Si è parlato di Agricoltura Rigenerativa nella giornata introduttiva del Food&Science Festival promosso da Confagricoltura Mantova, in un convegno a cura di Syngenta dal titolo: “Open Science - Salute del suolo, cambiamento climatico e produttività agricola: parliamo di Agricoltura Rigenerativa.”
L’approccio Open Science, collocato all’interno di un Festival dedicato a cibo e scienza, intende aprire il mondo delle aziende agricole e della ricerca scientifica che lavora a monte e a valle della produzione del cibo ai visitatori, cioè alla società di cui aziende e ricercatori fanno parte.
Nell’introduzione all’evento ho voluto ricordare come nell’indicare il percorso da seguire per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda delle Nazioni Unite per il 2030, gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, la FAO parli di “intensificazione sostenibile” del processo di produzione agricola. Di recente lo hanno fatto anche i Ministri dell’Agricoltura riuniti al G20: produrre di più, meglio, con meno risorse.
Il suolo è una delle più importanti risorse ed è limitata: proteggerlo significa tutelare il futuro della nostra capacità di nutrirci in modo sostenibile. Ma significa anche riconoscere la capacità dell’agricoltura di contribuire all’adattamento ai cambiamenti climatici: l’agricoltura è in parte causa di questi cambiamenti, ma può essere anche un formidabile strumento di resilienza.
Dopo i saluti iniziali dell’amministratore delegato di Syngenta Italia dr. Massimo Scaglia e dei rappresentanti delle istituzioni presenti, On. Maria Chiara Gadda, vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera, on. Raffele Nevi, segretario della Commissione Agricoltura alla Camera, e Alessandra Cappellari, Segretario Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale Lombardia, la dr.ssa Ersilia Di Tullo di Nomisma ha ricostruito alcune delle definizioni che negli anni e nei vari Paesi sono state date all’Agricoltura Rigenerativa, evidenziando l’esigenza di un’azione di ricomposizione degli approcci. Questi, è ambizione degli organizzatori, dovrebbero essere ricondotti a metodo scientifico, misurabilità dei risultati, scalabilità delle tecniche proposte al variegato tessuto agricolo italiano.
La tavola rotonda ospitava esperti provenienti da settori diversi della ricerca pubblica e privata, delle aziende agricole, della filiera, con l’obiettivo di coinvolgere tutte le parti coinvolte nella produzione del cibo.
Il prof. Vincenzo Tabaglio, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza è partito dagli scopi della ricerca agronomica e dell’agro-ecologia, basi fondanti della sostenibilità.
E’ fondamentale l’associazione di agricoltori, tecnici e ricercatori che, attraverso i pilatri ampiamente studiati dell’agricoltura conservativa (rotazioni, copertura permanente del suolo e riduzione delle lavorazioni) rendono possibile la creazione di sistemi agricoli adattati alle varie realtà agricole italiane.
Altrettanto importante è la sostenibilità economica delle filiere che devono supportare una maggior diversificazione colturale.
Tabaglio considera i termini conservativo rigenerativo e sostenibile quasi dei sinonimi; l’approccio rigenerativo è obbligatoriamente olistico e prevede di mimare i processi naturali e introdurli nell’agrosistema con effetti positivi.
Il dott. Stefano Brenna, Responsabile Settore Ricerca e Innovazione dell’ERSAF di Regione Lombardia, ha sintetizzato le esperienze maturate nel progetto LIFE “HelpSoil” in due fattori di successo fondamentali. Il primo è il focus sul suolo e i servizi ecosistemici derivati, quali la fertilità, e la gestione conservativa o rigenerativa spesso considerati come sinonimi.
Il secondo è, coerentemente con quanto affermato dal prof. Tabaglio, la costruzione di reti tra tutti i soggetti interessati: scienziati, tecnici, agricoltori e cittadini.
Sul piano dei crediti di carbonio Brenna sottolinea come molto sia stato fatto ma ci sia ancora da fare, senza avere aspettative irrealistiche sui risultati ottenibili.
Il prof. Amedeo Reyneri, dell’Università di Torino, ha portato la propria lunga esperienza nell’ambito dell’agricoltura rigenerativa e delle filiere nel valutare l’effetto delle buone pratiche agricole sulla qualità del prodotto finale, elemento essenziale per le produzioni italiane, che non possono competere con i prezzi nel mercato internazionale. Di fatto nelle filiere molti aspetti “rigenerativi” sono stati inseriti già da alcuni anni nei disciplinari di produzione. Ha anche ricordato come sia complessa la misurazione dello stoccaggio del carbonio nei suoli agrari. Osservando le superfici in affitto e le gestioni per conto terzi, va considerato il problema basilare che la piccola azienda agricola sarà difficilmente in grado di gestire le nuove pratiche necessarie per il suolo, soprattutto considerando i costi per l’applicazione dell’agricoltura di precisione.
