Notiziario








Non è sempre colpa del Punteruolo rosso

Sempre frequenti sono le segnalazioni, da parte di privati e di pubblici amministratori, di presunte infestazioni di Punteruolo rosso, soprattutto su Palme da datteri che presentano parte della chioma collassata. La preoccupazione è giustificata dal fatto che, nel centro di Catania e ad Acicastello, due persone sono rimaste vittime dell’improvvisa caduta della parte sommitale dello stipite di due palme infestate.

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La Prima Guerra Mondiale e la cucina

La prima Grande Guerra del 1914 – 1918 che inizia il Secolo Breve è uno spartiacque nelle cucine non solo di tutta Europa e Americane, ma anche in Italia perché non interessa soltanto gli alimenti consumati e gli strumenti di cottura e di trasporto utilizzati durante la guerra dai soldati, ma ha un impatto sociale per certi aspetti travolgente in un paese prevalentemente agricolo di una popolazione in gran parte povera e largamente analfabeta.

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Giornata mondiale del suolo: valore dell’informazione

In occasione del convegno mondiale della scienza del suolo che si tenne a Bangkok nel 1992 venne proposto dagli organizzatori in onore del loro Imperatore, nato il 5 dicembre, di istituire una giornata celebrativa del suolo per richiamare il valore a livello mondiale su questo bene inestimabile a cui è legata l’intera vita sul Pianeta Terra. Da allora le società scientifiche della scienza del suolo dei diversi Paesi si sono autonomamente organizzate per dar seguito a questo invito.
Per lungo tempo il suolo è stato competenza di un gruppo ristretto di studiosi, senza raggiungere le grandi masse, senza essere portato alla conoscenza e comprensione dei singoli cittadini, che in maniera più o meno consapevole, quotidianamente si confrontano con esso.
Nel 2015 la FAO ha lanciato le celebrazioni per l’anno mondiale del suolo coinvolgendo tutti I Paesi aderenti alla Global Soil Partnership in diverse manifestazioni che spaziassero su tutte le diverse forme di comunicazione cercando di raggiungere l’intera popolazione partendo dai bambini delle scuole primarie e secondarie fino ad arrivare a manifestazioni di strada cercando il coinvolgimento dei singoli cittadini. Il successo riscosso in questa circostanza ha portato il suolo ad una popolarità che non ha avuto precedenti uguali e per non vanificare tutto lo sforzo prodotto ed il risultato raggiunto, con lo slogan 2015 turning point, è stata lanciata la decade sul suolo 2015-2024. Basta citare il manifesto promosso anno per anno dal 2015 per percorrere un processo di conoscenza del suolo che porta a valorizzarne sempre meglio il suo ruolo fondamentale nello sviluppo sostenibile dei popoli.

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La produzione globale di alimenti e le esigenze nutritive della popolazione umana

Un sistema globale di produzione di alimenti, che sia sostenibile sul piano ambientale e su quello della salute umana, deve rispettare alcuni fondamentali requisiti e cioè: 1) la produzione di alimenti per la popolazione di tutto il pianeta deve essere sufficiente, sia in termini quantitativi che qualitativi, e ottenuta con un impatto ambientale ridotto rispetto all'attuale; 2) la distribuzione degli alimenti deve essere efficiente al punto da consentire che ogni tipo di alimento - dotato di buon potere nutritivo - sia disponibile a chiunque, sempre nell'ambito del ridotto impatto ambientale; 3) conseguentemente le condizioni socio-economiche devono essere eque, così da consentire che tutti i consumatori possano accedere agli alimenti utili a formare la loro dieta salutare; 4) infine, i consumatori devono essere in grado di fare scelte informate e razionali.
Il raggiungimento dei quattro punti sopra esposti rappresenterebbe la condizione ideale, verso la quale si deve muovere il sistema globale di produzione alimentare; attualmente siamo ben lontani da questo obiettivo a seguito degli enormi ostacoli da parte non solo delle politiche economiche e socio-culturali, ma anche per le profonde diversità di ricchezza e di accesso al cibo. E' anche opportuno ricordare che questa analisi ha riguardato solamente le principali colture di oggi e le loro utilizzazioni finali, tra le quali, soprattutto il prodotto destinato all'alimentazione.
Una considerazione particolare concerne l'alimentazione con carne e con prodotti lattiero-caseari. Soprattutto nei paesi più industrializzati, attualmente, si indirizzano all'allevamento animale ben 34% delle calorie provenienti da raccolti che potrebbero essere destinati direttamente all'alimentazione umana; ciò è altamente inefficiente perché riduce le calorie, le proteine, il ferro e lo zinco potenzialmente disponibili direttamente dalle coltivazioni. Altra ineluttabilità è rappresentata dalla necessità dell'incremento del commercio mondiale di prodotti alimentari, senza il quale, in vaste regioni del pianeta, ci sarà forte carenza di alimenti.
Siamo arrivati ad impiegare 16% della produzione globale di prodotti destinabili all'alimentazione umana, per usi non-food; la richiesta crescente di bio-carburanti potrebbe incidere ancora di più in futuro. La produzione globale di frutta e di ortaggi è inferiore a quanto si richiederebbe per offrire a tutti una sana dieta. D'altra parte, come già detto, si potrebbe anche sostenere che la produzione attuale sia sufficiente per una popolazione di 9.7 miliardi, prevista per il 2050, ma solo a seguito di profonde modifiche socio-economiche e radicali svolte nella dieta di vasti strati della popolazione planetaria.

