Notiziario











Competenze europee per aziende che esportano

Il 5 marzo, presso la sede dell’Accademia dei Georgofili a Firenze, il Comitato Tecnico Permanente dell’Industria Alimentare (Federalimentare, Fai CISL, Flai CGIL, Uila UIL) ha presentato, unitamente a Fondimpresa, durante il Convegno “Competenze europee per aziende che esportano. Il lavoro certificato nell’export alimentare”, gli esiti di otto Piani formativi finanziati dalla prima scadenza dell’Avviso 4/2017 “Competitività” di Fondimpresa nell’annualità 2018/19.
Le attività hanno coinvolto 468 aziende dislocate in 15 Regioni e 2.465 lavoratori (1.496 operai, 970 impiegati, 34 quadri), per complessive 15.403 ore di formazione, con un impegno finanziario di 3,56 milioni di euro.

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Gli insetti nella letteratura

Nelle varie categorie in cui può essere, convenzionalmente, suddivisa la scrittura letteraria: saggistica, storiografica, scientifica, didattica e narrativa (di azione, avventura, fantasy, horror, ecc.) gli insetti, fin da tempi remoti, hanno suscitato l’attenzione di numerosi scrittori. Nel libro dell’Esodo, della Bibbia (X-VI sec. a.C.), sono descritte 3 delle 10 piaghe, o punizioni divine contro il popolo egizio, relative alle invasioni di zanzare, mosche e cavallette. Aristotele (384–322 a.C.) trattò numerosi argomenti zoologici, nella Storia degli animali nonché nei trattati sulla Generazione degli animali e sulle Parti degli animali. Nicandro da Colofone (IIsec.a.C), nei Theriaká, riportò notizie anche su insetti velenosi e sui rimedi contro di essi. In molte opere drammaturgiche, William Shakespeare (1564-1616) fa riferimento a insetti, ragni, rettili e altre bestie, reali o immaginarie, per rappresentare una caratteristica, o un’attitudine, del mutevole animo umano.

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Profumo di ristorante

La moderna neurologia dimostra che l’olfatto è un senso primitivo e che i ricettori di odori inviano segnali al Sistema Limbico del cervello dove si generano sensazioni di piacere, suscitando ricordi più persistenti di quelli visivi perché dopo sei mesi solo un quarto della gente ricorda una immagine, mentre i quattro quinti ricordano un aroma, soprattutto se gradito. Se da lontano è lo stimolo visivo che richiama l’attenzione delle persone, da vicino è lo stimolo olfattivo che contribuisce a decidere un cliente esitante. Per questo oggi i ristoratori pianificano e utilizzano gli aromi con un raffinato e strategico uso con il quale esaltano la propria cucina e cercano di fidelizzare i clienti. In un ristorante pluristellato italiano, il successo di un piatto di selvaggina, presentata disossata, è dovuto anche al fatto che a parte le ossa dei selvatici sono processate in un particolare estrattore a bassa temperatura ottenendo un aroma che il cameriere si spruzza sul dorso delle mani quando serve il piatto a un singolo cliente, mentre l’aroma è diffuso in tutto l’ambiente quando la selvaggina arriva in tavola a più clienti.
Il senso dell’olfatto non interferisce, ma si sinergizza con quello della vista, come spiegano le ricerche della comunicazione olfattiva e visiva, sempre più usate nel neuromarketing o neurovendita. Per questo accanto ai colori artificiali o di sintesi usati in cucina, soprattutto industriale, prendono piede gli aromi e gli odori artificiali, come circa un secolo fa preconizzavano i futuristi. Odiernamente l'industria degli aromi è fondamentale nella fabbricazione del cibo confezionato, inscatolato, surgelato, precotto, disidratato, il novanta per cento di quello che mangiano gli americani e che sempre più si diffonde tra gli italiani. Poiché queste tecniche tolgono sapore ai cibi, è necessario rimettercelo con aromi naturali o artificiali, con una differenza tra i primi e i secondi spesso arbitraria, perché deriva dal modo in cui vengono preparati, non dalle sostanze chimiche che contengono. L'industria statunitense degli aromi ha un fatturato di un miliardo e mezzo di dollari all'anno ed è concentrata nel New Jersey, dove di producono i due terzi degli additivi aromatici venduti negli USA. L'International Flavors & Fragances (IFF - https://www.iff.com/) è l'agenzia di aromi più grande del mondo e senza il suo ausilio gli hamburger non avrebbe il loro caratteristico aroma o un prosciutto di Praga o un wurstel non saprebbero di affumicato. Il successo dei concentrati di carne, il primo dei quali è stato inventato e prodotto da Justus von Liebig a metà del milleottocento, dipende molto dal suo aroma.

