Notiziario




Un Testo unico in materia forestale: perché è importante e urgente la sua approvazione

E’ in fase di approvazione da parte del Consiglio dei Ministri il Testo Unico di legge in materia di foreste e filiere forestali. Nei mesi passati l’Accademia dei Georgofili si è impegnata, nella sua tradizionale funzione di alta istituzione scientifica orientata al confronto tecnico e all’elaborazione di buone politiche in campo agricolo-forestale, per discutere, perfezionare e indirizzare i contenuti del Testo Unico. Questo ruolo ha avuto il suo culmine nell’organizzazione del workshop “GESTIRE IL BOSCO: UNA RESPONSABILITA’ SOCIALE” organizzato a Roma il 25 ottobre del 2017 dove il mondo forestale si è confrontato con gli eletti nel Parlamento per discutere i contenuti del Testo Unico.
Dopo un paziente, ampio e trasparente lavoro di mediazione condotto per mesi sulla nuova normativa, in queste ultime settimane, all’approssimarsi della sua definitiva approvazione, sono emerse delle obiezioni estremamente critiche e francamente poco obiettive. In risposta a tali critiche è stato predisposto l’appello che viene pubblicato nel seguito, appello che l’Accademia sostiene sia nello stile della comunicazione, che nei contenuti.

Giampiero Maracchi

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MOTHER REGULATION (MR): regolamento della UE per armonizzare l’omologazione delle macchine agricole

Lo scopo è quello di aumentarne la sicurezza di impiego, a livello europeo, sia per gli operatori, sia per l’ambiente.

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NEMO’S GARDEN: quando l’agricoltura diventa sottomarina

Una serra sottomarina in profondità dove poter coltivare specie vegetali come il basilico: cosa hanno a che fare agricoltura e subacquea? Apparentemente nulla fino a qualche tempo fa. Oggi, grazie al progetto Nemo’s Garden sviluppato da Ocean Reef Group, azienda con base a Genova e una seconda sede in California che produce attrezzature subacquee, è possibile coltivare piante a 8-10 metri sotto il mare.

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La solitudine della specie umana

La nostra specie, come tutte le altre che ci hanno preceduto, in diverso modo è sempre stata a contatto con altre specie vegetali e animali, stabilendo rapporti identitari, come avvenuto nelle società dei cacciatori, degli allevatori e degli agricoltori. La stretta vicinanza fino alla coabitazione tra uomini e animali ha sviluppato una non sempre netta distinzione tra gli animali da reddito che forniscono lavoro, alimenti, materiali per l’abbigliamento e le decorazioni, e gli animali da compagnia o d’affezione.

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Etichetta di origine e protezionismo: intrecci pericolosi

La questione dell’etichetta di origine degli alimenti si mescola pericolosamente di questi tempi con la ripresa delle tentazioni protezionistiche. Da un lato si chiedono dazi e barriere “a protezione della qualità del made in Italy”, dall’altro si osannano acriticamente i provvedimenti governativi con cui i ministri Martina e Calenda introducono l’etichetta di origine obbligatoria.

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Un nuovo strumento per favorire il subentro generazionale in agricoltura