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Insetti e … monumenti

Statue ed obelischi erano i monumenti con i quali, soprattutto in passato, veniva reso omaggio a personaggi storici o ad avvenimenti memorabili nei quali gli insetti, raramente presenti, avevano funzione simbolico-decorativa. La specie più frequentemente riprodotta era l’ape alla quale venivano attribuite numerose qualità umane quali l’operosità, il valore, la castità.

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Forestazione urbana: non solo Estetica, ma benessere fisico e psicologico

Le aree urbane stanno diventando sempre più congestionate e inquinate e, in questo scenario, le aree verdi urbane offrono una vasta gamma di servizi ecosistemici che potrebbero aiutare a combattere molti dei problemi “urbani” e a migliorare la vita degli abitanti della città, con particolare riguardo alla salute.

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Le locuste del Battista

Mele e locuste furon le vivande, che nudriro il Battista nel diserto, canta Dante Alighieri (Divina Commedia, Purgatorio, canto XXII, vv. 293-294) perché secondo gli evangelisti Matteo e Marco, Giovanni il Battista ha un vestito di peli di cammello, una cintura di pelle attorno ai fianchi e il suo cibo sono locuste e miele selvatico. Le locuste, spesso confuse e assimilate alle cavallette, secondo la legge mosaica per gli ebrei sono un cibo puro, quindi permesso, ma come erano mangiate? Qual è la cucina di Giovanni il Battista? Considerando gli stili di vita concessi dal deserto, il modo più probabile di mangiare le locuste è di cuocerle sulla fiamma dopo averle infilate su uno stecco, fino a renderle croccanti e facendone degli spiedini. E il miele, molto probabilmente, è aggiunto, quasi sgocciolato, sugli spiedini di cavallette, con una ricetta simile a quelle ancor oggi in uso in Africa e in Asia, anche se oggi il miele è spesso sostituito dal più economico zucchero caramellato. In ogni modo, in Italia le cavallette non sono il cibo tradizionale per la festa di Sam Giovanni Battista (24 giugno) che invece, secondo le zone, comprende le chiocciole (le cosiddette lumache), tortelli e altri piatti.
Locuste o cavallette croccanti associate al morbido e dolce miele, una leccornia che forse mal si concilia con l’idea di una rinuncia ai piaceri del cibo, che siamo soliti associare agli eremiti del deserto. Mangiare insetti, presso i romani antichi non è, infatti, segno di privazione, ma una preziosità gastronomica e il cossus romano è un piatto molto ricercato a base di larve di Lucanus cervins allevate su farina e vino. Mangiare insetti, quindi, niente di nuovo sotto il sole. In area mediterranea ancora oggi si mangiano formaggi nei quali si sono sviluppate larve d’insetti: il Furmai Nis piacentino, il Casu marzu o Casu fràzigu sardo, il Gorgonzola coi grilli genovese, il bross ch’a marcia (formaggio che cammina) piemontese, e altri formaggi di diverse regioni italiane, nei quali gli enzimi lipolitici delle larve (saltarei) sono alla base di caratteristiche gastronomiche piccanti particolari. Anche il miele é prodotto da insetti, le api, che nel loro interno elaborano il nettare dei fiori trasformandolo nel miele che depositano nei favi come alimento per il proprio alveare e che l’uomo preleva, come il latte della mucca e altri animali che, destinato ai propri nati, é invece usato come cibo dall’uomo. Nel nostro passato, vi é anche l’uso alimentare delle larve del baco e come sottoprodotto di una bachicoltura che produceva la seta e oggi gli scienziati cinesi studiano il Bombix mori come cibo degli astronauti in lunghi viaggi spaziali. Gli insetti inoltre fanno parte della dieta non solo degli ominidi, ma anche dei loro progenitori e ancora oggi delle scimmie e di molti altri animali.
Gli insetti rappresentano una delle più vaste categorie fra gli organi-smi viventi e, fino a oggi, sono state classificate o descritte circa un milione e mezzo di specie, ma si stima che quelle ancora sconosciute siano diversi milioni. Questi organismi occupano quasi tutti gli ambienti compatibili con la vita, hanno strette relazioni con l'uomo e le sue attività, e pertanto hanno da secoli stimolato l'interesse dell'uomo, non ultimo quello alimentare. Secondo la FAO si stima che gli insetti siano parte delle diete tradizionali di almeno due miliardi di persone. La raccolta di insetti ed il loro allevamento potrebbe offrire occupazione e reddito, per il momento solo a livello familiare, ma potenzialmente anche a livello commerciale.

