Notiziario















Il sapore della temperatura

Sgradevole è un bicchiere di vino frizzante tiepido mentre piacevole è il pane caldo e se la temperatura non ha un sapore tuttavia permette d’apprezzare le caratteristiche di consistenza, aroma e sapore dei diversi alimenti e quindi il sapore della temperatura non è una falsità come la forma dell’acqua.
La temperatura di un alimento influisce sulla percezione del gusto che avviene nelle papille gustative della lingua e si completa con l’aroma percepito dai ricettori della mucosa nasale.

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Ortofrutta nel porto delle nebbie

L’ortofrutta italiana ha tanti problemi, ma riserva anche tante sorprese. L’ultima è certamente il record dell’export nel 2017, che nessuno si aspettava. L’anno si è chiuso con 5 miliardi di vendite sui mercati esteri, con un incremento del 3% rispetto al 2016, un record storico nella storia della Repubblica. Un record frutto dell’aumento del valore delle nostre esportazioni e del contemporaneo calo dei volumi, quindi prezzi più alti.

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Un prototipo del moderno stendibiancheria mobile: idea geniale di Vincenzo Chiarugi

Tralasciare di estendere “a ogni parte di pubblica, e di privata economia” quei principi “stabili e ragionati” già applicati alle scienze fisiche, sarebbe stato, a giudizio del medico empolese Vincenzo Chiarugi (1759-1820), un vergognoso abuso sociale.
Chiarugi, dopo aver svolto un periodo di praticantato presso l’ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze, diresse a partire dal 1788, l’ospedale detto di Bonifazio essenzialmente dedicato ai malati mentali. Grazie ai provvedimenti legislativi del Granduca e all’impegno del Nostro, le malattie psichiatriche sono finalmente viste fuori da ogni pregiudizio e valutate come e vere proprie patologie degne di appropriate terapie. Al Georgofilo Chiarugi (accademico ordinario dal 4 agosto 1791) va riconosciuto il merito di essere stato in Italia uno fra i primi medici ad adoperarsi in tal senso.
Ma nella sua attività Chiarugi non fu solo scienziato, ma fu anche uomo di pratica economia. Consapevole del grande dispendio di mano d’opera e di combustibile entrambi indispensabili elementi per “rasciugare … le biancherie” dei due grandi ospedali fiorentini nei giorni e nelle stagioni poco favorevoli, egli ideò un sistema di fornelli, tubi e sostegni in legno per la biancheria grazie al quale era possibile risparmiare numero degli addetti, tutelarne la salute e contenere la quantità di combustibile.
Di tutto questo ne parlò ai Georgofili in un suo lungo studio che presentò in occasione dell’adunanza del 3 aprile 1805. La memoria, intitolata Sopra un metodo economico per rasciugar le biancherie nei grandi ospedali e conservata nell’Archivio Storico dell’Accademia, consiste in 10 carte manoscritte e due belle tavole a colori con relativa spiegazione.

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Salute e sicurezza sul lavoro in agricoltura e selvicoltura: incontro con INAIL ai Georgofili il prossimo 8 maggio

Martedì 8 maggio alle ore 9.00, nella sede dell’Accademia dei Georgofili, si svolgerà un seminario su: “La salute e sicurezza sul lavoro in agricoltura e selvicoltura. Gli strumenti previsti da Inail a sostegno delle imprese e dei lavoratori agricoli”, organizzato dall’Accademia insieme a Inail Direzione Regionale Toscana.
L’incontro si inserisce nel rapporto di collaborazione tra Accademia dei Georgofili ed Inail sui temi della prevenzione per la sicurezza sul lavoro in agricoltura e selvicoltura ed è dedicato a fornire un’informazione mirata su finalità, caratteristiche e modalità di partecipazione all’Avviso pubblico ISI 2017, con un focus sulle agevolazioni previste per la bonifica e smaltimento amianto in agricoltura e selvicoltura. L’obiettivo è quello di favorire la più ampia adesione delle imprese alle procedure di incentivazione e sostegno per il miglioramento della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. I fondi messi a disposizione attraverso il bando ISI 2017, per la Toscana pari a 16.241.828,00 Euro, sono suddivisi in cinque assi di finanziamento, differenziati in base ai destinatari e alla tipologia dei progetti che saranno realizzati.
Gli interventi e i tavoli tematici del seminario, curati dalle professionalità Inail, oltre ad offrire un’informazione tecnica qualificata, contribuiranno a veicolare il messaggio valoriale finalizzato a sottolineare quanto l'investimento in sicurezza sia necessario sotto il profilo umano, sociale, economico e della competitività delle aziende.
Al termine dei lavori sarà presentato un protocollo di intesa tra Accademia dei Georgofili e Inail Toscana, mirato a programmare e promuovere attività di comune interesse nelle tematiche dell’agricoltura, della selvicoltura, della tutela ambientale, della sicurezza e qualità alimentare e dello sviluppo del mondo rurale mettendo in particolare risalto, ovviamente, la prevenzione e la sicurezza sul lavoro nel settore agricolo e forestale.