Il passaggio generazionale, è uno dei momenti più delicati e critici nella vita di un’impresa agricola, soprattutto delle imprese di piccole e medie dimensioni e di quelle familiari; la tendenziale inadeguatezza dei dati legislativi di riferimento, può creare una sorta di deriva generazionale, in grado di minare i presupposti stessi della sopravvivenza dell’impresa, e di riverberarsi, attraverso una pericolosa sequenza di effetti negativi, sul più ampio orizzonte del mercato, in termini di perdita di posti di lavoro e di benessere economico. Offrire all’imprenditore la chance di poter garantire, attraverso uno strumentario giuridico costruito ad hoc, la continuazione della sua attività imprenditoriale da parte di determinati soggetti che siano da lui ritenuti i più idonei a tale funzione, si rivela dunque la ricetta vincente per arginare le conseguenze perverse di una cattiva gestione della successione nell’impresa o dell’abbandono della stessa, e al contempo agevolare l’accesso alla sua gestione da parte dei giovani.
In questa direzione si colloca un nuovo strumento negoziale coniato all’art. 1, comma 119, dalla legge dicembre 2017, n. 205  Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020 (in Suppl. ordinario n. 62 alla Gazz. Uff., 29 dicembre 2017, n. 302) sia pure con una formulazione che tecnicamente presenta non pochi difetti sui quali non è questa la sede per soffermarsi: il contratto di affiancamento, mirato a favorire lo sviluppo dell'imprenditoria giovanile in agricoltura e agevolare il passaggio generazionale nella gestione dell'attività d'impresa per il triennio 2018-2020.
Il contratto, da allegare al piano aziendale presentato all'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA), può essere stipulato da imprenditori agricoli di cui all'articolo 2135 del codice civile, di età superiore a sessantacinque anni o pensionati, con giovani di età compresa tra i diciotto e i quarant'anni, anche organizzati in forma associata, che non siano titolari del diritto di proprietà o di diritti reali di godimento su terreni agricoli, e garantisce a questi ultimi accesso prioritario alle agevolazioni previste dal capo III del titolo I del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 185 Incentivi all'autoimprenditorialità e all'autoimpiego, in attuazione dell'articolo 45, comma 1, della legge 17 maggio 1999, n. 144. Con la stipulazione del contratto, che non può avere durata superiore a tre anni, l’imprenditore si impegna a trasferire al giovane affiancato le proprie competenze nell'ambito delle attività di cui all'articolo 2135 del codice civile; a sua volta, il giovane imprenditore agricolo si impegna a contribuire direttamente alla gestione, anche manuale, dell'impresa, d'intesa con il titolare, e ad apportare le innovazioni tecniche e gestionali necessarie alla crescita della stessa. Il contratto di affiancamento può prevedere un regime di miglioramenti fondiari anche in deroga alla legislazione vigente, e comporta in ogni caso la ripartizione degli utili di impresa tra il giovane e l'imprenditore agricolo, in percentuali comprese tra il 30 ed il 50 per cento a favore del giovane imprenditore.

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Mais: la scienza assolve gli ogm. Lo spiega uno degli autori* dello studio pubblicato su "Scientific Reports".

Il mais transgenico ha rese superiori rispetto al mais non ingegnerizzato, la granella contiene meno micotossine e fumonisina, non comporta rischi superiori al non transgenico per la salute dell’ambiente. Queste le conclusioni che arrivano da uno studio condotto da ricercatori italiani dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant'Anna e dell’Università di Pisa, con il coordinamento di Laura Ercoli, docente di Agronomia e Coltivazioni Erbacee all’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna. Lo studio, pubblicato su “Scientific Reports”, riguarda gli effetti della coltivazione di mais transgenico, prendendo in considerazione 21 anni di coltivazione mondiale, tra il 1996 - anno di inizio della coltivazione del mais transgenico - e il 2016. Non soltanto: per la prima volta lo studio dimostra, dati statistici e matematici alla mano, che il mais transgenico non comporta pericoli per la salute umana, animale e ambientale che siano superiori a quelli del corrispondente mais non transgenico. La storia delle piante transgeniche (si preferisce questo termine all’altro di “piante geneticamente modificate” in quanto quest’ultimo comprenderebbe anche le varietà vegetali migliorate con mutagenesi da raggi X; in effetti numerosi frumenti sono “geneticamente modificati”) nasce nel 1975 ma solo nel 1996 si passò alla coltivazione vera e propria.  Da allora, l’area coltivata si è estesa a 185 milioni di ha e coinvolge circa 15 milioni di agricoltori.
Lo studio raccoglie i risultati di ricerche condotte in pieno campo negli Stati Uniti, in Europa, Sud America, Asia, Africa e Australia, e paragona le varietà transgeniche con le parentali non transgeniche e ha dimostrato, in maniera decisa, che il mais transgenico è notevolmente più produttivo tra il 5,6 e 24,5 %, non ha effetto sugli organismi non-target, tranne la naturale diminuzione del Braconide parasitoide dell’insetto dannoso target Ostrinia nubilalis e contiene concentrazioni minori di micotossine (meno 28,8%) e fumonisine (meno 30,6%) nella granella.

