterà aperta nei giorni 29 e 30 maggio 2018, dalle ore 15.00 alle ore 18.00 con ingresso libero.

I Georgofili desiderano anche diffondere l’informazione che l’Accademia è sempre disponibile a concordare eventuali visite soprattutto di giovani studenti per far conoscere le attività che svolge, oltre che per vedere filmati sul 27 maggio 1993 ed eventualmente la serie intera dei quadri disegnati da Luciano Guarnieri fra le pericolose macerie, un’artistica e forte documentazione dei disastri provocati.

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Blog dei Georgofili: riflessioni lungo il cammino di Santiago de Compostela

Il blog, diversamente dalla carta stampata, è un luogo plurale, particolare non secondario, che si manifesta tipicamente nel confronto critico e costruttivo, nei commenti e nelle risposte in calce agli articoli e ai post. Nella maggior parte dei casi, il dibattito che si crea vale più del mero articolo scritto, perché il confronto è il luogo in cui si mettono in discussione le proprie idee e convinzioni (sia quelle dei commentatori sia quelle degli autori!) per crearne nuove, irrobustite dallo scambio reciproco.
Per i motivi sopra esposti, noi crediamo fermamente nell’utilità del blog e, perciò, vorremmo arricchire la nostra bacheca con nuovi articoli e necessariamente “arruolare” nuovi autori per dare nuovo ossigeno alle idee.

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Commercio elettronico e sicurezza alimentare

Con un semplice click da ogni parte del mondo arriva qualsiasi tipo di alimento senza fare la fila nel supermercato, raggiungere un negozio specializzato o recarsi presso un lontano produttore conosciuto durante un’escursione gastronomica e sempre con un click si può ordinare un pranzo portato a casa già pronto. È nell’alimentare che il commercio elettronico o e-commerce sta avendo un grande successo con una continua e inarrestabile crescita in tre segmenti: prodotti da supermercato, enogastronomia (prodotti gastronomici e alcolici) e ristorazione (cibi pronti).

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Impatto economico dei veri o presunti scandali alimentari nel settore zootecnico e ruolo dei media

Per un ricercatore in ambito economico tra gli aspetti più interessante delle “fake news” vi è certamente l’impatto che possono avere sul mercato. È noto infatti che l’informazione, veicolata anche dalle notizie diffuse dai media, può cambiare le opinioni e preferenze delle persone, cambiandone dunque le scelte.
Da un punto di vista generale, non importa di quali scelte si parli. Le notizie possono cambiare i risultati elettorali, possono indurre le mamme a non far vaccinare i propri figli, oppure cambiare la composizione del paniere dei consumatori. In particolare, nella presente relazione, si parla di quest’ultimo caso, ovvero dell’effetto delle informazioni esterne sulle scelte alimentari degli italiani, con particolare riferimento alla carne bovina ed avicola.
Un altro aspetto interessante riguarda come le notizie possano cambiare le scelte. In questo senso, il ricercatore in economia deve ipotizzare se l’impatto sarà positivo o negativo sull’oggetto in analisi. Nel caso delle “fake news” il discorso è relativamente semplice; trattandosi si notizie non vere create per danneggiare un prodotto, è evidente che queste informazioni peggiorano le attitudini del consumatore nei confronti del prodotto, diminuendone la domanda di mercato.
Il passaggio successivo è la stima dell’effetto. Ciò che sembra del tutto razionale, ovvero che una brutta notizia possa abbassare la disponibilità a pagare del consumatore per un prodotto, non è detto che si tramuti in un cambiamento apprezzabile sul mercato. Per poter misurare il fenomeno, la scienza economica è attrezzata di strumenti statistici che consentono di calcolare dimensioni e direzioni di questi cambiamenti, ovvero se essi si sono verificati e se hanno seguito il verso previsto dal ricercatore. L’obiettivo ultimo è quello capire quali notizie causano problemi al mercato e la loro portata, al fine di disegnare politiche di tutela o intervento per i settori potenzialmente coinvolti.
Un problema grava però su questo tipo di analisi (come in realtà in tutte le scienze quantitative), si tratta della disponibilità dei dati, che devono essere in quantità e qualità tali da garantire stime attendibili. Nel caso delle “fake news” il problema è sostanziale. In effetti il fenomeno è nuovo e non esistono in letteratura casi già pubblicati di analisi del loro impatto sul mercato dei prodotti alimentari. Per poter discutere ugualmente dell’argomento si propone nel presente contributo di rifarsi a fenomeni simili e ben conosciuti, dove non è stata una “fake news” ma più probabilmente il sensazionalismo dei media a causare ingenti problemi agli allevatori. Come già accennato i casi di studio sono due: i cambiamenti di consumo di carne bovina e avicola all’indomani della diffusione della notizia che la una variazione della sindrome di Creutzfeldt-Jakob era da collegarsi al morbo della Mucca Pazza e alla scoperta delle potenziali caratteristiche epidemiche sulla specie umana dell’influenza aviaria H5N1.

