Notiziario






La “quintessenza” della più grande falena europea

Il lepidottero europeo di maggiori dimensioni è la Pavonia maggiore, Saturnia pyri, le cui femmine hanno un’apertura alare che può arrivare a 17 cm. Le sue ali sono fondamentalmente di colore marrone grigiastro e sono dotate di caratteristiche macchie ocellari, simili a occhi di uccelli rapaci, che hanno la funzione di intimidire eventuali predatori.

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Perchè recuperare le pinete degradate– il progetto LIFE-FoResMit

Il progetto LIFE-FoResMit (LIFE14 CCM/IT/000905) ambisce a dimostrare l'efficacia delle opzioni gestionali per il recupero delle pinete degradate peri-urbane al fine di ripristinare la stabilità ecologica ed il potenziale di mitigazione dei cambiamenti climatici.

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Rischi nella filiera alimentare e coperture assicurative

Il prossimo giovedì 25 febbraio alle ore 14 si svolgerà all’Accademia dei Georgofili un convegno su: “Rischi nella filiera alimentare e coperture”, organizzato in collaborazione con la Fondazione CESIFIN – Alberto Predieri  e AIDA (Associazione Internazionale di Diritto delle Assicurazioni).
La qualità e la sicurezza del cibo dipendono dagli sforzi di tutte le persone coinvolte nella complessa catena della produzione agricola, della lavorazione, del trasporto e del consumo.
Tra i principali rischi vanno ricordati quelli relativi a: qualità delle materie prime; deterioramento delle materie prime o del prodotto finito durante il trasporto; processi di lavorazione; fase dell’imballaggio; contaminazione batteriologica; contaminazione industriale o domestica. I cibi perfettamente sicuri al momento dell’acquisto devono evitare una contaminazione al momento del consumo: da qui l’importanza dell’informazione al consumatore.

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Una foresta di opportunità?

Un recente seminario organizzato dalle Associazioni Universitarie Studenti Forestali e SISEF (Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestalesi) è stato dedicato all’esplorazione delle opportunità connesse con i boschi, con la loro gestione, con la loro valorizzazione. In ballo c’è il futuro degli studenti in materia, oltre che dei boschi stessi. 

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Emergenza siccità in Italia: accorgimenti per sopperire alle carenze idriche in agricoltura

Il particolare andamento climatico che attualmente si sta verificando in quasi tutta l’Italia, con periodo autunno invernale siccitoso e/o con piogge di tipo torrenziale, di elevata intensità e di breve durata, conseguenza dei cambiamenti climatici , pone notevoli problemi in agricoltura riguardanti: la gestione delle tecniche colturali; la scelta delle colture erbacee a ciclo primaverile estivo; il contenimento dei fabbisogni irrigui; la destinazione d’uso delle limitate risorse idriche disponibili.  

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La Toscana nella transizione allo Stato unitario (1814-1865) in un convegno ai Georgofili

Venerdì 19 febbraio 2016, alle ore 14.30, presso la sede dei Georgofili (Logge Uffizi Corti, Firenze), si svolgerà un incontro su Costituire lo Stato, rappresentare il territorio. Il Granducato di Toscana nella transizione allo Stato unitario (1814-1865), organizzato nel quadro delle celebrazioni della festa della Toscana.
L’incontro, in collaborazione con l’Associazione G.B. Landeschi e il Dipartimento di Studi Storici dell’Università degli Studi di Torino, affronta alcuni aspetti fondanti della realtà politica e istituzionale del Granducato di Toscana qui osservato nella delicata transizione allo Stato nazionale.
In questo passaggio, dallo Stato regionale allo Stato unitario, i toscani contribuirono potentemente ad alimentare il dibattito sulle forme della politica e dell’amministrazione per il neonato Regno d’Italia.
 Leopoldo Galeotti, Bettino Ricasoli (foto) e Ubaldino Peruzzi – di cui nell’incontro si parlerà – sono infatti tra i principali referenti di quell’ampia comunità di giuristi e politici di tutta la penisola che in quel torno di anni, comparando modelli indigeni ed europei, discuteva su quali assetti politici e amministrativi dare all’Italia unita.
Una lezione e un dibattito di grande valore storico ma, ancora oggi, di grande attualità politica vista la fase di grandi riforme istituzionali che sta interessando il nostro Paese. 

