Notiziario






Biodiversità e diversità di forme: le nuove declinazioni del verde in città

Il Convegno si è tenuto nell’ambito di Flora Firenze realizzata nella splendida cornice del Parco delle Cascine.

Biodiversity and diversity of forms: the new geometry of urban green

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Riflessioni di un coltivatore di peperoncino

Nell' immaginario collettivo il peperoncino rimanda a quell'ortaggio di colore rosso con una forma di un  piccolo cornetto e così è stato anche per me, soprattutto facendone esperienza sin da piccolo, nella mia  famiglia di contadini, quando veniva coltivato come frutto fresco.
Per esigenze di mercato si è ora passati più recentemente alla coltivazione di piante in vaso, anche di peperoncini ornamentali, scoprendo colori diversi, ma il mondo fantastico del peperoncino lo abbiamo scoperto conoscendo il collezionista Massimo  Biagi  e la sua grande collezione fatta di molte specie , varietà , forme, colori, piccantezza e sapori diversi.
E' una pianta "popolare", può essere usata per il  suo prezzo accessibile a tutti e coltivata da ognuno,  in un piccolo orto, in un giardino piuttosto che in una fioriera sul  balcone di casa, come pianta edibile ed ornamentale. 
Il principe dei peperoncini nonostante sia da anni superato in piccantezza dal gruppo dei Naga,  Moruga, Scorpion ed ora dal Carolina Reaper e dal  Bhutlah, è a nostro  avviso l' Habanero, che riesce  a conciliare la piccantezza elevata per la comune tolleranza alla capsaicina, con l'aroma.
Certo, questa corsa verso valori estremi di piccante  ha portato all'immissione continua sul mercato di varietà nuove, senza  aspettare i tempi congrui per fissarne le caratteristiche, creando continua variabilità e quindi confusione tra i consumatori.

Remarks of a chili pepper grower 
The race towards achieving extremely hot peppers has led to the non-stop introduction of new varieties onto the market, without waiting an adequate amount of time for their characteristics to fix, creating endless variability and thus confusion for consumers. We must learn how to use and enjoy the spiciness of this flavorful and fragrant traditional seasoning. 
If we think that we meet our domestic demand for chili peppers only by 30% and the remaining 70% is imported, a question arises immediately: why do we not produce them in Italy?

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Le utilità del PSR

Tempo di elezioni regionali e il caso vuole che quest'anno coincidano con l'anno della nuova programmazione dei fondi Europei per l'agricoltura Psr 2014/2020.
Tutti i politici locali, per incantare platee di agricoltori, alla ricerca disperata di consensi, armati di tecnico/burocrati, inizieranno il loro solito tour per province, comuni e frazioni, sbandierando opportunità esclusive per l'agricoltura e disegnando un quadro roseo per le nuove misure d'intervento. Quello che non sbandiereranno mai, però sono la metà delle misure che prevedono finanziamenti ad Enti come la Regione stessa e le ex comunità montane, insieme a tutto l'enorme sottobosco di studi, progetti e certificazioni atti a tenere vivo un enorme serbatoio di consensi, grazie alla quantità di personale che vi ruota intorno. Ma andiamo con ordine.
Il piano di sviluppo rurale, è il documento programmatico che ogni singola Regione Italiana produce per utilizzare “al meglio” le risorse finanziarie che la Comunità Europea destina all’ammodernamento delle zone rurali, per renderle maggiormente vive e competitive e per migliorare la sostenibilità ambientale. Quattro assi, divisi in misure di intervento, un trentina circa, atte a fornire aiuti per strumenti vari di produzione alle aziende agrarie e ai sopracitati enti.
Venti anni di programmazione, divisa in quattro tranche: 1994/99 2000/2006 2007/2013 e ora, in fase di start-up, la programmazione 2014/2015. 
Ma qual è stato il beneficio di questi benedetti fondi europei? Abbiamo degli studi che documentano gli effettivi benefici di questi finanziamenti? 

