Un po’ meno grasso nel guanciale ma gli aerei inquineranno di meno

di Mauro Antongiovanni
  • 11 September 2024

Il giornalista brasiliano freelance Daniel Azevedo ci informa dalle pagine della rivista di informazione zootecnica “Dairy Global” del 7 agosto scorso che la multinazionale JBS Foods, conosciuta come la più grande azienda per la lavorazione delle carni nel mondo, sta utilizzando gli scarti di lavorazione delle carni per produrre biocarburanti per aerei. Le strutture industriali di trasformazione si trovano negli Stati Uniti, Canada e Australia.
Secondo JBS Foods, nei due anni trascorsi, più di un milione di tonnellate di sego bovino e lardo suino sono già stati trasformati in “sustainable aviation fuel (SAF)”.
Il settore trasporti aerei è uno di quelli che contribuiscono in misura importante all’inquinamento atmosferico da emissioni di CO2 per combustione di fonti energetiche fossili. Secondo il Massachusetts Institute of Technology, il settore dell’aviazione commerciale contribuisce per circa il 5% al carico globale di CO2 ed è aumentato di circa il 3% l’anno negli ultimi 25 anni. il passare allo sfruttamento dell’energia contenuta nei residui e scarti di prodotti animali, ovviamente energia rinnovabile, rappresenta pertanto un contributo significativo al processo di decarbonizzazione di questo settore critico.
Parallelamente, l’azienda brasiliana Biopower, associata alla JBS, sta studiando la messa a punto di un carburante per i trasporti marittimi, anch’esso a partire dagli scarti di lavorazione industriale delle carni. D’altra parte, Biopower è già sul mercato come uno dei maggiori produttori mondiali di biodiesel a partire dagli scarti di carne bovina, un prodotto che sembra permettere una riduzione del 70% delle emissioni di CO2 rispetto alle fonti fossili convenzionali.
Dal canto suo la JBS sta sperimentando il suo biodiesel “B 100” come carburante per la sua flotta di camion. Un singolo veicolo sperimentale ha già percorso più di 120.000 km con il B 100, riuscendo ad emettere fino all’80% meno CO2 rispetto ai veicoli alimentati con gasolio tradizionale.
Il progetto sembra valido per ridurre l’emissione di gas climalteranti in atmosfera, peraltro provenienti da fonti rinnovabili. Inoltre, contribuisce in maniera non trascurabile allo smaltimento di prodotti organici di scarto industriale.