Notiziario




Potatura: nuovi riferimenti normativi a supporto del verde urbano

La gestione del verde urbano, è un vero cruccio per le amministrazioni pubbliche, specie quando esso non è supportato da linee guida in grado di disciplinarlo. 
Di certo è che in molti stati del nord dell’Europa, degli Stati Uniti e in molti paesi asiatici esistono, da qualche tempo, delle “condizioni tecniche di massima per la cura degli alberi”
Sono regolamenti collettivi che supportano il collaudo e l’adeguatezza dell’affidamento del management del verde pubblico. 
In alcuni capitolati d’appalto, non si precisa con sufficiente chiarezza, cosa si descrive con la frase “cura di un albero” e spesso si sottintende che si debba recidere senza indulgenza o con irrazionalità; recuperare con interventi di riforma situazioni illogiche quando il danno fatto alla pianta è ormai irreversibile è costume assai diffuso. 

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I predatori delle uova di lepidotteri defogliatori

Numerose specie di lepidotteri defogliatori di interesse forestale depongono le uova in ovature costituite anche da centinaia di elementi. 

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Problematiche fitosanitarie del verde urbano

Nelle aree urbane, le piante, oltre a ossigenare l’aria, assolvono importanti funzioni ornamentali, paesaggistiche, ricreative e filtranti; tuttavia molte essenze sono spesso costrette a vegetare in ambienti non del tutto idonei alle loro specifiche esigenze fisiologiche e sono sottoposte a varie cause di stress alle quali, per la loro longevità e immobilità, non possono sottrarsi se non grazie a interventi antropici. 
La gestione e la difesa del verde nelle aree urbane in relazione alle competenze richieste deve necessariamente coinvolgere figure specialistiche che vanno dal progettista del paesaggio, all’agronomo, al fitopatologo e all’entomologo in grado di progettare il verde e di gestire le avversità delle piante ornamentali su basi razionali.

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Sopravviviamo grazie alle piante

Le piante costituiscono l’unica fonte di tutti i nostri alimenti (indirettamente anche di quelli d’origine animale), producono anche ossigeno e assorbono anidride carbonica, consentendo di mantenere una composizione atmosferica equilibrata e quindi di respirare. Senza l’attiva vegetazione delle piante (e produzione) non sopravvivremmo. Per questo abbiamo gradualmente imparato a coltivare la terra e renderla più fertile, anche nel tempo. 
Dalla metà del ‘700, i Georgofili hanno attivamente contribuito a razionalizzare le tecniche agronomiche e la tutela dell’habitat, nonché a difendere i terreni dalle erosioni e dai dissesti idrogeologici. 
Gli agricoltori sono stati sempre i più diretti interessati e quindi i più attenti alla tutela dell’ambiente. Lo stesso termine di agricoltura viene oggi più puntualmente definito come “razionale gestione delle fonti rinnovabili della biosfera”. E’ una definizione che ci richiama agli stretti legami concettuali e logici fra agricoltori e ambientalisti, oggi purtroppo improvvidamente malintesi.

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Gli orientamenti comunitari in materia di gestione del rischio in agricoltura

Nella sua storia, la PAC ha cercato di assicurare la sostenibilità economica delle imprese agricole attraverso il sostegno dei prezzi e un diffuso protezionismo, i pagamenti diretti, lo sviluppo rurale. Con la riforma in discussione, l’evoluzione prosegue con la proposta di nuovi strumenti di gestione dei rischi naturali e di mercato.
In Italia, la PAC ha mantenuto nelle aree rurali la presenza diffusa di piccole aziende, ma non è riuscita a ridurre alcuni gap strutturali e di produttività che mettono in difficoltà le nostre imprese rispetto ai tradizionali competitori europei, non ha favorito il ricambio generazionale e la diffusione di una forte imprenditorialità. 
Dobbiamo difendere la PAC e le risorse finanziarie a essa destinate, ma dobbiamo anche guardare più in alto per verificare l’efficienza della PAC rispetto agli obiettivi posti e alla necessità di una politica agraria forte e attenta ai cambiamenti di scenario.

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Vegetale a chi?