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Georgofili e Associazione Vivaisti Italiani firmano protocollo d’intesa

Ieri a Pistoia il Presidente dell’Accademia dei Georgofili, Giampiero Maracchi e il Presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani, Vannino Vannucci, hanno firmato un protocollo d’intesa che stabilisce una cooperazione attiva tra le parti.
Tra gli intenti sottoscritti: promuovere e attivare iniziative congiunte, destinate a contribuire al progresso dell’agricoltura, alla tutela dell’ambiente allo sviluppo del mondo rurale; valorizzare le nuove acquisizioni tecnico-scientifiche che hanno riflessi sul comparto del vivaismo; favorire la diffusione dell’innovazione nel comparto vivaistico e delle colture protette ed ornamentali; promuovere iniziative di studio, informazione e formazione sulla tematica della difesa fitosanitaria delle coltivazioni vivaistiche; promuovere scambi formativi ed incontri specifici tra operatori, tecnici e esperti del comparto con altre realtà europee ed extra-europee; collaborare alla predisposizione di progetti nell'ambito della nuova programmazione europea 2014-2020 relativa allo sviluppo rurale; collaborare alla realizzazione di iniziative innovative nel campo della comunicazione ed informazione; organizzare insieme seminari e promuovere gruppi di studio; promuovere congiuntamente iniziative culturali connesse agli ambiti di rispettiva competenza nel corso del 2017, in considerazione della designazione della Città di Pistoia come capitale italiana della cultura per tale anno.
“Sono molto soddisfatto dell'importante accordo che è stato oggi sottoscritto con una rilevante realtà, di carattere nazionale ed internazionale e nata da oltre 260 anni, che l'accademia dei Georgofili rappresenta” - ha affermato il Presidente dell'Associazione Vivaisti Italiani, Vannino Vannucci - ”L'intesa formalizza una collaborazione ed una sinergia da sempre fondamentali tra il mondo scientifico e quello imprenditoriale, che con questo atto non potranno che rafforzarsi per il futuro di tutto il settore.”
Il Prof. Maracchi ha sottolineato l’importanza del comparto vivaistico nel quadro dell’agricoltura italiana e lo sforzo per applicare le recenti innovazioni tecnologiche, come dimostra anche il campus della Vannucci Piante. Ha inoltre confermato l’impegno dell’Accademia dei georgofili per contribuire allo sviluppo delle competenze e delle performances di questo settore. Nel corso della conferenza stampa il Presidente Maracchi ha evidenziato che l’agricoltura è l’unico settore a presentarsi “carbon-free”; ha poi lanciato un’immediata proposta all’Associazione Vivaisti: costituire un gruppo di lavoro tra operatori e cultori della ricerca sulle fitopatie, ponendosi con attenzione, volta per volta, ai problemi molteplici e alle loro possibili soluzioni.

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Le biotecnologie genetiche in acquacoltura

Per la salvaguardia della biodiversità naturale nelle acque, sia salate che dolci, le biotecnologie genetiche possono essere applicate allo studio delle comunità ittiche selvatiche, identificandone l’habitat e le dimensioni, i livelli di migrazione ed il contributo di ciascun tipo genetico alla massa del pescato.

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La centralità dell’agricoltura: è il momento di definirne le prospettive. Il ruolo degli economisti agrari.

Mai come in questo momento l’agricoltura è al centro di un dibattito che ha una dimensione globale ed è diventata sempre più materia complessa, chiamando in causa competenze agronomiche, tecnologiche, economiche, organizzative, ambientali, politiche e sociali, le più articolate.      
Non è la prima volta che la centralità dell’agricoltura è evocata, soprattutto nei momenti di crisi generale, senza però arrivare a delle conclusioni idonee a dare una prospettiva di lungo periodo a un settore che ha sempre dimostrato di saper svolgere il proprio ruolo nell’interesse della collettività.  
Per esempio, ricordo la crisi italiana degli anni ‘70 imputata anche ai deficit alimentare ed energetico ritenuti concausa della pesante inflazione di quel periodo. In tale circostanza, in un momento in cui le eccedenze dilagavano in Europa, il Piano Agricolo Nazionale del Ministro Marcora (1977) si pose l’obiettivo di aumentare le produzioni di cui eravamo importatori netti e quelle che avrebbero potuto incidere sulla crescita delle esportazioni. Controcorrente rispetto agli orientamenti comunitari che, già dal Memorandum Mansholt (1968), si ponevano l’obiettivo di ridurre le produzioni eccedentarie. E mentre, sempre nel citato Memorandum, si prefigurava la riduzione delle superfici coltivate, in Italia fu varata una legge che si poneva l’obiettivo di utilizzare le terre incolte, abbandonate o insufficientemente coltivate (1978).      
Oggi il quadro è totalmente cambiato e la centralità dell’agricoltura è da attribuire a ben altri motivi. Le successive riforme della politica agricola comunitaria e l’evolversi degli accordi sul commercio internazionale hanno posto le imprese agricole di fronte all’esigenza di dare risposte in termini di innovazione, efficienza e di competitività sul mercato, di produrre di più, di puntare alla qualità delle produzioni e di contribuire alla sostenibilità e alla compatibilità ambientale dei processi produttivi.     Proprio in questi ultimi mesi l’agricoltura è l’osservata speciale. Alcune circostanze che richiamo lo dimostrano.           

