Più attenzione al legno

di Lapo Casini
  • 13 March 2013
Sembra scelto apposta per essere ricordato, il giorno 03/03/03: data di entrata in vigore del Regolamento Comunitario EUTR 995/2010, che coinvolge operatori e commercianti europei della filiera produttiva del legno. In questo senso interessa anche il settore forestale di casa nostra perché, mirando a contrastare a livello internazionale il commercio illegale di legname, obbliga le imprese a documentare la propria diligenza nel contenimento del rischio – anche inconsapevole – di commercializzare legname (o suoi derivati) prodotto in modo illegale rispetto alle norme del Paese di origine. Come l’HACCP in vigore da più di un decennio per l’agroalimentare (contro la contaminazione), si tratta di una responsabilizzazione del Titolare basata su valutazione del rischio, definizione delle misure di riduzione dello stesso, esibizione documentale agli eventuali controlli.
Secondo dati Interpol, con tagli forestali illegali è prodotto il 50-90% del volume di legname grezzo nei principali Paesi tropicali, e il 15-30% di tutto il legname oggetto di commercio internazionale. In termini economici il legno illegale origina danni diretti di almeno 7,5 miliardi di €/anno per mancati redditi e mancate imposte nei Paesi produttori, e incalcolabili danni indiretti in termini di sottosviluppo (sfruttamento del lavoro, corruzione, deforestazione, criminalità, riciclaggio denaro sporco ecc).
L’Italia è grande importatore di legno e derivati, anche sotto forma di biomasse per energia. È nota in particolare l’importanza del settore legno-arredo italiano, che al pari di altri settori del manifatturiero made in Italy sta reggendo alla crisi grazie all’export verso quei Paesi dove i consumi non sono crollati come invece in Italia: si tratta di un settore produttivo storicamente specializzatosi per distretti territoriali (della sedia, delle cucine, del mobile artistico, dell’imbottito, del serramento ecc) alcuni dei quali sono fornitori crescenti ad es. della multinazionale IKEA. Per quanto riguarda la materia prima legnosa, da decenni il settore legno-arredo italiano si approvvigiona solo marginalmente con provenienze nazionali, preferendo piuttosto forniture estere: rischiando così di concorrere all’illegalità originaria del legname estero. Ovviamente non è da sottovalutare il rischio di illegalità del legno prodotto dai boschi italiani.
Come per altri provvedimenti, anche in questo caso è a livello comunitario che maturano gli obiettivi strategici per i Paesi membri. Nell’applicazione del nuovo Regolamento, il nostro Paese è in ritardo sul piano istituzionale (non essendo stata individuata l’Autorità di Controllo), ma non secondariamente anche sul piano della governance settoriale: infatti i servizi - professionali, societari o categoriali che siano - ribattono sul nuovo obbligo e propongono indiscriminatamente le proprie soluzioni, mentre i diretti interessati - gli operatori - a corto di informazioni e nella generalizzata difficoltà economica e prospettica del momento attuale sono indotti a pensare ad un ennesimo adempimento, cui far fronte magari ignorandolo o viceversa ritenendolo il colpo di grazia. Questo può essere particolarmente vero per l’ampia fascia delle piccole realtà nostrane quali proprietà, aziende e ditte boschive. Il paradosso sarebbe se il Regolamento EUTR di fatto “sbagliasse” bersaglio e, invece di contrastare la deforestazione illegale altrove, finisse per scoraggiare magari il ceduo regolarmente autorizzato in Italia.

Foto dell’Autore c/o Segheria Morandini, Pelago FI