Notiziario






Nuove tecnologie a supporto della gestione razionale dell’irrigazione

Il prodotto del progetto, presentato dal partenariato costituito da due PMI, SysMan di Mesagne (BR) e  DyrectaLab di Conversano (BA), e due enti di ricerca, CIHEAM-IAMB e Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari (CNR-ISPA), ha riguardato un nuovo sistema di supporto decisionale (DSS) per la gestione dell’irrigazione, che integra modelli previsionali e di bilancio idrico, sensori per il monitoraggio continuo del sistema suolo – pianta - atmosfera e sistemi per l’automazione e/o il controllo remoto degli impianti di distribuzione idrica.

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Quelle mistificazioni sugli OGM

Riportiamo un estratto dell’articolo pubblicato sul quotidiano la Repubblica di mercoledì 9 aprile 2014, a firma di Elena Cattaneo, senatrice a vita e docente di biotecnologie all’Università di Milano, e Gilberto Corbellini, storico della medicina ed esperto di bioetica, docente alla Sapienza di Roma.

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La filiera del riso dal campo al post-raccolta

Di questo straordinario cereale non si butta nulla.  Potrebbe essere questa la premessa e la conclusione iniziando dalla paglia, principale residuo della coltivazione in campo, a basso costo, biodegradabile e perfettamente isolante, utilizzabile con calce, argilla e legno per costruire una struttura edilizia ad impatto ed emissione zero. Il progetto, nato a Biella, è stato premiato dal museo Guggenheim durante la fase conclusiva di "100 Urban Trends", mostra sulle tendenze globali più interessanti in ambito urbanistico e architettonico, che si è chiusa a New York il gennaio scorso. 
Con la lavorazione del risone si scartano numerose frazioni tra cui la lolla (il tegumento del seme, ottenuto durante la prima parte del processo che termina con la produzione del riso sbramato o integrale) e la pula (comprendente pericarpo, germe e strato aleuronico dell’endosperma, asportati meccanicamente con la “sbiancatura”). Entrambe hanno un elevato potenziale come materia grezza per la produzione di composti bioattivi e ingredienti da utilizzare nel settore agricolo, alimentare, mangimistico, cosmetico, nutraceutico e farmaceutico.

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Produrre di più con meno risorse energetiche

La produzione agricola – e quella del cibo in particolare -  dovrà aumentare significativamente  nei prossimi decenni per far fronte a tre esigenze fondamentali: a) soddisfare la domanda della crescente popolazione mondiale, più urbanizzata e più esigente; b) sostenere l’offerta di alimenti per mantenerne bassi i prezzi e facilitare così l’accesso all’alimentazione delle popolazioni più povere; d) migliorare il reddito degli agricoltori ed elevare il livello di vita di tutti. Recenti studi della FAO stimano che nel 2050 la disponibilità di alimenti deve aumentare del 60% rispetto a quella attuale, sia aumentando la produzione, sia diminuendo sprechi e perdite. 
Negli ultimi 50 anni il sistema agricolo globale è riuscito a triplicare la produzione di alimenti, soddisfacendo la domanda alimentare della popolazione mondiale, che nello stesso periodo è raddoppiata. Questo spettacolare aumento delle produzioni  è dovuto solo in parte all’espansione della superficie agricola, ancor più alla intensificazione delle coltivazioni, accrescendo cioè l’uso dei fattori di produzione (acqua, fertilizzanti, energia, presidi fitosanitari e veterinari, lavoro). Questo modello produttivo riesce a soddisfare la domanda mondiale di alimenti, ma consuma le risorse naturali su cui si basa – terra, acqua, suolo e biodiversità – ad un ritmo superiore alla loro capacità naturale di rigenerazione e non è quindi sostenibile nel lungo termine. In alcune aree del mondo è già evidente il degrado ambientale causato da pratiche non sostenibili, quali sovrapascolamento, monocoltura, abuso di fertilizzanti, antibiotici e fitofarmaci, non corretta gestione dell’irrigazione.
Bisogna pertanto promuovere sistemi agricoli capaci di produrre di più, consumando meno risorse naturali.

