Il rapporto della Toscana con i suoi corsi d’acqua e con la risorsa idrica. Ne abbiamo parlato con Marco Bottino, accademico georgofilo e presidente di Anbi Toscana, associazione che riunisce i sei Consorzi di Bonifica regionali.
Dott. Marco Bottino, a che punto siamo con la lotta alla siccità?
Nelle scorse settimane, la regione Toscana ha portato all’attenzione del Governo una serie di progetti contro la siccità: tra questi, quindici arrivano dai Consorzi e sono pensati per ampliare la superficie irrigabile. Opere a un livello di progettazione avanzato, a cui si affiancano altri progetti che portano a 37 il totale delle opere a fini irrigui che abbiamo in cantiere, che consentirebbero di contribuire ad alleggerire la situazione di criticità. Tra i progetti in stato avanzato, ci sono l’invaso artificiale sul Torrente Ambra a Castello di Montalto (tra Arezzo e Siena), l’implementazione della rete irrigua del sistema Montedoglio, gli interventi sulle cave dismesse di Arnovecchio a Empoli e di Campiglia Marittima (GR), il potenziamento del comparto irriguo del distretto “La Gera”, sempre nel grossetano. E ancora, l’invaso multifunzionale sul Torrente Lanzo nel Comune di Civitella Paganico (GR), la diga sul Torrente Gretano a Poggio Martino, l’acquedotto irriguo-industriale-civile con riutilizzo delle acque reflue nei comuni di Viareggio, Camaiore e Massarosa e gli interventi per l’efficientamento di alcuni impianti irrigui in Lunigiana. Fino alla ristrutturazione della rete irrigua del bacino di bonifica di Vecchiano (Pisa). Con i fondi necessari, in due anni potrebbero essere tutte operative.
E in tema, invece, di tutela dall’acqua?
Storicamente, in Toscana, la vocazione dei Consorzi di bonifica è stata quella di essere, insieme agli altri enti competenti, un presidio a difesa dal rischio idrogeologico. Col tempo poi questo ruolo si è rafforzato, grazie al ‘modello Toscana’: siamo l’unica realtà in Italia in cui le manutenzioni spettano unicamente a Regione e Consorzio, permettendo di snellire il lavoro per la sicurezza idraulica. La manutenzione ordinaria si traduce infatti in una serie d’interventi indispensabili per la sicurezza di fiumi e torrenti, quali sfalci, tagli selettivi della vegetazione, piccoli interventi di riparazione alle opere idrauliche. Un’attività di vigilanza fondamentale per la prevenzione del rischio idraulico.
Nel corso degli anni poi, complici le mutate esigenze, il rapporto sempre più sinergico con il mondo dell’agricoltura, abbiamo lavorato sempre più anche per trattenere l’acqua per la siccità. Ma il nostro impegno per mantenere in sicurezza fiumi resta immutato tanto che, oltre alle varie opere di difesa realizzate in Toscana, alcuni dei progetti per la siccità sono stati infatti individuati privilegiando la multifunzionalità: serviranno come scorte idriche a scopo irriguo, per l’attingimento d’acqua per il servizio antincendio, ma saranno anche per convogliare l’acqua dei fiumi in inverno ed evitare il rischio di piene».
Disastro in Emilia Romagna: anche i Consorzi toscani hanno dato il proprio sostegno…
Quello che è successo in Emilia Romagna ha richiesto, e richiederà, uno sforzo enorme per riportare la situazione alla normalità. Per contribuire a risolvere la criticità che hanno colpito territori e comunità anche i Consorzi toscani hanno tempestivamente inviato persone e mezzi, in risposta alle richieste della Protezione civile e su coordinamento di Anbi Emilia Romagna. Con l’obbiettivo di liberare i terreni e gli immobili dalle acque, abbiamo messo a disposizione tecnici, geometri, operai, ingegneri e addetti al montaggio e al funzionamento degli impianti.