The benefits of the Rural Development Programme
The Rural Development Programme is the plan that each individual Italian regional administration works out to best use the financial resources that the European Community allocates for the modernization of rural areas, to make them more vital and competitive and to improve environmental sustainability. Four sections, divided into about 30 policy measures are aimed at providing farms and the above mentioned bodies with various production tools. But what has been the benefit of these European funds? Do we have studies that document the actual benefits of this funding?

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Il ripristino del verde dopo un uragano come quello del 5 marzo 2015 in Toscana

La violenta perturbazione atmosferica verificatasi nella notte tra il 4 e 5 marzo scorsi, ha causato in Toscana ingenti danni colpendo in modo sensibile molte aree boscate dei versanti appenninici  e delle aree costiere tirreniche nonché il verde urbano (viali, parchi, giardini).

Restoring trees after a “hurricane” like the one on 5 March 2015 in Tuscany 

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Il clima che cambia: l’agricoltura italiana da vittima designata a protagonista

All’incontro su agricoltura e cambiamenti climatici, che faceva parte delle tante iniziative che il CNR ha messo in campo per EXPO 2015, hanno preso parte oltre cento delegati fra ricercatori dei principali Enti di Ricerca e delle Università, rappresentanti dei Ministeri, delle Regioni e delle imprese. L’idea è nata da un’analisi del panorama della ricerca italiana attualmente cronicamente priva di finanziamenti nazionali efficacemente mirati all’analisi e allo studio delle relazioni complesse fra cambiamenti ambientali e climatici ed agricoltura. 

The changing climate: Italian agriculture, from intended victim to protagonist

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Comunicare dialogando

Rivoluzionarie innovazioni ormai consentono di trasmettere parole e immagini, in tempo reale e ovunque, memorizzando ogni cosa. Anche la nostra antica Accademia non ha potuto rinunciarvi per produrre e diffondere i propri Atti e comunicare le proprie attività. Da poche settimane ha aperto anche un proprio "Blog"(del tutto gratuito), dedicato ai giovani. Non solo perché hanno raggiunto una diffusa e piena dimestichezza con il computer e internet, subendone già effetti sul proprio linguaggio e rimanendo esposti a intense influenze dottrinali, abilmente diffuse con metodi di stampo commerciale. Sono diventati padroni anche di nuove forme di espressione che, alla preziosità della sintesi, aggiungono un numero crescente di abbreviazioni o sigle convenzionali che fanno perdere le belle e significative sfumature del nostro linguaggio e tendono a seguire la moda di usare termini inutilmente volgari e talvolta anche lesivi. Per questo, la nostra Accademia ha aperto a tutti i Georgofili l'accesso al Blog, affinché collaborino e partecipino al libero dialogo dei giovani sulle tematiche da sviluppare, ciascuno mettendo a disposizione la propria esperienza professionale e umana. Sarebbe anche opportuno che ogni Accademico stimolasse i propri figli, parenti e amici giovani ad iscriversi. 

Communicating through talking
Revolutionary innovations now allow words and images to be transmitted in real time and in all corners of the world, memorizing everything. Even our ancient Academy could not pass up producing and distributing its own proceedings and communicating. A few weeks ago, our own "blog" dedicated, for various reasons, to young people also opened. Not only because they are completely familiar with computers, already conceding the effect on their language and being exposed to the powerful doctrinal influences cleverly spread with commercial methods. They have also become masters of new forms of expression that are  positively concise, with the addition of ever more abbreviations or conventional acronyms that are losing the beautiful and eloquent nuances of our language and tend to follow the craze for unnecessarily vulgar and sometimes offensive terms. For all this, our Academy has made blog access available to all Georgofili members, to cooperate and participate in the free dialogue of young people on the themes developed by the Georgofili, each providing his or her own technical, professional and human experience.  
It would also be appropriate for every academy member to encourage their children, relatives and young friends to sign up (totally free).

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La zootecnia Italiana e le sfide imposte dai cambiamenti climatici

L’acquisizione di conoscenze deve potersi tradurre in indicazioni concrete per il mondo della produzione che possano consentire di prevedere gli effetti del cambiamento climatico nonché di individuare gli interventi più idonei per attuare strategie di mitigazione (riduzione delle emissioni climalteranti) e di adattamento (utili a limitare gli effetti negativi di condizioni climatiche sfavorevoli).