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Si moltiplicano gli allarmi sul precario stato di salute dei suoli a livello mondiale

Da qualche tempo sosteniamo che 2/3 dei suoli del territorio nazionale, incluse le aree montane, sono ormai degradati, anche perché in Italia la vulnerabilità dei suoli è molto elevata a causa della conformazione del territorio e della variabilità ambientale. Si è sempre rilevato, inoltre, che circa un quinto del nostro territorio è a rischio desertificazione e che la degradazione del suolo avvenuta negli ultimi 40 anni ha provocato una diminuzione di circa il 30% della capacità di ritenzione idrica dei suoli italiani. Negli ultimi tempi simili “gridi di dolore” si fanno sempre più estesi. Dopo l’allarme lanciato dal giornale francese “Le Monde” sulle gravi conseguenze del declino della biodiversità, inclusa, quindi, anche la biodiversità del suolo, l’Agenzia Freshplaza.it del 30 Marzo 2018 rilancia un messaggio accorato del “National Geographic” in cui si afferma che il 75% del suolo mondiale è degradato. La situazione italiana può essere pertanto estesa a tutto il pianeta, così come sono le stesse le cause di tale degradazione, totalmente imputabili all’attività antropica. Infatti, le cause di fondo del degrado del suolo, si legge in questo rapporto, sono gli stili di vita ad alto consumo delle economie maggiormente sviluppate, combinati con i consumi in crescita delle economie in via di sviluppo ed emergenti. L’elevato e crescente consumo pro capite, amplificato dal costante aumento delle popolazioni in molte parti del mondo, provoca un’espansione insostenibile dell’agricoltura, del consumo delle risorse naturali e dell’urbanizzazione. In sostanza, i principali processi di degradazione che, per l’Italia, sono l’erosione, l’impermeabilizzazione (consumo di suolo), l’inaridimento e la salinizzazione, lo sono anche a livello globale.
Inoltre, proprio recentemente un nuovo rapporto FAO lancia l’allarme sull’inquinamento del suolo. In tale rapporto, si legge che questo problema rappresenta una preoccupante minaccia per la produttività agricola, la sicurezza alimentare e la salute umana ma, prosegue il messaggio FAO, si sa ancora troppo poco sulla portata di tale minaccia a livello globale. L’inquinamento del suolo, infatti, spesso non può essere percepito visivamente o direttamente valutato, rendendolo un pericolo nascosto dalle gravi conseguenze. Influisce sulla sicurezza alimentare sia compromettendo il metabolismo delle piante e riducendo così i raccolti, sia rendendo le colture non sicure per il consumo poiché elementi pericolosi come arsenico, piombo e cadmio o sostanze organiche come i policlorofenili, idrocarburi aromatici policiclici, possono entrare nella catena alimentare presentando gravi rischi per la salute umana. L’inquinamento del suolo colpisce quindi il cibo che consumiamo, l’acqua che beviamo, l’aria che respiriamo e la salute dei nostri ecosistemi.

