I droni sono aeromobili a pilotaggio remoto (APR), cioè in grado di volare senza pilota a bordo. In termini anglosassoni vengono indicati come UAV, acronimo di Unmanned Aerial Vehicle.
Nati per scopi militari, grazie alle installazioni a bordo di diverse tipologie di sensori (remote sensing), cioè macchine fotografiche, videocamere, termo camere, ecc., gli APR trovano oggi molte applicazioni in vari campi. Dal controllo del territorio alla lotta agli incendi, dalla gestione delle operazioni di ricerca e soccorso al controllo del traffico automobilistico, dalla ripresa di avvenimenti sportivi o di altra natura al trasposto e consegna di pacchi. Più recentemente hanno trovato applicazione anche in agricoltura.
A dominare la costruzione e l’utilizzo sono gli USA e Israele, ma anche in Europa il settore è in espansione e interessa sia la grande industria e sia le piccole start up. In sintesi si tratta di veicoli azionati da motori elettrici che, anziché avere le ali, hanno quattro (quadricotteri), sei (esacotteri) o otto (ottocotteri) rotori, inseriti su asse verticale. Sono leggeri, hanno dimensioni contenute e sono in grado di volare ad altezze comprese tra pochi centimetri e qualche centinaia di metri.
Le prestazioni dei diversi APR sono legate alla tecnologia costruttiva, alle dimensioni, al raggio d’azione (sino a 10 km), all’autonomia (7-25 min), all’altezza di volo (1-300 metri) e al peso al decollo oltre che alla tipologia di sensori che vi vengono installati. I tempi di ricarica delle batterie sono contenuti, per cui nella stessa giornata si possono effettuare più cicli di volo.
Gli APR in commercio sono configurati per volare in tre modalità: manuale, semiautomatica e completamente automatica. La navigazione manuale è affidata in toto a un operatore che, da terra, dirige il veicolo con un radiocomando.
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