The Italian livestock industry and the challenges posed by climate change

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La storia della spezia più amata del mondo

L’uomo conosce il peperoncino da 9.000 anni. La pianta è originaria dell’America latina, Messico e Bolivia se ne contendono la paternità con una polemica senza fine. I Messicani dicono che sono loro i custodi delle più antiche testimonianze sulla coltivazione e sulla utilizzazione.

The history of the world’s best loved spice 
Humans have been familiar with chili peppers for 9,000 years. This plant comes from Latin America, with Mexico and Bolivia in a never-ending debate as to where it first originated.

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Biomasse rurali sì: ma quali?

Le biomasse sono una gran bella opportunità se le si chiamano per nome e per cognome: viceversa, usando la macrocategoria “biomasse” si rischia di fare di tutta l’erba un fascio e poi di buttare via tutto! Il  biogas non è il digestato, e il cippato non è il pellet. Le singole configurazioni tecnico-economiche e merceologiche delle varie biomasse sono importantissime, come anche la rispettiva tecnologia di impiego per produrre le varie energie termica o elettrica.
Perché un materiale organico vegetale o animale possa chiamarsi biomassa ed essere un’opportunità sul piano economico-ambientale, la cosa migliore è che nasca come scarto di altre produzioni (ad es. il nocciolino residuo dei frantoi oleari), che sia disponibile in abbondanza e magari con continuità (ad es. reflui zootecnici), e infine che sia movimentato il meno possibile data la scarsa massa sterica, ovvero che viaggi poco e sia utilizzato nelle vicinanze: altrimenti potrebbe non essere più vera l’uguaglianza “rinnovabile = sostenibile”.

Rural biomass: but which one?
Biomass is a great opportunity if we call it by its full name: conversely, by using “biomass” as a macro-category, we are liable to lump everything together and then toss it all away! Biogas is not digestate and woodchips are not pellets. The individual techno-economic and product configurations of the various types of biomass are very important as is the technology utilized to produce thermal or electrical energy. For plant or animal organic material to be called biomass and for it to be an economic and environmental opportunity, the best source would be the waste left over from other production processes (e.g., olive stones from oil mills), available in abundance and, perhaps better, continuously (e.g., animal wastes). Finally, it is important that it be moved as little as possible given the poor steric mass. In other words, it cannot travel long distances and must be used locally, otherwise the “renewable=sustainable” equation no longer applies.

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La disunione europea

Il TTIP (partenariato transatlantico per commercio e investimenti) é in corso di negoziato tra Usa e U.E. dal 2013. L'obiettivo è quello di facilitare i rapporti commerciali tra i due mercati, eliminando o riducendo gli ostacoli oggi frapposti da regolamenti diversi. 
Secondo notizie di stampa, mercoledì scorso la U.E. avrebbe proposto che ciascuno dei Paesi membri europei possa autonomamente decidere se autorizzare non solo la coltivazione dei pochi OGM già ammessi da Bruxelles, ma anche l'importazione di prodotti OGM, invece già largamente attuata dai Paesi membri per coprire il fabbisogno di buona parte dei mangimi per i nostri allevamenti.
La proposta sarebbe partita dal Presidente della Commissione Europea (Jeanne Claude Junker), ma dovrebbe essere ratificata dal Parlamento e dal Consiglio Europeo. Essa comunque contraddice la stessa esistenza di un Mercato Comune Europeo e quindi inficia dalle basi il TTIP e i negoziatori che rappresentano la U.E. Sarebbe, infatti, come dire che i 27 singoli Stati della U.E. possano contrattare autonomamente con gli Usa (e allora per analogia, forse anche con i loro singoli Stati?). Confuse complicazioni che ci riportano indietro nel tempo anziché avanzare verso il futuro. 

