Notiziario


Natura, economia, politica

Nella gara dello sviluppo socio-economico del settore forestale, l’unico modo per la politica settoriale di salire sul podio è riconoscere che ci sono altri concorrenti più forti di lei: la natura e l’economia, a cui vanno la medaglia d’oro e quella d’argento. Solo così la politica forestale potrà meritarsi una onestissima medaglia di bronzo.

Nature, Economics, and Politics

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Riforma del catasto: quali conseguenze?

Per i fabbricati sarà utilizzato il parametro delle superficie invece di quella del numero dei vani. Qualcuno ha riflettuto sul fatto che questo significa la condanna, forse mortale, dei centri storici, almeno per piccoli e medi nuclei urbani, dato che i vani hanno lì superfici create per famiglie diverse da quella attuale? 

Land register reform: what are the consequences?

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Vino toscano IGT: variabilità e composizione del costo di produzione

Su incarico dell’Ente Tutela Vini di Toscana è stato svolto uno studio finalizzato all’analisi del costo di produzione del vino rosso <atto a diventare vino Toscano IGT>.

IGT Tuscan wine: variability and composition of production costs

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Alcuni interrogativi sulla produzione agricola nel prossimo futuro

La popolazione mondiale è prevista in crescita di 2 miliardi entro il 2050; nello stesso periodo anche i redditi pro capite in tutte le aree del mondo dovrebbero aumentare. Nei passati decenni, la produttività in agricoltura ha mantenuto un buon ritmo di crescita: nel periodo 1961-2011, in media, l’1,01 per cento l’anno; un tasso maggiore si registra nei paesi sviluppati, 1,79 per cento, nei quali, tuttavia, si ha, negli ultimi due decenni, un rallentamento, rispettivamente dal 2,34 all’1,85 per cento.
La proiezione delle attuali tendenze di crescita di popolazione, redditi e produttività al 2050, porterebbe a un sostanziale equilibrio tra domanda e offerta globale. Le prospettive per il futuro sono, tuttavia, molto incerte, a causa dei cambiamenti climatici, ma non solo. Peseranno, infatti, le incertezze sulle decisioni degli investimenti pubblici e privati in agricoltura e altri fattori, compresi gli eventi bellici, che possono pregiudicare le produzioni agricole. La produttività in agricoltura dovrebbe continuare a crescere, nei prossimi anni, per la gran parte delle produzioni e delle aree del mondo, ma con ritmi meno intensi rispetto al recente passato. 
Ai tradizionali interrogativi – come l’aumento dei redditi e della popolazione influiranno sulla domanda dei prodotti agricoli – si aggiunge, con sempre maggiore attualità: come potrà essere assorbito un negativo impatto sulla produttività agricola?

Some questions on the agricultural production in the near future
Agricultural productivity has improved rapidly in the past decade, but prospects for future growth are uncertain, especially in light of climate change and other factors that could affect productivity trends, such as armed conflicts or extreme weather events. A continuation of recent trends in productivity growth would  allow the agricultural sector to respond to an increase in demand with a negligible increase in land use or agricultural inputs, but a slowdown in productivity growth could result in high agricultural commodity prices and added environmental stress.

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Terre demaniali

L’epoca storica delle riforme fondiarie nei paesi sviluppati si è conclusa nei decenni immediatamente seguenti la fine della seconda guerra mondiale, mentre in quelli in ritardo di sviluppo è proseguita in quelli successivi, anche se sembra essersi chiusa nell’ultimo quarto del ‘900. Le difficoltà economiche e sociali della crisi nel nostro Paese hanno fatto anacronisticamente riemergere da un lungo oblio la questione dell’utilizzo di terre appartenenti ai demani pubblici. Essa è nata nel quadro della ventilata cessione di parte degli  immobili pubblico con l’obiettivo di ridurre l’entità del debito pubblico e, quindi, dei relativi interessi. I modesti risultati  conseguiti  dipendono dalla natura dei beni messi in vendita e dal crollo del mercato. Ad un certo punto furono inseriti, accanto agli edifici, anche i terreni agricoli per i quali la domanda è rimasta elevata. Su un’operazione di (tentato) risanamento del bilancio, si è inserito il forte impatto mediatico della motivazione offerta all’opinione pubblica: mettere terreni agricoli a disposizione di giovani agricoltori per incrementare l’occupazione agricola, la produzione e quindi far crescere il Pil. 

