Lingua blu: non abbassare la guardia

A colloquio con l'esperto.

di Mauro Antongiovanni
  • 09 October 2024

Oltre alla peste suina, c’è un’altra malattia che preoccupa molto gli allevatori: la Blue Tongue o Lingua blu o febbre catarrale dei ruminanti. Ne abbiamo parlato con Giovanni Savini,  Head of Public Health Department, Director of the European Reference Laboratory for RVF, WOAH and National Reference Laboratory for Bluetongue dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Abruzzo e Molise.

Che cos’è la lingua blu o la bluetongue?
La Bluetongue è una malattia virale che colpisce i ruminanti ed è, per lo più, trasmessa da moscerini appartenenti a specie del genere Culicoides. Il virus della Bluetongue include oltre 35 diversi sierotipi, tra cui i più importanti da un punto di vista clinico e normativo sono quelli da 1 a 24. Ogni sierotipo è immunologicamente distinto dagli altri e all'interno di ciascun sierotipo possono esserci più ceppi o stipiti virali. La distinzione tra i sierotipi è fondamentale, poiché un vaccino prodotto contro un determinato sierotipo generalmente è efficace per tutti i ceppi virali appartenenti a quel sierotipo.

Qual è la situazione in Europa e nel nostro Paese?
La situazione in Italia e in Europa è piuttosto complessa. Ci troviamo a fronteggiare sierotipi diversi e ceppi virali altamente virulenti. Attualmente, il ceppo virale prevalente nel centro-nord Europa appartiene al sierotipo 3. Introdotto nei Paesi Bassi nel settembre dello scorso anno, questo virus si è rapidamente diffuso, causando gravi danni alla zootecnia in diverse nazioni europee. Dal territorio olandese, infatti, il virus si è propagato in Belgio, Germania, Inghilterra, Francia, Lussemburgo, Svizzera, Danimarca, Norvegia, Svezia, Austria e Portogallo. Si tratta di un ceppo estremamente virulento, capace di determinare seri quadri clinici ed elevata mortalità, soprattutto tra le pecore. Sono stati inoltre segnalati sintomi e cali di produzione anche nei bovini, in particolare in Francia. La nuova emergenza europea ha spinto diverse aziende farmaceutiche a sviluppare vaccini contro questo sierotipo. Vari prodotti sono stati sviluppati e introdotti sul mercato, e alcuni sono già in uso in diverse nazioni europee dove ne è autorizzato l'impiego. Un altro ceppo che sta interessando in modo significativo l'Europa appartiene al sierotipo 8; presenta caratteristiche genomiche che lo differenziano da altri ceppi dello stesso sierotipo che precedentemente erano circolati in Europa e in Francia. Anche questo ceppo ha mostrato spiccate caratteristiche di virulenza. In Francia, i primi focolai clinici causati da questo ceppo virale sono stati osservati nell'agosto del 2023 nella regione meridionale del Massiccio Centrale. Da lì, il virus si è diffuso in Corsica e, successivamente, in Sardegna (ottobre 2023). Con l'arrivo della nuova stagione vettoriale 2024, il virus si è propagato anche in Spagna, nelle Isole Baleari, in Andorra e in Svizzera. Anche per questo sierotipo sono disponibili vaccini sul mercato.
Circolazione ridotta con danni non significativamente apprezzabili è stata segnalata per ceppi virali appartenenti al sierotipo 4 e 1 rispettivamente in Francia e Spagna.
Se in Europa la situazione è complessa, in Italia è ancora più intricata. Grazie alla sua posizione geografica al centro del Mediterraneo, l'Italia funge da ponte tra l'Africa e l'Europa, consentendo l'arrivo di numerosi patogeni di origine africana, in particolare quelli provenienti dal Nord Africa. A causa delle mutate condizioni climatiche, questi patogeni riescono a stabilirsi e diffondersi nel nostro Paese. Il virus della bluetongue è entrato in Italia nel lontano 2000, dando origine a numerose epidemie con diversi sierotipi e ceppi virali, soprattutto in Sardegna che, per le sue peculiarità climatiche e le condizioni di allevamento, presenta caratteristiche ottimali per la stabilizzazione e la diffusione dei vari ceppi virali.
Attualmente, l'Italia è interessata dalla circolazione di ceppi virali appartenenti ai sierotipi 1, 3, 4 e 8. Tra questi, il ceppo virale del sierotipo 8 è quello che desta maggiori preoccupazioni: entrato in Sardegna dalla Corsica nell'ottobre del 2023, il virus ha ripreso a circolare nel luglio del 2024. Da lì, o dalla Francia – poiché i profili genomici sono molto simili, non è possibile individuare con certezza l'origine geografica delle epidemie nel territorio peninsulare italiano – il virus si è propagato. Focolai sono stati osservati contemporaneamente in Piemonte, Lombardia, Calabria e Sicilia; da queste regioni, il virus ha raggiunto la Basilicata, la Liguria, l'Emilia-Romagna, la Toscana e la Valle d'Aosta.
La situazione è in continua evoluzione. Come già sottolineato, si tratta di un ceppo altamente virulento che sta causando notevoli disagi al settore ovino e alla zootecnia in generale, specialmente a causa del blocco delle movimentazioni attuato in risposta alla circolazione virale, volto a impedire ulteriore diffusione del virus.
Anche in Italia, analogamente a quanto avviene in Europa, i problemi legati alla bluetongue non derivano dalla circolazione di un unico ceppo virale. In Sardegna, dopo anni di diffusione limitata e danni contenuti, soprattutto nella parte meridionale dell'isola, quest'anno il ceppo virale appartenente al sierotipo 3 si sta diffondendo in tutta la regione, causando problemi all'allevamento ovino. Entrato originariamente in Sardegna dalla Tunisia nel 2018, dopo anni di circolazione ha acquisito un corredo genetico leggermente diverso da quello dello stipite virale originale. Attualmente, la diffusione del sierotipo 3 è limitata alla Sardegna. In Italia, casi di circolazione residua sono stati segnalati anche per i sierotipi 4 e 1.