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La produzione globale di alimenti e le esigenze nutritive della popolazione umana

Gli Autori della pubblicazione che stiamo commentando (Berners-Lee M. et al., 2018 – v. Georgofili INFO 17 ottobre 2018), si sono posti, infine, la domanda se l’attuale offerta alimentare globale sia compatibile con una dieta sana. L’esame accurato dei dati disponibili (documenti FAO/WHO del 2003, oltre a dati prodotti dall’Harvard Medical School e dall’American Heart Association) segnala che il consumo di frutta e ortaggi è inferiore del 38% rispetto al livello minimo compatibile con una buona salute, mentre il consumo di zuccheri e dolcificanti eccede del 26% questo stesso limite. Le situazioni di maggior rischio sono rilevate in Nord America e Oceania, in America Latina e, infine, anche in Europa. In queste stesse regioni, ad eccezione dell’America Latina, si verifica anche un consumo elevato di carne e prodotti lattiero-caseari, superiore di circa il 20% a quello compatibile con una dieta sana.
Un’ ulteriore domanda è stata: quale sarà l’offerta di cibo negli scenari ipotetici futuri?
Per offrire una risposta a tale interrogativo occorre fare alcune considerazioni. Nonostante che le produzioni agricole unitarie siano costantemente aumentate nel recente passato e che i tassi di incremento, persino negli ultimi anni, abbiano segnato valori molto forti (dal 38 al 55% per le principali colture: mais, riso, grano e soia) gli aumenti futuri sono imprevedibili. Pertanto è opportuno, nel prevedere scenari futuri, basarsi sugli attuali livelli produttivi senza considerare possibili aumenti. Prendendo come riferimento i livelli produttivi del 2013, quali modifiche sociali dovrebbero avvenire nel 2050 quando la popolazione mondiale avrà raggiunto 9.7 miliardi dai 7.6 attuali?

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Come preparare una chicchera di “cioccolata analettica”

Nelle Adunanze del 3 maggio 1840 e del 2 agosto 1842, i Georgofili fra le opere pervenute loro in dono e destinate alla biblioteca accademica, registravano l’arrivo della prima e della seconda edizione (Milano 1839 e 1841) dell’opera Di una polvere alimentare preparata coi pomi di terra del milanese, Georgofilo corrispondente, Antonio Cattaneo (1786-1845).

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Sedano sensuale, il re della tavola

Se il contadino sapesse il valore del sedano, allora ne riempirebbe tutto il giardino recita un antico proverbio, mentre un altro e più greve detto del passato afferma che un buon minestrone deve avere il sentore di ascelle. Un tempo, infatti, si riteneva che quest’ortaggio avesse mille proprietà, era apprezzato dal suo intenso aroma che ha portato a denominarlo di Apium graveolens (molto odoroso). La recente la ricerca biochimica, valorizzata dalla antropologia, attribuiscono al sedano poteri extranutrizionali di feromone che giustificano il suo largo uso nella cucina delle carni, dai brodi agli stufati, ragù e soffritti.