State-owned lands
In our country, the economic and social difficulties deriving from the crisis have anachronistically made the question of the use of state-owned lands resurface after remaining in obscurity for a long time. On (an attempt at) fiscal consolidation, high media profile of the reasons offered to the public has been supplied: make agricultural lands to young farmers to increase agricultural employment and production, thus increasing the GDP.

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Una macchina animale perfetta: il dromedario

Sta nascendo in Europa ed in Italia la moda del dromedario; l’anno scorso l’Europa ne ha autorizzato la vendita del latte e quest’anno un veterinario di Messina ne ha creato un allevamento.

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La selvicoltura giurassica: conseguenze forestali e umane

Colpisce il modo con cui la  fisionomia di alcune di queste macchine ricordi da vicino quella dei rettili giganteschi del Secondario.

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La ricerca biologica vegetale e l’agricoltura

In una recente INFO riportavo la presa di posizione dei biologi delle piante statunitensi circa la scarsità del numero di ricercatori assunti dai centri di ricerca (delle Università o di altre Istituzioni) per lo studio delle piante, rispetto all'effettiva necessità degli USA. L'articolo esortava energicamente i poteri pubblici a trovare rapide ed efficaci soluzioni, ritenendo, tra l'altro, che la sproporzione rilevata non fosse solo riscontrabile in Nord America, ma, sostanzialmente, in tutto il pianeta.
Messo in questi termini, il problema della ricerca in biologia vegetale sembrerebbe  quindi di tipo quantitativo: abbiamo bisogno di più esperti nello studio delle piante coltivate. In quell'articolo nulla veniva detto circa il livello qualitativo della ricerca, eppure quest'ultimo aspetto non è certamente argomento secondario. E' fuori di dubbio che la ricerca in biologia vegetale debba essere di buona qualità affinché i suoi risultati possano essere utilizzati proficuamente per il miglioramento della produzione agraria vegetale. Su questa tematica si è discusso a lungo ed è probabile che si discuta ancora nel futuro, perché c'è una difficoltà di fondo nella scelta dei parametri sui quali si basa il giudizio circa la qualità.

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Il melograno: potenziale coltura industriale con valenza nutraceutica

In questi ultimi anni, il melograno è stato al centro di sempre maggiori attenzione come possibile coltura in grado di alimentare una filiera agro-industriale innovativa nel nostro Paese. In recenti convegni e tavole rotonde sono state condivise le prime evidenze scientifiche ottenute in vari ambiti dalla ricerca, identificate le criticità della filiera e delineate le aspettative della coltura nel territorio italiano.
Il melograno è coltivato soprattutto in ambienti con clima mediterraneo (Cina, India, Iran, Turchia e Israele sono i maggiori produttori), ma prove effettuate in Emilia Romagna dimostrano che l’areale di coltivazione può essere espanso anche in aree settentrionali, utilizzando germoplasma adatto. Il panorama varietale è formato principalmente da ecotipi: da ciò lo sforzo di sviluppare nuove selezioni adatte a vari areali colturali e con frutti idonei a diversi utilizzi.
L’interesse per questa specie negletta è suscitato dalle qualità nutraceutiche del frutto e dalla rusticità della pianta, che si adatta a vivere anche in zone marginali. Il succo di melograno è un'eccellente sorgente di vitamine C e del gruppo B, di potassio e di notevoli quantità di polifenoli antiossidanti.

Pomegranates: a potential industrial crop with nutraceutical value
Pomegranates are mainly cultivated in areas with a Mediterranean climate, but tests carried out in Emilia Romagna have shown that the crop’s distributional area can also be extended to northern areas, using the right germ plasm. The interest in this species has been spurred by the fruit’s nutraceutical quality and the plant’s hardy nature that also adjusts to marginal areas.