INFORMAZIONI SUL BANDO ISI 2017 (https://www.inail.it/cs/internet/attivita/prevenzione-e-sicurezza/agevolazioni-e-finanziamenti/incentivi-alle-imprese/bando-isi-2017.html)


PROGRAMMA DEL SEMINARIO (scarica qui il pdf)

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Scienza e fenomenologia del kebab

Da sempre i popoli mangiano carni arrostite e nella Fertile Mezzaluna, circa nel Decimo secolo dell’Era Corrente, i Persiani in uno scritto medico usano la parola kebab per indicare la grigliatura, ma soltanto in tempi recenti, sembra nel XIX secolo, a Bursa, in Turchia, avviene la rivoluzione dello spiedo verticale.

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La micropropagazione e le tecnologie in vitro al XXX International Horticultural Congress di Istanbul

Dal 12 al 16 agosto, presso il Centro Congressi di Istanbul, si terrà il “XXX International Horticultural Congress” (http://www.ihc2018.org), l’evento principe, a cadenza quadriennale, dell’International Society for Horticultural Science (ISHS). Dopo l’eccezionale successo delle ultime due edizioni in termini di partecipazione (Lisbona e Brisbane, rispettivamente nel 2010 e 2014), si hanno grandi aspettative anche per questa edizione dall’ambizioso motto Bridging the World through Horticulture  che si svolgerà in una delle più affascinanti e “dense di storia” città del mondo.

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La degenerazione del paesaggio delle ville venete

Le ville venete costituiscono una componente fondamentale del patrimonio storico e culturale del Veneto e la loro importanza è stata riconosciuta dall’UNESCO che tra il 1994 e il 1996 ha inserito 24 ville di Andrea Palladio tra il patrimonio dell’umanità. La loro diffusione nel territorio, iniziata nel Quattrocento, ha interessato larga parte della regione contribuendo profondamente alla definizione delle caratteristiche del suo paesaggio. All’inizio del Quattrocento la politica della Serenissima subì un radicale mutamento che la portò nel giro di pochi anni ad estendere i suoi domini all’entroterra, creando un vasto dominio che si estendeva nel Veneto, nel Trentino, nel Friuli e in parte della Lombardia. La nobiltà veneziana acquisì gradatamente vasti possedimenti e investì ingenti capitali nell’agricoltura. Nelle proprietà sorsero delle ville che assunsero la duplice funzione di luogo di piacere e di centro di un’azienda agricola. Nel territorio veneto erano già presenti agli inizi del Quattrocento degli insediamenti nobiliari che presentavano però caratteristiche per certi versi diverse da quelle della villa veneta così come si andarono configurando dalla seconda metà del Cinquecento. Le ville più antiche della nobiltà originaria della terraferma, anche per ragioni di sicurezza, avevano conservato una struttura che rifletteva la loro origine feudale. Le dimore rurali erano generalmente circondate da alte mura e da torrioni che avevano una funzione difensiva dovuta all’insicurezza del territorio circostante. L’affermazione del dominio della Serenissima, da un lato rese più sicuro il territorio facendo venir meno la necessità di tale isolamento, dall’altro estese al territorio regionale l’uso della villa quale luogo di delizie e di riposo. A tale riguardo, un ruolo centrale fu svolto dalla cerchia degli umanisti che si andavano raccogliendo attorno a Gian Giorgio Trissino e alla sua Accademia di cui fece parte Andrea Palladio. Essi ripresero la concezione classica della villa romana di età imperiale vista come luogo di riposo e di riflessione filosofica per il nobile in cui una funzione fondamentale era svolta dal contatto con la natura e con il paesaggio naturale o coltivato circostante. La villa veneta così come si andò configurando nel pensiero e nelle opere di Andrea Palladio divenne perciò una struttura fortemente inserita e integrata nel paesaggio. Secondo Palladio un edificio prestigioso doveva essere ben visibile dalla campagna, ma, al contempo, doveva garantire una buona visibilità del paesaggio circostante sia per ragioni economiche che estetiche. La villa comunque mantenne sempre uno strettissimo legame con l’agricoltura e fu spesso il centro di un’azienda agricola come testimoniato dalla sua struttura architettonica. Al corpo padronale centrale si affiancarono sempre strutture produttive quali le ampie barchesse che servivano per il deposito dei mezzi e dei prodotti e le torri colombare.