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Georgofili e CONAF firmano protocollo d’intesa

Martedì 9 febbraio a Firenze il Presidente dell’Accademia dei Georgofili, Giampiero Maracchi e il Presidente del CONAF (Consiglio Ordine Nazionale dottori Agronomi e Forestali), Andrea Sisti, hanno firmato un protocollo d’intesa che stabilisce una cooperazione attiva tra le parti, nelle loro rispettive responsabilità, capacità, competenze.

Le finalità dell’accordo sono:
- promuovere ed attivare iniziative congiunte, destinate a contribuire al progresso dell’agricoltura, alla tutela ambientale, alla sicurezza e qualità alimentare, allo sviluppo del mondo rurale;
- favorire la diffusione delle innovazioni, nel settore dell’agricoltura, delle foreste e dell’agroalimentare per quanto concerne le tecniche colturali compatibili con i cambiamenti climatici, con la tutela dell’ambiente e la valorizzazione della qualità dei prodotti alimentari;
- dare la massima diffusione a tutte le iniziative di comune interesse e organizzare congiuntamente studi, seminari e gruppi di studio comuni; divulgare informazioni scientifiche e tecniche anche attraverso la comunicazione digitale;
- collaborare, anche attraverso le sezioni dell’Accademia presenti sul territorio nazionale e le sedi degli Ordini e delle Federazioni dei dottori Agronomi e dei dottori Forestali, per l’organizzazione e la realizzazione di iniziative, anche in collaborazione con terzi, intese a valorizzare il patrimonio storico-culturale di conoscenze e le nuove acquisizioni tecnico-scientifiche che hanno riflessi sull’agricoltura, le foreste, sull’alimentazione e sull’ambiente rurale anche in relazione alla formazione delle giovani generazioni.

La prima iniziativa a seguito del protocollo d’intesa sarà il convegno nazionale: “L’innovation broker, una nuova figura professionale in agricoltura”, che si svolgerà il prossimo 10 marzo 2016 alle ore 9.30 nella sede dell’Accademia dei Georgofili. Tra gli organizzatori, oltre al CONAF, anche MiPAAF, FIDAF e Regione Toscana (quest’ultima quale Regione promotrice e coordinatrice della Rete Europea nel settore agricolo, forestale ed agroalimentare – ERIAFF -).

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“Ospiti invernali” dei Platani

La quasi totalità dei Platani presenti nelle nostre alberate cittadine è riconducibile a Platanus hybrida Brot (= P. acerifolia (Aiton) Wild), ibrido fra Platanus occidentalis L. e P. orientalis L, con individui che presentano caratteri più vicini al primo, di origine Nordamericana, ovvero al secondo, originario dei Balcani e dell’Asia Minore. Durante il periodo invernale le placche di ritidoma, che restano attaccate ai loro maestosi tronchi, offrono rifugio ad alcune specie di gasteropodi polmonati e di artropodi. Alcuni ragni vi ricercano prede o vi costruiscono ooteche sericee. Ma gli ospiti più numerosi sono gli insetti.