I vegetali rappresentano il 99,9 % della biomassa presente sulla Terra. Si tratta di un dato straordinario e poco noto: il 99,9% del peso di tutto quello che è vivo sul nostro pianeta è prodotto da organismi vegetali. Se un ipotetico alieno arrivasse in orbita intorno alla Terra per analizzarne le forme di vita presenti, non potrebbe giungere ad altra conclusione che il nostro pianeta è dominato dalle piante e che gli animali, nel loro insieme, rappresentano una trascurabile presenza. Com’è possibile, allora che esseri da noi percepiti come insignificanti, insensibili, immobili e privi di qualsivoglia attributo superiore siano riusciti ad imporre in maniera così definitiva ed indiscutibile la loro supremazia sulla Terra? Non li avremo sottovalutati? 
E dunque: le piante sono esseri intelligenti? 
A questa semplice domanda cercano di dare una risposta Stefano Mancuso e Alessandra Viola nel volume “VERDE BRILLANTE”che esce oggi, 20 marzo 2013, per i tipi di Giunti. 

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Meglio tardi che mai!

Fu così che Mark Lynas, fra i più autorevoli giornalisti britannici e noto ambientalista, chiese di partecipare alla riunione annuale dell’Associazione britannica degli agricoltori; in quella occasione prese la parola per affermare, riguardo alla sua militanza anti OGM: “Mi sbagliavo. Mi dispiace”.
Ovviamente, come tutti i convertiti, Mark Lynas esagera; più corretto sarebbe affermare che le tecniche di modificazione genetica che producono OGM non sono, in sé, destinate a produrre cose solo cattive, perché la tecnica sviluppata produce in funzione di ciò che l’uomo desidera, se ci riesce, ottenere. Pertanto, se il risultato è adeguatamente testato e sperimentato, esso non deve essere respinto, ma, invece, può essere utilizzato.
L’esperienza di trent’anni di soia GM, diffusa in tutto il mondo, ci rassicura sull’innocuità di questo seme, e solo il fanatismo ideologico può continuare a sostenere la sua pericolosità; d’altra parte, se milioni di diabetici insulinodipendenti sono in vita, ciò è dovuto a un’insulina prodotta da un batterio GM.  Un altro aspetto dei prodotti GM è quello che possono consentire la riduzione dell’uso di insetticidi, dato che molti di essi sono costruiti in modo da resistere a certi parassiti che infestano, d’ordinario, le piante non GM.

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Più attenzione al legno

Secondo dati Interpol, con tagli forestali illegali è prodotto il 50-90% del volume di legname grezzo nei principali Paesi tropicali, e il 15-30% di tutto il legname oggetto di commercio internazionale.

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Il Tartufo: Biologia e Gastronomia

L’Accademico Alfredo Pelle, del “Centro Studi Franco Marenghi“ dell’Accademia Italiana della Cucina, ha proposto per il tartufo una descrizione quasi poetica: “Sfuggente e misterioso, una vera araba fenice della gastronomia, inimitabile e inconfondibile, prolifera nel buio della terra, sollecitando la fantasia e l’immaginazione dei buongustai con un valore simile alle pepite d’oro dei cercatori del Far West”

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“Per Descrivere il Territorio. Agronomi, cartografi, naturalisti, viaggiatori nella Toscana tra il XVIII e il XX secolo”

Osservare, Descrivere, Migliorare. Entro questi tre parametri si colloca l’attività dei Georgofili in rapporto al territorio.
Per migliorare occorre conoscere e la conoscenza per gli agronomi e botanici dei secoli passati significava innanzitutto osservare e ratificare con la scrittura le osservazioni.
Ecco allora che le relazioni di viaggio, le guide, le note descrittive che qua e là compaiono nelle Memorie dei Georgofili, costituiscono per lo studioso di oggi un mezzo efficacissimo per avvicinarsi alla Toscana di ieri, una Toscana magari scomparsa e di cui quelle relazioni, quelle guide, quelle notazioni, costituiscono probabilmente l’unica testimonianza.

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Inusuali vie di ingresso di insetti esotici

Le invasioni biologiche da parte di fitofagi esotici che, con la globalizzazione dei mercati e con la rapida e intensa rete di trasporto, vengono trasferiti, in tempi sempre più brevi, in altri ambienti assumono preminente importanza fitosanitaria. Nelle aree di nuova introduzione, le specie dotate di elevato potenziale biotico e di ampia valenza ecologica, se trovano condizioni ambientali idonee al loro sviluppo, possono pullulare divenendo invasive con conseguenti alterazioni degli equilibri biologici degli ambienti colonizzati.Nelle aree di nuova introduzione, le specie dotate di elevato potenziale biotico e di ampia valenza ecologica, se trovano condizioni ambientali idonee al loro sviluppo, possono pullulare divenendo invasive con conseguenti alterazioni degli equilibri biologici degli ambienti colonizzati.