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La capitozzatura, brutta e dannosa

La capitozzatura consiste, come è noto, nel drastico raccorciamento del tronco o delle branche primarie (sbrancatura) fino in prossimità di questo. Tale operazione è una delle principali cause delle cattive condizioni in cui versano molti alberi ornamentali. Il tronco capitozzato viene, infatti, lasciato dal taglio senza difese e così i tessuti, anche nelle specie con buona capacità di compartimentalizzazione, iniziano a morire dalla superficie del taglio stesso verso l’interno. La corteccia, inoltre, viene improvvisamente esposta ai raggi solari, con un eccessivo riscaldamento dei vasi floematici più superficiali, che sono danneggiati. La capitozzatura è, perciò, un’operazione che deve essere evitata ogni volta che sia possibile. Nel caso in cui non esistono alternative, si dovrà operare in modo da ridurre al massimo i danni per la pianta.
I dati relativi agli effetti della capitozzatura sono, tuttavia, di carattere prevalentemente pratico ed empirico, mentre limitati sono i risultati della ricerca a causa del tempo richiesto per l’ottenimento di risultati attendibili e replicabili e dell’impegno economico necessario.
Interessanti appaiono i risultati ottenuti in una sperimentazione pluriennale condotta presso la Fondazione Minoprio su piante di Acero montano sottoposte a diversi tipi di potatura. I risultati indicano che le conseguenze delle potature dipendono in larga misura dalla tipologia di intervento eseguita sull’albero. Le tecniche, come la capitozzatura, che rimuovono la gemma apicale senza lasciare e/o impostare un germoglio che possa diventare il nuovo ramo leader della branca portano a uno sviluppo maggiore di succhioni, che spesso risultano codominanti. Questi crescono velocemente producendo una grande area fogliare nel tentativo di vincere la competizione di quelli vicini e per questo sviluppano foglie molto larghe, ma molto sottili, e ricche in clorofilla, così da massimizzare l’assimilazione carbonica quando le condizioni ambientali non sono limitanti. Il rovescio della medaglia è che questa struttura morfo-funzionale modificata, a causa della ridotta massa fogliare specifica, è molto suscettibile a vari tipi di stress, biotici e abiotici. In un certo senso la potatura fa regredire il ramo potato a un comportamento più pionieristico, che però risulta meno tollerante agli stress ambientali, come evidenziato dall’alta frequenza di disseccamenti osservata nelle branche capitozzate. I germogli da gemme avventizie o latenti che si sviluppano a seguito di questo tipo di taglio risultano uniti più debolmente alla branca genitrice, portando nel tempo a maggiori problemi di stabilità.

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Asparagi e un’emanazione ancora misteriosa

Gli asparagi, un genere che comprende centocinquanta specie una delle quali l’Asparago officinalis L., sono coltivati da almeno duemila anni, e quando sono mangiati danno aull’urina un cattivo e intenso odore che per alcuni ricorda quello del cavolo marcio. Una conseguenza che per la prima volta pare segnalato nel 1731 da John Arbuthnot, medico della regina Anna di Gran Bretagna.

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La degradazione del suolo minaccia l’umanità