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Un ovoparassitoide della Bega del garofano

La Bega del garofano, Cacoecimorpha pronubana (Ubner), è una delle specie di Tortricidi più comuni nel bacino del Mediterraneo dove vive su numerose piante erbacee e arboree, sia spontanee che coltivate; Le larve sono particolarmente nocive alle coltivazioni di garofano sia in pieno campo che in ambiente protetto. Il lepidottero, che è attualmente inserito nella lista A2 dell’EPPO, è frequente su varie piante ornamentali, in aree urbane, e su olivo al quale, tuttavia, non arreca danni significatvi.

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Sistemi agricoli ad Alto Valore Naturale: tutela della biodiversità e sviluppo rurale

In Italia si conta una forte presenza di sistemi agricoli ad Alto Valore Naturale (AVN), diffusi soprattutto nei territori collinari dove la meccanizzazione è più difficoltosa. Tra questi sistemi, gli usi del suolo prevalenti in Sardegna sono legati ai modelli agro-silvo-pastorali di tipo estensivo e alle colture arboree, specialmente all’olivicoltura tradizionale. Misure di sostegno per le AVN sono già operanti in diversi paesi europei, mentre in Italia solo ora se ne prevede l’inserimento nella pianificazione sostenibile dei territori rurali e nel rispetto degli specifici tratti culturali e tradizionali delle eterogenee realtà del paesaggio agrario italiano. 

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Il riso, una storia lunga 8 mila anni

La ricerca internazionale traccia la storia evolutiva del riso e riporta a circa 8.200 anni fa le origini della pianta che fu coltivata prima in Cina e poi in India. Un team internazionale di studiosi, usando la tecnica chiamata “orologio molecolare” è giunta a stabilire che le due sub specie più importanti di riso asiatico, Oryza sativa indica e Oryza sativa japonica, hanno un’unica origine a causa della stretta relazione genetica che le caratterizza. E’ stato accertato che la domesticazione a scopo agricolo avvenne circa 8-9000 anni fa per prima nella valle del fiume Yangtze, in Cina, e che solo in seguito, circa 3.900 anni fa, i semi furono portati in India. La separazione tra le due sub specie avvenne nella regione del Gange, in seguito a spostamenti di commercianti e agricoltori migranti. Finora un diverso modello basato sulla origine di una singola specie aveva invece fatto ritenere che le due sub specie fossero state sviluppate separatamente e in diverse parti della Asia dalla originaria e selvatica Oryza rufipogon (Molecular evidence for a single evolutionary origin of domesticated rice. PNAS, 2011). Tra le Graminacee, il riso è la specie dotata del genoma più piccolo e di recente la mappa genica è stata completata da un gruppo di ricercatori di 10 Paesi coordinati dal Giappone.
La coltivazione del riso in Polesine e nel Ferrarese risale alla fine del XV secolo, ma è dalla metà del ‘700 che diventa dominante nel Delta del Po per espandersi ulteriormente nell‘800, producendo profondi cambiamenti nel paesaggio. Declina nel ‘900 a favore del mais e della barbabietola da zucchero, ma da alcuni decenni ha registrato un nuovo rilancio.

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Scienza, comunicazione e politica: una questione molto intrigata