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Nomenclatura botanica scientifica e applicativa

Il Codice Internazionale di Nomenclatura Botanica regolamenta minuziosamente gli aspetti di metodo e di forma che conducono alla sistemazione tassonomica di una specie. Non si entra, però,  nel merito della congruità delle proposte. In materia di  ricerca scientifica questa libertà è sacrosanta.
Nell’ambito delle attività economiche e dell’applicazione delle leggi, invece, emergono le esigenze della certezza del diritto, di qui la necessità di vagliare la terminologia anche per evitare gli equivoci e distinzioni non rilevanti ai fini applicativi.  
Forse la scienza dovrebbe prevenire e correggere gli errori: non propagarli; invece ci sono nomi scientifici forieri di confusione.

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Agricoltura e gestione razionale della fauna selvatica

Il tema dell’agricoltura e della gestione della fauna selvatica si inserisce nel quadro più ampio e complesso dei rapporti fra tutela dell'ambiente e agricoltura. Gli agricoltori sono sempre stati storicamente e sono tutt'ora i più interessati e quindi i più attenti alla tutela dell'ambiente, perché è la matrice naturale delle loro attività. Lo dimostrano, con esemplare evidenza, anche i disastri idrogeologici che avvengono nelle aree da essi abbandonate. 
Dalla metà del secolo scorso, gli agricoltori hanno saputo incrementare le produzioni unitarie e migliorarne la qualità, adottando importanti innovazioni offerte soprattutto dalla genetica e dalla meccanizzazione (rivoluzione biotecnologica). Come in ogni cambiamento forzatamente rapido, qualcuno ha commesso anche errori, impiegando nuovi mezzi di produzione oltre i limiti della razionalità. Ma questo fa sempre parte dei rischi che ogni progresso può comportare e che può essere concordemente corretto. Contestualmente, sono andate però crescendo istanze ambientaliste che prescindono dai danni che possono a loro volta arrecare all'agricoltura. 

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Sfida sulla proprietà intellettuale

Un agricoltore americano, esattamente dello Stato dell'Indiana, V.H. Bowman si troverà a fronteggiare nella Suprema Corte degli Stati Uniti, il colosso multinazionale Monsanto. Lo scontro è sul prodotto "Roundup Ready" uno dei prodotti chimici, di impiego in agricoltura, più venduto al mondo. I semi di soia, trasformati con geni brevettati dalla multinazionale, danno origine a piante capaci di crescere bene anche in presenza dell'erbicida Roundup contenente glifosate.  I semi sono pertanto coperti da brevetto; ma se analoghi semi vengono non acquistati ma raccolti e riusati, magari in un silos granario, come ha fatto Bowman, il brevetto si applica ancora? 
Bowman e Monsanto hanno ovviamente pareri contrari.

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Ripresa e mezzi necessari

La crisi del 1929 provocò, negli USA più che altrove, un disastro socioeconomico di proporzioni enormi, inizialmente non curato o, meglio, curato con metodi del tutto inadatti, anzi capaci di portare alla disoccupazione oltre trenta milioni di persone.
Salito al potere con le elezioni del 1933, Roosevelt avviò una politica basata sulla spesa pubblica, che consentì la costruzione di dighe, strade, canali ecc., ma, soprattutto, che permise di riavviare al lavoro molti disoccupati. Costoro poterono, così, acquistare i beni di cui si erano privati per molti anni (scarpe, vestiti, ecc.) rimettendo, di conseguenza, in moto il sistema produttivo delle scarpe, dei vestiti, ecc. Anche il personale che lavorava in queste fabbriche riprese a guadagnare e, ovviamente, a spendere, rimettendo in funzione, progressivamente, l’intero apparato produttivo.
Tuttavia, la crisi era stata così profonda e grave che anche queste misure e i conseguenti successi non riuscirono a portare gli USA a un livello soddisfacente di occupazione e di redditi.
A quel punto sopraggiunse la II guerra mondiale, e gli americani, pur non entrandovi che anni dopo, incominciarono a produrre navi, armi, cibo, approvvigionamenti di tutti i tipi per sostenere la Gran Bretagna, e anche tutto questo influì sulla ripresa, che divenne sempre più impetuosa con l’entrata in guerra anche contro il Giappone, che aveva attaccato proditoriamente la marina USA ancorata nel golfo della perla.

