Si è svolto pochi giorni fa, presso la Camera dei Deputati, il convegno “Le morti bianche in agricoltura” su iniziativa del vicepresidente, On. Sergio Costa.
L’evento è stato organizzato da Federacma, Federazione Confcommercio che raggruppa le associazioni nazionali dei rivenditori di macchine agricole e da giardinaggio, con l’obiettivo di portare all’attenzione del mondo politico e associativo la grave problematica relativa alle 120 morti l’anno nel settore agricolo, legate all’utilizzo di mezzi agricoli.
In merito l'Accademia dei Georgofili ha prodotto un focus sulla "Revisione dei trattori agricoli o forestali" che è consultabile liberamente sul sito dell'Accademia.
Ad introdurre la problematica è stato Vincenzo Laurendi del Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti, Prodotti e Insediamenti Antropici dell'INAIL, accademico dei Georgofili, il quale ha illustrato i dati degli incidenti invalidanti e i decessi, il raffronto con gli altri settori e con gli altri Paesi europei.
Dottor Laurendi, ogni anno l’agricoltura italiana perde 120 lavoratori a causa della inadeguata sicurezza, con costi sociali inestimabili e un corrispondente peso annuale per le casse dello Stato di oltre 200 milioni di euro. Morti bianche che si possono ridurre? Come?
Prima di entrare nel merito delle possibili soluzioni è opportuno fare un piccolo passo indietro per spiegare quali sono i termini del problema.
In base all’ordinamento vigente nel 2012, per le macchine agricole non esisteva l’obbligo di effettuare la revisione periodica: l’articolo 111 del nuovo Codice della strada (decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285) prevedeva infatti tale adempimento per le macchine agricole come una mera possibilità e non come un obbligo, rimettendo la scelta alle amministrazioni competenti (Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali). Il relativo decreto ministeriale non era mai stato emanato e, di conseguenza, quella norma è rimasta inapplicata. Ciò ha significato che non era possibile fare controlli sui mezzi «per accertarne la permanenza dei requisiti minimi di idoneità per la sicurezza della circolazione, nonché lo stato di efficienza», secondo la formula usata dallo stesso articolo 111 del nuovo Codice della strada. Di fronte alla obsolescenza e inadeguatezza di molti di questi mezzi, ciò ha costituito un limite oggettivo per qualunque azione di prevenzione degli infortuni in questo settore.
Tale situazione è stata radicalmente modificata grazie ad alcune novità introdotte nel decreto-legge n. 179 del 2012 dalla legge di conversione, attraverso il «maxi-emendamento» del Governo. Si tratta precisamente dell’articolo 34, comma 48, che ha sostituito integralmente il comma 1 dell’articolo 111 del Codice della strada, stabilendo che, “al fine di garantire adeguati livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro e nella circolazione stradale, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, con decreto da adottare entro e non oltre il 30 giugno 2015, dispone la revisione obbligatoria delle macchine agricole soggette ad immatricolazione a norma dell'articolo 110, al fine di accertarne lo stato di efficienza e la permanenza dei requisiti minimi di idoneità per la sicurezza della circolazione. Con il medesimo decreto è disposta, a far data dal 30 giugno 2016, la revisione obbligatoria delle macchine agricole in circolazione soggette ad immatricolazione in ragione del relativo stato di vetustà e con precedenza per quelle immatricolate antecedentemente al l° gennaio 2009”.
Per effetto di tale disposizione è stato pubblicato il Decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 20/05/2015 (G.U. 30/06/2015 n. 149) “Revisione generale periodica delle macchine agricole ed operatrici, ai sensi degli articoli 111 e 114 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285”. Con detto decreto sono stabilite le tipologie di macchine che devono essere soggette a revisione nonché la relativa tempistica per l’effettuazione della revisione in relazione al loro grado di vetustà (vedi tabella allegata al decreto). La prima scadenza, purtroppo già scaduta, è stata fissata per il 31 dicembre 2022. Tale decreto prevede all’articolo 5 che le modalità di esecuzione della revisione siano definite con successivo decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali.
Purtroppo il decreto di cui all’articolo 5, la cui bozza è stata già da tempo licenziata da un gruppo di lavoro ad hoc partecipato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Ministero delle politiche agricole e da INAIL, non è stato ancora pubblicato rendendo di fatto inapplicabile la revisione che rappresenta un passo indispensabile per addivenire a un organico processo di prevenzione degli infortuni nel settore delle macchine agricole, proprio in considerazione dell’età media elevata e del grado di obsolescenza che caratterizza le macchine, spesso prive dei necessari requisiti di sicurezza previsti dalla legge.
L’importanza del processo di adeguamento dei trattori agricoli o forestali è reso evidente dai dati infortunistici relativi al fenomeno di capovolgimento di trattori agricoli o forestali registrati in altri paesi europei quali la Germania, il Regno Unito e Austria. L’andamento infortunistico ha evidenziato che al termine del processo di adeguamento dei trattori agricoli o forestali in servizio con l’installazione dei dispositivi di protezione in caso di capovolgimento, rispettivamente 1978 in Germania, 1976 nel Regno Unito e fine anni 70 in Austria, il numero di infortuni mortali determinati da capovolgimento di trattori si è drasticamente ridotto. In Germania il numero di infortuni mortali per capovolgimento è passato da 181 casi nel 1969, anno in cui si iniziò ad installare i ROPS, ai 36 casi del 1978 anno in cui la Germania considerò concluso il processo di adeguamento dei trattori in servizio. Attualmente in Germania si registrano ogni anno circa dieci casi di infortuni mortali per ribaltamento di trattori. Andamento del tutto simile è riscontrabile nel Regno Unito dove il numero di casi di infortuni mortali per ribaltamento è passato da 37 casi del 1969, anno in cui si iniziò ad installare i ROPS, agli attuali pochi casi che raramente superano il numero di cinque unità per anno. Anche in Austria al termine del processo di adeguamento il numero di casi di infortuni mortali per capovolgimento di trattori è ridotto a poche unità.