Si può dire che i mezzi di comunicazione, in Italia, fanno la loro parte così come i ricercatori fanno la loro. Qualche problema nasce quando i risultati dell'attività scientifica possono essere direttamente applicati a specifiche attività oppure danno spiegazioni circa le condizioni del nostro pianeta. Mi vengono in mente, nel primo caso, gli OGM e l'interminabile dibattito fra favorevoli e contrari, e i cambiamenti climatici globali, nel secondo caso. Sono entrambi argomenti spinosi che hanno dato luogo (e continueranno a dare luogo) a dispute furiose tra fautori e detrattori, tra negazionisti e sostenitori.
Sulla questione abbiamo letto molto, ed è stato anche detto molto da parte dei Georgofili. Verrebbe voglia di sottrarsi a questi dibattiti tanto accesi quanto, talora, inconcludenti. Si tratta però di fatti importanti, che incidono quotidianamente sulla vita di tutti noi; pertanto è inevitabile continuare a partecipare a questo difficile confronto.
Il problema non è limitato all'Italia, ma è avvertito, se pur con vari accenti, in tutto il mondo; recentemente la rivista Nature (vol. 506, issue 7489 del 28 Febbraio 2014) ha riportato il parere di un illustre ecologo del cambiamento globale, Simon Lewis dell'Università di Leeds, su di un tema che condiziona le nostre vite: le inclemenze del tempo e le loro cause. Lewis già in altre occasioni ha preso posizioni non allineate (vedi:Nature 468, 7; 2010), ma in questo caso ciò che più mi ha interessato è la sua convinzione che il dibattito corrente, su questo argomento come su altri, soffra di un pasticcio fatto di risposte sbagliate a domande magari ben formulate. In buona sostanza, non è possibile che ad una domanda che richiede una valutazione scientifica, si risponda con una posizione politica o con un orientamento della pubblica opinione influenzata dai "media".

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Il giardino mediterraneo di Villa Larocca a Bari

La profonda connessione dell’arte del giardinaggio con le esigenze spirituali e materiali dell’essere umano fa comprendere quanto importante sia stata la sua funzione in tutti i tempi; i giardini hanno portato bellezza, tranquillità e riposo a coloro che cercano momenti di pausa dall’affannosa vita moderna.

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Mal di euro? No, di debiti

«Il principale problema italiano è l'enorme debito pubblico continuamente cresciuto in questo mezzo secolo. Ripercorrere la sua storia permette di superare  luoghi comuni e meglio individuare cause ed effetti. 
Alla fine degli anni Ottanta il debito pubblico italiano era  di circa 590 miliardi di euro (per semplicità di confronto ho trasformato tutti i dati in euro). Alla fine degli anni Novanta era più del doppio, circa 1.280 miliardi di euro. Alla fine del primo decennio degli anni Duemila ha raggiunto i 1.770 miliardi di euro. Ora il debito pubblico italiano ha "sfondato" quota "duemila" ed ha raggiunto circa i 2.070 miliardi sempre di euro. 
Negli anni Ottanta (in presenza della lira) il tasso di sconto (e conseguentemente il costo del denaro) era molto alto: nel 1980 del 16,5%, nel 1981 addirittura del 19%, nell'82 del 18% e così via riducendosi sensibilmente fino al 13,5% del 1989, rimanendo, però, per tutto il decennio ben sopra il 10%.
Gli anni Novanta, sempre con la lira, si sono aperti con il tasso di sconto al 12,5%, per salire progressivamente al 15% nel 1992 e rimanere sopra al 10% fino all'estate 1993 quando il governo Ciampi iniziò ad assumere la moneta unica europea come obiettivo strategico. Il tasso di sconto sostanzialmente calava man mano ci si avvicinava alla piena realizzazione del Mercato unico europeo e della moneta unica, raggiungendo, a fine anni Novanta, addirittura soltanto il 3%.

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Ruolo, organizzazione e obiettivi nel futuro dei Georgofili