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Il suolo al centro del mondo

Con il 2015, anno internazionale del suolo, lanciato dall’ONU per sensibilizzare i Governi ad una gestione sostenibile della risorsa suolo, è iniziata la decade del suolo (2015-2024). In questo periodo tutti i Governi sono chiamati a promuovere iniziative volte alla conservazione di questa preziosa risorsa di fatto non rinnovabile. Dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile cinque almeno sono basati sul suolo (1, 2, 3, 12, 13), ma analizzandoli compiutamente tutti ci si rende facilmente conto che ruotano intorno a questo tema, ivi compresa la promozione della pace nel mondo. Da parte infatti degli studiosi di geopolitica si leva l’allarme relativo alla proprietà del suolo per garantire cibo alle popolazioni nell’intento.  
Nella piena consapevolezza dell’importanza del suolo per lo sviluppo sostenibile delle popolazioni, la FAO nel 2012 ha promosso la Global Soil Partnership, alla quale attualmente hanno aderito la quasi totalità dei Paesi della FAO.
Nel mese di giugno 2018 si è tenuta presso il quartier generale della FAO a Roma la 6° assemblea plenaria della Global Soil Partnership (GSP), durante la quale sono state illustrate le attività svolte nell’annualità giugno 2017-2018 e programmate quelle per il periodo giugno 2018-2019.
Come responsabile del National Focal Point italiano ho avuto modo di seguire l’evolversi di questa alleanza mondiale sin dal suo nascere nel 2012. Grazie alla professionalità, all’entusiasmo ed instancabile lavoro del segretariato FAO della GSP oggi veramente si può affermare che il suolo è al centro del mondo. Presenti alla riunione oltre 150 paesi, tutti coinvolti nelle attività con una consapevolezza sull’importanza della conservazione del suolo che solo pochi anni fa era inimmaginabile potesse mai esserci. Tutte le regioni del mondo (Pacifica, Europea, Caraibica e Centro Americana, Nord-africana, Africa sub Sahariana, Asiatica, Nord americana, Medio orientale) hanno relazionato sulle attività realizzate sulla diffusione della consapevolezza e del sapere sul suolo
La Global Soil Partnership è governata dal un Panel Tecnico intergovernativo sul suolo (ITPS), in cui siedono esperti eletti dalle otto aree geografiche e dal segretariato GSP presso la FAO e organizzata in 5 pilastri:
-    Pilastro I Gestione sostenibile del suolo
-    Pilastro II Consapevolezza e Divulgazione
-    Pilastro III Ricerca e trasferimento dell’innovazione
-    Pilastro IV Sistema informativo, banche dati e monitoraggio
-    Pilastro V Metodologie e metodi di analisi

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La produzione globale di alimenti e le esigenze nutritive della popolazione umana