Il 25 marzo 2018 un articolo del giornale francese Le Monde titolava: “Il declino della biodiversità minaccia l’umanità”, sottolineando che “in tutto il mondo il declino della biodiversità prosegue, riducendo in maniera considerevole la capacità della natura di contribuire al benessere delle popolazioni. Non agire per fermare questo processo significa mettere in pericolo non solo il futuro che vogliamo ma anche la vita che conduciamo oggi”. In sostanza l’articolo sintetizza l’avvertimento della Piattaforma intergovernativa scientifica e politica sulla biodiversità e i servizi eco-sistemici (IPBES), riunita dal 17 al 25 marzo a Medellin (Colombia), per la sua 6° sessione plenaria.
La diversità biologica o “biodiversità” viene definita come “la variabilità degli organismi degli ecosistemi marini, d’acqua dolce e terrestri di cui essi fanno parte”, includendo in questo concetto la diversità all’interno delle specie (diversità genetica), quella interspecifica (diversità specifica) e quella ecosistemica (diversità ecologica). Il suolo è uno degli ecosistemi più complessi in natura e uno degli habitat più variegati sulla terra: esso contiene una miriade di organismi diversi, i quali favoriscono e partecipano ai cicli globali che rendono possibile la vita. Sebbene il suolo ospiti il maggior numero di comunità di organismi sulla Terra, tale biodiversità rimane per la maggior parte ignota all’uomo poiché si trova sotto la superficie del suolo, cioè sotto i piedi. Pochi grammi di terreno possono contenere miliardi di batteri, centinaia di chilometri di ife fungine, decine di migliaia di protozoi, migliaia di nematodi, alcune centinaia di insetti, aracnidi, vermi e centinaia di metri di radici di piante.
La biodiversità del suolo è strettamente legata al contenuto di sostanza organica e, a questo proposito, l’allarme lanciato dal suddetto articolo diventa ancora più drammatico considerando proprio la conclamata perdita di sostanza organica e, quindi, di biodiversità, che provoca la degradazione del suolo stesso, interamente imputabile alle attività antropiche, agricole ed extra-agricole.
Il 21,3% dei suoli del territorio nazionale è a rischio di desertificazione (41,1% nel Centro e Sud Italia). La degradazione del suolo avvenuta negli ultimi 40 anni ha provocato una diminuzione di circa il 30% della capacità di ritenzione idrica dei suoli italiani, con un relativo accorciamento dei tempi di ritorno degli eventi meteorici in grado di provocare eventi calamitosi.

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Inaugurazione del 265° Anno Accademico dei Georgofili

Venerdì 20 aprile 2018, alle ore 10.30, nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze, si svolgerà la cerimonia ufficiale di inaugurazione del 265° Anno Accademico dell’Accademia dei Georgofili.

Dopo i saluti delle Autorità e la relazione del Presidente facente funzione, Prof. Pietro Piccarolo, la prolusione sarà tenuta dal Cavaliere del Lavoro Luigi Cremonini (Presidente di Inalca e del Gruppo Cremonini) su: "Prospettive dei rapporti tra agricoltura e agroindustria".

Nel corso della cerimonia verranno consegnati i diplomi ai nuovi Accademici Emeriti, Ordinari, Corrispondenti Stranieri ed Onorari.

Verranno inoltre premiati i vincitori dei premi “Antico Fattore”, “Donato Matassino”, “Prosperitati Publicae Augendae” ed "Agro Innovation Award”.

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A un mese dalla scomparsa di Giampiero Maracchi

I membri del Consiglio Accademico e tutto il personale dell’Accademia ricordano con affetto il Prof. Maracchi e ringraziano tutti coloro che hanno espresso la loro vicinanza e sostegno in questo triste momento.

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Pericoli dalle verdure crude

Molto spesso i consumatori, che sono attenti alla sicurezza degli alimenti d’origine animale, pur allarmati e attenti alle contaminazioni ambientali degli alimenti d’origine vegetale, hanno una scarsa percezione del rischio per le infezioni che possono contrare da questi ultimi alimenti, che invece sono all’origine di incidenti anche gravi, di ampia espansione e che paiono in aumento, almeno da quando si compiono precisi controlli.

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Recupero delle acque nei serbatoi artificiali: il ruolo delle agrotecniche

L’agricoltura italiana ha fornito validissimi esempi di “water harvesting”, come i laghetti collinari nel Centro Italia o le cisterne interrate nelle zone carsiche del Sud. Questo servizio ecologico delle aziende agrarie torna di attualità in considerazione delle anomalie climatiche e soprattutto del regime delle piogge.

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Processi innovativi per la valorizzazione alimentare delle biomasse

In questo settore esistono un gran numero di innovazioni possibili. In questa sede vorremmo fare solo un paio di esempi che possano illustrare alcune possibilità che riteniamo potrebbero essere affrontate ed approfondite da parte dei ricercatori, per verificare la loro possibile realizzazione.
Nel primo caso, dovremmo studiare come utilizzare le leguminose da granella e i cereali per ottenere, come nel caso del latte di soia e dei vari prodotti solidi derivati, alimenti liquidi e solidi innovativi derivati da semi e vegetazione che abbiano una composizione chimico-nutrizionale abbastanza simile a quelle del latte e delle carni, da utilizzare direttamente, in particolare da parte di giovani ed anziani, inserendo eventualmente nel prodotto finale anche estratti, succhi e componenti di varia origine che conferiscano sapori, colori e profumi più gradevoli per i consumatori.
Potremmo anche, ad esempio, usare i vari tipi di malto, prodotti con i cereali più idonei e disponibili, non solo per produrre liquidi alcolici, come prevalentemente fatto finora, ma per fornire carboidrati ben digeribili a liquidi sostitutivi del latte ed a prodotti solidi anche parzialmente sostitutivi delle carni, cui potrebbero essere aggiunte proteine e lipidi ottenuti dalla granella di soia (le cui proteine già sono oggi in Italia presenti per il 30% negli hamburger industriali), ma utilizzando a tal fine anche granella di lupini, varie specie di Vigna, fagioli, piselli, ceci, lenticchie ecc. Il tutto utilizzando varietà anche geneticamente arricchite con aminoacidi essenziali e lipidi appropriati, per produrre cibi con caratteristiche idonee alla alimentazione umana e con composizione simile a quelli finora prodotti allevando e sacrificando ogni anno vari miliardi di animali domestici. Un maggiore uso diretto, anche parziale, di alimenti di base di origine vegetale (proteine, lipidi e carboidrati) già ora prodotti, senza passare nelle “biofabbriche” di trasformazione animale (ben poco efficienti nella loro trasformazione, specialmente in carne) potrebbe già ora far fronte alla domanda di cibo di tutti gli umani anche per vari decenni futuri. Centinaia di milioni di vegetariani vivono in India in buona salute da secoli!