I molteplici ruoli svolti dall'Accademia dei Georgofili sono stati sempre dedicati ai tanti settori comunque legati all’agricoltura. Si può però parlare anche di un unico grande ruolo: quello di stimolare, raccogliere e discutere nuove conoscenze e idee, nonché formulare aggiornate sintesi da divulgare e offrire soprattutto all’attenzione di coloro ai quali spettano le valutazioni, le scelte e le decisioni. 
Marco Tabarrini, già nel 1851 (Atti dei Georgofili, Vol. XXVII) sottolineava come la nostra Accademia si fosse impegnata a salvaguardare la sintesi di tutte le conoscenze, indicandola come "una bella caratteristica del sapere italico", capace di far discendere dall'insieme delle varie scienze una "verità intelleggibile". Tabarrini scriveva: "Questo accordo di studi diversi, coordinati al fine supremo della pubblica utilità che è l'antica divisa della nostra Accademia, credo che sia uno dei suoi vanti più nobili"
Non siamo capaci di indovinare quale sarà il futuro. Non sappiamo, ad esempio, se e quando la Scienza insegnerà all'Industria come produrre cibi sintetici per sostituire quelli che tutt'ora ci fornisce soltanto l'agricoltura. Siamo però in grado di prevedere che le produzioni alimentari primarie fra poche decine di anni saranno insufficienti a soddisfare le crescenti esigenze di una popolazione mondiale che continua ad aumentare rapidamente. Non siamo in grado neppure di immaginare le grandi cose che la Scienza presto scoprirà, dal mondo dell'infinitamente piccolo a quello dell’infinitamente grande. Sappiamo solo che le nuove acquisizioni continueranno a crescere a ritmi esponenziali. 

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Il verde urbano come alleato nella lotta al global change

L’anidride carbonica è la principale esternalità derivante dalle attività umane e, nonostante una flessione registrata in Europa  (soprattutto conseguenza della crisi) la sua emissione è, a livello mondiale, in costante aumento negli ultimi decenni. L’uso sempre crescente e globalizzato dei combustibili fossili, che, per esempio, nel 2009 ha determinato l’emissione di quasi 33 Gt di CO2, insieme alla deforestazione hanno aumentato del 25% negli ultimi 150 anni la concentrazione di diossido di carbonio atmosferico, il principale dei gas serra. In accordo con quanto la modellistica sul cambiamento climatico aveva previsto, questi cambiamenti nella composizione dei gas hanno contribuito al processo di innalzamento della temperatura media terrestre e, nelle aree mediterranee, a una contemporanea riduzione della piovosità e sostanziali cambiamenti nella sua distribuzione e frequenza.
Le linee guida nella lotta al cambiamento climatico sono tuttora dettate dal Protocollo di Kyoto che prevede, tra l’altro, l’attuazione di misure agro-forestali quali la riforestazione e la gestione sostenibile delle foreste e, più in generale, di tutte le aree a verde. Le aree verdi in ambiente urbano risultano particolarmente efficaci per questo scopo poiché, oltre alla riduzione diretta dell’anidride carbonica e di altri gas serra (es. NO2) mediante assorbimento e assimilazione fogliare, sono in grado di innescare, indirettamente, un feedback positivo che porta al miglioramento del microclima e, di conseguenza, alla riduzione dell’uso dei combustibili fossili per il condizionamento estivo e per il riscaldamento invernale delle abitazioni.

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Il credito agrario ieri, oggi, domani

Pronunciando a Firenze, a Palazzo Vecchio, la prolusione all’inaugurazione del 261° Anno Accademico dell’Accademia dei Georgofili, il Presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, Antonio Patuelli, ha affrontato le tematiche del credito agrario e ha affermato fra l’altro che i finanziamenti bancari all’agricoltura in vigenza della vecchia legge bancaria crebbero dai 4 milioni di Euro del 1981 ai 20 milioni di Euro dei primi anni Novanta.
Dopo il Testo Unico del 1993 è cresciuto progressivamente il credito all’agricoltura fino ai circa 44 milioni di Euro del 2012 e del 2013, i massimi storici, di fronte ai quali le sofferenze sono ora attestate a circa il 10%, un livello elevato, ma inferiore a quello degli ultimi anni della precedente legislazione.
Marginale è, invece, divenuto l’ammontare del credito agevolato all’agricoltura sceso nel 2009 sotto il miliardo di Euro e attestato nel 2012 e 2013 a poco più di soli 500 milioni di Euro.