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Il tartufo: da prodotto locale ad opportunità nazionale

Il tartufo, essendo prodotto di nicchia e quindi molto pregiato, è fonte di ‘taroccamenti vari’ e il mercato è sempre più invaso da tartufi che provengono da altri Paesi Europei ed extra Europei che non hanno certamente le caratteristiche sensoriali dei nostri tartufi. Nello stesso tempo i raccoglitori locali di tartufi si sono riuniti in una miriade di Associazioni che in genere corrispondono a un determinato territorio con lo scopo  di valorizzare il prodotto e di conseguenza anche il territorio.  Più o meno recentemente in Toscana  sono fiorite tante sagre o mostre,  fra le più conosciute la Mostra mercato di San Miniato (Pisa), la Mostra mercato delle Crete Senesi a S. Giovanni D’asso (Siena), dove è stato organizzato anche un interessante museo del tartufo, che hanno attirato moltissimi visitatori. La crescente importanza del tartufo ha richiamato una maggiore attenzione anche del mondo scientifico, che  è stato coinvolto  per  venire incontro alle esigenze delle Associazioni dei Tartufai e degli Enti locali. Ormai in Italia ci sono gruppi di lavoro nei vari Dipartimenti Universitari  o del Consiglio Nazionale delle Ricerche che lavorano, mediante svariate metodologie (biochimiche, genomiche, ecc.) per valorizzare, garantire la sicurezza e tracciabilità del prodotto oppure, a livello fitogeografico, studiano le relazioni esistenti fra specie vegetali  arboree e micorrizze, rappresentando un forte valore aggiunto sia per la ricerca che per la qualità del prodotto. 

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Olio d'oliva e salute

Mai come negli ultimi anni, l’olio d’oliva ci appare come il principe degli alimenti all’interno di un’alimentazione sana ed equilibrata. Nella dieta mediterranea esso  fa da padrone e si stanno mettendo in luce le sue già ben note proprietà benefiche per la salute e la qualità della vita dell’essere umano.
Caratterizzato da un contenuto molto elevato di grassi monoinsaturi, l’olio d’oliva si ricava dalla spremitura meccanica dell’oliva, frutto della specie Olea Europaea.
E’ ricco di acidi grassi monoinsaturi, nello specifico quello che lo caratterizza è l’acido oleico.
Proprio da esso deriva uno dei principali effetti benefici dell’olio:  quello di regolatore dei livelli di colesterolo ‘cattivo’  nel sangue: diminuendo così il rischio di malattie legate ad ostruzione dei vasi sanguigni del sistema cardiovascolare.
Un altro effetto importante dell’olio di oliva sembra essere la sua azione antiossidante: è infatti ricco di molecole, come la Vitamina E o diversi composti fenolici, che difendono il nostro corpo dall’azione dei radicali liberi, forme estremamente reattive dell’ossigeno, in grado di provocare danni cellulari, andando a colpire il DNA stesso. Sembra inoltre in grado di migliorare i processi digestivi, riducendo la secrezione di acidi gastrici ed avendo un elevato potere disintossicante ed in ultimo un’azione di inibizione sui processi di infiammazione cronica del corpo umano, soprattutto nel tratto gastrointestinale.

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Ritorno alla terra in una logica di sviluppo

L’incremento della disoccupazione, in particolare di quella giovanile, rappresenta forse l’aspetto della crisi che più preoccupa l’opinione pubblica del nostro paese. Come in un drammatico bollettino di guerra si susseguono i dati delle rilevazioni che indicano come il fenomeno non si sia ancora esaurito ed anzi, anche nelle previsioni per il 2015, sia destinato a proseguire, almeno fino al concretizzarsi della tanto sospirata ripresa. In un panorama così sconfortante destano grande attenzione i dati forniti da alcuni osservatori in base ai quali in agricoltura sarebbe in corso un fenomeno opposto, con un incremento dell’occupazione ed un inatteso ritorno alla terra. Al di là della consistenza delle cifre presentate che sono oggettivamente difficili da gestire e da interpretare, si accompagna ad esse, come una conferma, un certo incremento delle iscrizioni alle scuole superiori ad indirizzo agrario ed ai corsi di laurea della stessa area. Anche questo, però,  di difficile lettura. Il vero punto  da chiarire non sono i numeri, ma la logica con cui va affrontato oggi il problema dell’occupazione in un’economia in crisi. Una logica che è ben diversa da quella dell’ 800 o del periodo post bellico. 
La dinamica dell’occupazione è un fenomeno difficile da rilevare e da interpretare per la sua complessità. Le stesse statistiche ufficiali sembrano confondere le idee più che chiarirle. Per evitare errori occorre usare sempre lo stesso tipo di rilevazione e seguirne l’evoluzione per un periodo di tempo abbastanza lungo per cogliere la dinamica del fenomeno e non una sua immagine istantanea. Così si vede che  l’occupazione agricola prosegue nel suo calo tendenziale, sia sulla base dei dati annuali dell’ultimo quinquennio sia, in particolare, di quelli dell’ultimo triennio ricavati dalle rilevazioni trimestrali. 