The European Disunion

The negotiations for the TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) have been going on between the United States and the E. U. since 2013. The objective is to facilitate business relations between the two markets, eliminating or reducing the barriers interposed today by the different regulations.
According to press reports, last Wednesday the E.U. proposed that each of the European member countries independently decide whether to allow not only the cultivation of the only GMO (a maize) already accepted by Brussels, but also the importation of GMO products, a course of action already widely implemented. For example, 90% of the soya beans and other animal feeds we import today are produced using GMOs in various American countries. The proposal seems to have come from the President of the European Commission (Jeanne Claude Junker), but must be ratified by the European Parliament and Council. It contradicts the existence of a Common European Market and therefore invalidates TTIP and the negotiators representing the E.U.

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L’Accademia dei Georgofili a Expo Milano 2015 e “Fuori Expo”

L’Accademia dei Georgofili partecipa ad Expo Milano 2015 negli spazi della Regione Toscana,  esponendo alcune pubblicazioni ed immagini tratte da volumi antichi su diversi temi quali territorio, tradizione, vite, olivo, ecc. Oltre a questo, ha organizzato sei seminari al “Fuori Expo” della Regione Toscana, che si svolgerà nella bella cornice dei Chiostri dell’Umanitaria, a pochi passi dal Duomo, nel centro storico di Milano (Via Daverio, 7).

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Il paesaggio progettato: perché e per chi?

Oggi non esiste convegno o mostra o riunione di progettisti del paesaggio in cui non vengano illustrati o descritti interventi sul territorio  in parchi, giardini, aiuole, terrazzi, fasce boscate, golene, colture permanenti, siepi, etc., interventi progettati ed eseguiti anche molto bene, ma è raro che si spieghi  perché questi progetti vengono fatti 

The designed landscape: why and for whom?
Nowadays there is no conference, exhibition, or meeting of landscape architects at which projects in parks, gardens, flowerbeds, terraces, wooded strips, banks, permanent cultures, hedges, etc. are not shown or described. Even when these are well-designed, well-executed projects, there is rarely an explanation as to why they were carried out 

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Il Tartufo tra storia e leggenda

L’etimologia della parola tartufo sembra derivi dal latino terrae tufer, escrescenza della terra dove tufer sarebbe usato al posto di tuber, ed è comunque certo che la sua antichissima presenza è legata soprattutto alla cultura dei popoli mediterranei. Le prime notizie certe compaiono nella “Naturalis Historia” dell’erudito latino Plinio il Vecchio (79 d.C.), dove il tuber era molto apprezzato sulla tavola dei romani i quali molto probabilmente lo avevano conosciuto dagli etruschi. Sempre nel primo secolo d.C. il filosofo greco Plutarco di Cheronea (46 d.C.), estese la teoria degli elementi primari sulle origini del tartufo mentre si consolidò l’idea che il tuber si originasse dall’azione combinata di acqua, fuoco e fulmini scagliati da Zeus in prossimità di una quercia. Da qui trasse ispirazione il poeta Giovenale (55-127 d.C.) per asserire che i tuberoriginatisi dai fulmini divini avessero notevoli qualità afrodisiache dovute soprattutto alla prodigiosa attività sessuale di Giove in virtù delle quali il tartufo era dedicato ad Afrodite, dea dell’amore.

Truffles in history and legend
The etymology of the word truffle seems to derive from the Latinterrae tufer, a tuberous excrescence, where tufer is used instead oftuber. Nonetheless, it is certain that its presence is linked primarily to the ancient culture of the Mediterranean civilizations. The earliest mention appeared in “Naturalis Historia” by the Latin scholar Pliny the Elder (79 A.D.), where the tuber was much appreciated by Romans who had probably learned about it from the Etruscans. Again in the first century A.D., the Greek philosopher Plutarch of Cheronea (46 A.D.) extended the theory of primary elements on the origin of truffles while the idea took root that the tuber originated from the combined action of water, fire, and the thunderbolts thrown by Zeus near an oak tree. The poet Juvenal (55-127 A.D.) drew inspiration from this, stating that thetuber, created by divine thunderbolts, had great aphrodisiac qualities due mainly to Jove’s prodigious sexual activity. It is for this reason that truffles were dedicated to Aphrodite, the Goddess of love. 