Sul tema il dr. Stefano Vaccari, Direttore Generale del CREA, ha illustrato l’attività dell’ente, che ha scritto con il Ministero il piano strategico nazionale per l’attuale ciclo PAC e si appresta a redigere un registro dei crediti volontari per l’assorbimento del carbonio che costituisce la base per la remunerazione degli agricoltori impegnati su questo fronte.
Per il carbon farming è infatti necessario stabilire un metodo, definendo pratiche utili per aumentare la fissazione e che portino un vantaggio economico. Forti aspettative derivano anche dallo sviluppo delle tecniche di evoluzione assistita applicate al miglioramento genetico, per la quale il CREA ha già disponibili numerose varietà.
Il dr. Giovanni Gioia, presidente di ANGA, ha sottolineato la difficoltà di declinare l’approccio rigenerativo in tutte le realtà, in modo da scalare le pratiche a tutti i contesti agricoli.
Anche le pratiche conservative necessitano comunque dell’aiuto dell’agrochimica, in quanto la sola meccanizzazione non è sufficiente per il contrasto meccanico delle infestanti nei seminativi.
L’agricoltore è oggi coinvolto su molteplici fronti in un cambiamento epocale: produttore di alimenti, gestore del paesaggio, riduttore di emissioni climalteranti; la sfida è sicuramente entusiasmante soprattutto per i giovani agricoltori che vedono nella Carbon Farming una grande opportunità. Rimangono tuttavia i nodi da sciogliere per le esigenze di misurabilità, quali analisi del suolo frequenti, e scarsa fiducia in certificazioni di processo invece che focalizzate sui risultati. Molte misure dei PSR possono essere ricondotte all’agricoltura rigenerativa, vanno compresi i ritorni economici e gli approcci degli enti di credito nei confronti dei sistemi sostenibili,
Il dr. Antonio Dente ha portato l’esperienza dell’Az. Mastroberardino, azienda viticola altamente innovativa che partecipa ad un progetto Horizon 2020 ed è sempre stata attenta agli aspetti specifici dell’agricoltura integrata e biologica. Dal 2011 è stata azienda pilota per il progetto VIVA, per la sostenibilità nella filiera vitivinicola, che ha portato ad uno standard di certificazione. Ulteriori progetti in corso sono VISCA e VITIGEOSS principalmente dedicati alla viticoltura di precisione. Si avvantaggiano anche della collaborazione con altri paesi, quali Spagna e Portogallo, che hanno già sviluppato certificazioni per l’agricoltura rigenerativa. L’azienda Mastroberardino ha sviluppato uno specifico miscuglio da sovescio con undici specie, che si affianca ad Operation Pollinator, per la gestione delle aree marginali a favore della biodiversità e degli impollinatori.
Il dr. Giovanni Povero di Syngenta Biologicals Valagro si è invece dedicato a illustrare il vantaggio dei biostimolanti come strumenti con diverse funzioni complementari per la pratica dell’agricoltura rigenerativa.
I nuovi prodotti, sviluppati grazie a studi di genomica fenomica e chimica analitica, sono rivolti a migliorare l’efficienza nell’utilizzo dei nutrienti, in particolare nella rizosfera, permettendo di produrre di più utilizzando meno risorse, e puntano inoltre a combattere gli stress abiotici ambientali.
Particolarmente innovativo è stato l’apporto del team Yobi: un gruppo di scribes, o facilitatori grafici, che durante tutto il convegno hanno raccolto spunti e parole chiavi su un ampio pannello, traducendoli in immagini, disegni e scritte. Il ritorno visivo offerto dal loro lavoro è stato e sarà di stimolo alla creatività che serve per trovare soluzioni condivise a problemi complessi.
Nelle sue conclusioni il dr. Scaglia ha raccolto e interpretato le sollecitazioni dei relatori con l’idea di un Open Forum permanente di discussione e approfondimento scientifico dei numerosi temi emersi.
Ha inoltre ribadito alcune pratiche basilari dell’agricoltura conservativa e rigenerativa, unitamente alla necessità di fornire una definizione che permetta una migliore comunicazione.
La certificazione dei crediti sarà fondamentale per la carbon farming, che è comunque fattibile e dovrà essere opportunamente valorizzata e remunerata.
Necessario anche un impegno costante sulle filiere per remunerare in modo adeguato l’agricoltore.