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Insetti ... preziosi

Sin da tempi remoti, l’uomo ha provato nei confronti degli insetti sensazioni contrastanti, di timore, di stupore, di ribrezzo o di curiosità; ne ha fatto anche oggetto di culto e li ha utilizzati quale ornamento personale, sia interi vivi che morti, o quali modelli per la realizzazione di oggetti più o meno preziosi. In Europa, verso la metà dell’800, l’arte orafa ispirata agli insetti era popolare e raffigurava soprattutto farfalle, api, libellule, e scarabei; ancora oggi tale forma di artigianato, che utilizza materiali più o meno preziosi, è viva e, oltre alla produzione di oggetti di uso ornamentale, incentiva nuove forme di collezionismo, anche con intenti artistici e speculativi, da parte di privati.
L’ape mellifera, è uno dei soggetti preferiti da designer e orafi; il più noto gioiello antico è il “pendaglio di Mallia”, di epoca Minoica, raffigurante una coppia di api in oro, cesellata fra il 1700 e il 1550 a. C. proveniente dalla necropoli di Crysolakkos, attualmente nel Museo di Heraklion, a Creta. Al IV secolo a.C., risale la fibula greca in oro, che raffigura un’ape; mentre del VII secolo a. C., è il “Disco greco” o “Api etrusche” decorato con quattro api, raggruppate intorno a un fiore, che si trova nel Nasher Museum of Art, della Duke University, a Durham, in North Carolina. Entrambi i manufatti, sono stati realizzati con la tecnica della granulazione, adottata dai Greci nell’VIII secolo a. C, e introdotta nelle colonie della Magna Grecia, da dove è arrivata agli Etruschi. Molte specie di libellule, sono i modelli preferiti per la realizzazione di raffinati oggetti ornamentali e di oreficeria; in Sudamerica, gli indigeni montavano su bastoncini, da infilare in fori del naso. le ali iridescenti di alcune specie. Le grandi ali, dai colori smaglianti, di molte farfalle, sono una inesauribile fonte di ispirazione per artisti e artigiani. I monili che raffigurano farfalle sono i preferiti e i più richiesti. Gli antichi popoli del Sudamerica utilizzavano, a scopo decorativo, le ali dei maschi del genere Morpho, la cui colorazione metallica iridescente è dovuta ai diversi strati di microscopiche squame presenti sulla superficie dell'ala che, riflettendo la luce incidente, creano un fenomeno di interferenza ottica. Attualmente, in relazione ai divieti posti dalle autorità locali, Morpho menelao viene allevata in appositi insettari, per rifornire artigiani, collezionisti e le numerose Butterfy house presenti in tutto il mondo. Gli Scarabei stercorari erano raffigurati, oltre 6000 anni fa, negli ornamenti degli Egizi i quali credevano che questi insetti erano la forza che muoveva il sole attraverso il cielo, allo stesso modo con il quale facevano rotolare sul suolo una pallottola di sterco e poiché il sole risorgeva ogni giorno, l’amuleto raffigurante lo scarabeo, posto sulla mummia, ne assicurava la rinascita. Altri coleotteri erano sacri agli Egizi, come testimoniato dal ritrovamento di vasi, risalenti a 5.000 anni fa, contenenti resti di Elateridi e di Buprestidi. Le elitre di quest’ultimi coleotteri, che comprendono specie dai brillanti colori metallici verdi, blu, rossi, dorati, venivano utilizzate come pigmento, e sono stati ritrovati in un bastone del tesoro del faraone Tutanhkamon.

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