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Il bello delle uova rosse

Nelle uova di gallina, oltre alla taglia o peso, freschezza, tipo di allevamento e alimentazione degli animali (uova biologiche, da galline allevate all’aperto, a terra o in gabbie) i consumatori sono attenti al colore del guscio e del tuorlo.

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Frodi agroalimentari: ruolo delle Istituzioni a difesa del consumatore*

Le frodi agroalimentari rappresentano a livello mondiale un “tarlo” in grado di erodere ogni anno tra il 2 ed il 15% del valore dell’intera produzione del comparto. Considerando i frequenti richiami, i rischi per il consumatore, la reputazione aziendale e tutto quanto ne consegue, il valore mondiale della frode alimentare pesa sulle imprese per circa 1,7 trilioni di dollari.

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Caldo, salute e produttività dei lavoratori agricoli

Il caldo è un problema a scala mondiale. Secondo un recente lavoro pubblicato sulla rivista “Nature Climate Change” (Mora et al., 2017) gli autori hanno stimato che la popolazione attualmente esposta a condizioni particolarmente critiche da caldo, per almeno 20 giorni l’anno, è di circa il 30%. Tale percentuale è purtroppo destinata ad aumentare nel corso di questo secolo anche se le emissioni di gas serra tenderanno a ridursi. Nella migliore delle ipotesi, per la fine del secolo, circa metà della popolazione mondiale sarà esposta a condizioni particolarmente critiche da caldo, con scenari ancor più drammatici se le emissioni continueranno ad aumentare. I lavoratori, per tutta una serie di motivi facilmente intuibili, sono tra i soggetti più vulnerabili al caldo, con effetti diretti sulla salute e conseguentemente sulla loro produttività, quindi con un importante impatto economico. Il settore agricolo, per le esposizioni prolungate all’aperto e l’intensità di lavoro fisico che richiede, è sicuramente uno dei settori lavorativi più sensibili. Nel 2016, in Toscana, gli infortuni in agricoltura sono stati poco oltre il 6% tra tutti gli infortuni sul lavoro (rispetto al 5.6% della media nazionale) con i valori più elevati sulle province di Siena, Arezzo, Grosseto e Firenze, che insieme rappresentano circa il 70% di tutti gli infortuni in agricoltura in Toscana. E’ da considerare, inoltre, che i lavoratori agricoli, per effettuare determinate mansioni, devono indossare specifici indumenti protettivi che, limitandone la dispersione del calore, aggravano ulteriormente lo stress da caldo. Un altro fattore che aumenta la vulnerabilità dei lavorati al caldo è rappresentato dall’età media dei lavoratori, stimata in progressivo aumento nei prossimi anni: per il 2030, in Italia, la forza lavoro con età tra 55 e 64 anni, sarà di circa il 26%, uno dei valori più alti d’Europa. Dalla letteratura scientifica è noto che gli effetti del caldo aumentano proprio all’aumentare dell’età a causa soprattutto della maggior presenza di patologie e del conseguente utilizzo di farmaci, alcuni dei quali interferiscono con il sistema di termoregolazione, rendendo il soggetto ancor più vulnerabile. Se poi consideriamo che, per effetto del cambiamento climatico, il nostro paese è interessato da una maggior frequenza e intensità delle ondate di calore, come dimostrato da un recente studio pubblicato lo scorso anno sulla rivista Atmosphere (Morabito et al., 2017), è facilmente comprensibile come siano indispensabili strategie di adattamento e soluzioni tecnologiche innovative mirate a migliorare la resilienza dei lavoratori agli effetti del caldo.

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Valdarno Superiore e Pratomagno: la quinta tappa del viaggio tra territori e prodotti della Toscana, ai Georgofili il 20 febbraio.

Martedì 20 febbraio 2018 a Firenze, nella sede dell’Accademia dei Georgofili, si svolgerà il quinto degli incontri organizzati insieme ad ANCI Toscana ed Unicoop Firenze per scoprire i territori della Toscana e valorizzarne i prodotti tipici.  Dopo Lunigiana, Garfagnana, Valdarno Inferiore e zone del Pistoiese, sarà la volta del Valdarno Superiore e del Pratomagno.