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Il Peperoncino: non solo moda

I botanici e gli esperti di orticoltura sanno da tempo che i frutti delle piante appartenenti alle varie specie di Capsicum, sono piccanti e che la sua variante dolce, cioè il comune peperone, ingrediente fondamentale delle varie "peperonate", ha avuto origine per mutazione genetica in un solo locus (Pun1). Nonostante questa primogenitura il peperoncino è rimasto ortaggio secondario per moltissimo tempo. Era infatti relegato in alcune cucine del meridione, con poche eccezioni nel resto di Italia dove lo "zenzero" veniva usato sporadicamente, magari per insaporire vivande di per sé non entusiasmanti. Evidentemente è avvenuta un'altra "mutazione" di tipo sociologico. Il frutticino, usato quasi in esclusiva, dalla cucina calabrese è divenuto un ingrediente fondamentale di tanti piatti anche firmati da grandi chef che si guardavano bene in passato dal contaminarsi con questo "insaporitore" della gastronomia povera.
Oggi le "cene al peperoncino" sono di gran moda; di questa pianta e soprattutto degli innumerevoli prodotti che si fanno usandone i frutti, parlano e scrivono letterati, giornalisti, scrittori, esperti gastronomi. 

Chili peppers: not just a fashion
Botanists and horticulture experts have long known that the fruits of the plants belonging to the various Capsicum species are hot and that its sweet version, i.e., the common pepper, a fundamental ingredient of the various peperonata recipes, originated through a genetic mutation in only one locus (Pun1). Despite this birthright, chili peppers have been a minor vegetable for a very long time. In fact, they were confined to some southern Italian cuisines. With few exceptions, the use of chili peppers in the rest of Italy was on rare occasions, perhaps to flavor food uninspiring in itself. There must then have been some sort of sociological “mutation”. This small fruit, used almost exclusively in Calabrian cuisine, has become a fundamental ingredient of many dishes, even by famous chefs who in the past were careful not to be contaminated by this lowly gastronomic "flavor enhancer".

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Le “mosche” delle giuggiole

I Lotofagi erano gli antichi abitanti della Cirenaica, regione dell’attuale Libia, i quali, secondo Omero, si cibavano delle drupe (giuggiole) del loto Ziziphus jujuba, già noto come Rhamnus lotus.


The Jujube “Flies”

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Sulla gestione delle sanse di oliva

Nei Paesi dell’Unione Europea che si affacciano sul Mediterraneo i sottoprodotti solidi generati dall’estrazione dell’olio di oliva (sia a due che a tre fasi, o attraverso processi intermedi) pongono problemi di natura sia ambientale che socio-economica.

On the olive residue management 

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Ritorno alla semplicità. Agricoltura contro consumismo.

Tornare all’origine, alla semplicità perché “semplice è bello” … Un ritorno al consumo consapevole. In sintesi, il pensiero e l’auspicio del Presidente Maracchi.

Come l’Accademia dei Georgofili può contribuire ad arginare l’era consumistica, valorizzando l’agricoltura?
Oggi il mondo è in crisi. In crisi per i cambiamenti climatici, in ambito economico finanziario, in crisi politica perché il sistema democratico è stravolto. In più il consumismo ha cambiato gli equilibri:se prima, nel ‘900, il 95% delle attività era legato all’agricoltura, dopo la Seconda Guerra Mondiale sono cambiati sia il consumo di materie prime che la coscienza di chi le sfrutta. Valorizzare l’agricoltura è l’unica chiave per risolvere problemi come l’effetto serra, i repentini cambiamenti climatici. Serve un ritorno all’impiego di materie prime di ottima qualità, che perlaltro non compromettono la salute del Pianeta”.

A Return to Simplicity. Agriculture against Consumerism.
Elena Marmugi's Interview with Georgofili president, Giampiero Maracchi
A return to the beginning, to simplicity because "simple is beautiful" ... A return to conscientious consumption. In short, President Maracchi's thoughts and hopes.

