Trenta anni dopo il conferimento della Laurea Honoris Causa in Scienze Agrarie a Lester R. Brown

di Amedeo Alpi
  • 26 October 2022

Sono stato un testimone e, in buona parte, artefice dell'importante evento che l'Ateneo pisano dedicò, nel 1992, al fondatore, e direttore per tanti anni, dello Worldwatch Institute, l'americano Lester Russel Brown.
Credo che sia opportuno, come segno dei tempi, ricordare per grandi linee, il confronto di idee che, prendendo spunto da quel conferimento della H.C., prese corpo tra i docenti della Facoltà di Scienze Agrarie dell'Università di Pisa, coscienti che l'evento accadeva in un momento di svolta del paradigma produttivistico, ovvero si stava verificando una vera e propria mutazione che cambiò radicalmente il modo di pensare l'agricoltura. D'altra parte quel confronto altro non era che piccola parte di quel modo di pensare che stava per travolgere consolidate idee circa la produzione agricola sia in Italia che nel resto dell'Europa, tanto per dare limiti geografici alle nostre considerazioni. In particolare la discussione fu tra il preside di Facoltà, prof. Luciano Iacoponi, assai convinto del nuovo corso intrapreso, tra l'altro, anche dalla agricoltura della UE, e il sottoscritto da tempo assolutamente persuaso della necessità di combinare attività produttive e rispetto ambientale, ma dubbioso circa il freno alla produzione agricola che si stava già palesando. Tale confronto condusse ad un esame attento delle varie proposte di candidati per l'honoris causa fino a quando convergemmo sul nome di Lester R. Brown. Al tempo (1992) Brown figurava in rete come agronomist avendo ricevuto una educazione universitaria agraria (la sua famiglia possedeva una farm) e la cosa lo faceva considerare "di casa" da parte della comunità scientifico-agraria, anche se di lì a non molto la sua definizione professionale cambiò in global environmental analyst.
Quindi Lester Brown, alla guida dello Worldwatch Institute, fu per molti anni il punto di riferimento per chiunque volesse affrontare i problemi globali, tra i quali in prima fila quelli alimentari, ma con dovizia di dati precisi, misurati e a livello globale. È il caso di ricordare che fin dai primi volumi annuali del suo State of the World (1984-2001) mise sempre in primo piano il problema della pressione antropica sul pianeta, sostenendo in più occasioni la necessità di mettere sotto controllo questo parametro che considerava alla base delle problematiche ampiamente descritte nelle analisi riportate nei vari volumi. L'appello non fu mai preso nella giusta considerazione. Nel 2002 fonda l'Earth Policy Institute e ne diventa presidente; il suo impegno continuerà nella direzione della sostenibilità ambientale del pianeta.
Tornando al periodo del conferimento della Laurea honoris causa a Pisa, ricordo che in ambito agrario si erano già mostrate le prime perplessità sulla Green Revolution impersonata dal Nobel per la pace del 1970, Norman E. Borlaug, che diffuse, in  buona parte del mondo, il modello dell'agricoltura produttiva con ricorso a tutti i mezzi di produzione (irrigazione, fertilizzazione, uso di fitofarmaci e impiego di macchine) per sfruttare al massimo la produttività di cereali, in particolare le varietà da lui ottenute tramite varie metodologie genetiche.
Come detto, questo metodo produttivo fu considerato da molti esperti come contrastante con le numerose situazioni di crisi che si osservavano nel mondo e che Brown, puntualmente riportava -mediante procedure scientifiche di misura dei dati- nei suoi annuali State of the World, e quindi si formò un atteggiamento critico che già nel 1992 era presente e attivo.
Il nuovo volto dell'agricoltura non poteva non prendere in considerazione il progressivo degrado delle indispensabili risorse naturali, soprattutto acqua e suolo, e l'incontestabile inquinamento di tutti gli ambienti (acqua, atmosfera, suolo). Quando, ancora pochi anni dopo, si cominciò a prendere atto dell'effetto sempre più incisivo dei cambiamenti climatici, la lezione di Brown fu quanto mai attuale e divenne obbligatoria la ricerca di un compromesso tra agricoltura e ambiente. La cultura era cambiata, i problemi rimanevano e risultavano comunque difficili da risolvere, ma Lester Brown aveva svolto meritoriamente la propria parte indicandoci, per tempo, cosa fare.

La Conferenza internazionale che si è svolta all'Università di Pisa lo scorso 19 ottobre 2022 ha avuto una larga partecipazione di pubblico, sia in presenza che a distanza, molto attento alle relazioni di vari Accademici georgofili tra cui, prof. Marcello Mele, direttore del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali di Pisa, del sottoscritto in rappresentanza dell'Accademia dei Georgofili, del prof. Gianluca Brunori, dello stesso Dipartimento pisano. Dopo questi tre interventi si è svolta una ottima discussione attivata dal prof. Piergiorgio Odifreddi, matematico molto noto anche al pubblico televisivo. Infine ci sono state le relazioni di tre partecipanti non italiani, due dall'Europa, dott.sa Jessica Duncan della Wageningen University and Research e della dott.sa Anne Mottet, francese della FAO di Roma, e uno dagli Stati Uniti, il professore John J. Couture della Purdue University, West Lafayette, USA. Nel pomeriggio hanno chiuso gli interventi i professori Michele Morgante, dell'Università di Udine e Giuseppe Pulina dell'Università di Sassari. 

FOTO: raccolta di libri di Lester R. Brown provenienti da varie Biblioteche Italiane. Alcuni volumi sono numeri unici in Italia.