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L'agricoltura non può rinunciare al progresso

Tre episodi presi dalla cronaca dei primi mesi dell’anno, per non parlare della riforma della Pac, mostrano come stia cambiando, giorno dopo giorno,  il modello europeo di agricoltura:  il 31 gennaio la Commissione, preso  atto di un rapporto sibillino dell’EFSA annuncia la messa al bando per due anni dei neonicotinoidi da impiegare su mais, colza, girasole e cotone a causa dei possibili danni provocati alle api; l’indomani Basf, dopo la prima, la famosa Amflora, rinuncia ad altre tre patate ogm per le incertezze del contesto europeo e le minacce di distruzione; pochi giorni prima la Francia ha confermato la sua guerra a oltranza al mais Mon 810.  
È l’immagine di un’agricoltura ferma, che mette produzione e produttività in secondo piano, ma in cui sembra prevalere un’interpretazione del principio di precauzione che diventa immobilismo di fronte all’innovazione ed ai progressi della ricerca. Il  contrario di ciò che si invoca per uscire dalla crisi in tutti i campi, dall’economia alla salute umana. 

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Le trappole per la cattura del Punteruolo rosso

Nelle  trappole istallate sull’Etna, a quote comprese fra 800 e 1100 m s.l.m.m., sono stati catturati 10 esemplari del Goncilo Chalcides ocellatus tiligugu, un sauro la cui ampia geonemia si estende dai Paesi mediterranei fino al Sudan, alla Somalia, alla penisola Arabica e all’Asia meridionale. In Italia è stato riscontrato in Sicilia, Sardegna, Lampedusa, Linosa e Campania.

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Un altro passo avanti verso la tutela giuridica degli alberi monumentali

Nel recente panorama legislativo si riscontrano sporadiche tracce di un larvato interesse del legislatore nazionale verso i c.d. alberi monumentali, a fronte del proliferare di normative ad hoc sul versante della legislazione regionale, dotate di cospicui caratteri di analogia nelle finalità, nella struttura e nel contenuto, mirate ad apprestare tutela e adeguata valorizzazione a questa particolare tipologia di alberi, che rivestono notevoli pregi naturalistici, come rari esempi di maestosità o longevità, o valenza culturale perché legati ad episodi della storia, o a particolari tradizioni locali. 
La duplice valenza degli alberi monumentali, naturalistica, dunque ambientale, e paesaggistica, nella moderna accezione lato sensu culturale del  termine, giustifica la diversa collocazione degli interventi del legislatore nazionale in materia.

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I nomi delle piante fra scienza e valore legale

Nel 1929 le specie vegetali presenti in Italia secondo la Flora Analiticadi Adriano Fiori erano 3.877; con la Flora d’Italia del Pignatti (1982) le specie diventarono 5.599;  con la Chek List  di Conti ed altri (2005) sono  diventate 6.711; in 76 anni  c’è stato un incremento medio annuo di  37 nuove specie. Ma gran parte dell’aumento del numero delle specie è dovuto all’applicazione di criteri di classificazione che danno valore sistematico a differenze minime o incerte, anche su caratteri diversi da quelli morfologici. Emblematico è  il caso  di Rubus fruticosus (il comune rovo che produce le more)  smembrato  in  ben 38 specie che è impossibile distinguere l’una dall’altra senza una analisi di laboratorio. Come fa un produttore di marmellata di more a certificare l’origine del suo prodotto specificando (come impone la legge) il nome scientifico della specie vegetale da cui ha tratto il suo prodotto? 

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L’Albo Nazionale degli Allevatori di Api Italiane

Il Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, il 30 gennaio 2013, ha approvato il Disciplinare dell’Albo degli Allevatori di Api Italiane, istituito con D.M. n. 21547 del 28.5.1999, come Albo Nazionale degli allevatori di Api Regine. La Commissione Tecnica Centrale determina i criteri e i parametri per la tipizzazione delle sottospecie autoctone allevate in Italia delle quali stabilisce i requisiti funzionali ai fini del miglioramento genetico e per la protezione. Inoltre promuove iniziative per la realizzazione di piani di selezione per la salvaguardia e il miglioramento del patrimonio genetico delle api italiane.