(Excerpt from QN, 12/04/2015)

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Un grande errore: demolire l’agricoltura

“E’ giusto proclamare il diritto al cibo ma si affermi, allo stesso tempo, il dovere di produrlo”. E infatti oggi, soprattutto in Italia, si penalizzano le imprese agricole riducendone i guadagni e le aree coltivabili. Si vive nell’illusione che la campagna sia una Arcadia, luogo per il tempo libero, per la memoria, che deve coltivare i valori estetici. Si dimentica, invece, che il settore primario serve a sfamare i popoli.
E’ un attacco diretto, senza incertezze, e con chiari riferimenti al prossimo appuntamento con l’Expo, quello che Franco Scaramuzzi ha rivolto al mondo degli amministratori e dei politici. Parlava nel Salone dei Cinquecento alla inaugurazione del 262° anno accademico dei Georgofili in una sala stracolma di scienziati. E lo faceva per la prima volta da relatore, dopo che per 28 anni si era rivolto agli studiosi come presidente della prestigiosa accademia.
Già il titolo del suo intervento era esplicito: “Un grande errore: demolire l’agricoltura”.Ma è stato soprattutto nei toni usati, e nei dati forniti, che Scaramuzzi ha dimostrato come l’Accademia non ha intenzione di rinunciare, proprio oggi, al ruolo che svolge da quasi tre secoli: far crescere, attraverso la scienza, il comune benessere. 

A Big Mistake to Destroy Agriculture
“It is right to declare the right to adequate food but the obligation of producing it should also be stated”.  In fact, especially today in Italy, farms are being penalized, their incomes and arable lands reduced. We live in the illusion that the countryside is an Arcadia, a place for leisure and for memories that cultivate only aesthetic values. We forget, instead, that the primary sector feeds people. Franco Scaramuzzi has not hesitated to attack directly the world of politicians and bureaucrats, clearly referring to the upcoming Expo, during his remarks for the opening of the Georgofili Academy’s 262nd year held in the Hall of the Five Hundred, a room overflowing with scientists. Even the title of his speech was clear: “A big mistake to Destroy Agriculture”. Nevertheless, Scaramuzzi closed by saying that he is not pessimistic. Despite everything he believes in agriculture’s future, without it there would be famine and hunger. However, to reach that future, farmers must know how to fight for their common goals as a group.

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L’archeogenomica svela la storia delle relazioni uomo/animale

Le analisi del materiale archeologico possono dare un grande contributo agli studi sulla storia evolutiva dell’uomo, degli animali e delle loro relazioni.

Archeogenomics reveals the history of human/animal relations

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La dieta sostenibile

Le abitudini alimentari delle popolazioni e dei singoli dipendono da molteplici fattori geografici, climatici, culturali, ideologici e religiosi che sono difficili da modificare, ma potrebbero essere riconsiderati in una prospettiva “ecologica”.

The sustainable diet

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Quali prospettive per l’export agroalimentare italiano

Expo 2015 è considerato uno straordinario veicolo di promozione del nostro export alimentare: abbiamo alle spalle un decennio di crescita (70 per cento) ed esistono le condizioni  per guardare con fiducia all’obiettivo di 50 miliardi di euro di export nel 2020.
Un recente documento dell’ufficio studi di Sace ci dice che, rispetto ai principali concorrenti europei, la dinamica delle nostre esportazioni è stata particolarmente significativa verso i mercati extra-UE, le aree a maggiore potenziale di sviluppo della domanda. Alcuni di questi Paesi, in particolare USA e Cina, sebbene meno noti per la qualità e la reputazione dei prodotti, sono forti concorrenti in settori di punta del Made in Italy (conserve vegetali e frutta fresca). Una delle possibili condizioni favorevoli per le nostre esportazioni sarà la conclusione del negoziato USA-UE sul commercio transatlantico (il Ttip, accordo di partenariato su commercio e investimenti), di cui l’agricoltura è un importante capitolo. Il tema è l’accesso al mercato, riduzione delle tariffe (che interessa maggiormente i produttori americani) e delle barriere sanitarie e tecniche (che, invece, interessa maggiormente gli europei). Tutto nostro è il dossier relativo alla protezione delle indicazioni geografiche. Sarebbe ottimo un buon negoziato che definisse una strategia comune anche per bilanciare il crescente peso della Cina sui mercati mondiali delle materie prime agricole.