Ormai, da numerosi anni, ne sentiamo di tutti i colori - è proprio il caso di dirlo - su questo argomento. Si utilizzano i dati disponibili a sostegno delle tesi più diverse, contribuendo a confusioni generali tra speranze o paure, dividendo l'opinione pubblica tra apocalittici e ottimisti. Molto più raramente accade di sentire qualche valutazione seria e concreta come quella pubblicata su "Elementa. Science of the Anthropocene" da parte di un gruppo di ricercatori della Università di Lancaster, UK (Berners-Lee M., et al.,2018.  Current global food production is sufficient to meet human nutritional needs in 2050 provided there is radical societal adaptation).
Nell' Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite è scritto a chiare lettere che assicurare cibo sufficiente è un obiettivo primario, ma che questo obiettivo si raggiunge solo tramite un incremento produttivo che genera un forte impatto ambientale in termini, tanto per citarne alcuni, di consumo e inquinamento di acqua, aria e suolo, e una preoccupante riduzione della biodiversità.
L'obiettivo principale del lavoro è consistito nel verificare se i metodi attuali di coltivazione siano in grado di soddisfare la richiesta di cibo nel 2050 quando la popolazione globale, secondo le previsioni dell'Ufficio di Affari Economici e Sociali della Nazioni Unite, raggiungerà i 9,7 miliardi.
La metodologia seguita dai ricercatori, ha consentito di considerare molti parametri; per non affaticare i lettori pensiamo sia cosa utile suddividere le tante informazioni e considerazioni su tre contributi, cominciando con questo primo, dedicato alla misura delle calorie.
Per quanto concerne la valutazione del fabbisogno calorico della nostra dieta, si è accertato che, in media, il consumo di alimenti da parte della popolazione umana comporta un "eccesso" di 178 kcal al giorno e a persona, ammesso che la richiesta in energia media giornaliera, per una vita sana, sia di 2353 kcal a persona (dati FAO e OMS, 2001). Ovviamente questo "eccesso" non tiene conto delle differenze regionali, talora assai ampie, e che comprendono anche gli estremi della obesità e della denutrizione.  A fronte di questi dati è opportuno valutare che una buona percentuale delle calorie, contenuta nei prodotti vegetali raccolti e disponibili per le popolazioni umane e che assomma a 3116 kcal a persona e al giorno, viene persa per varie ragioni per cui si rendono disponibili solo 2531 Kcal, segnando esattamente un eccesso di 178 Kcal come poco sopra riportato.

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Fra gli impropri interventi dello stato

La ripresa parlamentare reca con sé anche altri provvedimenti, oltre all’ approvazione della politica economica. Fra questi spicca, per il dibattito che ha suscitato, il ritorno della regolamentazione degli orari dei negozi. L’obiettivo è la revoca della libertà di apertura, in particolare nei festivi e nelle 24 ore.
Premesso che al momento non è prevedibile l’esito della discussione e che non riteniamo giusto entrare nelle motivazioni di carattere religioso che potrebbero portare alla chiusura tre giorni alla settimana per rispetto delle tre grandi religioni monoteiste, vorremmo considerare alcuni aspetti economici.

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I benefici economici del verde

Diverse ricerche hanno dimostrato che la presenza di verde urbano di qualità nel quartiere degli affari e nelle aree commerciali può promuovere una percezione positiva dell’immagine dei negozi cui si accompagna una migliore predisposizione per gli acquisti. Un ambiente esteticamente gradevole attira infatti i clienti, riduce lo stress da shopping e migliora l’appeal degli esercizi commerciali.

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Michele Psello e la sua "Laus vini" mille anni fa…

Esattamente mille anni fa nasceva Michele Psello (1018-1078), uno dei più grandi e fecondi studiosi alla corte di Bisanzio. A quel tempo, passato l’anno mille, Bisanzio era nel pieno di una rinascita culturale che accompagnava la evangelizzazione dei popoli slavi. Psello, dopo aver fatto il giudice nelle province più lontane (1042) fu richiamato a Costantinopoli, dove gli fu affidata la cattedra di Filosofia e poi entrò nella segreteria del Basilius. Fra le migliaia di cose che scrisse, una riguarda da vicino la nostra rivista intitolandosi in greco Encomio del vino, un libello ora riproposto dall’editore fiorentino Daniele Olschki a cura di Lucio Coco che lo ha tradotto (Firenze, 2018).
Questa piccola opera è, in realtà, preziosa perché dimostra come il vino, anche in epoche così lontane, nel pieno medioevo, costituisse una bevanda preziosa e “sacra” per il mondo cristiano insieme con il pane e l’olio. Lo spunto a scrivere l’Encomio del vino venne all’autore quando irruppe nella sua casa, all’ora di pranzo, un conoscente “né sgradevole nell’eloquio né astemio”. Naturalmente, sedutosi, fu invitato a “desinare anche lui” e gli fu versato un calice di un vino che era stato donato a Psello. Questo vino esaltò l’ospite che si mise addirittura a ballare. Poi chiese da dove venisse quel nettare di Zeus e di Semele. Psello rispose che gli era stato donato da un “signore amico, importante per dignità”, e che riteneva quel vino prezioso perché il Nostro, gli aveva curato un dente dolorante proprio mentre lo beveva.
Non a caso l’autore dedicò il suo Encomio del vino proprio all’amico che glielo aveva donato. Scrive infatti, Psello, che è sempre da lodare chi offre in dono del vino poiché il vino, che per gli epicurei era “la bevanda più dolce e più gradevole fra tutte”, per i cristiani rappresentava “il sangue divino nei mistici sacrifici, la purificazione dal peccato e la salvezza di tutto il cosmo”. Il vino fu il primo dono che Dio fece agli uomini dopo il diluvio universale anche per le sue proprietà terapeutiche. “Il vino – scrive Psello – è una cosa buona in ogni occasione per tutti: per chi è di buon umore è un amico dell’allegria; è buono per chi è sano per la conservazione della salute; è una consolazione per chi è depresso ed è una cura per chi è malato”. “Il vino – scrive ancora il dotto – rallegra il cuore, incita alla gratitudine, muove al canto, genera commozione e richiama le lacrime che rendono propizio Dio”.