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L’innovazione tecnologica in agricoltura

La combinazione tra meccanica, elettronica e informatica (meccatronica), ha portato a una notevole evoluzione nelle macchine agricole, consentendo di praticare l’agricoltura di precisione (AP). Un’agricoltura nella quale gli interventi vengono definiti “sito specifico”, in quanto eseguiti in funzione della variabilità spaziale e temporale delle colture e del terreno. Questo significa che singole aree di uno stesso appezzamento vengono considerate come unità separate, in funzioni delle condizioni e delle specifiche esigenze agronomiche e colturali.

Insieme alle macchine, la messa a punto di sensori e di sistemi di supporto alle decisioni (DSS) molto efficienti, consente di:
- acquisire e di elaborare dati provenienti dalle macchine, dai sistemi satellitari, dai sensori ma anche di utilizzare ed elaborare i cosiddetti Big data;
- la realizzazione di mappe di prescrizione che riproducono le diverse condizioni delle colture e del terreno permettendo di fare interventi mirati;
- la gestione dell’operatività delle macchine in campo, quale la guida assistita o automatica, la rilevazione della qualità e della quantità del prodotto raccolto, il rateo variabile.

Il rateo variabile è essenzialmente applicato nei trattamenti fitosanitari e di diserbo e in quelli di fertilizzazione. Viene effettuato con due possibili approcci: le mappe di prescrizione che, come si è detto, riproducono le condizioni dello stato vegetativo delle colture o quelle del terreno prima dell’intervento, in funzione delle quali l’intervento verrà eseguito; in real time, quando i sensori montati sulle macchine, o i droni che sorvolano il campo, rilevano la situazione e la comunicano alla macchina che adegua dose e bersaglio al comando ricevuto.
In questi ultimi anni si assiste a un uso crescente dei droni in agricoltura, non solo per operazioni di monitoraggio e trasmissione dati, ma anche per effettuare interventi diretti quali trattamenti e concimazione. Si stima che entro il 2023, a livello mondiale, l’agricoltura potrebbe divenire il secondo maggiore utente di droni.

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Prezzo minimo del latte per decreto. E perché no per pesche, clementine, pere, ortaggi?

Dalla Sardegna con furore. Il latte ovino versato a quintali dai pastori dell’isola ha bucato il video degli italiani, agitato le acque della politica nazionale e regionale (alla vigilia delle elezioni) e mandato un messaggio inequivocabile: è possibile ottenere un prezzo minimo di una produzione agricola per decreto, in questo caso 72 centesimi/litro “altrimenti ci arrabbiamo”. E’ possibile ottenere tavoli tecnici con ministri e vicepresidenti del Consiglio dove si deliberano interventi, aiuti (ritiri) per decine di milioni di euro per salvare un pezzo importante dell’economia regionale “altrimenti ci arrabbiamo”. E’ possibile far valere le proprie ragioni e ottenere un risultato importante, forse insperato, semplicemente arrabbiandosi, tenendo duro, dimenticando le buone maniere. E facendo leva solo sulla propria esasperazione.

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Le Scienze agrarie di fronte alla sostenibilità. Paradigmi a confronto.

