Lo Satoyama Initiative è il titolo abbreviato comunemente usato per indicare un progetto internazionale avviato nel 2010 – The Satoyama Initiative. Societies in harmony with Nature: An inclusive approach for communities, landscapes and seascapes –, ispirato al tradizionale paesaggio rurale giapponese noto come satoyama (lett. “montagne vicine al villaggio”). Nato dalla collaborazione tra il Ministero dell’ambiente del Giappone, l’UNESCO, la United Nation University e la United Nations Development Programme, lo Satoyama Initiative promuove la sostenibilità e la conservazione della biodiversità nei paesaggi produttivi al di fuori delle aree protette, discostandosi da un modello di economia lineare basato principalmente sullo sfruttamento passivo delle risorse primarie. Nella lingua giapponese, satoyama viene generalmente usato per indicare una serie di ecosistemi, come, ad esempio, le foreste secondarie, le terre agricole (incluse anche un certo tipo di risaie ai piedi delle montagne) che si trovano nelle aree rurali e nelle aree limitrofe alle zone di forte intensità urbana.
Nonostante sia oggi ampiamente utilizzato nei mass media giapponesi, satoyama è diventato popolare solo a partire degli anni Sessanta del secolo scorso e in origine aveva un significato diverso. Il termine viene citato nel 1759 in un libro intitolato Storie varie del Monte Kiso del perito forestale Hyōemon Teramachi, il quale definiva i satoyama come dei paesaggi montani situati in prossimità di villaggi rurali. Tuttavia, fu Tsunahide Shidei, un ecologo forestale, a reintrodurre il termine all’inizio degli anni Sessanta, spiegando che satoyama è una versione modificata di yamasato (lett. “villaggio in montagna”), che rende più accessibile e comprensibile quel termine. Questo ha portato al concetto odierno di satoyama come foresta agricola.
Oggi la definizione più comune di satoyama rientra in due contesti complementari. Satoyama indica un modello culturale usato principalmente nei programmi scolastici di sensibilizzazione e alfabetizzazione ecologica in Giappone afferenti allo Satoyama Initiative. Nel complesso piano politico del governo per la rivitalizzazione e il mantenimento del capitale sociale delle comunità rurali sono stati sviluppati dei programmi scolastici di educazione ambientale che mirano a fornire una maggiore consapevolezza del patrimonio culturale locale e ambientale. Oltre che nelle scuole, i programmi educativi di sensibilizzazione ambientale sono stati attivati anche nei vari musei prefetturali e nazionali che, attraverso mostre guidate, esposizioni e laboratori didattici interattivi, promuovono un percorso di riflessione critica su problemi di etica ambientale. Satoyama indica anche un particolare tipo di modello ambientale che, fino a metà del secolo scorso, era stato parte integrante dell’economia rurale su piccola scala e che oggi viene comunemente definito indistintamente come “paesaggio satoyama”. Divenuti centrali nei progetti dello Satoyama Initiative, che si focalizzano principalmente sulla comprensione del patrimonio ecosistemico, i “paesaggi satoyama” forniscono importanti dati qualitativi e quantitativi per capitalizzare le conoscenze ecologiche locali e per promuovere la sostenibilità ambientale.
Lo Satoyama Initiative si basa sulla convinzione che, se gestiti in modo efficace, questi “paesaggi satoyama” possono sostenere sia la biodiversità che i mezzi di sussistenza attraverso l’adattamento e la modifica dell’ambiente locale, portando a un uso sostenibile delle risorse naturali. Per garantire un uso più inclusivo, la documentazione relativa allo Satoyama Initiative utilizza il termine “paesaggi produttivi socio-ecologici e paesaggi marini” (socio-ecological production landscapes and seascapes, SEPLS) per includere tutti i paesaggi di questo tipo, senza ricorrere a un termine culturalmente specifico che potrebbe non essere adatto ai paesaggi al di fuori del Giappone. In questo tipo di progetti sono coinvolte differenti figure professionali, come biologi, professionisti culturali, policy makers, stakeholders, educatori, docenti, cittadini, giornalisti e associazioni non-profit che vengono spesso impiegati nelle attività di ricerca collaborativa nell’ambito della Citizen science. Attualmente lo Satoyama Initiative coinvolge governi ed istituzioni pubbliche e private, con quasi un centinaio di casi studio all’attivo, i cui risultati sono pubblicati principalmente sul sito Internet di riferimento.
Sitografia: www.satoyama-initiative.org