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“Territori e Prodotti della Toscana”: Prato e la Val Bisenzio ai Georgofili il 17 maggio

Appuntamento con Prato e la Val Bisenzio, il 17 maggio all’Accademia dei Georgofili, per il settimo incontro del ciclo “Territori e Prodotti della Toscana”, organizzato insieme a ANCI Toscana, con il patrocinio di Unicoop Firenze.
Le prelibatezze presentate saranno molte: oltre al vino e all’olio ci saranno salumi, la mortadella di Prato, i fichi secchi di Carmignano, biscotti, miele, marmellata, birra e molto altro.
Si comincia alle 9.30 con i saluti di Pietro Piccarolo, Presidente Facente Funzione dell’Accademia dei Georgofili, Marco Remaschi, Assessore all’Agricoltura della Regione Toscana e Vittorio Gabbanini di ANCI Toscana.
A seguire, le relazioni:
-    L’Area pratese e Val di Bisenzio si presenta (Assessore Daniela Toccafondi, Comune di Prato)
-    La valorizzazione collettiva dei prodotti tipici: opportunità e problematiche (Giovanni Belletti, Università degli Studi di Firenze)
-    Caratterizzazione salutistica dei prodotti tipici per la loro valorizzazione (Manuela Giovannetti, Centro Nutrafood – Nutraceutica e Alimentazione per la Salute, Università di Pisa)
-    Prodotti e ricette nella Piramide Alimentare Toscana (Francesco Cipriani, Azienda USL Toscana Centro e Fabio Voller, ARS - Agenzia Regionale di Sanità della Toscana)
-    Le iniziative di Unicoop Firenze per la valorizzazione dei prodotti toscani (Andrea Timpano, Unicoop Firenze)

Dopo gli interventi programmati e il dibattito, si svolgerà come di consueto la presentazione e la degustazione dei prodotti tipici dell’area pratese e della Val di Bisenzio.

PROGRAMMA (pdf)

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Spezie ed erbe aromatiche, quali benefici?

Odiernamente, in una società guidata dalla scienza, una vera sfida sta nel dimostrare se le spezie e le erbe aromatiche hanno benefici per la salute usando mezzi scientifici con i quali determinare gli eventuali rischi e i benefici, come questi sono influenzati e, o dipendono dalle condizioni d’uso e soprattutto come comunicarli in modo corretto, considerando il loro ruolo nella dieta umana.

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Zootecnia biologica, fabbisogni di ricerca e scenari di sviluppo

In un mondo che chiede sempre più alimenti, inclusi quelli di origine animale, sempre più persone si chiedono quale possibilità abbia oggi la zootecnia biologica di dare risposte a questa esigenza.

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I giardini delle ville venete come generatori di paesaggio

Il fenomeno delle ville venete, per il loro numero, la durata, la capillarità delle presenze nel territorio, si può considerare il risultato di un progetto politico, che non ha uguali nella storia occidentale.  Nell’ambito della strategia di riconquista della terraferma e del rilancio dell’economia della Repubblica, costretta per sopravvivere a passare dal commercio all’agricoltura, il Senato mette a punto una precisa strategia che gli permette, tramite apposite magistrature al cui vertice sono membri della nobiltà veneziana, un controllo diretto sul ogni aspetto della gestione del territorio, tra cui, oltre alla difesa e alla formazione universitaria, la produzione economica delle campagne, tramite il controllo delle acque e, in gran parte, dei boschi.
Le ville con i loro annessi, con l’organizzazione degli ambiti interni e di quelli agricoli determinano la forma di ampie aree del Veneto e del Friuli, sia come singoli insediamenti ma anche come veri e propri sistemi territoriali.  La villa prende forma come “città piccola” (secondo la definizione albertiana della casa), e diventa l’elemento determinante del nuovo paesaggio, guidando l’urbanizzazione delle campagne. Andrea Palladio propone un modello dove il centro dell’azienda è la villa e dove a partire dall’architettura si genera un sistema più o meno esteso di elementi funzionali alla produzione agricola, allo sfruttamento dell’energia dell’acqua, della sericoltura legati tra loro   da una rete di relazioni e di geometrie che si irradiano dal centro del salone. Il modello verrà variamente declinato in relazione ai siti che le ville andranno ad occupare connotando ampie porzioni di territorio, spesso già interessate dalle ampie bonifiche e dai progetti irrigui che la Serenissima nel mentre portava avanti con forza e con una straordinaria organizzazione.
Il giardino in questa concezione non è più solo la parte più disegnata e dedicata all’otium e alla bellezza della natura, ma diventa elemento di transizione tra la villa, il brolo e la campagna, come spazio legato all’architettura da cui partono assi in grado poi di organizzare e strutturare il paesaggio circostante. Sul territorio si trovano ancora oggi segni importanti di quella organizzazione nascosti tra le pieghe di uno sviluppo disattento e inconsapevole.