Nel 1990 si afferma, nell'Unione Europea, il concetto di agricoltura multifunzionale che sancisce, in modo più generale, che le rese per ettaro non sono più il dato fondamentale, ma diviene prioritaria la qualità del prodotto e il mantenimento in buone condizioni dell'ambiente in cui si opera. Il rispetto dell'ambiente, globalmente inteso, guadagna molti consensi anche nel mondo scientifico; tanto è vero che la prestigiosa rivista Nature pubblica, nel 2009, l'articolo di Johan Rockström et al. "A safe operating space for humanity", nel quale vengono fissate quelle soglie che non devono essere superate e concernenti una serie di parametri, quali biodiversità, qualità dell'acqua, ecc. che sono entrati in un progressivo degrado anche a seguito dell'agricoltura indirizzata esclusivamente agli incrementi produttivi.

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Alberi che cadono, Kafka, Politica e Futuro

“Si va rafforzando la persuasione che la scienza sia il possibile schermo di un sistema di potere economico occulto. La diffusione del pregiudizio antiscientifico è a misura di quella del risorgente pregiudizio anti-capitalista. La “cultura del sospetto” non è tanto l’ingenuo riflesso di un’opinione pubblica ignara dei progressi della scienza moderna, quanto una manifestazione della più diffusa sindrome politica contemporanea”. (Carmelo Palma, 2017).
Uso questa frase come incipit di questo breve articolo perché trovo che si attagli perfettamente alla situazione kafkiana che emerge ogni volta che si parla di alberi. Soprattutto, quando lo si fa sull’onda emozionale susseguente a un evento meteorico che ha causato la caduta di molti di essi e, nei casi peggiori, la morte di una o più persone.
Innanzi tutto occorre cercare di capire come altri stanno affrontando questo argomento. Le città europee sono soggette a continui cambiamenti e nessuna area urbana sarà immune dalle forze che li muovono. Infatti, come il XXI secolo progredirà, è probabile che il ritmo del cambiamento sarà anche accelerato. Luoghi che un tempo prosperavano potrebbero fisicamente e/o economicamente degenerare. Altre aree, che sono attualmente ritenute povere o depresse, potrebbero invece beneficiare di una rigenerazione o di una rinascita. Ignorare il cambiamento che stiamo vivendo è, da parte dei nostri politici, degli investitori o degli opinion makers, deleterio.
Il cambiamento può e, nella situazione attuale, deve anche tenere in considerazione uno degli elementi strutturanti le nostre città: gli alberi. Il normale “ricambio” delle alberature nelle città estere è compreso fra lo 0,7 e l’1% annuale del patrimonio arboreo totale.  In Italia ogniqualvolta si parla di questo argomento si scatena una gazzarra, spesso avente connotazione politica, tanto che la medesima parte protesta contro o è a favore del rinnovo in funzione del fatto che una parte stia o meno amministrando la città.

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L’Istituto Agricolo Coloniale fondato da un Georgofilo nel 1904 a Firenze