What are the prospects for Italian agricultural and food exports?

Italian exports of food products showed good acceleration in the recent years, with an interesting growth potential. Italy’s performance was particularly good in markets outside Europe. Now is the time to strengthen our competitiveness on all international markets. By focusing on the most important food products,  Italian agrifood exports could be increased to up to 50 billion euros by 2020. 

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Adesso serve un’agricoltura più razionale

Tra le principali preoccupazioni dell’Accademia dei Georgofili, fin dalla sua creazione nel 1753, vi fu la gestione del territorio intesa a creare migliori condizioni di vita delle popolazioni attraverso una agricoltura razionale, una efficace sistemazione dei suoli e una migliore regimazione delle acque sia superficiali sia negli alvei dei fiumi. L’applicazione del metodo scientifico apportò miglioramenti tali, alla produzione agraria, non solo in termini di quantità ma anche di varietà delle coltivazioni e degli allevamenti, che il modello fu studiato a lungo nell’’800 anche dal nascente stato americano, tanto che tre presidenti Usa furono accademici dei Georgofili. Oggi a due secoli e mezzo di distanza siamo di fronte a una nuova sfida imposta dalla globalizzazione, dalle crisi economiche e finanziarie ricorrenti, da una crisi ambientale che riguarda il suolo, l’acqua, l’aria e che si traduce anche in cambiamenti climatici. Peraltro a queste crisi evidenti se ne devono aggiungere altre come quella dei sistemi politici che si dimostrano sempre più inadeguati a risolvere i problemi contemporanei, quale ad esempio l’incremento demografico e la nascita delle megalopoli e non ultima la crisi di valori e di identità. Legiferare oggi sulla gestione del territorio dovrebbe partire da queste considerazioni avendo chiaro in mente che la risposta moderna a molti di questi problemi si trova proprio nell’attività dell’agricoltura e nella promozione di nuovo di un mondo rurale che possa rappresentare un elemento di equilibrio alla forsennata urbanizzazione dell’ultimo secolo.

A more rational agriculture is needed now
Today any legislation on land management should start from considerations which keep clearly in mind that a modern answer to these many problems is found in the business of agriculture and the promotion of a new rural world that could serve to balance the frantic urbanization of the last century. The Swiss Confederation did well to enact an extremely succinct land management law (and this is its prime value) that has among its objectives “the country’s harmonious development, taking into account both natural resources and the economy”. The object lesson of the Georgofili aimed at maximizing agriculture and its sustainability is again today at the head of the present globalization.

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L’aumento dei boschi sarebbe a portata di mano

I boschi sono vivi o morti? Vivi. Devono essere conservati come un museo polveroso o evolvere? Evolvere. Possono far parte dei drivers di sviluppo economico, o devono essere relegati nel paesaggio, nelle fotografie e nei convegni? Al pari della fauna ungulata ancora sottovalutata, possono essere un driver di sviluppo, e proprio in quanto boschi (che tali devono rimanere anzi evolvere) diventare oggetto di investimenti: proprio quelli che languono ora in Italia così prolungando la crisi.

Increasing woods could be within reach

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Perdite di suolo per erosione, contaminazione ed urbanizzazione

La perdita di suolo per cause antropiche è un dato di fatto ben noto da oltre quarant’anni. Infatti già negli anni ’70 i Paesi aderenti all’OECD e alla Comunità Economica Europea avvertivano la comunità internazionale che “Loss of productive soil is one of the most pressing and difficult problems facing the future of mankind“. Le perdite annuali di suolo per erosione erano stimate in 0.3% di area totale Paesi Emergenti (PE), in USA il 30% dello strato arabile era stato colpito da fenomeni degradativi e perdita durante gli ultimi 200 anni, con conseguente riduzione di rese e la necessità di ricorrere a maggiori input energetici in agricoltura. Per aumento di salinità e alcalinizzazione in agricoltura irrigata quarant’anni fa venivano persi 200-300.000 ha annui nei paesi industrializzati, nei Paesi Emergenti veniva perso lo 0.3% della superficie irrigua. Per urbanizzazione venivano persi 0.1-0.8% annuo dei suoli nei Pesi OECD.  Venti anni dopo, l’Agenzia Europea per l’Ambiente censiva 115 milioni di ha colpiti da erosione idrogeologica, 42 milioni di ha per il vento, 85 per acidificazione, 180 per contaminazione da pesticidi, 170 da nitrati e fosfati, 33 per compattazione, 3,2 milioni di ha per perdita di sostanza organica, 3,8 per salinizzazione, 0,8 per sommersione ed asfissia. 