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Crisi e "rivoluzioni" tecnologiche. Capisaldi del futuro: lavoro, capitale, conoscenza

All’ inaugurazione del 261° Anno Accademico dei Georgofili, il Presidente Franco Scaramuzzi ha ritenuto doveroso dedicare la sua relazione annuale alla crisi che stiamo attraversando. Ha innanzitutto evidenziato che si tratta ormai di un lungo periodo di depressione e recessione nel quale si sono intrecciate diverse concause (politiche, economiche, sociali, ideologiche, morali, ecc.) ed anche forti cambiamenti prodotti da grandi innovazioni tecnologiche. Un'insieme di fattori ai quali dobbiamo l'attuale situazione, con disoccupazione, nuova povertà e disorientamento. 
Scaramuzzi ha quindi esaminato singolarmente tre elementi (lavoro, capitale, conoscenza) che appaiono come capisaldi determinanti per l'auspicata ripresa e crescita. Ha ricordato come il capitale investito nelle macchine abbia sostituito il lavoro, per ridurre la fatica, incrementava la produttività, la competitività, i redditi e i salari. Analoghi risultati continuano a essere ottenuti con l’uso di nuove tecnologie (basti pensare alla introduzione della comunicazione digitale). Comunque l'odierna situazione non è solo il risultato di una crisi transitoria, ma anche di cambiamenti permanenti che destabilizzano il mondo tradizionale del lavoro. Altre nuove tecnologie stanno sviluppandosi e molte diverranno irrinunciabili. Pertanto, è indispensabile creare al più presto nuovi posti di lavoro tradizionali per far fronte all'emergenza, ma allo stesso tempo adeguare la formazione dei giovani e riqualificare i meno giovani con aggiornamenti continui. Sarà necessario modificare anche i vecchi concetti del posto di lavoro "fisso" (di "ruolo"), inteso come invariato e garantito a vita. Nella dinamicità dei cambiamenti, non si deve neppure dimenticare che il lavoro è per tutti un dovere, prima ancora che un diritto.

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Terre di Toscana: Pistoia e dintorni

Fino al 30 aprile 2014, presso la sede dell’Accademia dei Georgofili è allestita una mostra storico-documentaria sul territorio pistoiese. Ingresso libero, dal lunedì al venerdì, ore 15-18.

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Produzione e produttività

Negli ultimi cinquanta anni, la produzione agricola è più che triplicata in volume; l’aumento della produttività ha reso possibile un maggiore apporto di cibo a prezzi contenuti. 
Nella prima metà di questo XXI secolo la domanda globale di cibo, di alimenti per il bestiame e di fibre tessili crescerà del 70 per cento. L’evoluzione della domanda per la produzione di biocarburanti accrescerà i margini d’incertezza. 
Che fare? La FAO afferma che, per soddisfare questa domanda, gli agricoltori avranno bisogno di nuove tecnologie. Produrre di più con meno terra e meno forza lavoro. 
Una delle condizioni per un duraturo e stabile equilibrio tra domanda e offerta di cibo è promuovere la crescita della produttività.
Negli ultimi cinquanta anni, la produzione agricola globale è cresciuta del 2,2 per cento per anno. La maggiore crescita si ha negli anni ’60-’70 (2,8 per cento) grazie all’intensificazione della produttività, con la “Rivoluzione verde”.
Nell’ultimo decennio, sono rallentati il processo d’intensificazione e la messa a cultura di nuove terre (0,7 %), ma è aumentata la produttività dei fattori (1,8 %). L’aumento dell’efficienza e della produttività dei fattori ha contribuito per oltre il 75% alla crescita della produzione agricola globale. 
La produttività totale dei fattori cresce, in media d’anno, del 4% nelle regioni del Nord e Sud Europa, del 3% nelle altre. Per tutto il periodo, la crescita è stata guidata dal progresso tecnico, con una caduta generalizzata dell’efficienza tecnica negli anni 2002-2003.  Nel periodo successivo è cresciuta l’importanza dell’efficienza nell’uso dei fattori. Le imprese agricole, soprattutto negli anni della crisi, hanno investito meno in innovazione. 

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Martedì 25 marzo 2014: inaugurazione del 261° Anno Accademico

Mancano ormai pochi giorni alla Inaugurazione del 261° Anno Accademico dei Georgofili,  che si svolgerà martedì 25 marzo 2014 alle ore 11, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze.