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La ginestra nell’uso e nella tradizione

La ginestra è una leguminosa che cresce spontanea sulle scarpate; tramite i rizobi simbionti, fissa l'azoto atmosferico nei propri tessuti vegetali e fornisce tra l’altro un importante contributo contro l’erosione del suolo. Possiede una fibra lunga, abbondante, uniforme, tenace, morbida ed elastica paragonabile a quella di canapa e lino. È comunque noto sin dall’antichità il suo impiego come pianta da fibra. Fenici, Cartaginesi, Greci e Romani la utilizzavano per la produzione di stuoie, corde e vari manufatti. 

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I prodotti dell’acquacoltura nell’alimentazione

Il pesce rappresenta dalla preistoria un componente fondamentale nell’alimentazione umana e le opportunità della pesca hanno condizionato gli insediamenti umani lungo le coste. Ma i pesci appaiono non solo come cibo ma anche per il valore simbolico loro attribuito; così in affreschi tombali egizi e nei mosaici romani è simbolo di sessualità: il delfino, considerato pesce, era il simbolo di Afrodite e le sirene di Omero incantavano i marinai. Il Cristianesimo attribuisce al pesce un significato mistico e Gesù cerca i discepoli tra i pescatori e compie il miracolo dei pani e dei pesci. Oggi miliardi di persone ne consumano e concorrono all'impoverimento o all’estinzione di molte specie. Il Giappone è il Paese che consuma più pesce soprattutto crudo (sushi e sashimi) ma è stato ed è un'importante fonte di cibo anche per le civiltà del bacino mediterraneo. 
Da alcuni decenni l’acquacoltura è una valida alternativa alla pesca per consentire la disponibilità di alimenti pregiati. Oltre agli aspetti storici e tecnici presentati nelle note già pubblicate da “Georgofili INFO”, è bene sottolineare che l'acquacoltura offre una ampia scelta per l’alimentazione dell’uomo: oltre alle specie carnivore molto ricercate (salmone, trota, branzino, orata, rombo, storione, anguilla), vi sono anche specie vegetariane ed omnivore (tilapia, cefalo, tinca, carpa erbivora, carpa comune, carpa argentata e diversi tipi di cefalo), nonché molluschi (cozze, vongole, ostriche), crostacei (soprattutto mazzancolle, gamberoni, capesante) e per usi farmacologici anche filtratori (spugne, ascidie, anfiossi), piante (alghe), perle. 

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Miglioramento genetico per le specie vegetali di interesse nazionale

Le tematiche legate all’innovazione nel settore agricolo sono al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica. Il crescente import di prodotti agricoli che evidenzia una debolezza del sistema produttivo nazionale, la necessità di ridurre l’impatto ambientale (ad esempio attraverso la riduzione del ricorso all’uso di fitofarmaci) senza penalità produttive, l’esigenza di garantire maggiore competitività internazionale al settore agricolo, che in larga misura non si occupa di produzioni biologiche e/o di nicchia, sono tutti aspetti che richiamano l’urgenza di promuovere un’attività di miglioramento genetico capace di garantire al Paese un ruolo di primaria importanza nel settore agricolo. 
L’Italia ha investito moltissimo nello sviluppo delle conoscenze genomiche per le principali specie agrarie di interesse nazionale, tuttavia, al momento, non ci sono programmi significativi che consentano di utilizzare queste conoscenze a livello applicativo ed è ancora limitata la conoscenza di molti dei meccanismi fisiologici coinvolti nell’espressione del fenotipo. L’assenza di una forte spinta verso l’innovazione varietale fa sì che oggi il Paese sia sempre più dipendente da varietà selezionate all’estero anche per molte delle sue filiere strategiche. L’Italia corre il rischio di perdere l’opportunità di utilizzare il patrimonio genetico di molte delle specie maggiormente coltivate (comprese anche le colture tipiche quali il pomodoro ed altre specie ortive, il frumento e diverse specie da frutto), laddove invece, all’estero, tale patrimonio è spesso considerato una componente strategica per lo sviluppo dell’agricoltura. 

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La lotta alla “Processionaria dei pini” è obbligatoria

In alcuni centri urbani meridionali, alla fine del 2015, con l’abbassarsi delle temperature, le larve gregarie della “Processionaria dei pini” hanno iniziato a costruire i caratteristici “nidi invernali” ove si rifugiano durante il giorno e dai quali, all’imbrunire, escono procedendo in fila indiana, per andare a rodere, durante la notte, gli aghi delle piante ospiti defogliandole.