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Il sapore della temperatura

Sgradevole è un bicchiere di vino frizzante tiepido mentre piacevole è il pane caldo e se la temperatura non ha un sapore tuttavia permette d’apprezzare le caratteristiche di consistenza, aroma e sapore dei diversi alimenti e quindi il sapore della temperatura non è una falsità come la forma dell’acqua.
La temperatura di un alimento influisce sulla percezione del gusto che avviene nelle papille gustative della lingua e si completa con l’aroma percepito dai ricettori della mucosa nasale.

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Ortofrutta nel porto delle nebbie

L’ortofrutta italiana ha tanti problemi, ma riserva anche tante sorprese. L’ultima è certamente il record dell’export nel 2017, che nessuno si aspettava. L’anno si è chiuso con 5 miliardi di vendite sui mercati esteri, con un incremento del 3% rispetto al 2016, un record storico nella storia della Repubblica. Un record frutto dell’aumento del valore delle nostre esportazioni e del contemporaneo calo dei volumi, quindi prezzi più alti.

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Un prototipo del moderno stendibiancheria mobile: idea geniale di Vincenzo Chiarugi

Tralasciare di estendere “a ogni parte di pubblica, e di privata economia” quei principi “stabili e ragionati” già applicati alle scienze fisiche, sarebbe stato, a giudizio del medico empolese Vincenzo Chiarugi (1759-1820), un vergognoso abuso sociale.
Chiarugi, dopo aver svolto un periodo di praticantato presso l’ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze, diresse a partire dal 1788, l’ospedale detto di Bonifazio essenzialmente dedicato ai malati mentali. Grazie ai provvedimenti legislativi del Granduca e all’impegno del Nostro, le malattie psichiatriche sono finalmente viste fuori da ogni pregiudizio e valutate come e vere proprie patologie degne di appropriate terapie. Al Georgofilo Chiarugi (accademico ordinario dal 4 agosto 1791) va riconosciuto il merito di essere stato in Italia uno fra i primi medici ad adoperarsi in tal senso.
Ma nella sua attività Chiarugi non fu solo scienziato, ma fu anche uomo di pratica economia. Consapevole del grande dispendio di mano d’opera e di combustibile entrambi indispensabili elementi per “rasciugare … le biancherie” dei due grandi ospedali fiorentini nei giorni e nelle stagioni poco favorevoli, egli ideò un sistema di fornelli, tubi e sostegni in legno per la biancheria grazie al quale era possibile risparmiare numero degli addetti, tutelarne la salute e contenere la quantità di combustibile.
Di tutto questo ne parlò ai Georgofili in un suo lungo studio che presentò in occasione dell’adunanza del 3 aprile 1805. La memoria, intitolata Sopra un metodo economico per rasciugar le biancherie nei grandi ospedali e conservata nell’Archivio Storico dell’Accademia, consiste in 10 carte manoscritte e due belle tavole a colori con relativa spiegazione.

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Salute e sicurezza sul lavoro in agricoltura e selvicoltura: incontro con INAIL ai Georgofili il prossimo 8 maggio