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I distretti in agricoltura verso il 2020

A buon diritto, i distretti in agricoltura devono essere considerati un fenomeno nuovo e che mostra di sapersi rinnovare nel tempo, abbandonando il luogo comune che vede decadere strumenti “passati di moda”. Al contrario, la dialettica messa in atto da Stato e Regioni in questi anni indica la volontà e la capacità delle istituzioni di apprendere e di innovare, come mostra l’analisi proposta nel volume appena uscito. 
Tale inquadramento del fenomeno distrettuale è proiettato nella prospettiva di riforma delle politiche europee per il prossimo periodo di programmazione 2014-2020.

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Prevenzione e sicurezza per i lavoratori in agricoltura

Il Comitato dell'Accademia dei Georgofili sulla "Prevenzione e sicurezza del lavoro in agricoltura", è sorto cinque anni fa allo scopo di promuovere la cultura della sicurezza in agricoltura e negli ambienti di lavoro. Quello dell'agricoltura, dopo l'edilizia, è il settore con il maggior numero di infortuni e di decessi, a causa delle condizioni di lavoro, dell'età degli operatori, dell'impiego di macchine, più affidabili rispetto al passato, ma non esenti da rischio, dell'uso di pesticidi, ecc.
Ogni anno il Comitato ha organizzato un incontro finalizzato ad offrire un momento di sensibilizzazione, formazione e confronto fra gli operatori sanitari (ASL in particolare), gli imprenditori agricoli, i ricercatori delle Istituzioni pubbliche e private del settore.
Per l'anno in corso, verrà organizzato a Torino, in collaborazione con l'Accademia di Agricoltura di Torino e il settore verde pubblico del Comune di Torino, una giornata di studio sulla sicurezza del lavoro nel tree-climbing, con convegno e prove dimostrative in campo. Si tratta di un settore in espansione, nel quale mancano linee guida comuni e precise indicazioni sulla prevenzione da attuare.
Inoltre l'impiego della motosega nell'attività di potatura presenta rischi elevati, sui quali occorre dare informazioni precise ed accurate. L'incontro ha lo scopo di  aprire un dibattito tra gli operatori del settore allo scopo di dare luogo a linee guida sicure e comuni.

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WATERFRONT: significato, problematiche e possibilità di sviluppo

Il termine inglese “Waterfront” può essere tradotto come “Fronti di territorio a contatto con l’acqua”.
Il tema è diventato, negli ultimi anni, di grande attualità e coinvolge ambiti sia urbani sia rurali, come città e paesi costieri e territori lungo fiumi e canali.
Nella parola waterfront è contenuto il termine fronte assimilabile alle parole “limite, bordo, soglia”, da intendersi però non solo come semplice linea, ma come “fascia di territorio” dove si incontrano identità diverse come l’acqua e la terraferma.
Il secondo termine è appunto l’acqua che è sede di vita e di risorse, ma anche di minaccia (mareggiate, esondazioni, incursioni) dalle quali l’uomo si è protetto nel corso dei secoli.
In tale complesso luogo di identità diverse, l’uomo ha costruito nel tempo edifici e infrastrutture che hanno modellato e ridisegnato questo affascinante limite.
In tal senso, i waterfront possiedono identità plurime e risulta interessante analizzarli in negativo e cioè in base a cosa non sono:
- non sono una linea, ma una rete di luoghi e funzioni, di collegamenti e “ricuciture” tra costa e città, tra parchi e attività urbane;
- non si identificano solamente con l’area portuale, ma si articolano in più funzioni abitative, produttive e ricreative;
- non sono zone chiuse, bensì perimetri permeabili e multiformi;
- non sono nodi locali, ma incroci di fasci infrastrutturali (marini e terrestri), sintesi di attività e spazi;
- non vanno considerati solo come luoghi di fruizione ricreativa, ma come luoghi dove si svolgono mix importanti di attività produttive e commerciali;
- non si tratta solo di conservare, ma di trovare sintesi creative tra tutela dell’identità dei luoghi e creazione di prospettive durature di sviluppo.

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