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Kiwi: una grande opportunità per la piana di Rosarno

La piana di Rosarno, nota per le sue coltivazioni di ulivi e di agrumi, è  ormai endemicamente in crisi per la  incapacità di rinnovare le sue strutture arboree, ma anche per le difficoltà obbiettive che derivano dalla competizione con i paesi produttori  del bacino del Mediterraneo,  più poveri del nostro e quindi in grado di praticare una politica dei prezzi, per i produttori Italiani, impercorribile, se non con la alta qualità, in segmenti di nicchia, cui globalmente non è possibile  accedere. In questa realtà così problematica di semi abbandono,  la presenza di un vero e proprio bosco di ulivi delle dimensioni di circa 30.000 e la presenza di circa 8.000 ha di agrumi  ha comportato cambiamenti climatici ed  un aumento delle malattie fungine, legato ad una maggiore umidità , che ha indubbiamente favorito , nel corso degli ultimi 20 anni, la  coltivazione del  kiwi,  dapprima in quantità modesta ed oggi in ragione di circa 150-200 ha/anno.

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Il Pianeta necessita di un maggior numero di ricercatori sul mondo vegetale

Così ha titolato la sua rubrica "Opinione" il mensile nord-americano"The Scientist", rivista di scienze della vita, nel numero di Ottobre 2014. Il messaggio è chiaro: l'Accademia non forma un numero sufficiente di Ph.D. (ricercatori) nell'ambito della biologia delle piante, in grado di affrontare le sfide, numerose e serie, della produzione agraria vegetale in rapporto al continuo aumento della popolazione. L'affermazione risente, come è ovvio, della situazione specifica degli USA e del Canada, ma si possono anche fare considerazioni analoghe per la nostra parte di mondo. L'articolo è una riflessione sulla presa di posizione di quattro illustri ricercatori del settore biomedico che hanno denunciato, su PNAS (Proceedings National Academy of Sciences) dell'Aprile 2014, la tendenza da parte delle Università americane, a spendere progressivamente sempre meno per assumere ricercatori (a tempo indeterminato, diremmo noi). Nel contempo, le stesse strutture chiedono incessantemente nuovi laboratori per ospitare giovani Ph.D. i quali, peraltro, per poter lavorare, devono reperire i fondi necessari entrando in forte competizione tra di loro per risorse finanziarie continuamente in decrescita. In poche parole si innesta una spirale che comporta più contratti di ricerca, quindi più edilizia (perché occorrono spazi per ospitare sempre più giovani "precari"), ed infine più Ph.D., ma anche minori possibilità di assumere post-doc per mancanza di posti di lavoro. 

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La fenologia e la senescenza delle foglie riusciranno ad adeguarsi al climate change?

Le recenti modifiche nelle date delle principali fasi fenologiche delle piante arboree, evidenti in particolar modo nell’anno in corso, che ha registrato un precoce germogliamento e una tardiva caduta delle foglie, sono un segno che il cambiamento climatico sta già avendo impatti importanti sugli ecosistemi. In linea teorica il sequestro del carbonio aumenta con stagioni di crescita più lunghe, ma ci sono evidenze contrastanti poiché è stato mostrato che, in alcuni casi, il tasso di respirazione aumenta in misura maggiore rispetto alla fotosintesi, rendendo il bilancio negativo. 
Dal punto di vista scientifico è importante capire quali saranno i “drivers” ambientali che guideranno le possibili modifiche nella fenologia. Il fotoperiodo esercita uno stretto controllo sulla senescenza fogliare a latitudini dove gli inverni sono freddi, mentre la temperatura assume un’importanza maggiore nel regolare questo fenomeno nelle zone più temperate con lo stress idrico che può, talvolta, avere un'influenza supplementare.

