L'impatto dell'agricoltura sulla genetica dei cani

  • 23 November 2016
Lo sviluppo dell'agricoltura non ha rivoluzionato solamente la società umana, ma ha alterato anche il patrimonio genetico del cane. A stabilirlo è uno studio condotto da ricercatori delle Università di Rennes e di Grenoble, del CNRS di Lione, in Francia, e dell'Università di Uppsala, in Svezia, che hanno ricostruito l'evoluzione della capacità dei cani moderni di digerire gli amidi. Lo studio è pubblicato su "Open Science" della Royal Society di Londra.
Studi precedenti avevano mostrato che  mentre quasi tutti i lupi, sciacalli e coyote hanno solo due copie del gene che codifica per l'amilasi pancreatica (Amy2B) - il principale enzima che in questi animali presiede alla digestione degli amidi - la maggior parte dei cani ne ha fino a 40 copie. L'epoca in cui è avvenuta questa significativa moltiplicazione del gene (propriamente detta amplificazione genica) non era però nota e le ipotesi spaziavano dalla preistoria all'antichità classica fino all'epoca delle grandi selezioni delle razze canine, avvenuta nel XIX secolo.  
Morgane Ollivier e colleghi hanno ora estratto il DNA antico da campioni di ossa e denti dei resti di 13 antichi lupi e cani provenienti da siti archeologici sparsi in tutta l'Eurasia e risalenti a epoche diverse. Il risultato delle analisi ha mostrato un quadro apparentemente complesso: i campioni attribuibili a cani risalenti a oltre 8000 anni fa avevano solo due copie del gene, quelli di 5000 anni fa o meno ne avevano tutti come minimo 7 o 8, mentre quelli del periodo intermedio spaziavano dai 2 ai 7 a seconda dei siti di provenienza dei campioni, senza una chiara 
progressione cronologica. Questa diventa però evidente se si considera l'epoca di introduzione dell'agricoltura nelle diverse regioni: la mappa dell'espansione dell'agricoltura in Eurasia e quella dell'amplificazione del gene Amy2B mostrano un'ottima sovrapposizione.
Si ritiene che i cani siano stati domesticati fra i 15.000 e i 10.000 anni fa; dunque, vivendo degli scarti alimentari dei loro compagni cacciatori-raccoglitori, hanno continuato a lungo ad avere una dieta prevalentemente carnea. L'introduzione dell'agricoltura ha però cambiato la dieta degli esseri umani e, di conseguenza, anche quella 
dei cani, favorendo la diffusione tra loro della moltiplicazione del gene Amy2B.
Non a caso - osservano i ricercatori - le uniche due razze di cani che hanno ancora due sole copie del gene Amy2B sono gli husky siberiani e i dingo, che hanno vissuto con popolazioni che fino a tempi molto recenti avevano una dieta basata prevalentemente su prodotti della pesca o della caccia.

Fonte: Le Scienze, 14/11/2016