Martedì 8 maggio alle ore 9.00, nella sede dell’Accademia dei Georgofili, si svolgerà un seminario su: “La salute e sicurezza sul lavoro in agricoltura e selvicoltura. Gli strumenti previsti da Inail a sostegno delle imprese e dei lavoratori agricoli”, organizzato dall’Accademia insieme a Inail Direzione Regionale Toscana.
L’incontro si inserisce nel rapporto di collaborazione tra Accademia dei Georgofili ed Inail sui temi della prevenzione per la sicurezza sul lavoro in agricoltura e selvicoltura ed è dedicato a fornire un’informazione mirata su finalità, caratteristiche e modalità di partecipazione all’Avviso pubblico ISI 2017, con un focus sulle agevolazioni previste per la bonifica e smaltimento amianto in agricoltura e selvicoltura. L’obiettivo è quello di favorire la più ampia adesione delle imprese alle procedure di incentivazione e sostegno per il miglioramento della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. I fondi messi a disposizione attraverso il bando ISI 2017, per la Toscana pari a 16.241.828,00 Euro, sono suddivisi in cinque assi di finanziamento, differenziati in base ai destinatari e alla tipologia dei progetti che saranno realizzati.
Gli interventi e i tavoli tematici del seminario, curati dalle professionalità Inail, oltre ad offrire un’informazione tecnica qualificata, contribuiranno a veicolare il messaggio valoriale finalizzato a sottolineare quanto l'investimento in sicurezza sia necessario sotto il profilo umano, sociale, economico e della competitività delle aziende.
Al termine dei lavori sarà presentato un protocollo di intesa tra Accademia dei Georgofili e Inail Toscana, mirato a programmare e promuovere attività di comune interesse nelle tematiche dell’agricoltura, della selvicoltura, della tutela ambientale, della sicurezza e qualità alimentare e dello sviluppo del mondo rurale mettendo in particolare risalto, ovviamente, la prevenzione e la sicurezza sul lavoro nel settore agricolo e forestale.

INFORMAZIONI SUL BANDO ISI 2017 (https://www.inail.it/cs/internet/attivita/prevenzione-e-sicurezza/agevolazioni-e-finanziamenti/incentivi-alle-imprese/bando-isi-2017.html)


PROGRAMMA DEL SEMINARIO (scarica qui il pdf)

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Scienza e fenomenologia del kebab

Da sempre i popoli mangiano carni arrostite e nella Fertile Mezzaluna, circa nel Decimo secolo dell’Era Corrente, i Persiani in uno scritto medico usano la parola kebab per indicare la grigliatura, ma soltanto in tempi recenti, sembra nel XIX secolo, a Bursa, in Turchia, avviene la rivoluzione dello spiedo verticale.

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La micropropagazione e le tecnologie in vitro al XXX International Horticultural Congress di Istanbul

Dal 12 al 16 agosto, presso il Centro Congressi di Istanbul, si terrà il “XXX International Horticultural Congress” (http://www.ihc2018.org), l’evento principe, a cadenza quadriennale, dell’International Society for Horticultural Science (ISHS). Dopo l’eccezionale successo delle ultime due edizioni in termini di partecipazione (Lisbona e Brisbane, rispettivamente nel 2010 e 2014), si hanno grandi aspettative anche per questa edizione dall’ambizioso motto Bridging the World through Horticulture  che si svolgerà in una delle più affascinanti e “dense di storia” città del mondo.

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La degenerazione del paesaggio delle ville venete