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Come distinguere il riso “biologico” dal “convenzionale”?

La trasmissione di  Report  andata in onda domenica 14 Dicembre 2014 su Rai 3 ha messo in luce alcune incongruenze del mercato del riso “biologico” in Italia. Secondo i dati S.I.N.A.B., nel 2013 la superficie a riso  certificata in Italia come “biologica” è stata di 8.405 ettari, dai quali sono state raccolte 57.000 tonnellate di risone, con una produzione di 6,78 t/ha, rispetto ad una media  nazionale che per lo stesso anno l’Ente Nazionale Risi ha certificato in 6,6 t/ha . Dati sbalorditivi per gli addetti ai lavori, e non solo.   

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COMUNICAZIONE DEL PRESIDENTE

Questo settimanale digitale Georgofili INFO ha ormai raggiunto una visualizzazione media mensile nel mondo di circa 15mila utenti. Considerato il crescente interesse manifestato, si è ritenuto opportuno offrire la possibilità di renderlo leggibile anche a chi non conosce la nostra lingua, allargando i nostri strumenti di una ormai indispensabile comunicazione digitale. Il Consiglio Accademico ha approvato l'adeguamento del Notiziario settimanale Georgofili INFO a partire dall'inizio del 2015, integrando i singoli articoli e le news con sintesi in inglese ...

The digital weekly Georgofili INFO has now reached an average monthly display around the world of about 15,000 viewers. Considering the growing interest shown, we have decided to make it also available to those who do not know Italian, increasing our tools for the now indispensable digital communication. The Academy Council has approved this modification of the weekly Georgofili INFO beginning in 2015, supplementing specific articles and news with English abstracts ...

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Genio italico e denominazioni

Recenti  episodi giunti alla ribalta della stampa e della televisione hanno riportato in luce la complessa situazione delle denominazioni per i prodotti agricoli ed alimentari. Ora si sono accesi i riflettori sui prodotti biologici e a “chilometro zero”, in precedenza su quelli a denominazione d’origine, sempre su quelli contraffatti e sui danni che arrecano all’alimentare italiano.

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Indennità di cittadinanza - anche a chi non cerca lavoro?

Viene talvolta manifestato l'intento di concedere a tutti i giovani disoccupati un salario minimo, quale “diritto di cittadinanza” (chiamato anche con altri termini diversi). Vi sono però molti motivi per ritenere che non si stia considerando la dimensione finanziaria di un tale onere per lo Stato (quindi per i contribuenti) e neppure le conseguenze morali che potrebbero derivarne se fosse concesso senza qualificarlo in qualche modo come corrispettivo di un qualsiasi lavoro. Cioè se venisse formalmente espresso, come adempimento di un dovere della società e solo come un discutibile diritto di chiunque, anche se immeritevole. 
Nella Unione Sovietica, quando vigeva ancora il rigido governo di Brežnev, ho visto piccoli gruppi di uomini e donne che, con incredibile lentezza, pulivano marciapiedi e aiuole. Sapevo che il Paese vantava di non avere disoccupati e mi fu chiaro allora quale fosse il metodo semplice per conseguire questo risultato. Bastava corrispondere a tutti un salario, anche se minimo e molto simile a una elemosina, ma configurato come corrispettivo di un apparente lavoro, non importa se reale ed efficiente, purchè formalmente così registrato. 
A questo riguardo, anche la nostra agricoltura offre oggi alcuni motivi di riflessione. Il settore soffre complessivamente per una carenza di manodopera. Perché allora dare un "salario minimo" anche a coloro che non cercano lavoro o non accettano quello dei campi, spesso già svolto dai loro nonni o genitori? La risposta è semplice: si è lasciato che venisse meno agli agricoltori l'indispensabile ed equo reddito. 

