Il vino accompagna da sempre la vita dell’uomo e così pure la vite, simbolo di giocosa fertilità, pianta nodosa, tenace e vulnerabile che per vivere deve appoggiarsi a qualcos’altro.
Gli uomini colti, intelligenti e vivaci del passato molto fecero per migliorare sempre più l’indispensabile bevanda e per salvare le viti e il loro frutto dalle devastazioni di spaventose malattie che inesorabilmente portavano alla morte spesso di entrambi.
Naturalmente i Georgofili non si risparmiarono anche in questo campo che divenne oggetto di numerosi concorsi a premio ad iniziare da quello del 10 aprile 1771, reiterato l’anno successivo, che vide Cosimo Villifranchi vincitore e Ferdinando Paoletti ottenere l’approvazione per la stampa del suo studio.
Nel tempo, innumerevoli gli scritti sull’argomento, tutti esemplificativi della passione e dell’impegno delle menti scientifiche più acute e sinceramente attente all’agricoltura, fonte primaria, allora come ora, di sussistenza; e quando da metà ‘800 la viticoltura mondiale venne rabbiosamente attaccata da muffe e insetti, da Firenze gli “Amici della Terra” furono in prima linea per studiare le malattie e sperimentare rimedi contro i loro disastrosi effetti.
Ma se la vite, l’uva, il vino e la vinificazione hanno costituito argomento di studi scientifici e di dibattito in sedi colte e idonee, essi costituiscono anche l’anima dei tanti detti popolari che la saggezza della gente ha tramandato nel tempo e codificato.
I proverbi, segno di profonda attenzione alla vita e al suo continuo ripetersi e rinnovarsi, costituirebbero secondo il pensiero di Niccolò Tommaseo, se raccolti presso ogni popolo, con tutte le loro varianti di immagini e di concetti, “dopo la Bibbia … il libro più gravido di pensieri”.
Eruditi, letterati, scienziati e scrittori in genere (Lastri, Giusti, Strafforello, Pitré, Finamore, Pasqualigo) si sono avvicendati nel tentativo di darne una più completa raccolta, la più esaustiva possibile.
Anche Ugo Rossi Ferrini vi ha tentato intorno agli anni ’30 del ‘900, ma avvicinandosi alla materia non tanto con l’occhio del letterato o dell’erudito, ma con quello dell’agronomo e dell’enologo quale egli era.
Diego Garoglio, poeta, scrittore, insegnante (ebbe anche fra i suoi allievi alla scuola normale fiorentina di Via S. Gallo Giovanni Papini) nell’aprire la raccolta del Nostro, Proverbi Agricoli (Firenze, 1931), ben lo sottolinea con queste parole
Così il Rossi-Ferrini è riuscito … a darci come un trattato anonimo di agricoltura e insieme
di psicologia dell’agricoltore, quale egli stesso è venuto elaborando nel tempo e nello spazio
prima ancora dei libri o all’infuori dei libri, con la sua intelligenza pratica e pur molte volte immaginosa
Sono oltre 2000 i proverbi raccolti da Rossi-Ferrini, molti toscani, ma ve ne sono assai di veneti, trentini, friulani, marchigiani, laziali, siciliani, etc.
Ognuno è stato dal nostro Autore Georgofilo inserito in una delle 9 classi tematiche nelle quali egli ha organizzato e suddiviso l’intera raccolta, con gli opportuni riferimenti da una classe all’altra.
Le voci ‘vino’ e ‘vigna’ trovano rispettivamente collocazione alla classe V, Agricoltura ed economia rurale” e alla classe VII, Alimenti, ma esse sono anche reperibili sotto altre voci, alcune delle quali anche ‘insospettabili’, come ad esempio Animali, Fiori, Massaia-Guardia, Igiene-Usanze-Mercatura. Tuttavia la classe II, Calendario, nella sua sottoclassificazione mese per mese, raccoglie il numero più cospicuo di proverbi riguardanti i temi suddetti.
Talvolta vi sono aggiunte anche brevi liriche quasi a completare questo sapiente quadro di vita agreste nel quale pare ricomporsi il pensiero dei dotti con la sapienza semplice ed antica della gente di campagna.
(Nel terzo centenario del Bando di Cosimo III de’ Medici “Sopra la Dichiarazione delle quattro regioni Chianti, Pomino, Carmignano, Vald’Arno di Sopra”, 1716)
NOTA: Sui proverbi toscani l'Accademia dei Georgofili ha realizzato, a cura di Paolo Nanni e Piero Luigi Pisani Barbacciani, diverse recenti pubblicazioni per richiamare l'attenzione su questa interessante forma di cultura immateriale.