Gino Bartolommei Gioli, divenne Socio corrispondente dell’Accademia dei Georgofili dal maggio 1901, successivamente ordinario (1 febbraio 1903) e poi emerito (dal 10 gennaio 1926). Numerose furono le Memorie che egli presentò ai Georgofili sul tema dei territori africani e della loro attitudine ad essere trasformati in colonie agricole.
Aveva una grande esperienza e conoscenza di quei luoghi per avervi soggiornato a lungo e indagato ogni loro parte. Ne aveva minuziosamente studiato clima, territorio, usi, costumi, abitudini sociali e aspetti antropologici e in pochi anni si era pienamente convinto delle potenzialità del loro sviluppo economico. Gli scritti, sono riportati e pubblicati negli “Atti dei Georgofili”: Le attitudini della colonia Eritrea all’agricoltura, 18 maggio 1902; La colonizzazione agricola dell’Eritrea, 4 gennaio e 1 febbraio 1903; La produzione frumentaria in Eritrea, 3 gennaio 1904.
Gli “sfortunati avvenimenti coloniali” che avevano segnato tragicamente la presenza italiana in Africa sul finire dell’Ottocento, tali da far dubitare della capacità e competenza della politica, dovevano essere superati da progetti di più ampio respiro la cui sola, imprescindibile garanzia, fosse la conoscenza a tutto raggio di quei paesi.
Bartolommei Gioli era venuto pertanto maturando l’idea di dar vita a Firenze ad un Istituto di alta formazione tecnico-scientifica. Il progetto presentato preliminarmente in una riunione privata a palazzo Bartolommei nell’aprile del 1904 *, trovò la sede ufficiale per la sua esplicitazione nell’Accademia dei Georgofili, dove il 4 giugno 1905 Bartolommei Gioli poté finalmente presentare la Memoria Per la fondazione di un Istituto Agricolo Coloniale in Firenze (“Atti dei Georgofili”, 5 S., 2).
Il Nostro Accademico sottolineava in esordio che il fenomeno delle migrazioni aveva raggiunto in breve volger di anni livelli notevoli (in un decennio, dal 1893 i 240.000 emigrati erano passati a oltre 500.000); la statistica veniva in suo soccorso a dimostrare il progressivo, ingente spopolamento di vaste zone d’Italia che vedeva protagoniste per la massima parte le “classi campagnole”. Gli effetti in alcuni casi erano devastanti: il Meridione d’Italia in specie, registrava veri e propri casi di abbandono verso altri paesi di intere comunità. Fenomeno sottolineava Bartolommei Gioli destinato a non mutare tendenza forse per molti anni.

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Cooperazione e coordinamento della filiera agroalimentare: lo strumento delle Organizzazioni di Produttori

La giornata di studio del 22 febbraio, organizzata dall’Accademia dei Georgofili attraverso il suo Centro Studi GAIA, in collaborazione con CREA-Rete Rurale Nazionale e AGRINSIEME, ha consentito un’approfondita riflessione sulla situazione e sulle prospettive delle Organizzazioni di Produttori (OP) che rappresentano oggi lo strumento di punta a livello comunitario per rafforzare il potere contrattuale delle imprese agricole nella filiera.

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Amici Pastori, è tempo di agire

Il prof. Giancarlo Rossi, illustre e stimato Docente di Scienze Zootecniche del Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari, insieme a 23 colleghi docenti, tecnici e dottorandi ha sottoscritto e chiesto di pubblicare su “Georgofili Info” un’opinione sulle cause che stanno deteriorando la produzione di latte e di classici formaggi

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False carni e imbrogli del "meat sounding"

Carne, pesce e latte vegetali, più che ossimori sono imbrogli che non tengono conto della sostanziale differenza che esiste tra un alimento d’origine animale e un alimento vegetale e che non può essere colmata dall’aggiunta di integratori o additivi. Imbrogli che si aggravano si usano termini evocativi come hamburger, gamberoni o latte vegetali, nel cosiddetto meat sounding.
In Italia vi sono persone che per diversi motivi, in modo permanente, per periodi più o meno lunghi o saltuariamente rifiutano di mangiare carne (vegetariani) o ogni cibo d’origine animale (vegani). Senza entrare in discussione sulle motivazioni di questi comportamenti e in particolare sulla eticità e sulla sicurezza delle carni e di altri alimenti d’origine animale, è necessario richiamare l’attenzione sull’attuale usanza di chiamare con nome di alimenti di origine animale i prodotti completamente vegetali, quasi come cercare un alibi, ma soprattutto considerare alcuni aspetti degli alimenti sostitutivi alla carne, pesce, latte e uova e loro uso protratto nell’alimentazione umana.
Ad eccezione della futuribile carne sintetica, i prodotti vegetali che simulano la carne hanno composizioni molto diverse dalla vera carne. Se questo non ha importanti effetti per chi mangia questi alimenti occasionalmente o per brevi periodi, diverse sono le conseguenze per diete prolungate soprattutto nei bambini, giovani, anziani e donne gravide, a meno di non attuare opportune integrazioni in diete appositamente studiate. Anche per questo le legislazioni mondiali stanno vietando l’uso del termine carne per alimenti che non la contengono per fare chiarezza e differenziare la carne vera da quella non vera, proibendo definizioni carnivore per i prodotti vegetali come le bistecche di soia, la salsiccia vegana o i gamberoni vegani. Come è già avvenuto per la bevanda alla soia che non può essere chiamata latte e per il tofu che non è un formaggio, in analogia alle azioni di contrasto all’italian sounding, si sta operando per gli imbrogli delle false carni, il cosiddetto meat sounding.

