Giornali, radio e televisione stanno giustamente rimarcando il forte e continuo aumento del prezzo della benzina e del gasolio. Nel corso del 2011 infatti, il prezzo della benzina è cresciuto del 18% e quello del gasolio del 27%.
La cause di questi aumenti vanno attribuite al caro petrolio,all’IVA e alle diverse accise a favore dello stato. Il prezzo del petrolio supera ormai i 100 dollari al barile e i segnali per il futuro, anche a causa delle posizioni assunte da Libia e Iran, non sono certo incoraggianti. Il governo provvisorio di Tripoli ha annunciato di volere rivedere, nell’interesse libico, i contratti a suo tempo firmati con il regime di Gheddafi, chiedendo alle compagnie straniere di provare di essere state dalla parte della rivoluzione e non con Gheddafi. Anche se l’Eni minimizza, un simile annuncio non può che destare preoccupazione. L’Iran, da parte sua, minaccia di chiudere lo stretto di Hormuz, unico collegamento
marino con i giacimenti petroliferi del Golfo, da cui transita il 40% del petrolio via mare e il 20% del totale.
Sull’aumento dei prezzi di benzina e gasolio ha però influito in modo importante anche l’entrata in vigore delle cinque accise a favore dello stato. Ad aprile 0,73 centesimi destinati al fondo per lo spettacolo,a giugno 4 centesimi per la guerra in Libia, a Luglio 0,10 centesimi ancora per il fondo per lo spettacolo, a novembre 0,80 centesimi per le alluvioni il Liguria e Toscana e a dicembre 9,9 centesimi del decreto “salva Italia”. In totale 15,53 centesimi in un anno.
I media e diverse Associazioni hanno evidenziato le conseguenze di tali aumenti, non solo sul pieno alla pompa ma, considerando l’effetto su bollette e trasporti, anche sul bilancio delle famiglie.
In questo scenario che rischia di peggiorare ulteriormente, non è stato sufficientemente evidenziato l’aumento del prezzo del gasolio agricolo e le gravi ripercussioni che questo comporta per le imprese agricole e per quelle agromeccaniche.
Il prezzo del gasolio agricolo, che nel dicembre 2010 era pari a 60 centesimi al litro , ha ormai raggiunto 1 euro al litro. In un anno quindi la crescita è stata del 67% e, per le prossime settimane si temono ulteriori ritocchi.
E’ chiaro che questi aumenti non possono non incidere sulla redditività delle colture e degli allevamenti. Basti pensare che per un ettaro di frumento coltivato con le tecniche tradizionali, non considerando quindi la coltivazione basata sulla minima lavorazione o sulla semina su sodo, il consumo di gasolio è dell’ordine dei 200 litri ad ettaro. Questo significa che, rispetto al 2010, il maggior costo raggiunge gli 80 euro ad ettaro di grano. Per il mais irriguo, l’aggravio è ancora maggiore in quanto il consumo di combustibile è più che doppio rispetto a quello del frumento.
Naturalmente anche i contoterzisti dovranno rivedere in aumento le tariffe praticate. L’operazione di mietitrebbiatura del frumento, ad esempio, comporta un consumo di gasolio dell’ordine di 40 litri ad ettaro. Prescindendo dagli altri costi quindi, il solo aumento del prezzo del gasolio inciderà per circa 16 euro ad ettaro. A parità di altri fattori , questo comporterà un aumento della tariffa ad ettaro dell’8-10%.
Nel 2012 quindi, gli agricoltori risentiranno pesantemente di questi aggravi sui costi di produzione. Questo meriterebbe una maggiore attenzione anche ai più alti livelli istituzionali, al fine di cercare soluzioni che ne riducano l’impatto su un comparto, quello agricolo, i cui margini di manovra per far fronte alla crisi economica diventano sempre più stretti.