Come si sta muovendo l’Europa, da una parte, e il nostro Paese, dall’altra, per eradicare la malattia?
Dal 21 aprile 2021 è diventato obbligatorio e direttamente applicabile agli Stati membri il Regolamento di esecuzione (UE) 2018/1882, uno dei provvedimenti previsti dalla Legge sulla salute animale (Regolamento UE 2016/429). Questa normativa classifica le malattie animali trasmissibili in base a una scala di priorità, tenendo conto del grado di preoccupazione che suscitano a livello dell'Unione, in relazione al loro potenziale impatto sulla sanità pubblica e animale, sull’economia, sulla società e sull'ambiente. La classificazione tiene in considerazione anche le specie animali (o gruppi di specie) e le specie vettori. La bluetongue è catalogata come malattia di categoria C, ovvero una malattia che, pur essendo elencata, risulta rilevante solo per alcuni Stati membri, nei quali è necessario adottare misure preventive per evitarne la diffusione nelle aree dell'Unione ufficialmente indenni dalla malattia o che dispongono di programmi di eradicazione (articolo 9, paragrafo 1, lettera c, del Regolamento (UE) 2016/429). Per questa categoria di malattie, le misure di eradicazione sono facoltative. Attualmente, l'unico Stato membro dell'UE impegnato nell'attuazione di un piano di eradicazione è la Spagna.
Le misure per prevenire la diffusione della malattia si limitano, pertanto, al divieto o allo spostamento degli animali, subordinato a prove di laboratorio che confermino l’assenza del virus nel sangue, che richiedono sforzi economici importanti.