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Il valore della libera ricerca scientifica

Cercando di comprendere la nostra odierna vita quotidiana, confrontandola con quella degli ultimi 70 anni, possiamo constatare che le nuove tecnologie sono molto cresciute in ogni settore e hanno portato sensibili cambiamenti a livelli più alti ed un uso più diffuso. Anche la realtà sociale è rapidamente cambiata rispetto a quella che era più fermamente suddivisa in classi diverse, spesso contrapposte. I cambiamenti (non dico progressi per evitare inutili discussioni sull'uso di questi termini) sono stati anche rilevanti e il motore essenziale è quasi sempre nato dalle acquisizioni della scienza universale, a cominciare da quelli riguardanti la nostra salute e longevità.
Come è ormai ben noto, alle nostre imprese servono sempre e soprattutto idee, oltre che capitali (persino quelli che da tempo sono stati vituperati) per poter investire in innovazioni. Ma occorrerebbe anche un ampio programma nazionale sulla dinamica del mondo del lavoro. La disoccupazione infatti è stata sempre una immediata conseguenza del progresso tecnologico. Andrebbe comunque smaltita al più presto, non solo con la solita richiesta di conservare stabilità nel rapporto di lavoro, ma facendo leva appunto sulla creazione di nuove attività in un sistema produttivo dinamico e con una adeguata formazione continuamente aggiornata e sviluppata per tutti.

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Alimenti non italiani sofisticati e dannosi

In occasione della presentazione, a Roma, del sesto Rapporto «Agromafie» elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare, sono state allestite alcune portate denominate “Il crimine nel piatto degli italiani”. I clan mafiosi portano sulle tavole «prodotti illegali, pericolosi o frutto di sfruttamenti di agricolture primarie». Il regolamento Ue 1967/2006 ne mette fuori legge lo stoccaggio, l’immagazzinamento e la vendita che però ancora avviene attraverso vie illegali.

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Insetti … in poesia

Numerosi poeti hanno tratto ispirazione dagli insetti per comporre le loro opere. Già nel VI-V secolo a.C. Budda ammoniva: "Come l’ape raccoglie il succo dei fiori/ senza danneggiarne colore e profumo,/ così il saggio dimori nel mondo”. Intorno al 30 a.C. Publio Virgilio Marone, nel libro IV delle Georgiche, dedica dei versi ai malanni delle api: “Quando si dia il caso che/ per trista malattia/ languiscono i corpi (ché/ natura anche a loro dié i nostri malanni).”

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Diversità microbica e complessità dei vini naturali