La relazione annuale del Presidente Franco Scaramuzzi sarà dedicata a Crisi e “rivoluzioni” tecnologiche, per evidenziare le molteplici concause (politiche, morali, economiche) che hanno concorso a determinare l’ormai lunga depressione e recessione, insieme a forti innovazioni tecnologiche. Nell’attuale, complessa e confusa realtà si soffermerà su tre capisaldi determinanti per il nostro futuro: lavoro, capitale e conoscenza. 
L’autorevole prolusione dell’Accademico Antonio Patuelli approfondirà il tema del credito agrario, uno dei maggiori problemi dell’attuale fase di recessione.
Nel corso della cerimonia saranno consegnati il Premio Antico Fattore, il Premio Donato Matassino e il Premio Prosperitati Publicae Augendae.

L’ingresso è libero al pubblico. 

Sul sito di Agrapress è possibile leggere un’intervista di Letizia Martirano a Franco Scaramuzzi, che anticipa alcuni temi della sua relazione. 

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Programma Quadro del Settore Forestale 2009-2019

Il PQSF mostra con evidenza la natura di programma-collage del PQSF stesso: esso recepisce e convoglia indirizzi già stabiliti e/o finanziati altrimenti. Il PQSF non costituisce cioè una fase unificante di vera elaborazione concettuale e progettuale per le foreste e il settore, limitandosi a ribadire pleonasticamente considerazioni e principi già sanciti altrove.
Simili programmazioni non sono neutre né a costo-zero, per il mancato svolgimento della funzione attesa: non sarà il caso di rinunciare a simili onerosi dividendi?

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L’impollinazione del carciofo

Una moderna gestione della coltura del carciofo, che tradizionalmente viene riprodotta per propagazione agamica a mezzo carducci, ovoli o parti di ceppaia, passa attraverso la propagazione per seme, che richiede l’impiego di genotipi con struttura genetica determinata, oltre a un idoneo percorso di produzione possibile soltanto grazie al ricorso all’impollinazione entomogama.

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Ecologia alimentare: l’esempio dell’olio di oliva

Ogni prodotto che arriva sulla nostra tavola nelle colorate e fantasiose bottiglie, scatolette e confezioni è il risultato di una lunga storia naturale ed ecologica, che comincia nei campi o nelle stalle, talvolta in Italia o talvolta in lontani paesi da cui importiamo una parte delle materie prime e dei prodotti alimentari. I prodotti agricoli e zootecnici non arrivano mai direttamente nelle nostre case ma passano attraverso numerose operazioni, veri e propri cicli produttivi, che li trasformano negli articoli commerciali che conosciamo e che troviamo nei negozi. In ciascuna delle operazioni nei campi, nelle stalle, nelle fabbriche, nella stessa grande distribuzione, vengono usati acqua ed energia e vengono prodotti residui solidi, liquidi e gassosi che finiscono nell’ambiente. Senza contare che ciascuna delle operazioni che portano il cibo nelle nostre case ha un “contenuto” di lavoro, di fatica umana, di innovazione, di esperienza di milioni di persone, di cui troppo poco si parla.
La storia naturale dei vari alimenti ha effetti ambientali meno vistosi, ma talvolta altrettanto importanti e nocivi quanto quelli di altre attività produttive. 

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Francesco Minà Palumbo “Georgofilo”