L’apertura dei lavori è prevista per le 9.30 con gli interventi di Giampiero Maracchi, Presidente dei Georgofili, Vittorio Gabbanini per ANCI Toscana, Sergio Chienni e Salvatore Montanaro, presidenti rispettivamente della Conferenza dei Sindaci del Valdarno aretino e dell’Unione Comuni del Pratomagno.

La prima delle relazioni, sul Valdarno Superiore, sarà svolta da un personaggio televisivo molto conosciuto: Federico Fazzuoli. Il Pratomagno sarà presentato invece da Enzo Brogi, Direttore de “Il Pratomagno”.
Dopo i territori si parlerà dei prodotti con Silvia Scaramuzzi dell’Università di Firenze (La valorizzazione collettiva dei prodotti tipici: opportunità e problematiche) e Manuela Giovannetti del Centro Nutrafood dell’Università di Pisa (Caratterizzazione salutistica dei prodotti tipici per la loro valorizzazione).
Francesco Cipriani dell’Azienda USL Toscana Centro e Fabio Voller dell’ARS (Agenzia Regionale Sanità) illustreranno “Prodotti e ricette nella Piramide Alimentare Toscana”.
Le iniziative di Unicoop Firenze per la valorizzazione dei prodotti toscani saranno infine descritte da Franco Cioni.

Dopo gli interventi programmati seguirà la presentazione dei prodotti tipici del Valdarno Superiore e del Pratomagno, a cura di Gianrico Fabbri di Slow Food.

PROGRAMMA (scarica il PDF)

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Perché io sono un albero

Non potrei essere che un albero. Sta scritto da qualche parte dentro di me, nella mia natura. Non è un caso.

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La simbologia degli insetti nell’arte figurativa

A partire dal ‘400, agli insetti raffigurati nelle opere d’arte, vengono attribuiti significati simbolici, tratti da episodi di fonti storiche, di poemi latini e greci, o della Bibbia. A eccezione di farfalle e api, l’immagine degli insetti era, in genere, negativa.

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Aglio, l’utilità dell’apparentemente inutile

Ubi Roma ibi allium è un antico detto attribuito ai legionari romani che avevano un’alimentazione basata su un chilogrammo e mezzo di pane integrale, un litro di vino e abbondante aglio. Una chiara dieta mediterranea, si direbbe oggi.
Il pane di farina integrale fornisce 3400 chilocalorie con 115 grammi di proteine e 100 grammi di fibra, il vino 1500 calorie più importanti minerali. In una dieta di 5000 chilocalorie necessarie per chi marcia con venti chilogrammi sulle spalle, per venticinque chilometri al giorno che diventano anche quaranta nelle marce forzate, a cosa serve l’aglio? Solo di recente abbiamo conoscenze sufficienti per dare una risposta soddisfacente e riconoscere all’aglio un ruolo di “antibiotico nutrizionale” che giustifica il suo largo uso, soprattutto nelle alimentazioni unilaterali e prevalentemente, se non esclusivamente, vegetariane come quelle dei soldati e anche dei gladiatori romani.
Le attività antibiotiche dell’aglio sembra siano state già notate nel 1858 da Luis Pasteur, ma è nel 1944 che Chester J. Cavallito e John Hays Bailey isolano e studiano l'allicina, un composto solforganico dell’aglio, che rappr-senta il meccanismo di difesa dell'aglio da parassiti e infezioni. Dopo queste ricerche, vi è una consistente bibliografia sulle azioni antibiotiche dell’aglio. Altre componenti dell’aglio con attività antibiotica sono il bisolfuro di allile, l’allipropile allicina e la garlicina. L'allicina possiede un’attività antibiotica con potere inibente su numerosi tipi di batteri, tra i quali anche quelli responsabili del tifo, ed è stata proposta per il trattamento dei ceppi di Staphylococcus aureus meticillino-resistenti (MRSA), perché elevata è la sua attività anti-microbica contro microrganismi resistenti agli antibiotici. L’allicina dimostra attività inibitoria sull’88% dei ceppi batterici a una concentrazione minima inibitoria (CMI) di 16 mg/L e sulla totalità dei ceppi a 32 mg/L. La concentra-zione minima battericida (CMB) é nell'88% dei ceppi alla concentrazione di 128 mg/L, e nella totalità dei ceppi alla concentrazione di 256 mg/L.
L’attività antibiotica dell’aglio si rivela utile durante la prima guerra mondiale, quando i medici delle armate britanniche, francesi e russe, trattano con il succo di aglio le ferite infette. Durante la seconda guerra mondiale, quando inglesi e americani hanno scoperto la penicillina, l’estratto d’aglio è ancora utilizzato dai medici dell’Armata Rossa ed è denominato “penicillina russa”.