Oggi il consumatore è giustamente più attento alla propria alimentazione, più consapevole del proprio diritto a alimenti sani e sicuri e a informazioni corrette e trasparenti. È disposto a spendere di più a patto di poter contare su qualità e sicurezza. Ma soprattutto è disorientato, confuso e in crisi di fiducia verso l’intero sistema agro-alimentare: secondo un recente sondaggio di People-Swg, il 60% degli italiani ritiene che “nessuno garantisce per gli alimenti che arrivano a tavola”.
Non si discosta da tale analisi il settore del vino, l’unico alimento in cui non vengono citati gli ingredienti di produzione, come se davvero nel vino ci fossero solo uva e solfiti. Nel vino sono ammessi nel processo produttivo fino a 75 coadiuvanti enologici, ma alcuni di questi in realtà sono dei veri additivi e quindi andrebbero citati in etichetta, come la gomma arabica che si aggiunge in pre-imbottigliamento e quindi in pratica “bevuta” dal consumatore.  Questa mancanza di una corretta informazione ha fatto nascere da una decina di anni il movimento del “vino naturale” parola provocatoria che si contrappone al “vino convenzionale” cioè il vino prodotto con l’utilizzo dei lieviti selezionati, di coadiuvanti enologici e proveniente da uve coltivate non in biologico. Chi produce vini naturali non utilizza ne lieviti ne batteri selezionati e non aggiunge durante il processo produttivo nessun coadiuvante enologico: è ammesso solo il metabisolfito di potassio in minime dosi. Sebbene i vini naturali rappresentano in termini di fatturato una minima fetta del mercato enologico, all’attualità in Italia ci sono più di 400 aziende che imbottigliano e commercializzano vini naturali. Un vino naturale è fondamentalmente un vino a fermentazione spontanea, cioè fermentato da lieviti indigeni presenti nell’habitat vitivinicolo. La fermentazione spontanea prevede la colonizzazione dell’habitat “mosto” da parte di una varietà di lieviti vinari chiamati “non Saccharomyces”. Con l’aumento della concentrazione alcolica nel mosto in fermentazione, le condizioni ambientali diventano progressivamente più restrittive per lo sviluppo dei lieviti non-Saccharomyces, consentendo, in tal modo, ai lieviti della specie Saccharomyces cerevisiae, generalmente dotati di un maggiore potere alcoligeno, di prendere il sopravvento e di portare a termine il processo fermentativo.  

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Alimentazione e ciarlatani in rete

Nel passato l’alimentazione degli italiani era regolata dalla tradizione che stabiliva cosa, come e quando mangiare durante il giorno (colazione, pranzo e cena), nel corso della settimana (giovedì gnocchi, sabato trippa ecc.), nel susseguirsi delle feste (Natale e Capodanno, ecc.) e nel volvere delle stagioni (tempo delle mele, delle castagne, del vino nuovo ecc.). Tutto questo è scomparso e allora sono spuntati prima i fisiologi, poi i nutrizioni-sti e i dietologi che con il loro camice bianco e anche le loro piramidi hanno tentato e continuano a cercare di regolare l’alimentazione della popolazione, ma con scarsi risultati. Sull’alimentazione oggi, usando terminologie anglofone, imperversano i blog (o siti) dove gli influencer (influenzatori) hanno migliaia e anche milioni di followers (seguaci più o meno fanatici). Inoltre i mezzi d’informazione, iniziando dai giornali, ogni giorno annunciano i cibi che non dobbiamo mangiare o i cibi che proteggono il cuore, fanno evitare il cancro o sviluppano l’intelligenza, in una ridda di notizie mutevoli e non di rado contrastanti, per cui quello che ieri era veleno oggi è salvifico o viceversa e questo va a incrementare l’attuale cucina di Babele, nella quale la gente, senza più le sicurezze della tradizione, diviene ansiosa se non timorosa di quello che deve mangiare.
Di particolare attenzione per la sua diffusione è il fenomeno degli influencer, blog, blogger e followers che comprendono anche i ciarlatani in rete.
Influencer è chi influenza qualcuno attraverso un blog, un sito di internet particolarmente predisposto per accogliere discussioni e scambi di opinioni. Proposto un tema si avvia una discussione alla quale via via si uniscono altri navigatori che con i loro più disparati pareri, e non di rado divagazioni, s’ingrossa il flusso dei messaggi, delle risposte, controrisposte e via dicendo, quando non si arriva ad insulti più o meno velati. Alcuni blogger con il tempo acquisiscono notorietà e hanno un elevato numero di utenti o seguaci (followers) più o meno abituali del sito che giunge anche a destare l’interesse di chi opera sul mercato. Sul sito compaiono allora messaggi pubblicitari che portano un utile economico per i blogger proprietari del sito e il blog da ludico diviene un lavoro remunerativo. Come in tutte le attività vi sono blogger trasparenti ma non mancano altri che non lo sono, divenendo influencer poco seri, superficiali, incompetenti e ignoranti degli argomenti che trattano e che, quel che è più grave, danno avvio a discussioni nelle quali i partecipanti non sono in grado di distinguere tra verità e fal-sità, i competenti dagli imbroglioni.