Tutte le volte che ho cercato di ripercorrere la Sua straordinaria carriera mi sono ritrovato a concludere che si è trattato di un genio in assoluto con una incomparabile capacità di lavoro, che inizia ad esercitare la professione di medico a Castelbuono a 22 – 23 anni dopo avere studiato Medicina a Palermo, dai 16 ai 20 anni ed avere ottenuto la specializzazione all’Università di Napoli, dai 20 ai 22 anni. E subito dopo la Sua grande passione e la Sua vocazione di Naturalista, amico di tutti, dai più grandi e rinomati scienziati italiani e stranieri ai più umili pastori e contadini delle Sue Madonie che ben sapendo di fargli cosa graditissima e certamente anche per ringraziarlo delle Sue ambitissime prestazioni mediche gli portavano continuamente esemplari di piante, di funghi, di insetti, di minerali e della fauna locale e lo accompagnavano nelle Sue escursioni.
Ho maturato il convincimento che la Sua passione di Naturalista avesse preso ad un certo punto il sopravvento sulla professione medica, se è vero come è vero che stava per prendere servizio a tempo pieno all’Orto Botanico di Palermo, ma un ricorso di due concorrenti che ambivano allo stesso posto a concorso portò all’annullamento dello stesso.
Ma è la Sua figura che mi appare gigantesca come è testimoniato dall’opera omnia “Iconografia della storia naturale delle Madonie” pubblicata a cura di Pietro Mazzola e Francesco Maria Raimondo.
E’ il più grande, multiforme e leggendario personaggio che abbia mai incontrato nelle mie letture e lo ricordo oggi con il rispetto e l’ammirazione che si riservano ai Grandissimi.

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L’impollinazione del mandorlo

Il Mandorlo, ritenuto originario dell'Asia centro-occidentale, è stato presumibilmente introdotto in Sicilia dai Fenici; gli antichi Romani ne apprezzavano i frutti che chiamavano "noci greche". Attualmente la rosacea è una delle colture tipiche del Bacino mediterraneo. L’America, dove è stato introdotto nel XVI secolo è il principale produttore mondiale.

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Iniziativa Italia-Africa, Tavolo Agricoltura

Il 20 febbraio scorso, alla Farnesina, si è tenuta una sessione ministeriale del Tavolo Agricoltura - nell’ambito dell’Iniziativa  Italia-Africa -  alla quale hanno partecipato i Ministri dell’Agricoltura dei Paesi dell’Africa sub-sahariana convenuti a Roma per il Governing Council dell’Ifad. Con questa iniziativa, già presentata dal Ministro degli Affari Esteri lo scorso 30 dicembre, l’Italia ha riacceso i riflettori sull’Africa, partendo proprio dal settore primario che è alla  base dell’auspicato  sviluppo di quel Continente. 
Il Sottosegretario all’Agricoltura, On. Maurizio Martina - il quale a distanza di poche ore sarebbe stato nominato Ministro - ha manifestato il convincimento che “per i molti aspetti peculiari del modello agricolo italiano e per la sua naturale vocazione geografica, l’Italia possa giocare un ruolo strategico nel rapporto tra Europa e Africa”. 
L’Africa è un Continente con Paesi tra loro molto diversi. Mediamente la sua agricoltura impegna il 60% della forza lavoro e produce il 25% del PIL (con variazioni che oscillano tra il 3 e il 50%).

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Dalla “rivoluzione agricola” alla “rivoluzione verde”

Nel mercato globale c'è posto per tutti; per il cibo buono e a basso costo, come per il cibo di alta qualità, così come per il cibo etico, etnico e magari costoso, di nicchia. Così come per i prodotti a chilometro zero e i prodotti delle campagne del mondo che finiscono nelle mense delle città, dove ormai vive più del 50% della popolazione della terra. Chiunque può capire che gli orti non bastano a sfamare le città con milioni e milioni di consumatori. 
Con la “rivoluzione agricola” del ‘700 e poi con la “rivoluzione verde” del ‘900 si sono moltiplicate le risorse alimentari, superando i limiti e le difficoltà delle pratiche della caccia, della pesca e della raccolta dei frutti spontanei. In questo senso l’agricoltura, ancora oggi, rappresenta la base dell’alimentazione di un mondo sempre più popolato e proprio per questo è diventato così importante il problema ecologico del rapporto fra l’uomo e l’ambiente e l’utilizzo delle risorse naturali, fra cui primeggia la terra coltivabile e l’acqua. Grazie alla ricerca, alla tecnologia e all'ingegneria genetica, si è in grado di sfamare un mondo sovrappopolato. Il problema dei sostenitori (ideologici) del piccolo, giusto, naturale e bello, è che, pur facendo un buon marketing, hanno uno sguardo corto e spesso rivolto all'indietro. Non si rendono conto che solo grazie all'evoluzione tecnologica e all'innovazione si è potuto affrontare la sfida demografica ed evitare la carestia: la fames, come si diceva nel Medioevo. Solo grazie a questo, la produzione agricola mondiale ha potuto fronteggiare un così rapido e gigantesco aumento della popolazione. 