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Effetto serra, effetto guerra

Il 1 febbraio scorso si è svolto all’Accademia dei Georgofili un seminario dedicato ai cambiamenti climatici e gli scenari di rischio. Uno dei relatori è stato il ricercatore CNR Antonello Pasini, il quale ha intitolato il suo interessante intervento “Effetto serra, effetto guerra”, come il libro da lui recentemente pubblicato (ed. Chiarelettere), scritto a quattro mani con Grammenos Mastrojeni, diplomatico del Ministero degli Esteri, esperto di conflitti e migrazioni.

In “Effetto serra, effetto guerra” si parla delle conseguenze conflittuali e migratorie dell'innalzamento del livello del mare, della fusione dei ghiacciai con conseguente scarsità delle risorse idriche, della siccità e della desertificazione, della maggiore virulenza delle piogge, ecc.: tutto ciò in varie parti del mondo. Man mano che si procede, tuttavia, l'analisi si fa via via più vicina a noi, perché i bubboni di instabilità sembrano convergere in centri concentrici sul Mediterraneo, dove è proprio l'Italia che rappresenta il ponte naturale con l'Europa per tanti disperati. Ma cosa c'entra il clima con i conflitti, le migrazioni e magari il terrorismo?
Il mondo (il sistema Terra, direbbe uno scienziato) è interconnesso, molto complesso e con dinamiche globali. Tuttavia, ci sono problemi che appaiono a sé stanti e ben delineati. Uno di questi sembra essere quello del riscaldamento globale. Sappiamo a che cosa è dovuto e sappiamo quali sono i possibili rimedi: conversione ad una economia decarbonizzata, utilizzo di energie rinnovabili, risparmio energetico, riciclo, ecc. Come noto, il riscaldamento globale recente è stato creato principalmente dalle emissioni di gas serra dei paesi industrializzati e ora vi contribuiscono i giganti asiatici, dunque gli altri sembrano entrarci poco. Ma è veramente possibile risolvere il problema dei cambiamenti climatici senza risolvere i tanti squilibri economici e sociali che ci sono nel nostro mondo, e che appaiono essere le cause principali di guerre e migrazioni?

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Il mistero degli alveari del Verga

Numerosi studiosi hanno cercato di spiegare perché i “seggioloni antichi”, del terzo capitolo di "Mastro Don Gesualdo", diventano “alveari” nel quinto capitolo. Il Mazzarino, nel saggio “Seggioloni e alveari nella sala grande di Casa Trao”, ha legittimato l’uso del termine “alveari” con ragioni di ordine etnologico, riscoprendo il preciso legame fra api e morte, operante in riti funebri di molte regioni di Francia e Spagna.

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Il DNA mitocondriale : storia e implicazioni di una grande scoperta

La scoperta dei «genomi citoplasmatici», cioè del DNA mitocondriale e del DNA plastidico, rappresenta una pietra miliare di grandissima importanza nella Biologia degli ultimi 50 anni. Essa ha implicazioni rilevanti che riguardano non solo i concetti di base della Biologia, ma moltissime applicazioni pratiche, dalla Medicina, all’Ambiente, all’Agricoltura ...