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Biocarburanti e allevamenti animali

Diverse ricerche dimostrano che l'industria di produzione di biocarburanti ha un importante effetto positivo nella fornitura globale di mangimi per gli animali e sull'uso del suolo per la coltivazione di materie prime.

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Prospettive di impiego dei vitigni di ultima generazione resistenti alle malattie

In un contesto in cui la sensibilità verso i temi dell’ambiente e della salute è sempre maggiore, anche il settore della viticoltura è chiamato ad una maggiore sostenibilità delle produzioni ed alla riduzione dell’impiego di fitofarmaci. Se da una parte ciò sta già avvenendo a seguito dell’introduzione delle tecnologie informatiche e dei modelli previsionali nella gestione della difesa, in prospettiva un ulteriore importante contributo potrà venire dalle biotecnologie e dal miglioramento genetico.

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Emergenza lupi in Maremma

Negli Stati in cui il lupo è protetto dalla Direttiva habitat, come l’Italia, la caccia al lupo non è consentita, ma occasionalmente, in circostanze particolari (come ad es. in zone ad elevata pressione predatoria sul bestiame in produzione zootecnica), alcune deroghe alla Direttiva possono essere temporaneamente applicate (art. 16 della Direttiva comunitaria habitat 43/92), purché sia mantenuto lo “stato di conservazione soddisfacente", della specie. Inoltre per la richiesta di deroga è necessario dimostrare che le misure di prevenzione siano applicate correttamente.
Il problema in Toscana è particolarmente accentuato sui rilievi maremmani che vantano una lunga tradizione pastorale. Dalle testimonianze risulterebbe che la presenza del lupo storicamente in tutta la Maremma era per lo più occasionale. Le campagne erano maggiormente popolate, il sistema di allevamento più intensivo di oggi e anche la prevenzione, conseguentemente, era maggiormente efficace. La stessa popolazione era più avvezza a determinate soluzioni adottate per difendersi dagli attacchi dei lupi: il “lavoro” svolto dai cani maremmani era non solo tollerato, ma apprezzato più di quanto non avvenga oggi da parte di escursionisti poco avvezzi a gestire un attacco o il semplice abbaiare di questi cani.  La presenza di ibridi (cane-lupo) rappresenta un problema in più in quanto, oltre a rappresentare motivo di inquinamento genetico della specie Lupo, con quello che ne consegue dal punto di vista biologico, cambia le modalità di predazione degli animali in produzione zootecnica, e pare che gli ibridi abbiano un minor timore nei confronti dell’uomo. Alcune ricerche che accreditano il lupo come principale controllore-selettore della fauna ungulata selvatica (l’analisi delle feci ha dimostrato in alcuni casi che le principale fonte di alimentazione è costituita da giovani cinghiali) spesso sono state eseguite in aree a scarsa densità di ovi-caprini.  La presenza di vaste aree protette rappresentano indubbiamente uno scrigno di biodiversità, ma anche zone di rifugio della fauna selvatica. Numerose ricerche (alcune presentate presso l’Accademia dei Georgofili che da sempre ha manifestato notevole sensibilità a questo problema) hanno messo in evidenza squilibri anche rilevanti, che nell’insieme finiscono per determinare un impoverimento della biodiversità quando determinate specie prendono il sopravvento.
In generale, oltre a provvedimenti normativi appropriati, un’opera di educazione ambientale su basi scientifiche si impone.

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