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La psilla dei ficus ornamentali

Con disappunto degli operatori chiamati a difendere le piante dai sempre più numerosi  fitofagi di recente introduzione e degli studenti, che vedono allungarsi la lista degli insetti inseriti nei programmi di entomologia applicata, è arrivata anche in Sicilia l’esotica psilla  Macrohomotoma gladiata Kuwayama. Si tratta di un pernicioso fitomizo che vive su varie specie di Ficus ornamentali, ampiamente diffusi nei centri urbani del Bacino mediterraneo. La specie, di origine asiatica, fino al secolo scorso, era nota a Taiwan, in Giappone e a Hong Kong; nel 2009 è stata rinvenuta nelle Isole Baleari e successivamente in vari centri urbani della Spagna continentale. In Italia, nel 2011, è stata intercettata, su Ficus retusa, a Napoli e nel 2014 ad Acicastello, nonché a Catania. Nelle aree di origine la specie riveste limitato interesse fitoiatrico mentre, nelle aree urbane spagnole, per controllare le sue infestazioni su Ficus ornamentali, sono stati effettuati interventi insetticidi con oli minerali, piretroidi ed esteri fosforici. A Napoli e in provincia di Catania sono ancora apparentemente presenti limitati focolai d’infestazione di M. gladiata, ma è presumibile che, come accaduto in Spagna, la psilla colonizzerà progressivamente nuovi ambienti urbani. Le infestazioni sono particolarmente evidenti per gli abbondanti fiocchi di cera bianca secreti dagli stadi giovanili (soprattutto dalle ninfe) sui nuovi germogli (Foto di apertura) che, a seguito dell’azione tossica dei secreti salivari, si deformano, arrestano lo sviluppo e possono disseccare. La specie svolge più generazioni nel corso dell’anno che, in parte, si sovrappongono. Gli adulti, che sono lunghi circa 5 mm, con capo e torace marrone e addome verde, hanno le ali anteriori trasparenti, con una caratteristica macchia marrone. Le uova, di colore giallo, vengono deposte, sulla vegetazione. in gruppi di 10-20 elementi. I primi stadi giovanili (neanidi) sono arancio-marrone mentre le ninfe sono di colore verde pallido; esse, a maturità, si trasferiscono in gruppi sulla pagina inferiore delle foglie (Foto2) da dove sfarfalleranno gli adulti. Anche in Sicilia, nel corso dei primi rilievi effettuati, sono state riscontrate alcune specie di crisopidi e di rincoti predatori generici di vari insetti che, difficilmente, riusciranno a contenere le infestazioni della “nuova” psilla.

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Trees and Crimes

È noto che gli alberi forniscono numerosi benefici alla comunità, incluso il controllo degli eventi meteorici, la riduzione dei costi di riscaldamento e, soprattutto, di condizionamento e aumentano il valore della proprietà. Meno attenzione è stata invece finora dedicata al potenziale effetto degli alberi su un altro fattore determinante della qualità della vita: il livello di criminalità. I risultati degli studi che hanno esaminato l’effetto degli alberi e della vegetazione in genere sulla criminalità sono contraddittori: alcuni hanno rivelato che la vegetazione può aumentare la paura del crimine, mentre altri hanno dimostrato che la può ridurre. 
Sebbene le ricerche abbiano identificato alcuni collegamenti tra la paura del crimine e la presenza di vegetazione, apparentemente solo uno studio pubblicato ha esaminato il rapporto diretto tra questi due fattori. Kuo e Sullivan (2001) hanno studiato l'effetto della vegetazione sulla criminalità in 98 condomini in una zona a edilizia pubblica di Chicago (zona Ida B. Wells nella zona sud della città).  I due Autori hanno scoperto che la presenza di vegetazione, il cui livello è stato misurato su una scala di 5 punti basandosi su foto aeree e a livello del suolo, è risultata associata con una minore presenza di reati violenti e reati contro il patrimonio. 