Ritiene che un programma di vaccinazione, ancorché su base volontaria, possa avere successo?
Come accade per molte infezioni virali, la vaccinazione rappresenta lo strumento più efficace per proteggere gli animali dalla forma clinica della bluetongue, facilitare gli spostamenti e, eventualmente, limitare la diffusione del virus in determinate aree. Tuttavia, a causa delle recenti e gravi epidemie di bluetongue in Europa, attualmente non sono disponibili dosi vaccinali sul mercato. Di conseguenza, gli allevatori italiani si trovano in difficoltà poiché non possono acquisire i vaccini necessari per proteggere i propri animali.
La produzione di un vaccino richiede diversi mesi di elaborazione da parte delle aziende farmaceutiche, rendendo fondamentale un ordine programmato e tempestivo per garantire la produzione delle dosi necessarie e poter così avviare la campagna vaccinale prima dell'insorgere della stagione vettoriale.
In passato, le campagne vaccinali nazionali si sono dimostrate determinanti per l'eradicazione della bluetongue, soprattutto nei paesi del centro-nord Europa. Al contrario, le iniziative di vaccinazione volontaria adottate da singole nazioni non hanno prodotto risultati significativi, registrando tassi di adesione molto bassi (10-15%).
Pertanto, ritengo che sia fondamentale che le autorità locali o centrali prendano l'iniziativa di coordinare le campagne vaccinali. Questo approccio garantirebbe ordini consistenti di dosi vaccinali, semplificherebbe la produzione da parte delle aziende farmaceutiche e contribuirebbe a contenere i costi complessivi.

Ci può dare un’idea dell’entità dei danni, soprattutto economici, che la lingua blu sta provocando?
Come per altre malattie degli animali da reddito, i costi associati a tali patologie possono derivare sia dalle perdite generate dal calo della produzione, traducendosi in mancati incassi, sia dalle spese sanitarie (costi aggiuntivi), che incidono negativamente sul reddito aziendale. I mancati incassi sono riconducibili a diversi fattori, tra cui la diminuzione della produzione di latte, la perdita di peso, il ridotto accrescimento, l'ipofertilità, gli aborti, la mortalità e il limitato accesso ai mercati, dovuto a blocchi o restrizioni nella movimentazione degli animali. I costi aggiuntivi si riferiscono principalmente alle spese per la vaccinazione e per le misure di prevenzione e controllo adottate dalle aziende. Determinare l’entità dei danni provocati da una situazione in evoluzione non è semplice e le stime potrebbero non essere né accurate né precise. È evidente che i danni sono influenzati dalle caratteristiche di virulenza del ceppo virale responsabile dell’epidemia. Possiamo affermare che il ceppo virale di sierotipo 8, responsabile dell'attuale epidemia in Italia, è altamente virulento, in grado quindi di determinare sia danni diretti che indiretti. Fino a oggi, sono stati notificati un totale di 1.034 focolai, con 38.418 casi confermati, di cui 36.292 clinici e 8.271 morti. Oltre il 94% dei focolai confermati è di tipo clinico.
Numerosi studi sono stati condotti sulle epidemie da BTV in Europa e nel mondo. In particolare, in Europa la maggior parte di queste ricerche ha riguardato l’epidemia da BTV-8 del 2006-2007. In uno degli studi più indicativi, condotto nei Paesi Bassi e relativo all’epidemia del 2006-2007 da BTV-8, il costo totale (che comprende perdite produttive, spese diagnostiche, costi di trattamento e misure di controllo) è stato stimato tra 40,9 e 41,3 milioni di euro. Recentemente, l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Abruzzo e Molise, in collaborazione con l'Università di Bologna, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana e con l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna, ha condotto uno studio, sponsorizzato dal Ministero della Salute, riguardante l'epidemia da BTV-4, un ceppo virale altamente virulento, che ha colpito la Sardegna nel 2016-2017. I costi stimati sostenuti dalla amministrazione regionale e dagli allevatori sardi per questa epidemia ammontano a circa 30 milioni di euro.

Ringraziamo moltissimo il Dott. Savini anche a nome del presidente dell'Accademia dei Georgofili per la disponibilità a rispondere alle nostre richieste di aggiornamento e, soprattutto, per la competenza e l'accuratezza nei riguardi dell'argomento.