Quali sono le principali carenze dei trattori agricoli prevalentemente utilizzati in Italia, da aziende che sono per lo più medio piccole quindi con limitati fondi per l'acquisto di nuove tecnologie, anche a scapito della sicurezza?
I dati infortunistici dell’osservatorio dell’Inail sugli infortuni mortali e gravi in agricoltura evidenziano l’importanza del trattore agricolo o forestale quale agente materiale di infortunio e confermano che i pericoli più gravi a cui è esposto l'operatore alla guida del trattore sono rappresentati dai capovolgimenti trasversali e/o longitudinali per sovraccarico del trattore (ad es. attrezzature portate), per sforzo eccessivo di traino, per manovre brusche, per eccessiva pendenza del terreno e così via.
Allo stato delle conoscenze attuali i principali sistemi di prevenzione per il pericolo di capovolgimento utilizzati nei trattori agricoli o forestali possono essere ricondotti essenzialmente a dispositivi di prevenzione di tipo passivo, ossia interventi finalizzati ad evitare o comunque a ridurre la possibilità che il verificarsi di un evento pericoloso comporti conseguenze per l'incolumità del lavoratore:
• dispositivo di protezione in caso di capovolgimento del trattore, ossia una struttura installata direttamente sul trattore, avente essenzialmente lo scopo di evitare o limitare i rischi per il conducente in caso di capovolgimento del trattore durante una utilizzazione normale (ROPS – Roll Over Protective Structure);
• dispositivo che trattiene l'operatore al posto di guida indipendentemente dalle condizioni operative del trattore (cintura di sicurezza).
I sistemi di protezione passiva per i conducenti dei trattori si basano sul principio di trattenere l’operatore all’interno di un “volume di sicurezza” o “zona libera”. In caso di ribaltamento, infatti, il rischio per l'operatore di restare schiacciato tra le parti costituenti il trattore e il suolo può essere ragionevolmente escluso se egli resta sul sedile o, comunque, entro il volume costituito dalla struttura di protezione.
Pertanto, ai fini della protezione del conducente di trattori agricoli o forestali da eventuali danni determinati dal ribaltamento del trattore, è indispensabile la contemporanea presenza dei due dispositivi sopra richiamati.
Dall’analisi dei dati dell’Archivio nazionale veicoli emerge che, a fronte di circa 2.000.000 di macchine semoventi, maggiormente trattori, facenti parte del parco circolante, almeno 1/3, circa 774.000, è stato registrato nell’Archivio Nazionale veicoli prima del 1983 evidenziando da un lato l’elevato grado di vetustà che caratterizza il parco macchine circolante e dall’altro le importanti carenze dal punto di vista antinfortunistico. Difatti obbligo per i fabbricanti di dotare i trattori di strutture di protezione in caso di capovolgimento e cinture di sicurezza, per molte tipologie di trattori è intervenuto successivamente al 1983.
Stante quanto sopra e considerando una congrua percentuale di dismissione è possibile presumere che il parco nazionale trattori conti:
• circa 670.000 esemplari sprovvisti di strutture di protezione in caso di capovolgimento;
• circa 1.240.000 esemplari sprovvisti di strutture di cinture di sicurezza.
Il fatto che questo convegno si sia svolto a Montecitorio fa ben sperare circa provvedimenti legislativi e soprattutto finanziamenti per superare questo grave problema?
Il convegno ha visto la partecipazione del presidente della Commissione Agricoltura della Camera, on. Mirco Carloni, che ha tratto importanti determinazioni a seguito delle relazioni dell’Accademia dei Georgofili e del giurista Beniamino Deidda, già Procuratore generale di Firenze.
Peraltro, il confronto ha visto protagonista l’intera filiera agricola: dai produttori con Coldiretti e Agrinsieme, ai costruttori di Federunacoma, ai contoterzisti CAI Agromec e UNCAI, alle associazioni di categoria Confcommercio Mobilità e l’europea Climmar, i sindacati agricoli Flai Cgil, Fai Cisl, Uila Uil e Ugl nonché Inail e Coordinamento tecnico delle Regioni i quali si sono interrogati sul tema alla base del convegno.
Un tema che sarà sicuramente al centro della neo-istituita commissione parlamentare d’inchiesta per valutare le condizioni di lavoro in Italia sullo sfruttamento della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati.
L’Onorevole Carloni è stato chiaro e per molti versi determinato ribadendo due principi fondamentali: la necessità di procedere senza ulteriori ritardi all’emanazione del decreto che regolamenta la revisione delle macchine agricole e operatrici e di prevedere ulteriori finanziamenti per consentire lo svecchiamento del parco macchine esistente.