Quantification of soil losses due to erosion, pollution and urbanization
The article is available completely in English at the following link:http://www.georgofili.world/detail.aspx?id=7

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EXPO, l’insostenibile “peso della sostenibilità”

Mettiamo pure il diritto al cibo in Costituzione, purché non finisca come con il pareggio di bilancio dello Stato, pure finito in Costituzione ma solo sulla carta … Mentre si avvicina l’Expo il diluvio, la valanga di chiacchiere e di retorica sta diventando quasi insopportabile.
Però per chi – come noi – fa sempre e comunque il tifo per il proprio Paese, vale la pena di sopportarle purché alla fine tutto finisca per il meglio. Come dicono gli inglesi: right or wrong, it’s my country. Certo che è dura. Non si è ancora capito se a Milano manderemo in passerella le nostre eccellenze enogastronomiche o spiegheremo come coltivare il pianeta con minor impiego di chimica, di acqua, ecc. Nel qual caso bisognerebbe anche parlare di Ogm senza guerre di religione e magari – come invita a fare il prof. Romano Prodi – pensare ad investire di più nelle ricerca in agricoltura. Perché va bene voler sfamare e dissetare il mondo, ma forse bisogna pensare, più che al culatello e all’Amarone, a come produrre più cereali, a coltivare in zone semiaride, a fare carne senza distruggere suolo e sottosuolo, a varietà di frutta più adattabili ai vari climi e più resistenti agli attacchi dei patogeni. Ormai la retorica dilaga senza freni. Sulla sostenibilità non ci si salva più: l’altro giorno una banca parlava di sostenibilità a proposito dei suoi mutui, e persino un grande salone di profumi e cosmesi si dichiarava pienamente “sostenibile”. Per non parlare del vino: al recente Vinitaly non c’era cantina che non proponesse vini “sostenibili”, magari autocertificandosi. Poi va tutto bene. E’ vero che non si possono produrre cose buone in un ambiente degradato e che la nostra vitivinicoltura ha fatto passi da gigante verso metodiche di produzioni ‘pulite’e il più possibile naturali. Dispiace solo vedere che la stessa enfasi non si applica al mondo dell’ortofrutta dove produrre ‘pulito’ ormai è una prassi consolidata da anni (con tutte le certificazioni e controlli del caso) anche se gli sforzi e i costi sopportati dalle imprese non trovano quasi mai riscontro nei prezzi finale dei prodotti. Perché la stessa Gdo, che vuole tutto ‘sostenibile’, quando si tratta di remunerare i produttori si dimostra alquanto “insostenibile”.

EXPO,  the unbearable “burden of sustainability ”
The rhetoric is now spreading like wildfire, with sustainability out of control. The other day a bank was talking about sustainability regarding its mortgages and even a large perfume and cosmetics fair declared itself to be fully “sustainable”. To say nothing of wine, not a single winery at the recent Vinitaly fair offered a wine that was not “sustainable”, not to mention a possible self-certification. Then everything is fine. It is true that good things cannot be produced in a deteriorated environment and that our winegrowing has made great strides towards “clean” production methods that are the most natural possible.
We are just sorry to see that the same emphasis has not been applied to the fruit and vegetable market where “clean” production has been well-established for years (with all appropriate certifications and controls). The effort and costs incurred by businesses are almost never reflected in the final prices of products because the very same retail chains that want everything “sustainable” have shown themselves to be quite "unsustainable" when it comes to paying the producers.


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