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I droni in agricoltura

I droni sono aeromobili a pilotaggio remoto (APR), cioè in grado di volare senza pilota a bordo. In termini anglosassoni vengono indicati come UAV, acronimo di Unmanned Aerial Vehicle.
Nati per scopi militari, grazie alle installazioni  a bordo di diverse tipologie di sensori (remote sensing), cioè macchine fotografiche, videocamere, termo camere, ecc., gli APR trovano oggi molte applicazioni in vari campi. Dal controllo del territorio alla lotta agli incendi, dalla gestione delle operazioni di ricerca e soccorso al controllo del traffico automobilistico, dalla ripresa di avvenimenti sportivi o di altra natura al trasposto e consegna di pacchi. Più recentemente hanno trovato applicazione anche in agricoltura. 
A dominare la costruzione e l’utilizzo sono gli USA e Israele, ma anche in Europa il settore è in espansione e interessa sia la grande industria e sia le piccole start up. In sintesi si tratta di veicoli azionati da motori elettrici che, anziché avere le ali, hanno quattro (quadricotteri), sei (esacotteri) o otto (ottocotteri) rotori, inseriti su asse verticale. Sono leggeri, hanno dimensioni contenute e sono in grado di volare ad altezze comprese tra pochi centimetri e qualche  centinaia di metri.
Le prestazioni dei diversi APR sono legate alla tecnologia costruttiva, alle dimensioni, al raggio d’azione (sino a 10 km), all’autonomia (7-25 min), all’altezza di volo (1-300 metri) e al peso al decollo oltre che alla tipologia di sensori che vi vengono installati. I tempi di ricarica delle batterie sono contenuti, per cui nella stessa giornata si possono effettuare più cicli di volo.
Gli APR in commercio sono configurati per volare in tre modalità: manuale, semiautomatica e completamente automatica. La navigazione manuale è affidata in toto a un operatore che, da  terra, dirige il veicolo con un radiocomando.

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Allarme clementine, messe in ginocchio dal mercato selvaggio e dal cambiamento climatico

Prezzi in caduta verticale, invasione di clementine spagnole e temperature quasi estive fino alla prima settimana di dicembre, che hanno accelerato la maturazione dei frutti, rischiano di mettere in ginocchio i produttori di clementine.

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Quali ricerche per le innovazioni nella moderna agricoltura

Se dovessi segnalare una priorità assoluta per la moderna agricoltura indicherei progetti finalizzati, principalmente, alla individuazione e valorizzazione dei caratteri di resistenza delle piante alle avversità climatiche e parassitarie, sia nelle condizioni di pieno campo che di colture protette.

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Il mito della Bugonia

Il mito della generazione di insetti da un bue morto (Bugonia), nasce nell’antica Grecia ma trae origine da remote osservazioni fatte da Cinesi ed Egizi e da quest’ultimi tramandate ai Greci e ai Romani; esso fu messo in discussione nel XVII secolo quando venne confutata la teoria della generazione spontanea da parte di Francesco Redi e di Lazzaro Spallanzani ed ebbe fine nel 1864 dopo gli esperimenti di Pasteur. 
Virgilio, nelle Georgiche, racconta la leggenda di Aristeo, figlio di Apollo e della ninfa Cirene, che insediò Euridice, promessa sposa di Orfeo, causandone l’accidentale morte, per la quale le driadi, sorelle della defunta, lo punirono facendo sparire le sue api. Aristeo, pentito, su consiglio della madre, sacrificò alle ninfe quattro tori e quattro giovenche dalle cui carcasse si verificò il prodigio della Bugonia: “ecco le api dalle viscere putride dei bovi per tutto il ventre venir su ronzando, brulicare dai fianchi lacerati ed affollarsi in mugoli infiniti”. Secondo questo mito le api si generavano dalle carogne dei grossi mammiferi; in realtà, venivano scambiati per api, gli adulti di alcuni ditteri Sirfidi noti come “drone fly” per la loro somiglianza con i maschi del genere Apis. Si tratta di una famiglia che include specie di medie dimensioni, dai colori spesso vistosi per imitazione di api e vespe (mimetismo pseudosematico).