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Nuovi alimenti per tavole post moderne

Colazione, pranzo e cena segnavano una precisa e chiara scansione della tavola di un bel tempo passato, mentre oggi sulle tavole postmoderne dei brunch, apericena e buffet gli alimenti cambiano e conquistano nuove qualificazioni e ruoli che coinvolgono le produzioni alimentari.
Molti e sostanziali sono i recenti cambiamenti nella composizione, denominazione e scansione temporale dei pasti e odiernamente la colazione del primo mattino che rompe il digiuno notturno (da qui le denominazioni inglesi e francesi di breakfast e di petit dejeuner) non è più la collazione o riunione degli avanzi del pasto della sera precedente e in Italia si riduce a un caffè e al più un cornetto o brioche.
Nell’attuale grande modificazione del nome e dell’ora dei pasti, per gli inviti adesso si è costretti a precisare l’ora della colazione, pranzo o cena, senza contare che queste ore non solo variano nei diversi paesi ma anche nella stessa Italia mutano tra le diverse regioni settentrionali, centrali e meridionali. La confusione non cessa da quando compaiono nuovi momenti, tipologie e denominazioni dei pasti con parole – macedonia come il brunch della tarda mattina, soprattutto domenicale (commistione tra colazione e pranzo, dall’inglese breakfast e lunch) e il recente, dilagante apericena della serata che si prolunga fino alla notte (aperitivo associato a cena) costituito da un aperitivo servito insieme con una ricca serie di stuzzichini e accompagnato da assaggi di piatti differenti, salati e dolci, che può essere consumato al posto della cena. Definizione peraltro non esatta, perché l’aperitivo non apre una cena che non esiste essendo solo un prolungamento di un sostanzioso aperitivo e per questo è più corretta la dizione di aperitivo rinforzato.
Nella nuova organizzazione delle tavole non cambiano soltanto i tempi e le denominazioni dei pasti, ma anche i loro contenuti e si tende a tornare alla moda rinascimentale e barocca del buffet, tanto che è stata creata una nuova scienza o disciplina della ristorazione, la buffettistica. Un’abitudine, quest’ultima, che ha il suo successo per diversi motivi: opportunità di preparare i cibi in anticipo con migliore utilizzo del personale di cucina, ridotto personale di servizio in sala perché il buffet si avvale di un autoservizio del consumatore, possibilità di quest’ultimo di soddisfare i propri gusti scegliendo i cibi che preferisce e, non da ultimo, grande diversificazioni e magnificenza delle presentazioni dei cibi che con facilità possono dare il messaggio di ricchezza del convivio.
Con i nuovi stili di vita postmoderni e i cambiamenti nella organizzazione della tavola mutano anche i contenuti e i cibi consumati.

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Gestione del rischio in agricoltura: se ne parla ai Georgofili il 15 febbraio

Giovedì 15 febbraio 2018 a partire dalle ore 9.30, si svolgerà all’Accademia dei Georgofili una giornata di studio su “La gestione del rischio in agricoltura”, che vedrà la partecipazione di studiosi appartenenti a diverse aree disciplinari, di rappresentanti dei soggetti pubblici e privati e di organizzazioni consortili e professionali operanti nella gestione dei rischi, di rappresentanti delle Istituzioni europee e del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

Il presupposto stesso della specialità dell’impresa agricola è stato a lungo individuato nell’essere tale impresa assoggettata al rischio biologico connaturato al proprio oggetto, al rischio meteorico per la sua immediata esposizione ai fattori climatici, al rischio ambientale in ragione del suo operare in un ambiente naturalmente aperto a reciproche interferenze ed influenze. A questi profili di rischio, tra loro strettamente legati siccome tutti espressione del ciclo della vita, si è aggiunto con rilievo crescente il rischio determinato dalla progressiva apertura dei mercati e dall’abbandono di politiche di garanzia dei prezzi. Sicché il rischio di mercato, nelle sue plurime declinazioni legate alla crescente globalizzazione dei commerci, è divenuto centrale all’interno dell’intero perimetro dei rischi in agricoltura.

La Giornata di studio organizzata dall’Accademia dei Georgofili, in collaborazione con l’AIDA-IFLA, si propone come occasione di confronto su questi temi, ed intende esaminare criticità e punti di forza dei sistemi di gestione dei rischi realizzati nel nostro paese, in altri paesi europei, e negli USA, in riferimento a temi nuovi e risalenti.


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