Nelle aree urbane, le piante, oltre a ossigenare l’aria, assolvono importanti funzioni ornamentali, paesaggistiche, ricreative e filtranti; tuttavia molte essenze sono spesso costrette a vegetare in ambienti non del tutto idonei alle loro specifiche esigenze fisiologiche e sono sottoposte a varie cause di stress alle quali, per la loro longevità e immobilità, non possono sottrarsi se non grazie a interventi antropici.
La gestione e la difesa del verde nelle aree urbane in relazione alle competenze richieste deve necessariamente coinvolgere figure specialistiche che vanno dal progettista del paesaggio, all’agronomo, al fitopatologo e all’entomologo in grado di progettare il verde e di gestire le avversità delle piante ornamentali su basi razionali.
Il tema dell’agricoltura e della gestione della fauna selvatica si inserisce nel quadro più ampio e complesso dei rapporti fra tutela dell'ambiente e agricoltura. Gli agricoltori sono sempre stati storicamente e sono tutt'ora i più interessati e quindi i più attenti alla tutela dell'ambiente, perché è la matrice naturale delle loro attività. Lo dimostrano, con esemplare evidenza, anche i disastri idrogeologici che avvengono nelle aree da essi abbandonate.
Dalla metà del secolo scorso, gli agricoltori hanno saputo incrementare le produzioni unitarie e migliorarne la qualità, adottando importanti innovazioni offerte soprattutto dalla genetica e dalla meccanizzazione (rivoluzione biotecnologica). Come in ogni cambiamento forzatamente rapido, qualcuno ha commesso anche errori, impiegando nuovi mezzi di produzione oltre i limiti della razionalità. Ma questo fa sempre parte dei rischi che ogni progresso può comportare e che può essere concordemente corretto. Contestualmente, sono andate però crescendo istanze ambientaliste che prescindono dai danni che possono a loro volta arrecare all'agricoltura.