Da qualche tempo sosteniamo che 2/3 dei suoli del territorio nazionale,
incluse le aree montane, sono ormai degradati, anche perché in Italia la
vulnerabilità dei suoli è molto elevata a causa della conformazione del
territorio e della variabilità ambientale. Si è sempre rilevato,
inoltre, che circa un quinto del nostro territorio è a rischio
desertificazione e che la degradazione del suolo avvenuta negli ultimi
40 anni ha provocato una diminuzione di circa il 30% della capacità di
ritenzione idrica dei suoli italiani. Negli ultimi tempi simili “gridi
di dolore” si fanno sempre più estesi. Dopo l’allarme lanciato dal
giornale francese
“Le Monde” sulle gravi conseguenze del declino
della biodiversità, inclusa, quindi, anche la biodiversità del suolo,
l’Agenzia Freshplaza.it del 30 Marzo 2018 rilancia un messaggio accorato
del
“National Geographic” in cui si afferma che il 75% del suolo
mondiale è degradato. La situazione italiana può essere pertanto estesa
a tutto il pianeta, così come sono le stesse le cause di tale
degradazione, totalmente imputabili all’attività antropica. Infatti, le
cause di fondo del degrado del suolo, si legge in questo rapporto, sono
gli stili di vita ad alto consumo delle economie maggiormente
sviluppate, combinati con i consumi in crescita delle economie in via di
sviluppo ed emergenti. L’elevato e crescente consumo pro capite,
amplificato dal costante aumento delle popolazioni in molte parti del
mondo, provoca un’espansione insostenibile dell’agricoltura, del consumo
delle risorse naturali e dell’urbanizzazione. In sostanza, i principali
processi di degradazione che, per l’Italia, sono l’erosione,
l’impermeabilizzazione (consumo di suolo), l’inaridimento e la
salinizzazione, lo sono anche a livello globale.
Inoltre, proprio
recentemente un nuovo rapporto FAO lancia l’allarme sull’inquinamento
del suolo. In tale rapporto, si legge che questo problema rappresenta
una preoccupante minaccia per la produttività agricola, la sicurezza
alimentare e la salute umana ma, prosegue il messaggio FAO, si sa ancora
troppo poco sulla portata di tale minaccia a livello globale.
L’inquinamento del suolo, infatti, spesso non può essere percepito
visivamente o direttamente valutato, rendendolo un pericolo nascosto
dalle gravi conseguenze. Influisce sulla sicurezza alimentare sia
compromettendo il metabolismo delle piante e riducendo così i raccolti,
sia rendendo le colture non sicure per il consumo poiché elementi
pericolosi come arsenico, piombo e cadmio o sostanze organiche come i
policlorofenili, idrocarburi aromatici policiclici, possono entrare
nella catena alimentare presentando gravi rischi per la salute umana.
L’inquinamento del suolo colpisce quindi il cibo che consumiamo, l’acqua
che beviamo, l’aria che respiriamo e la salute dei nostri ecosistemi.
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