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L’albero di Natale: leggende e tradizioni

Ci sono molte leggende che riguardano le origini dell'albero di Natale. La prima colloca l'abete nel giardino dell'Eden. Anzi, era addirittura l'Albero della Vita. Quando Eva colse il frutto proibito, le sue foglie avvizzirono fino a diventare aghi e non fiorì più fino alla nascita di Gesù Bambino.
Un'altra leggenda parla di un altro albero dell'Eden, l'Albero del Bene e del Male. Quando Adamo fu scacciato dal Paradiso terrestre portò con sé un ramoscello che divenne l'abete che servì per la Santa Croce per poi diventare l'Albero di Natale.
Quello che è più certo è che l'abete (bianco, rosso, ma anche altre specie, non solo dei generi Abies o Picea) è stato tradizionalmente usato per celebrare le feste invernali (pagane e cristiane) per migliaia di anni. I Pagani utilizzavano rami di abete per decorare le loro case durante il solstizio d'inverno, mentre i Romani usavano l’abete bianco per decorare i loro templi durante le feste dei Saturnali, solenni feste religiose dell'antica Roma che si celebravano in onore di Saturno, a partire dal 17 dicembre. I cristiani lo usavano come un segno di vita eterna con Dio. 
Nessuno però è veramente sicuro di quando gli abeti sono stati utilizzati per la prima volta come alberi di Natale. La tradizione iniziò, probabilmente, intorno a 1000 anni fa, in Nord Europa. 

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A volte ritornano

Il titolo della traduzione italiana della raccolta di storie brevi “Night shift”, di Stephen King, mi torna in mente in presenza di infestazioni di insetti che, a torto, sono ritenuti spariti dai nostri ambienti e quindi trascurati dai programmi didattici di entomologia agraria. Ultimo, in ordine di tempo, è il caso del diaspino Chrysomphalus dictyospermi(Morgan) tristemente noto, fino alla seconda metà del secolo scorso, come Cocciniglia biancarossa degli agrumi. La specie, ritenuta di origine cinese, è stata segnalata nel 1895 a Firenze; ma già agli inizi del ‘900 era diffusa in varie regioni italiane su olivo, palme, cycas, alloro, oleandro, acacie, fico, evonimo, camelie, ligustri, annona, e soprattutto su agrumi. Il suo nome comune fa anche riferimento al fatto che le neanidi neonate, dopo essersi fissate al substrato, secernono una sostanza follicolare bianca, a forma di cappuccio, che ne ricopre il corpo; pertanto le foglie e i frutti infestati si presentano punteggiati di bianco e di rosso, colore del follicolo delle femmine adulte. I danni arrecati agli agrumi dal diaspino, che arrivava ricoprire interamente la pagina superiore delle foglie e i frutti, consistevano in ingiallimenti, filloptosi e raggrinzimento dei frutti, con conseguente deprezzamento commerciale delle produzioni. 

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Gli orti sepolti di Pompei

Lo scavo stratigrafico e l’etnobotanica, insieme a testimonianze preziose come quella di Plinio nelle Naturalis Historia e agli affreschi che decoravano le case romane dell’area vesuviana, hanno consentito di ricostruire la fisionomia dei giardini pompeiani con informazioni dettagliate sulle specie botaniche e sui loro molteplici usi: dalla decorazione del giardino all’ornamento delle corone, all’uso in medicina e in cucina.
I fiori a disposizione, che non erano molti, si coltivavano in gruppi isolati o insieme alle rose. La presenza nell’area vesuviana di specie esotiche (il fiore di loto, la palma da datteri, il platano, il limone, il cedro) testimonia l’esistenza di scambi con regioni lontane. Per decorare gli spazi verdi, i giardinieri dell’epoca utilizzavano molto arbusti e alberi, soprattutto sempreverdi, che davano ombra (mites), un giusto sfondo all’architettura e un buon profumo. Ampia diffusione avevano nei giardini gli alberi da frutto, e oltre il giardino poteva esserci un frutteto: l’albicocco, il pesco, il ciliegio, il melograno, il melo, il pero, il susino, il fico erano frequenti e utilizzati in tutte le loro parti. Gli affreschi raffiguranti la vite sono così precisi da rendere riconoscibili le varietà; l’abbondanza di torchi, anfore e celle vinarie rinvenute a Pompei testimonia un’abbondante produzione di vino e fonti letterarie raccontano di un vino vesuviano pregiato. Nell’area cresceva anche l’olivo: l’olio era anche la base di profumi e unguenti, il legno era usato nei mobili intarsiati, i residui del frantoio alimentavano le lucerne, la morchia allontanava gli insetti dai granai.

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