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Sicurezza Nutrizionale

Giovedì 4 febbraio 2016, alle ore 15.30, si svolgerà all'Accademia dei Georgofili una giornata di studio, promossa dal Comitato consultivo dei Georgofili, per gli allevamenti e prodotti animali, su “La Sicurezza Nutrizionale”.  Questa tematica risulta prioritaria nella strategia UE, con l’obiettivo di rilanciare i prodotti di origine animale, le cui caratteristiche positive (elevato valore nutrizionale, apporto di principi nutritivi fondamentali per lo sviluppo psicofisico e il mantenimento della salute e del benessere dell’uomo) vengono messe in ombra a causa del maggiore rilievo dato a diversi aspetti considerati negativi.
La sicurezza degli alimenti a livello europeo, ormai strettamente regolamentata con normative e strumenti di monitoraggio e verifica (RASFF, piani di controllo, eccetera), è un prerequisito di quella che oggi rappresenta la vera priorità per l’intera comunità internazionale: la sicurezza nutrizionale. Si tratta, quindi, di considerare approfonditamente e dare sempre più evidenza scientifica alle potenzialità di intervento gestionale (allevamento, nutrizione, genetica), al fine di “disegnare” nuovi prodotti di origine animale ad elevata sicurezza nutrizionale per gruppi di persone con esigenze specifiche e differenti: donna, uomo, anziano, bambino, sportivo. Gli interventi destinati ad elevare la sicurezza nutrizionale per l’uomo molto spesso si traducono anche in un miglioramento della salute dell’animale (in particolare modulando la risposta immunitaria innata e infiammatoria), permettendo così di ridurre gli interventi terapeutici con evidenti vantaggi per l’uomo, vantaggi derivanti dalla riduzione dell’impatto ambientale e dei fenomeni di antibiotico resistenza.

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L’asino e la sua storia

In Europa, l’intensa meccanizzazione in agricoltura ha sottratto all’asino il suo impiego quale animale da lavoro ed ha portato molte razze alla scomparsa o prossime alla estinzione; rappresenta tuttavia ancora un’importante risorsa nell’economia di numerosi Paesi in via di sviluppo e non solo. Anche il loro valore culturale è considerato uno dei tratti più importanti; la necessità di preservare le razze autoctone è stata, infatti, associata al valore storico che rivestono e che riflettono la lunga simbiosi con l’umanità e contribuiscono a ricordare antiche tradizioni.

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Il vino nel legno: progetto di valorizzazione della produzione legnosa dei boschi del Chianti Classico

I boschi hanno fornito e forniscono prodotti e servigi essenziali per la sopravvivenza della popolazione umana che possono identificarsi in valori di uso diretto ed indiretto.
Anche in funzione di tali servigi è stato attribuito un valore economico totale del bosco che comprende anche un valore d’opzione ed un valore di esistenza, riferendosi, il primo alle scelte di uso in grado di garantire per il futuro la disponibilità dei servizi, il secondo identificandosi nel valore intrinseco della presenza e permanenza del bosco stesso.
Se da una parte è interesse valorizzare il settore naturalistico ed ambientale ovvero quello turistico, altrettanto incisiva deve essere l’azione di valorizzazione della produzione legnosa sia nei confronti del ruolo che questa può svolgere ancor oggi quale fonte energetica, sia in relazione a differenti filiere foresta-legno finalizzate.
La scelta del territorio del Chianti Classico è stata determinata dal fatto che in tale area, più che altrove, la presenza del bosco si associa e si compenetra alla coltura della vite conferendo al paesaggio quel particolarissimo fascino che è motivo di evidenza, di valore economico, di fattore traente e di supporto ad altre attività produttive. In  particolare era importante disporre di informazioni sull’uso, nel passato e nel presente, delle principali fonti di approvvigionamento della materia prima legno per la produzione dei vasi vinari stessi, nonché prospettare situazioni innovative per il futuro.
Difatti nel passato la diffusione a livello aziendale dei boschi di castagno sulle pendici dei Monti del Chianti (per la presenza di un substrato roccioso di macigno arenaceo), aveva favorito l’impiego del legno di questa specie nella costruzione di tini, botti, carati, barili, diventando tradizione diffusa legata alla vinificazione, che prevedeva l’utilizzo dei polloni per doghe per vasi di volumi contenuti e quella delle matricine per doghe per botti e tini che tra l’altro, in questo caso, venivano realizzate per segagione e non con piegatura. 

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