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Georgofili: ratificata la nomina del Presidente Vincenzini

E’ giunta con decreto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali l’attesa nomina a Presidente dei Georgofili dell’Accademico Prof. Massimo Vincenzini, che ha riscosso un’approvazione molto ampia dal Corpo Accademico votante.
L’11 giugno 2018, nell’Aula Magna dell’Ateneo fiorentino, nel corso di una Giornata dedicata allo scomparso Presidente Giampiero Maracchi, il Presidente Onorario Prof. Scaramuzzi, nel suo intervento, concluse esortando “tutti gli Accademici ad usare ciascuno la propria forza della ragione”. Confidando nelle serene e solidali decisioni che i Georgofili sono chiamati ad adottare, auspicava “una veloce ripresa delle attività prioritarie, capaci di valorizzare e sviluppare ulteriormente l’Accademia”.
Il giorno dopo, 12 giugno, il Consiglio Accademico convocato dal Presidente F.F. Pietro Piccarolo, discusse della possibile scelta di un unico candidato. Le ragioni espresse furono convincenti ed unanimi. Il Consiglio Accademico verbalizzò e sottoscrisse una lettera da tutti firmata, anche dai Presidenti delle sette Sezioni dei Georgofili, che fu quindi inviata agli Accademici votanti.
Il candidato prescelto, unanimemente sostenuto, fu il Prof. Vincenzini il quale stava ultimando i suoi incarichi all’Università e già da 6 anni era membro del Consiglio Accademico, con l’incarico di seguire l’amministrazione.
Le votazioni avvennero tra il mese di giugno e i primi di luglio. Lo spoglio dei voti si svolse il 12 luglio nella sede dell’Accademia, nel corso di un’assemblea del Corpo Accademico. Con un numero elevato di voti, fu eletto come nuovo Presidente il prof. Massimo Vincenzini. Occorreva tuttavia che il Ministero competente controllasse e ratificasse questo risultato, rimasto atteso per più di 2 mesi.
L’8 ottobre il nuovo Presidente Vincenzini ha formalmente iniziato il suo ruolo di Presidente dell’Accademia dei Georgofili. Gli esprimiamo le più sincere congratulazioni e i più vivi auguri di buon lavoro.

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L’Europa contro il progresso in agricoltura.

Il 25 luglio scorso la Corte di giustizia europea in una sentenza ha equiparato le varietà di piante ottenute dall'incrocio della stessa specie (cioè senza inserire un Dna estraneo, si chiama mutagenesi), agli organismi geneticamente modificati (Ogm) che invece presentano un patrimonio genetico inesistente in natura.  Il che significa autorizzare gli Stati membri a proibire quei prodotti.

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I Georgofili e le loro sezioni

L’Accademia dei Georgofili, fondata a Firenze nel 1753, dettò presto un significativo logo, come guida per gli intenti dei propri soci, rivolti soprattutto all’agricoltura, direttamente e indirettamente. Quel logo è stato e tuttora continua sempre ad essere espresso con le stesse tre parole latine: Prosperitati Publicae Augendae. E’ rimasto saldo ovunque l’Accademia svolga le sue attività rivolte al miglioramento del pubblico benessere, meritando apprezzamenti e sostenitori.

