Ormai, da numerosi anni, ne sentiamo di tutti i colori - è proprio il caso di dirlo - su questo argomento. Si utilizzano i dati disponibili a sostegno delle tesi più diverse, contribuendo a confusioni generali tra speranze o paure, dividendo l'opinione pubblica tra apocalittici e ottimisti. Molto più raramente accade di sentire qualche valutazione seria e concreta come quella pubblicata su "Elementa. Science of the Anthropocene" da parte di un gruppo di ricercatori della Università di Lancaster, UK (Berners-Lee M., et al.,2018.
Current global food production is sufficient to meet human nutritional needs in 2050 provided there is radical societal adaptation).
Nell' Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite è scritto a chiare lettere che assicurare cibo sufficiente è un obiettivo primario, ma che questo obiettivo si raggiunge solo tramite un incremento produttivo che genera un forte impatto ambientale in termini, tanto per citarne alcuni, di consumo e inquinamento di acqua, aria e suolo, e una preoccupante riduzione della biodiversità.
L'obiettivo principale del lavoro è consistito nel verificare se i metodi attuali di coltivazione siano in grado di soddisfare la richiesta di cibo nel 2050 quando la popolazione globale, secondo le previsioni dell'Ufficio di Affari Economici e Sociali della Nazioni Unite, raggiungerà i 9,7 miliardi.
La metodologia seguita dai ricercatori, ha consentito di considerare molti parametri; per non affaticare i lettori pensiamo sia cosa utile suddividere le tante informazioni e considerazioni su tre contributi, cominciando con questo primo, dedicato alla misura delle calorie.
Per quanto concerne la valutazione del fabbisogno calorico della nostra dieta, si è accertato che, in media, il consumo di alimenti da parte della popolazione umana comporta un "eccesso" di 178 kcal al giorno e a persona, ammesso che la richiesta in energia media giornaliera, per una vita sana, sia di 2353 kcal a persona (dati FAO e OMS, 2001). Ovviamente questo "eccesso" non tiene conto delle differenze regionali, talora assai ampie, e che comprendono anche gli estremi della obesità e della denutrizione. A fronte di questi dati è opportuno valutare che una buona percentuale delle calorie, contenuta nei prodotti vegetali raccolti e disponibili per le popolazioni umane e che assomma a 3116 kcal a persona e al giorno, viene persa per varie ragioni per cui si rendono disponibili solo 2531 Kcal, segnando esattamente un eccesso di 178 Kcal come poco sopra riportato.
Se si considera la parte proteica della alimentazione umana, i dati dimostrano un eccesso superiore a quello riportato in termini di calorie. Ogni persona consuma 81 grammi di proteine al giorno, mentre la quantità minima consigliata (Recommended Dietary Allowance - RDA) da parte della British Nutrition Foundation, è di 44 grammi.
Un quadro diverso è offerto dalla disponibilità di vitamina A che non riesce a raggiungere i 721µg per persona al giorno. In molte aree del mondo si è quindi costretti ad arricchire la dieta con questa vitamina, ma alcune popolazioni rimangono, comunque, sottonutrite.
La quantità di ferro necessaria è assicurata dalla dieta media; c'è una notevole diversità circa l'assorbimento del ferro da parte dell'organismo umano a seconda che il Fe si trovi nei gruppi eme (come nell'emoglobina e quindi negli alimenti di origine animale) oppure che si tratti di ferro non-eme. Ciò porterebbe a suggerire una dieta maggiore in ferro per i vegetariani, ma l'argomento è ancora incerto e genera molto dibattito. Similmente al ferro, anche per lo zinco la dieta assicura una quantità superiore a quella necessaria (15 mg per persona al giorno, contro i 9 raccomandati dalle autorità sanitarie).
Gli Autori affrontano anche la distribuzione di queste risorse nei vasti ambiti regionali. Le considerazioni sono state fatte mettendo insieme alcune aree del mondo. Considerando complessivamente Nord America e Oceania, si osserva che questa area ha la più elevata quantità di calorie disponibili in quanto produce, tramite le coltivazioni, 18766 kcal per persona al giorno. Questa grande disponibilità di calorie consente un "consumo" così elevato da essere di ben 1209 Kcal/p/d sopra la media, determinando un elevato livello di obesità nella popolazione di questa parte del mondo. Contrariamente, altre regioni del mondo quali Africa Sub-Sahariana, Nord Africa, Asia Occidentale e Centrale, devono affidarsi ad una forte importazione di calorie alimentari.
Per il consumo di proteine lo scenario è diverso: ciascuna regione consuma più proteine di quanto dovrebbe. Il consumo di vitamina A invece è, in pratica, carente in tutto il mondo. Il modo più diffuso per combattere questa carenza e raggiungere, nella dieta, i valori della ARI (assunzione media raccomandata), è il ricorso a alimenti arricchiti in vitamina A. Nelle aree del mondo, in cui tale integrazione non è possibile, le popolazioni soffrono da carenza vitaminica.
Anche per i livelli di ferro e zinco si può dire che l'assunzione media è soddisfatta; tuttavia forti variazioni nella biodisponibilità del ferro a seguito di diete specifiche, di richieste personali particolari, come quelle di donne adulte, e, soprattutto, la consuetudine con diete sbilanciate, causano significativi problemi di salute in molte regioni.