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Dall’azienda agricola all’industria alimentare

Nonostante la crisi economica, le connesse preoccupazioni e il calo dei consumi, compresi quelli alimentari, viviamo in una società in cui il cibo non manca.  Ma non è sempre stato così. La sopravvivenza dell’umanità per lungo tempo è stata condizionata dalla disponibilità di alimenti. Dai tempi in cui viveva di caccia, pesca e raccolta di frutti spontanei, a quelli della prima agricoltura e sino ad oggi, l’uomo ha capito che non basta procurarsi l’alimento, ma che è necessario riuscire a renderlo disponibile con continuità e quindi a prolungarne la durata. Accanto all’imperativo della produzione vi è sempre stato quello della conservazione del cibo.
Così si è andata enucleando all’interno dell’agricoltura l’attività di trasformazione degli alimenti che supera la semplice conservazione e diventa l’industria alimentare che conosciamo. La sua nascita dall’agricoltura, ma con una propria individualità, pone però fin dall’inizio numerosi problemi di carattere economico.Sin dagli inizi si individuano tre modelli di rapporti che regolano le questioni fra i due comparti. Il primo è quello contrattuale in cui i principali aspetti della fornitura della materia prima agricola sono regolati da accordi scritti. Già a fine ‘800 erano in uso contratti nel lattiero-caseario e nel bieticolo-saccarifero che poi si sono diffusi in altri comparti. Non molto diversi da quelli attuali  non hanno risolto i problemi di conflittualità, anzi proprio in questi due comparti si registra la più elevata litigiosità fra le parti. Il secondo modello è quello cooperativo, in cui l’agricoltore è anche industriale in relazione al prodotto conferito. Ma anch’esso non è risolutivo. Nelle cooperative si scontrano le due anime, quella agricola che vuole il massimo prezzo per il prodotto conferito e quella industriale che pensa al consolidamento dell’impresa e ciò frena, insieme a problematiche  di altro genere, il successo della formula.

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Lettera aperta al Ministro Maurizio Martina

A nome dei Georgofili desidero esprimere i migliori auguri di buon lavoro al Ministro dell'Agricoltura (denominazione storica) Maurizio Martina, già Sottosegretario allo stesso Ministero nel Governo uscente, con delega all'Expo 2015. Insieme agli auguri desidero manifestare al Ministro Martina vive felicitazioni per la posizione equilibrata e senza pregiudizi che ha assunto nei confronti degli OGM e che merita plauso per la personalità e la lungimiranza che ha manifestato, con grande discontinuità rispetto a quasi tutti i suoi ultimi predecessori.
Faccio riferimento all'articolo che ha scritto su Il Sole 24 Ore il 13 novembre 2013 nel quale, in termini pienamente condivisibili, così si esprime: "Dobbiamo renderci conto che siamo in uno scenario nuovo e se vogliamo affrontare la questione con serietà non possiamo certo disconoscere che il progresso scientifico e lo stesso impianto normativo europeo in materia si sono notevolmente evoluti... I progressi della ricerca e le risultanze dei piani di monitoraggio hanno permesso di acquisire informazioni rilevanti anche rispetto al tema della sicurezza alimentare". L'articolo così continua: "Solo negli ultimi sessanta anni sono state create oltre 2000 varietà, ne è testimonianza il fatto che in rarissimi casi le specie agricole che contribuiscono alla nostra dieta esistono allo stato selvatico. Su diversi aspetti il dibattito scientifico risulta molto animato e questo rafforza il mio convincimento che le situazioni vadano valutate caso per caso e il problema non si possa ridurre allo scontro ideologico tra pro e contro OGM. Stiamo attenti a non generalizzare...".

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