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I distretti del cibo: novità e aspettative

I Distretti del Cibo sono la forma rinnovata dei distretti in agricoltura che il legislatore nazionale ha proposto con la legge di bilancio 2018. Dunque, sono l’ultima generazione di quella grande famiglia di distretti che si sono diffusi nell’ultimo ventennio e sono stati posti per rinnovarne le finalità, allineandole con i nuovi obiettivi della PAC, di Cork 2.0 e delle politiche per l’ambiente e il cambiamento climatico.
I distretti in agricoltura nascono come uno strumento di politica economica finalizzato a organizzare e sostenere i sistemi produttivi agricoli e agroalimentari locali e promuovere lo sviluppo delle Comunità delle aree rurali, la cui identità storica e culturale diventa tratto distintivo ed elemento da valorizzare, unitamente allo specifico paniere di prodotti tipici e a denominazione.
Pur nell’articolata varietà di modelli che le Regioni hanno adottato, tali distretti operano attraverso lo sviluppo di progettazioni integrate del territorio distrettuale, che vedano coinvolte in modo sinergico iniziative sia private che pubbliche. Perciò il distretto è da considerarsi anche metodo di governance dei sistemi rurali, basato sul partenariato pubblico privato locale e sulla governance multilivello. Dunque i distretti rappresentano una forma compiuta di applicazione del principio di sussidiarietà in ambito economico, con effetti di riequilibrio territoriale e impatti sociali rilevanti, quali il contrasto allo spopolamento di tali zone.
All’atto pratico, sono strumenti complessi da utilizzare, e tuttavia si può sostenere che alla base del loro perdurante successo stia proprio la molteplicità di obiettivi privati e collettivi che consentono di perseguire in un quadro progettuale e programmatico unitario e integrato.

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“Fiorentina” patrimonio dell'UNESCO?

Al di là delle quasi generalizzate espressioni di soddisfazione, non prive di elementi di sorpresa, la notizia delle iniziative intraprese per far entrare la “Bistecca alla Fiorentina” nel Patrimonio dell’UNESCO merita qualche riflessione. E non potrebbe essere altrimenti quando, come in questo caso, si tratta di un prodotto risultante da una filiera complessa nella quale sono coinvolte molte, e diverse, categorie di operatori.  A monte però è necessario porsi la domanda se la Fiorentina si debba considerare un bene materiale o immateriale. La risposta non può che essere: “entrambi”, perché la “materialità” della Bistecca, taglio particolarmente pregiato del quarto posteriore, è innegabile. D’altra parte la stessa è frutto di una lunga tradizione culturale caratteristica di Firenze e, in parte, dell’intera Toscana, tradizione che non ha nulla da invidiare ad altre che, in diversi continenti, sono andate fregiandosi di questo riconoscimento in anni recenti. “Bene” anche immateriale dunque, che peraltro, al contrario di balli e canti di culture lontane, non credo corra il rischio di essere dimenticato, come non possono essere dimenticate Firenze e la Toscana. Ma torniamo alla “materialità” della Fiorentina. Nessuno può negare che la tradizione preveda l’impiego di bistecche provenienti da bestiame locale, in primo luogo di razza Chianina, sia per le oggettive caratteristiche di qualità, sensoriale e dietetica, delle carni provenienti da questa razza, che per le  dimensioni del taglio, che non possono limitarsi a questioni di spessore (voce troppo spesso esagerata) ma esigono anche una superficie ampia, raggiungibile solo in razze di grandi dimensioni come la nostra; in secondo istanza possono essere considerate altre razze autoctone locali  (Calvana in primis, Marchigiana, Romagnola, Maremmana) che, se non altro, condividono con la Chianina gran parte del patrimonio genetico e dei sistemi di allevamento e di alimentazione, nel pieno rispetto proprio delle tradizioni culturali che si intende valorizzare. Non avrei perplessità sull’uso di lombate di Piemontese o di Limousine italiana, ma ne avrei sull’impiego di razze extracontinentali, non perché il risultato sia per forza mediocre (anzi, per esperienza posso dire che una Fiorentina fatta con un taglio di Angus può essere ottima) ma perché è “diverso” da quello delle nostre razze in termini di quantità e distribuzione del grasso, di composizione chimica e di aroma. Non dimentichiamo che la specificità è il primo vero requisito qualità di un prodotto alimentare e un prodotto che può essere tutto e il contrario di tutto non può essere di qualità e tanto meno fregiarsi di un marchio come quello in discussione, da alcuni considerato prestigioso.

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