Le ville venete costituiscono una componente fondamentale del patrimonio storico e culturale del Veneto e la loro importanza è stata riconosciuta dall’UNESCO che tra il 1994 e il 1996 ha inserito 24 ville di Andrea Palladio tra il patrimonio dell’umanità. La loro diffusione nel territorio, iniziata nel Quattrocento, ha interessato larga parte della regione contribuendo profondamente alla definizione delle caratteristiche del suo paesaggio. All’inizio del Quattrocento la politica della Serenissima subì un radicale mutamento che la portò nel giro di pochi anni ad estendere i suoi domini all’entroterra, creando un vasto dominio che si estendeva nel Veneto, nel Trentino, nel Friuli e in parte della Lombardia. La nobiltà veneziana acquisì gradatamente vasti possedimenti e investì ingenti capitali nell’agricoltura. Nelle proprietà sorsero delle ville che assunsero la duplice funzione di luogo di piacere e di centro di un’azienda agricola. Nel territorio veneto erano già presenti agli inizi del Quattrocento degli insediamenti nobiliari che presentavano però caratteristiche per certi versi diverse da quelle della villa veneta così come si andarono configurando dalla seconda metà del Cinquecento. Le ville più antiche della nobiltà originaria della terraferma, anche per ragioni di sicurezza, avevano conservato una struttura che rifletteva la loro origine feudale. Le dimore rurali erano generalmente circondate da alte mura e da torrioni che avevano una funzione difensiva dovuta all’insicurezza del territorio circostante. L’affermazione del dominio della Serenissima, da un lato rese più sicuro il territorio facendo venir meno la necessità di tale isolamento, dall’altro estese al territorio regionale l’uso della villa quale luogo di delizie e di riposo. A tale riguardo, un ruolo centrale fu svolto dalla cerchia degli umanisti che si andavano raccogliendo attorno a Gian Giorgio Trissino e alla sua Accademia di cui fece parte Andrea Palladio. Essi ripresero la concezione classica della villa romana di età imperiale vista come luogo di riposo e di riflessione filosofica per il nobile in cui una funzione fondamentale era svolta dal contatto con la natura e con il paesaggio naturale o coltivato circostante. La villa veneta così come si andò configurando nel pensiero e nelle opere di Andrea Palladio divenne perciò una struttura fortemente inserita e integrata nel paesaggio. Secondo Palladio un edificio prestigioso doveva essere ben visibile dalla campagna, ma, al contempo, doveva garantire una buona visibilità del paesaggio circostante sia per ragioni economiche che estetiche. La villa comunque mantenne sempre uno strettissimo legame con l’agricoltura e fu spesso il centro di un’azienda agricola come testimoniato dalla sua struttura architettonica. Al corpo padronale centrale si affiancarono sempre strutture produttive quali le ampie barchesse che servivano per il deposito dei mezzi e dei prodotti e le torri colombare.

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La capitozzatura, brutta e dannosa

La capitozzatura consiste, come è noto, nel drastico raccorciamento del tronco o delle branche primarie (sbrancatura) fino in prossimità di questo. Tale operazione è una delle principali cause delle cattive condizioni in cui versano molti alberi ornamentali. Il tronco capitozzato viene, infatti, lasciato dal taglio senza difese e così i tessuti, anche nelle specie con buona capacità di compartimentalizzazione, iniziano a morire dalla superficie del taglio stesso verso l’interno. La corteccia, inoltre, viene improvvisamente esposta ai raggi solari, con un eccessivo riscaldamento dei vasi floematici più superficiali, che sono danneggiati. La capitozzatura è, perciò, un’operazione che deve essere evitata ogni volta che sia possibile. Nel caso in cui non esistono alternative, si dovrà operare in modo da ridurre al massimo i danni per la pianta.
I dati relativi agli effetti della capitozzatura sono, tuttavia, di carattere prevalentemente pratico ed empirico, mentre limitati sono i risultati della ricerca a causa del tempo richiesto per l’ottenimento di risultati attendibili e replicabili e dell’impegno economico necessario.
Interessanti appaiono i risultati ottenuti in una sperimentazione pluriennale condotta presso la Fondazione Minoprio su piante di Acero montano sottoposte a diversi tipi di potatura. I risultati indicano che le conseguenze delle potature dipendono in larga misura dalla tipologia di intervento eseguita sull’albero. Le tecniche, come la capitozzatura, che rimuovono la gemma apicale senza lasciare e/o impostare un germoglio che possa diventare il nuovo ramo leader della branca portano a uno sviluppo maggiore di succhioni, che spesso risultano codominanti. Questi crescono velocemente producendo una grande area fogliare nel tentativo di vincere la competizione di quelli vicini e per questo sviluppano foglie molto larghe, ma molto sottili, e ricche in clorofilla, così da massimizzare l’assimilazione carbonica quando le condizioni ambientali non sono limitanti. Il rovescio della medaglia è che questa struttura morfo-funzionale modificata, a causa della ridotta massa fogliare specifica, è molto suscettibile a vari tipi di stress, biotici e abiotici. In un certo senso la potatura fa regredire il ramo potato a un comportamento più pionieristico, che però risulta meno tollerante agli stress ambientali, come evidenziato dall’alta frequenza di disseccamenti osservata nelle branche capitozzate. I germogli da gemme avventizie o latenti che si sviluppano a seguito di questo tipo di taglio risultano uniti più debolmente alla branca genitrice, portando nel tempo a maggiori problemi di stabilità.

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